Fallimento di S.a.s. e responsabilità dei soci accomandatari

21 Dicembre 2011

Un creditore di S.a.s. agisce in giudizio contro la società e i singoli amministratori sostenendo la loro personale responsabilità per aver agito senza sufficiente capitale sociale. La società in corso di causa fallisce. La causa contro i singoli amministratori può proseguire o deve essere interrotta essendo assorbita dal curatore? E se questi non si attiva?

Un creditore di S.a.s. agisce in giudizio contro la società e i singoli amministratori sostenendo la loro personale responsabilità per aver agito senza sufficiente capitale sociale. La società in corso di causa fallisce. La causa contro i singoli amministratori può proseguire o deve essere interrotta essendo assorbita dal curatore? E se questi non si attiva?

Il fallimento di una società con soci illimitatamente responsabili, a norma dell'art. 147 l. fall., comporta l'estensione del fallimento anche ai medesimi.
Con riguardo poi alla specifica fattispecie oggetto del quesito, va segnalato che la società in accomandita semplice si caratterizza per essere necessariamente amministrata da una particolare categoria di soci, cioè i soci accomandatari (cfr. art. 2318 c.c.): ciò comporta che, per effetto del combinato disposto delle due norme sopra menzionate, il fallimento di una accomandita semplice determina in estensione il fallimento anche dei suoi amministratori/soci accomandatari.

Ne consegue ulteriormente che il processo avente ad oggetto l'azione di responsabilità non potrebbe neppure in astratto essere proseguito da parte del curatore di quello stesso fallimento al cui attivo finisce per essere direttamente acquisito l'intero patrimonio sia della società sia dei soci accomandatari.

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