La revocazione per “errore essenziale di fatto” e “mancata conoscenza di documenti decisivi”

07 Giugno 2012

Art. 98, comma 4, l. fall.: nell'ipotesi in cui la domanda di ammissione al passivo sia stata rigettata, se può essere considerato “errore essenziale di fatto” ovvero “mancata conoscenza di documenti decisivi che non sono stati prodotti tempestivamente per causa non imputabile”, legittimanti la proposizione della revocazione, la circostanza che il creditore istante abbia, per mero errore materiale, prodotto un documento non attinente al credito fatto valere ed intenda far valere tale documento in sede di revocazione.

Art. 98, comma 4, l. fall.: nell'ipotesi in cui la domanda di ammissione al passivo sia stata rigettata, se può essere considerato “errore essenziale di fatto” ovvero “mancata conoscenza di documenti decisivi che non sono stati prodotti tempestivamente per causa non imputabile”, legittimanti la proposizione della revocazione, la circostanza che il creditore istante abbia, per mero errore materiale, prodotto un documento non attinente al credito fatto valere ed intenda far valere tale documento in sede di revocazione.

La soluzione del quesito in analisi involge l'interpretazione evolutiva dell'art. 98 l. fall. che ammette l'opposizione al decreto che rende esecutivo lo stato passivo l'impugnazione dei crediti ammessi o la revocazione del provvedimento di accoglimento o di rigetto.

QUADRO NORMATIVO - È opportuno premettere come il ricorso per revocazione ai sensi dell'art. 98 l. fall. sia un rimedio di tipo straordinario volto a rimediare a provvedimenti di ammissione scaturiti da un'errata percezione dei fatti da parte del giudice, sia che questa sia conseguente ad un comportamento doloso del creditore, sia che emergano fatti nuovi tali da modificare il presupposto fattuale sul quale si fondava il provvedimento giudiziale.
Il rinvenimento di nuovi documenti assume una sua autonoma rilevanza rispetto all'ipotesi di ammissione al passivo determinata da falsità, dolo od errore essenziale, per quanto anche in tale ipotesi venga ovviamente in discussione una erronea percezione della realtà. Tuttavia i presupposti funzionali all'istanza di revocazione sono accomunati dal fatto che mediante tale impugnazione vengono fatte valere circostanze che hanno avuto negativa incidenza sulla deduzioni formulabili nell'udienza di verifica e sul provvedimento del giudice delegato.
Rispetto all'originaria disciplina, dettata dall'art. 102 l. fall., lo strumento della revocazione giova adesso anche a favore del creditore ingiustamente escluso che può infatti avvalersi di tale mezzo di impugnazione.

L'ERRORE È DETERMINATO DALLA FALSA PERCEZIONE - Occorre precisare come per “errore essenziale di fatto”, idoneo a fondare la domanda di revocazione, si intende, secondo l'interpretazione ritenuta pacifica in giurisprudenza, l'errore determinato da una falsa percezione della realtà da parte del giudice, qualora costituisca il motivo essenziale della decisione assunta, ovvero sia stato determinante rispetto all'ammissione del credito contestato, restando escluso che detto errore possa concretarsi in un inesatto apprezzamento del materiale probatorio o in un'errata valutazione giuridica di un fatto (Cass. n. 9929/2005).

PER I DOCUMENTI IGNORATI RILEVA LA COLPA - Per quanto riguarda invece il reperimento di documenti ignorati - un'altra delle circostanze che possano giustificare la revocazione -, la disciplina, come riformata dalla legge n. 5/2006, si distingue dalla precedente normativa presente nell'art. 102 dell'originaria legge fallimentare. Infatti, quest'ultima disposizione ammetteva la revocazione fallimentare per il solo fatto di rinvenire documenti qualora i documenti medesimi fossero decisivi. In particolare, faceva dipendere l'ammissibilità del rimedio straordinario unicamente dall'astratta idoneità dei fatti documentati a determinare una modificazione del provvedimento impugnato in senso favorevole alla parte istante (curatore o creditore), nonché dalla circostanza che quest'ultima ne avesse ignorato in precedenza l'esistenza, prescindendo dunque dalla ragione dell'ignoranza, la quale assumeva rilievo anche nel caso in cui fosse stata ascrivibile a negligenza (si veda in proposito Cass. n. 3752/1981).
L'attuale disciplina, trasfusa nell'art. 98 l. fall., richiede invece che l'omessa tempestiva produzione del documento, per fondare la revocazione, sia dipesa da causa non imputabile alla parte che propone l'impugnazione straordinaria, riecheggiando così la disposizione contenuta nell'art. 395, comma 1, n. 3 c.p.c.. Di conseguenza, risulta applicabile all'art. 98 l. fall. il principio di diritto, accolto pacificamente in giurisprudenza (si veda ex multis Cass. n. 12188/2002), secondo il quale il motivo che giustifica la domanda di revocazione non consiste nella mera impossibilità di produrre i documenti che si assumono essere decisivi, ma comprende anche l'ulteriore circostanza che l'impossibilità non sia derivata da colpa del soccombente. Pertanto, tale motivo non ricorre nell'ipotesi in cui la parte avrebbe potuto facilmente accertare l'esistenza dei suddetti documenti.

È ERRORE ESSENZIALE DI FATTO LA PRODUZIONE DI UN DOCUMENTO ERRATO - La circostanza per cui il creditore istante abbia, per mero errore materiale, prodotto un documento non attinente al credito fatto valere, non potrebbe quindi configurare il presupposto della mancata conoscenza di documenti decisivi in quanto, come detto sopra, la produzione del documento errato appare imputabile al creditore soccombente. Potrebbe invece forse integrare l'“errore essenziale di fatto” richiesto dall'art. 98 l. fall., giacché in tale fattispecie la produzione di un documento riferito ad un altro credito ha comportato indubbiamente una falsa percezione della realtà da parte del giudice che non ha ammesso il credito, influendo causalmente sulla sua valutazione.

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