Legittimazione processuale per l’azione di responsabilità nei confronti del socio unico di S.r.l.
10 Giugno 2013
Una persona fisica è divenuta “socio unico” di una S.r.l. dal 2004 al 2008, senza provvedere alla pubblicità al Registro delle Imprese prevista ex art. 2462 c.c. e assumendo, quindi, responsabilità illimitata per le obbligazioni sorte nel periodo. La S.r.l. è fallita nel 2012. Chi è legittimato ad avviare l'azione di recupero credito contro il socio unico? Il Curatore o i singoli creditori, posto che l'azione da instaurare non deriva dal fallimento?
Una persona fisica, divenuta titolare del 100% delle quote sociali di una s.r.l. seppur per un periodo limitato di tempo, diventa, per quel medesimo periodo, responsabile illimitatamente per le obbligazioni sociali sorte a seguito della mancata effettuazione della pubblicità ai sensi dell'art. 2462 e dell'art. 2470 c.c. Infatti, il trasferimento delle quote sociali ha effetto, di fronte alla società, dal momento dell'iscrizione nel libro soci e, di fronte ai terzi, a seguito comunicazione e pubblicazione nel Registro Imprese dell'atto di trasferimento quote. La pubblicità assume natura dichiarativa e, quindi, diventa opponibile ai terzi solo dal momento dell'iscrizione dell'atto nel Registro Imprese. RIFERIMENTI NORMATIVI - La soluzione del quesito in oggetto prende a base l'esame delle seguenti norme: l'art. 2462 c.c. (responsabilità – società responsabilità limitata), l'art. 2476 c.c. (responsabilità degli amministratori e controllo dei soci), l'art. 2470 c.c. (efficacia e pubblicità), l'art. 146 l. fall. (amministratori, direttori generali, componenti degli organi di controllo, liquidatori e soci di società a responsabilità limitata), l'art. 147 l. fall. (società con soci a responsabilità limitata). LA SPIEGAZIONE DELLA DOTTRINA - Di norma, gli amministratori, gestori dell'attività sociale, sono responsabili verso la società, verso i soci e verso i terzi, per i danni derivanti dall'inosservanza dei doveri loro imposti dalla legge e dall'atto costitutivo per l'amministrazione della società. Qualora i soci abbiano intenzionalmente deciso o autorizzato il compimento di atti dannosi per la società, i soci diventano loro stessi responsabili solidalmente con gli amministratori per i danni cagionati. LE MOTIVAZIONI DELLA GIURISPRUDENZA - Le sentenze del 13 maggio 1991, 28 marzo 1983 e 21 maggio 2011 del Tribunale di Milano rilevano che la legge non riconosce al Curatore un potere di rappresentanza nei diritti dei creditori del fallimento, avendo piuttosto la funzione della gestione del patrimonio dell'impresa fallita per la realizzazione del soddisfacimento dei creditori in regime di par condicio. Nel caso in cui si volesse attribuire al Curatore la legittimazione all'azione di responsabilità nei confronti del socio unico, del caso in esame, si attribuirebbe allo stesso una funzione aggiuntiva rispetto agli ordinari poteri, dato che l'art. 2394 c.c. al comma 2 (azione di responsabilità verso gli amministratori da parte dei creditori sociali) dice esplicitamente che “l'azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti” e l'art. 2394-bis c.c. specifica che l'azione di cui sopra “in caso di fallimento o liquidazione coatta amministrativa l'azione spetta al curatore o al commissario liquidatore”. Al di fuori quindi di tale ipotesi, esplicitamente citata, non è riconosciuta in capo al Curatore la legittimazione ad esperire l'azione di responsabilità per far valere un danno proprio dei creditori sociali in quanto tale azione è attribuita per legge individualmente a ciascun creditore sociale (Cassazione 27 maggio 1997 n. 4701). |