Condanna del fallimento al pagamento delle spese legali e insinuazione al passivo
03 Marzo 2014
Il fallimento ha proposto azione di responsabilità nei confronti del consiglio di amministrazione. Il tribunale ha rigettato la domanda del fallimento, condannandolo al pagamento delle spese legali in favore di ciascun convenuto. Il fallimento è intervenuto nel 2007, pertanto ai sensi dell'art 51 l. fall. non è possibile procedere esecutivamente nei confronti dello stesso. Il credito è solo prededucibile. I convenuti devono presentare domanda di insinuazione (ultratardiva 111-bis l. fall.) per far valere il loro credito o automaticamente il curatore lo inserisce nello stato passivo in prededuzione? I convenuti potrebbero agire nei confronti del fallimento attraverso altre azioni?
Quando il fallimento è parte del giudizio da esso stesso instaurato, o è divenuto parte di un giudizio pendente instaurato ante procedura, ne sopporta gli oneri in prededuzione, ivi compresa la condanna alle spese in caso di soccombenza. 111- bis l.fall. regola la fattispecie:"3. I crediti prededucibili sorti nel corso del fallimento che sono liquidi, esigibili e non contestati per collocazione e per ammontare, possono essere soddisfatti ai di fuori del procedimento di riparto se l'attivo è presumibilmente sufficiente a soddisfare tutti i titolari di tali crediti. Il pagamento deve essere autorizzato dal comitato dei creditori ovvero dal giudice delegato. 4. Se l'attivo è insufficiente, la distribuzione deve avvenire secondo i criteri della graduazione e della proporzionalità, conformemente all'ordine assegnato dalla legge. Alla luce di tale previsione si reputa che l'insinuazione al passivo sia necessaria solo in caso di contestazione del credito, ma nel caso di specie - di norma - non dovrebbe ricorrere il caso della contestazione degli organi della procedura, poiché la condanna alle spese è contenuta nel provvedimento giudiziale." Ad ogni modo, se la contestazione rendesse necessaria l'insinuazione, l'ultratardività della domanda qui sarebbe giustificata, poiché il titolo generatore della pretesa è successivo alla scadenza del termine previsto per le domande tardive. Tuttavia si deve ritenere che il creditore debba comunque attivarsi al più presto per far valere la pretesa altrimenti il creditore ultratardivo avrebbe a disposizione un tempo illimitato per insinuarsi, con disparità di trattamento rispetto a tutti gli altri creditori. Nell'ipotesi interpretativa più favorevole, non potrebbe ammettersi l'insinuazione comunque oltre il termine di dodici mesi previsto dall'art. 101 l.fall. (più i 46 gg del periodo feriale), decorrente dal giorno in cui il diritto a presentare la domanda ultratardiva è sorto. |