Nell'ambito di una procedura di amministrazione giudiziaria ex art. 2409 c.c. il tribunale civile autorizza, successivamente alla sentenza di fallimento, il pagamento in prededuzione dei compensi spettanti all'amministratore giudiziario, alla società di consulenza cha ha operato la revisione dei bilanci della società poi fallita e dei legali richiamando nella sostanza l'art. 111, comma 2, l. fall.
Il curatore fallimentare, 4 anni dopo, contesta all'istituto bancario l'inefficacia dei pagamenti ex art. 44 l. fall. e comunica ai professionisti che saranno tutti ammessi tra i privilegiati previa domanda di insinuazione tardiva (tranne che per l'I.V.A., che dovrà essere restituita) ad eccezione della società di consulenza che, in quanto tale, dovrà essere declassata a creditore chirografario restituendo il totale dei compensi percepiti. Ritenete giusta o errata la richiesta del curatore che non considera né il nuovo comma dell'art. 111 l. fall., né l'autorizzazione dei giudici civili (che ne hanno tenuto conto ponendo in essere un ragionamento proprio sulla funzionalità di tale operato da parte dei professionisti)?
PREMESSA - L'art. 111, comma 2, l. fall., riconosce la prededuzione oltre che nelle fattispecie tassativamente previste dalla legge fallimentare, anche ai crediti sorti in occasione o in funzione delle procedure concorsuali.
Appartengono alla prima categoria (crediti “in occasione”) quelli sorti durante la procedura concorsuale, cioè i crediti direttamente riconducibili alla procedura ed ai suoi organi. Appartengono alla seconda categoria, invece, quelli sorti in funzione della stessa, cioè i crediti sorti antecedentemente alla procedura concorsuale relativi ad oneri riconducibili ad attività o iniziative di terzi dalle quali derivino risultati utili per la massa dei creditori. Il criterio della funzionalità, pertanto, non può risolversi nella semplice attinenza di un credito rispetto ad una procedura concorsuale, ma va ancorato al requisito della utilità per la medesima, da intendersi come necessaria strumentalità rispetto alla procedura e come rispondenza al suo scopo ed all'interesse della massa dei creditori, giustificandosi soltanto in tale ipotesi il particolare beneficio in oggetto.
NATURA DEL COMPENSO DELL'AMMINISTRATORE GIUDIZIARI0 E DELLA SOCIETA DI CONSULENZA - Tanto premesso, a parere di chi scrive, i crediti dell'amministratore giudiziario nominato ai sensi dell'art. 2409 c.c. e della società di consulenza che ha operato la revisione dei bilanci dalla cui attività è emersa una situazione deficitaria, a seguito della quale l'amministratore giudiziario ha chiesto il fallimento in proprio della società – inerenti a compensi per attività svolta antecedentemente alla dichiarazione di fallimento – non possono considerarsi funzionali alla procedura, ossia utili per la massa dei creditori e, come tali, in prededuzione ai sensi del già citato secondo comma dell'art. 111 l. fall.
In tale ottica, quindi, il comportamento del curatore fallimentare appare corretto: trattandosi di pagamenti successivi alla sentenza dichiarativa di fallimento, i medesimi sono da considerarsi inefficaci ai sensi dell'art. 44, comma 1, l. fall. - disposizione che, giova ricordare, trova la sua ratio nel principio di indisponibilità del patrimonio del fallito, di cui costituisce diretta conseguenza, e nella tutela della par condicio creditorum – e, pertanto, da restituire alla curatela, con conseguente diritto per l'amministratore giudiziario e per la predetta società di consulenza ad insinuarsi allo stato passivo. Quanto disposto dalla sezione civile del tribunale, che ha liquidato i compensi ed autorizzato il relativo pagamento in quanto “a beneficio della procedura fallimentare e della massa dei creditori” (testo del provvedimento non riportato nel sopra indicato quesito), presupponeva comunque la previa autorizzazione del giudice delegato e l'insinuazione al passivo.
CONCLUSIONI - In definitiva, a parere dello scrivente, nel caso di fallimento di società anteriormente sottoposta al procedimento di cui all'art. 2409 c.c. il credito dell'amministratore giudiziario inerente al compenso per l'attività svolta (al pari di quello dovuto alla citata società di consulenza) non può essere considerato funzionale alla procedura concorsuale e, quindi, in prededuzione. Nella fattispecie prospettata, caratterizzata dall'emanazione di un provvedimento della sezione civile del tribunale , la richiesta del curatore fallimentare di restituzione dei pagamenti ai sensi dell'art. 44 l. fall. è comunque corretta.