Proposta di concordato con cessione dei beni (con offerta irrevocabile di acquisto) che prevede: pagamento 100% crediti privilegiati - 12% crediti chirografari. A seguito della precisazione dei crediti la moneta concordataria risulta insufficiente anche a soddisfare i creditori privilegiati nella misura del 100% (rimanendo totalmente esclusi i creditori chirografari). Il tribunale, ricevuta l'informativa dei cc.gg., sospende l'adunanza e fissa l'udienza ex art. 173 l. fall.. La modifica della transazione fiscale con la quale si prevede il pagamento del 30% degli accessori ed il soddisfacimento integrale del tributo, proposta dal debitore prima dell'udienza ex art. 173 facendo venir meno la condizione di inammissibilità, è da considerarsi una modifica della proposta concordataria o del piano? In ogni caso si rende necessaria una nuova attestazione del piano ex art. 161 comma 3 l. fall.? Legittima il proponente a richiedere inaudita altera parte la revoca del decreto di fissazione di udienza ex art. 173 l. fall.?
RIFERIMENTI NORMATIVI - L'art. 161 l. fall. riformato prevede, al secondo comma, che “il piano e la documentazione di cui ai commi precedenti devono essere accompagnati dalla relazione di un professionista, designato dal debitore, in possesso dei requisiti di cui all'art. 67, terzo comma, lettera d), l. fall. che attesti la veridicità dei dati aziendali e la fattibilità del piano medesimo. Analoga relazione deve essere presentata nel caso di modifiche sostanziali della proposta o del piano”.
OSSERVAZIONI - Considerato che nel caso di specie il debitore propone una modifica delle percentuali di soddisfazione dei creditori, in particolare mediante la modifica - nella transazione fiscale di cui all'art. 182-ter l. fall. - della percentuale offerta all'Erario, si ritiene che dette modifiche riguardino, tecnicamente, la proposta concordataria. Essendo volte all'eliminazione di una causa di inammissibilità della procedura concordataria, esse appaiono di rilevanza sostanziale e pertanto, a parere di chi scrive, è necessaria una nuova attestazione ai sensi del citato secondo comma dell'art. 161 della l. fall.
Resta inteso che, qualora le modifiche della transazione fiscale importino modifiche anche dei dati contenuti del piano concordatario, allora le stesse devono essere considerate anche come modifiche del piano.
In ogni caso si ritiene che dette modifiche, siano esse della proposta od anche del piano concordatario richiedano, per i motivi dianzi e di seguito esposti, una nuova attestazione.
Dal quesito proposto, infatti, appare che l'ammissibilità della procedura dipenda dalla modifica della transazione fiscale, di talché appare evidente l'importanza della modifica da apportare alla proposta concordataria.
Per stabilire, infatti, se una modifica involge il piano o la proposta concordataria e, come tale, necessiti di una nuova attestazione, in mancanza di criteri discretivi dettati dalla legge fallimentare o da un organo a ciò deputato occorre distinguere, in concreto, tra le modifiche che limitano o aggiustano la percentuale offerta ai creditori, alla luce delle conclusioni del commissario, da quelle che modificano, in modo sostanziale, l'impianto concordatario andando a modificare le stesse condizioni di ammissibilità.
Ebbene, nel caso di specie, essendo la modifica necessaria al fine di cercare di eliminare la causa di inammissibilità della procedura, si ritiene che la stessa debba essere accompagnata da una nuova attestazione, giusta il disposto del secondo comma del citato art. 161 l. fall.
Infine, per quanto attiene alla possibilità di richiedere, inaudita altera parte, la revoca del decreto di fissazione di udienza ex art. 173 l. fall., si osserva che la giurisprudenza di merito, in più occasioni, ha ritenuto che il giudizio di revoca sia, di per sé, indisponibile e come tale, una volta avviato, non possa essere revocato (Trib. Latina, 30 luglio 2012)
Il Tribunale può, infatti, esercitare il proprio potere di revoca in ogni momento, allorquando, come nel caso di specie, emerga la carenza delle condizioni prescritte per l'ammissibilità del concordato (in senso analogo cfr. Trib. Monza, 2 novembre 2011).
Sotto altro ma convergente profilo, in giurisprudenza è stato evidenziato che a seguito dell'avvio del procedimento di cui all'art. 173 l. fall.“la procedura di concordato entra, infatti, in una fase di “limbo” durante la quale non possono essere invocate le norme che caratterizzano quella procedura” (Trib. Napoli, 4 dicembre 2012), di talché non si ritiene possibile per il debitore richiedere, inaudita altera parte, la revoca, da parte del Tribunale, del decreto di fissazione dell'udienza ex art. 173 l. fall. nel corso della quale, tuttavia, il debitore potrà illustrare le modifiche apportate alla proposta (ed eventualmente al piano), al fine di eliminare le rilevate condizioni di inammissibilità della procedura concordataria.