Rapporti tra preliminare di compravendita e fallimento

19 Maggio 2014

“A” acquista da “B” due immobili, con corrispettivo versato e mai consegnati. Prima della formalizzazione della vendita degli immobili, “B” cede il ramo d'azienda, comprensivo di detti beni, escludendo nelle passività il debito verso “A”. “A” in mancanza della restituzione del prezzo versato o del trasferimento degli immobili, iniziava l'azione revocatoria che, in sede di decisione, venne interrotta per la richiesta di fallimento in proprio di “B”, che, come fallimento, subentrò nel procedimento di revocatoria, con l'estromissione di “A”, restando in giudizio “C” beneficiario della cessione del ramo d'azienda, che singolarmente fallisce con istanza in proprio. La sentenza del Tribunale di Firenze accoglie la proposta revocatoria, riconoscendo la lesione del diritto di “A”, dichiarando inefficace la cessione del ramo d'azienda a “C”, nei confronti di “A”. Sempre la sentenza esclude l'acquisizione dei beni immobili alla massa fallimentare di “B” per tardiva domanda. La sentenza è passata in giudicato.

“A” acquista da “B” due immobili, con corrispettivo versato e mai consegnati. Prima della formalizzazione della vendita degli immobili, “B” cede il ramo d'azienda, comprensivo di detti beni, escludendo nelle passività il debito verso “A”. “A” in mancanza della restituzione del prezzo versato o del trasferimento degli immobili, iniziava l'azione revocatoria che, in sede di decisione, venne interrotta per la richiesta di fallimento in proprio di “B”, che, come fallimento, subentrò nel procedimento di revocatoria, con l'estromissione di “A”, restando in giudizio “C” beneficiario della cessione del ramo d'azienda, che singolarmente fallisce con istanza in proprio.
La sentenza del Tribunale di Firenze accoglie la proposta revocatoria, riconoscendo la lesione del diritto di “A”, dichiarando inefficace la cessione del ramo d'azienda a “C”, nei confronti di “A”. Sempre la sentenza esclude l'acquisizione dei beni immobili alla massa fallimentare di “B” per tardiva domanda. La sentenza è passata in giudicato.
Conseguentemente “A” trascrive la sentenza ed inizia
ex art. 2902 c.c. e 602 c.p.c. l'azione nei confronti del terzo detentore dei beni “C” (avendo la revocatoria escluso i beni nella massa fallimentare di “B”).
Nella procedura esecutiva presso terzi, promossa da “A”, con riserva di rinuncia alla insinuazione del proprio credito in “B”, “C” si oppone ad “A”, assumendo che “B” si è insinuato nel fallimento “C” per il credito di “A”.
L'insinuazione di “B” nel fallimento “C”, è contro la decisione di accoglimento della revocatoria, poichè, di fatto, i beni vengono sottratti alla legittima escussione di “A” verso il terzo detentore “C”, e vengono a far parte della massa fallimentare di “C” attuando, di fatto, un nuovo spoglio della garanzia ottenuta da “A” con la riconosciuta revocatoria.

Non vi sono state cessioni di credito.
Ad colorandum, dopo che la sentenza della revocatoria era passata in giudicato, “C” ha fatto “istanza di correzione di errore materiale”, che di fatto ha impropriamente modificato la sentenza introducendo l'autorizzazione alla cancellazione della trascrizione della citazione per revocatoria fatta da “A”! Oltre al tentativo in essere di cancellare anche la trascrizione della sentenza che accoglie revocatoria.
Il provvedimento è stato emesso dal Giudice delegato del fallimento “C”!.
Poteva "B" insinuarsi in "C" per un credito di "A" che in "B" non aveva concorrenti e comunque aveva azione
ex 602 c.p.c.?

RIFERIMENTI NORMATIVI- L'art. 51 della Legge Fallimentare, rubricato “Divieto di azione esecutive e cautelari individuali”, stabilisce “Salvo diversa disposizione della legge, dal giorno della dichiarazione di fallimento nessuna azione individuale esecutiva o cautelare, anche per crediti maturati durante il fallimento, può essere iniziata o proseguita sui beni compresi nel fallimento ”.
L'art. 602 c.p.c., rubricato “Modo dell'espropriazione”, prevede “Quando oggetto dell'espropriazione è un bene gravato da pegno o da ipoteca per un debito altrui, oppure un bene la cui alienazione da parte del debitore è stata revocata per frode, si applicano le disposizioni contenute nei capi precedenti, in quanto non siano modificate dagli articoli che seguono”.
All'art. 2902 c.c., riguardante l'azione revocatoria, rubricato “Effetti”, è previsto che “Il creditore, ottenuta la dichiarazione di inefficacia, può promuovere nei confronti dei terzi acquirenti le azioni esecutive o conservative sui beni che formano oggetto dell'atto impugnato. Il terzo contraente, che abbia verso il debitore ragioni di credito dipendenti dall'esercizio dell'azione revocatoria, non può concorrere sul ricavato dei beni che sono stati oggetto dell'atto dichiarato inefficace, se non dopo che il creditore è stato soddisfatto”.

OSSERVAZIONI- Occorre premettere che la descrizione dei fatti contenuta nel quesito in parte appare lacunosa (ad esempio non è chiaro se le vendite iniziali fossero definitive o invece di carattere obbligatorio: i.e. mediante preliminare), in parte illustra una patologia processuale davvero sorprendente (ad esempio sembra quantomeno strano che una sentenza di revocatoria – si suppone della cessione di ramo d'azienda da B a C - sia stata emessa in favore di A pur dopo che A era stato estromesso dal giudizio e nonostante il fatto che nell'azione fosse subentrato il curatore del fallimento di B).
Ad ogni modo, cercando di limitarsi al nocciolo del quesito, sembra doversi dare per accertato in via di premessa che il Tribunale di Firenze abbia escluso tra i beni oggetto della cessione del ramo di azienda di B a favore di C i due beni immobili oggetto del contratto di compravendita (preliminare?) intercorso tra A e B.
Ebbene, se una sentenza ormai passata in giudicato ha escluso che la proprietà di tali beni sia passata da B a C, pur in presenza di una cessione di ramo di azienda, e se la stessa sentenza ha effettivamente riconosciuto A quale proprietario dei due beni immobili in questione, allora solo A poteva agire in rivendica fallimentare verso il fallimento di C, quale detentore solo materiale di tali beni, recuperandone il possesso.
Quanto al rapporto tra B e C, può darsi conseguentemente per certo che B non avrebbe avuto alcun diritto di insinuarsi nel fallimento di C per un credito (restitutorio, o per equivalente) che solo A avrebbe potuto in ipotesi vantare .

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