Qualche cenno su continuità aziendale e responsabilità patrimoniale

15 Gennaio 2015

Con un titolo del genere potremmo aspettarci piuttosto che un blog un lungo articolo. Invece voglio esporre in poche righe un concetto essenziale affinché la vostra attenzione si concentri su un preciso problema concettuale su cui conviene a tutti noi riflettere, e dalla considerazione del quale deriva - secondo il modo del corollario - la soluzione di una serie davvero numerosa dei problemi che in questi ultimi anni stanno affliggendo i giudici di merito.

Con un titolo del genere potremmo aspettarci piuttosto che un blog un lungo articolo. Invece voglio esporre in poche righe un concetto essenziale affinché la vostra attenzione si concentri su un preciso problema concettuale su cui conviene a tutti noi riflettere, e dalla considerazione del quale deriva - secondo il modo del corollario - la soluzione di una serie davvero numerosa dei problemi che in questi ultimi anni stanno affliggendo i giudici di merito.
Voglio dire due parole sui rapporti tra responsabilità patrimoniale e concordato preventivo nell'ipotesi in cui il piano concordatario preveda periodi di continuità aziendale.
Richiamo la definizione che altre volte ho difeso di continuità aziendale nel concordato preventivo: per cui in questa procedura rileva non qualsiasi prosecuzione della attività aziendale ma esclusivamente la prosecuzione della attività aziendale a rischio e pericolo diretto dei creditori concorsuali. Tale è, evidentemente, soltanto l'attività di impresa che, realizzandosi dal debitore insolvente e in procedura, si determinerà con rischio diretto a carico dei creditori concorsuali. Tale non è pertanto, qualsiasi attività di impresa che non determini un rischio diretto a carico dei creditori concorsuali (come nel caso classico dell'affitto della azienda dell'imprenditore in concordato, su cui la giurisprudenza di merito sta progressivamente acquisendo le conclusioni che ebbi modo di prospettare qualche tempo fa anche su questa stessa rivista).
Il senso del rischio diretto dei risultati dell'attività sui creditori si coglie evidentemente con la produzione di crediti in prededuzione in data successiva alla apertura della procedura concorsuale per tutto ciò che concerne la prosecuzione dell'attività dell'impresa.
Tale senso si coglie anche per i crediti riferibili a tutti i rapporti contrattuali già pendenti, per essere bilateralmente non completamente eseguiti, prima dell'apertura della procedura e destinati a proseguire nell'ambito della stessa. Si tratta del maggior numero di fonti di produzione di crediti in prededuzione: retribuzione per i lavoratori dipendenti ed autonomi dell'impresa; pagamento delle forniture; pagamento di imposte e così seguitando. La decisione sulla prosecuzione dei contratti dipende, in caso di continuità aziendale, dalla utilità dei rapporti negli stessi dedotti ai fini della prosecuzione dell'attività d'impresa.
Più in generale, decidere a favore della continuità aziendale, e dunque decidere di assumere il rischio dell'attività a carico dei creditori, significa accettare da parte degli organi della procedura che la prosecuzione dei rapporti in essere e la stipulazione di nuovi contratti, con l'avvio di nuovi rapporti commerciali, produca non soltanto le attività attese e relative alle prestazioni pretese dall'impresa, ma anche le connesse passività, e dunque i crediti da soddisfare in prededuzione.
Cosicché sarebbe difficile da comprendere l'atteggiamento di un ufficio che, da un lato, dispone per la continuità aziendale, ma, dall'altro, fatica ad effettuare il pagamento dei crediti prededucibili che tale decisione ha prodotto.
A tal punto nemmeno si comprenderebbe appieno la gravità della decisione da assumere in ordine alla continuità aziendale, visto che, pur proseguendo l'impresa, non sarebbero puntualmente onorati i debiti conseguenti.
Né potrebbe supporsi che spetta all'ufficio di decidere quando effettuare dei pagamenti. Il termine dell'adempimento è infatti stabilito nel contratto e non è disponibile dal giudice. Nemmeno sorgono questioni di tutela della par condicio creditorum, atteso che il credito è opponibile alla procedura per essersi generato in seguito alla scelta della continuità aziendale, dunque nell'interesse prospettico dei creditori concorsuali ai quali è opponibile l'impegno contrattuale mantenuto in vita proprio per la realizzazione di quell'interesse.
Sappiamo tutti, però, che diversi tribunali decidono diversamente, bloccando a volte persino i pagamenti per le retribuzioni dovute ai lavoratori.
Allora c'è da attendersi, forse nemmeno troppo in là, che la critica a queste decisioni non stagni più nei corridoi dei palazzi di giustizia, ma si aggrumi in atti stragiudiziali e giudiziali di contestazione dell'altrui inadempimento, con la messa in mora del debitore in procedura e conseguente richiesta di danni.

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