I presupposti per l'esercizio dell'azione revocatoria nell'ipotesi di amministrazione straordinaria
04 Luglio 2012
Nel caso di Amministrazione Straordinaria delle grandi imprese in crisi quali sono i requisiti richiesti affinchè il Commissario e/o il Liquidatore possano esercitare l'azione revocatoria fallimentare ex art. 67 l. fall. ed il termine prescrizionale di tre anni per l'esercizio dell'azione decorre dallo stato di insolvenza o dalla nomina del Commissario che è il soggetto indicato, eventualmente, ad esercitare l'azione?
In caso di Amministrazione Straordinaria delle grandi imprese in crisi (ovvero di Procedura cosiddetta “base” rispetto alla normativa speciale successiva dettata per ipotesi specifiche), in forza del richiamo espresso degli artt. 49 e 91 D.Lgs. 8 luglio 1999 n. 270 (c.d. legge Prodi bis) all'art. 67 l. fall., per esperire l'azione revocatoria fallimentare occorre far riferimento ai presupposti previsti dalla norma fallimentare con la precisazione che per la revocatoria di cui all'art. 91 (c.d. aggravata o infragruppo) il periodo sospetto risulta più lungo dell'ordinario, in quanto l'azione revocatoria potrà colpire gli atti indicati nei numeri 1), 2) e 3) dell'art. 67 l. fall. compiuti nei cinque anni anteriori alla dichiarazione dello stato di insolvenza nonchè gli atti indicati nel numero 4) e nel secondo comma dell'art. 67 l. fall. compiuti nei tre anni anteriori. Per ciò che concerne il presupposto soggettivo, oltre agli elementi evidenziati dalla costante giurisprudenza in ambito di art. 67 l. fall., la prova della scientia decoctionis può anche desumersi presuntivamente dalla dimostrazione della conoscenza della crisi del gruppo al quale appartiene l'impresa cui si riferisce l'azione giudiziale, a condizione che risulti giudizialmente accertato sia il rapporto di collegamento fra la singola impresa e il gruppo, sia il dissesto del gruppo medesimo. Il rinvio generale all'art. 67 l. fall. e l'assenza di deroghe espresse operato dagli art. 49 e 91 D.Lgs n. 270/1999 consente altresì di ritenere applicabili le esenzioni di cui al terzo comma della norma fallimentare. RIFERIMENTI NORMATIVI - La soluzione del quesito involge l'esame logico sistematico delle seguenti norme: artt. 49 e 91 D.Lgs. 8 luglio 1999 n. 270 (azioni revocatorie); art. 67 l. fall. (azione revocatoria fallimentare); art. 30 D.Lgs. 8 luglio 1999 n. 270 (apertura della procedura di dichiarazione di fallimento); 2935 c.c. (decorrenza della prescrizione). L'APPROFONDIMENTO DOTTRINALE - Al di là del chiaro dettato normativo sopra richiamato, la dottrina fornisce importanti chiarimenti in merito al mantenimento in vigore degli artt. 49 e 91 D.Lgs. 8 luglio 1999 n. 270 anche alla luce della riforma della legge fallimentare. In particolare, in merito ai termini della c.d. revocatoria aggravata, se ad una prima analisi potrebbe dedursi che con l'entrata in vigore del nuovo art. 67 l. fall. il legislatore abbia optato per l'abrogazione implicita dell'art. 91 sul presupposto di un intento di rinnovamento e ridisciplina organica della materia, ad un'analisi più attenta pare più corretto considerare che il dettato dell'art. 91 permanga trattandosi di una norma di carattere speciale che il legislatore della riforma ha inteso fare salva con l'inserimento dell'ultimo inciso dell'art. 67. LA GIURISPRUDENZA - In merito ai requisiti necessari per l'esperimento dell'azione revocatoria fallimentare ex art. 49 D.Lgs. 8 luglio 1999 n. 270 con applicazione dei presupposti oggettivi e soggettivi di cui all'art. 67 l. fall. post riforma, si veda, da ultimo, Trib. Novara 20 aprile 2012, n. 279. |