Il Commissario Giudiziale (che è stato anche nominato liquidatore dal decreto di omologa del Concordato Preventivo con cessione dei beni) può operare la transazione di una vertenza giudiziaria passiva sorta antecedentemente al deposito del ricorso per C.P. (presentata da un fornitore della Società debitrice il cui credito era parzialmente contestato) che comporti però contestualmente anche il pagamento del debito pregresso sia pure in entità astrattamente ridotta rispetto alle previsioni di soddisfacimento concordatario (e quindi con teorico vantaggio per la massa dei creditori)? Preciso che la liquidazione dell'attivo è ancora in corso, che il credito contestato sarebbe assistito da privilegio ex art. 2751-bis n. 5 c.c. e che però ovviamente la misura della soddisfazione prevista è legata alla favorevole o meno liquidazione dell'attivo.
Il liquidatore giudiziale nominato dal Tribunale nel decreto di omologa del concordato preventivo con cessione di beni può svolgere tutte le attività liquidative del patrimonio ad esso trasferito seppure nei limiti delle precise indicazioni contenute nel decreto stesso o, in mancanza di siffatte prescrizioni, previa autorizzazione del comitato dei creditori per gli atti di straordinaria amministrazione. In tale contesto si pone pertanto, astrattamente, anche l'ipotesi in cui il liquidatore raggiunga un accordo transattivo con il creditore che preveda il pagamento di un debito pregresso, giudizialmente contestato, ancor prima dell'esito finale della liquidazione dell'attivo, sul presupposto di una preventiva ponderata valutazione dei vantaggi presumibilmente derivanti al ceto creditorio da tale definizione e previa concessione di provvedimento autorizzativo, al fine di evitare successive responsabilità conseguenti al pagamento di un credito in via anticipata, e non in sede di riparto, in attuazione del piano e sulla base del ricavato effettivo. Poiché tuttavia al liquidatore giudiziale vengono attribuiti poteri funzionali alla liquidazione dei beni ed al riparto dell'attivo, senza conferimento di poteri sostitutivi di carattere generale, ma con permanenza in capo all'imprenditore di ogni potere attinente la valutazione e consistenza del passivo, la legittimazione a decidere l'esito (e quindi anche a transigere) controversie giudiziali che abbiano ad oggetto passività dell'impresa spetterà di norma al debitore, sottoponendo l'atto al visto del Commissario Giudiziale (che in questo caso - singolarmente per la verità - ha anche ruolo di liquidatore). Nell'indicata ipotesi si tratterà pertanto di cumulare le diverse posizioni ed arrivare ad una definizione transattiva sia con il debitore che con l'organo di liquidazione e di vigilanza del concordato preventivo.
RIFERIMENTI NORMATIVI - La soluzione del quesito involge l'esame logico sistematico delle seguenti norme: art. 167 l. fall. (Amministrazione dei beni durante la procedura); art. 180 l. fall. (Giudizio di omologazione); art. 182 l. fall. (Provvedimenti in caso di cessione dei beni); artt. 40 e 41 l. fall. (Nomina e Funzioni del Comitato); art. 184 l. fall. (Effetti del concordato per i creditori).
SPUNTI DOTTRINALI - Relativamente alla posizione assunta ed ai poteri attribuiti al liquidatore all'interno del concordato preventivo, gli autori sottolineano uniformemente come il liquidatore giudiziale sia un affidatario dei beni ceduti e non acquisti alcun ruolo di successore dell'impresa in concordato e dei suoi organi di rappresentanza, precisando piuttosto come l'esatta configurazione dei poteri di tale organo vada di volta in volta individuata nel contenuto del provvedimento di omologa che può connotarsi diversamente ed affidare al liquidatore poteri più o meno rilevanti ed autonomi rispetto al potere di vigilanza e controllo affidato a Giudice Delegato e Commissario Giudiziale (VITALONE, Il nuovo concordato preventivo, 2005, in Il Sole 24 ore, 159). La dottrina si sofferma pertanto a delineare - conformemente alla giurisprudenza - come la legittimazione processuale resti in capo all'imprenditore, in attuazione dei principi generali, con eccezione per le cause relative alla ripartizione o al recupero dell'attivo ed all'entità delle spese di procedura sempre che non esulino dal mandato ricevuto dal Tribunale e sul presupposto della necessità di chiedere l'autorizzazione al Comitato dei creditori per gli atti di maggior peso (AMBROSINI-DE MARCHI, Il concordato preventivo e la transazione fiscale, Torino, 2009, 262 ss.; SCAFARONI, La legittimazione al processo del liquidatore e del debitore nella fase esecutiva del concordato preventivo con cessione dei beni, nota a sentenza Trib. Pordenone 22 ottobre 2008, in Giur. Merito 2009, 7-8, 1907).
LA GIURISPRUDENZA - Le decisioni giurisprudenziali evidenziano come, ai sensi dell'art. 184 l. fall., il concordato risulti obbligatorio per tutti i creditori muniti di titolo anteriore al decreto di ammissione, anche se dissenzienti e se i loro crediti vengano accertati successivamente (Cass. 25 luglio 2007, n. 16426), non essendo precluso l'esercizio o la prosecuzione di azioni di accertamento e condanna davanti al giudice competente, pur essendo il credito accertato giudizialmente meritevole di soddisfazione solo nei termini della percentuale concordataria (Cass. 30 marzo 2005, n. 6672). Il debitore cedente conserva pertanto il diritto di esercitare le azioni e resistervi nei confronti dei terzi, a tutela del proprio patrimonio, soprattutto dopo che sia intervenuta l'omologazione del concordato, sul presupposto che, per effetto della sentenza di omologa, viene meno il potere di gestione del Commissario Giudiziale mentre quello del liquidatore è da intendersi conferito nell'ambito del suo mandato, ed è perciò limitato ai rapporti obbligatori sorti nel corso ed in funzione delle sue operazioni di liquidazione, con esclusione della sua legittimazione processuale nelle controversie tra l'imprenditore e un terzo inerenti l'accertamento di un credito, atteso che “la procedura di concordato con cessione dei beni produce l'effetto di trasferire in seno della procedura la gestione e liquidazione dei beni suddetti, senza riflettersi però né sulla loro proprietà né sulla titolarità di posizioni obbligatorie attive e passive facenti parte del patrimonio dell'imprenditore” (Cass. 14 marzo 2006, n. 5515). Da ultimo, merita ricordare in argomento come la Suprema Corte abbia statuito che “ove il debitore sia ammesso al concordato con cessione dei beni ed il creditore agisca chiedendo non solo l'accertamento del proprio diritto ma anche l'immediato ed integrale soddisfacimento di esso, senza assoggettamento alla “falcidia” concordataria, la legittimazione passiva rispetto alla relativa domanda deve essere riconosciuta pure al Commissario Giudiziale ed al liquidatore della cessio in considerazione dell'interferenza della domanda medesima sulle posizioni degli altri creditori nonché sulle operazioni di liquidazione e gli adempimenti connessi” (Cass. 29 settembre 1993, n. 9758).