Qualificazione del credito dell’attestatore nel caso di fallimento successivo a concordato preventivo
09 Dicembre 2013
A seguito di un concordato preventivo dichiarato inammissibile dal giudice con contestuale dichiarazione di fallimento della società, come viene trattato il credito dell'attestatore?
PREMESSA - L'art. 111, comma 2, l. fall., considera prededucibili i crediti qualificati da una specifica disposizione di legge ed i crediti sorti in occasione o in funzione delle procedure concorsuali. Pertanto, in virtù di tale disposizione la prededuzione è riconosciuta, oltre che nelle fattispecie tassativamente previste dalla legge fallimentare, anche per i crediti sorti durante la procedura e per quelli in funzione della stessa, cioè per i crediti sorti antecedentemente alla procedura concorsuale. Anche il credito sorto prima dell'apertura del concorso dei creditori, coincidente con la pubblicazione della domanda al registro delle imprese, infatti, può avere il riconoscimento della prededuzione se ed in quanto funzionale, cioè utile nella prospettiva della presentazione della domanda di concordato preventivo. NATURA DEL CREDITO DELL'ATTESTATORE – Tanto premesso, è stato deciso che a seguito dell'abrogazione del quarto comma dell'art. 182-quater l. fall. (che considerava in prededuzione i soli compensi spettanti al professionista incaricato di predisporre la relazione di cui agli artt. 161, comma 3 e 182-bis, comma 1, l. fall., a condizione che ciò fosse espressamente disposto nel provvedimento con cui il tribunale accoglieva la domanda di ammissione al concordato preventivo ovvero l'accordo fosse omologato) operata dall' art. 33, comma 1, lett. e-bis , n. 4, D.l. 22 giugno 2012, n. 83 (c.d. Decreto Sviluppo), che il compenso spettante al professionista attestatore della veridicità dei dati e della fattibilità del piano sia da considerarsi in prededuzione (cfr. Cass. 8 aprile 2013, n. 8533, nelle news de ilfallimentarista.it, secondo cui l'art. 111, comma 2, l. fall., intenderebbe prevedere la prededucibilità per tutti i crediti sorti in funzione di procedure concorsuali, senza distinzioni tra tipologie di crediti).A ben vedere, nella procedura di concordato preventivo il riconoscimento o la negazione della prededuzione hanno una duplice valenza: la prima, è interna alla procedura e si risolve nella possibilità, o meno, per il creditore, di soddisfarsi in misura integrale e, eventualmente, anticipata rispetto ai tempi del riparto; la seconda, invece, attiene al fallimento che intervenga dopo l'improcedibilità del concordato preventivo, ma soltanto nel caso in cui si verifichi la cd. consecuzione, in mancanza della quale il credito che aveva ricevuto qualificazione di prededucibile nel concordato preventivo diventa concorsuale e, quindi, esposto alla falcidia. Quanto disposto dall'art. 111 l. fall. opera, infatti, soltanto all'interno di ciascuna procedura per il creditore cui è attribuita, dal momento che consente non soltanto un pagamento immediato, ma anche integrale e al di fuori del concorso. Unica eccezione, è quella nella quale ad una procedura di concordato preventivo segua senza soluzione di continuità il fallimento (consecutio di procedure), dal momento che tale consecuzione rende configurabile, nella successione di una procedura all'altra, una sola “procedura unitaria” e, pertanto, riferibile anche alla fase fallimentare la funzionalità concernente i crediti relativi alla precorsa fase concordataria. CONCLUSIONI - In definitiva, in presenza di dichiarazione di improcedibilità del concordato preventivo con contestuale dichiarazione di fallimento (consecuzione di procedure), il credito dell'attestatore è da ritenere in prededuzione e, come tale, va soddisfatto integralmente ed al di fuori del concorso. Al contrario, nel caso di fallimento successivo alla procedura di concordato preventivo con soluzione di continuità, il credito dell'attestatore sarà da considerare esclusivamente in privilegio ex art. 2751-bis, comma 1, n. 2, c.c. |