Rimborso IVA
03 Febbraio 2016
Inquadramento
Il rimborso dell'IVA risultante dalla dichiarazione annuale è disciplinato dall'articolo 30, D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633. Il suddetto articolo sancisce la possibilità per il contribuente di utilizzare l'importo a credito risultante dalla dichiarazione IVA annuale regolarmente presenta, riportandolo all'esercizio successivo al fine di effettuare la compensazione:
Tra le possibilità di compensazione sopra elencate quella maggiormente utilizzata, ed anche quella di più facile utilizzo, è la compensazione verticale in quanto consente, ove il credito risulti dalla dichiarazione annuale regolarmente presentata, oppure risulti dall'istanza da cui emerge il credito (come prevede il nuovo art. 3 comma 2 lettera a) del D.L. 50/2017), di utilizzare lo stesso per il pagamento dell'IVA risultante a debito dalle liquidazioni successive.
In riferimento alla compensazione orizzontale essa è invece prevista per permettere al contribuente di compensare l'IVA a credito con qualsiasi altro tributo che abbia un codice tributo necessario al fine del versamento con modello F24.
Il contribuente in fase di presentazione della dichiarazione annuale IVA dovrà quindi solamente indicare la scelta in riferimento all'utilizzo del credito in compensazione ovvero il rimborso, non essendo tenuto a specificare se l'eventuale compensazione sia interna o esterna. Utilizzo della compensazione del credito tramite F24
La compensazione può essere utilizzata in due modi:
Qualora il contribuente opti per la compensazione verticale non dovrà presentare nessun modello F24, ma tale “riporto” dovrà essere rilevato all'interno della contabilità e nei relativi registri IVA.
Qualora invece si opti per la compensazione orizzontale dell'IVA in riferimento ad altri tributi a debito, il contribuente è obbligato a presentare il modello F24 con l'indicazione del relativo debito associato al corrispondete codice tributo e parallelamente si dovrà indicare il relativo credito residuo in modo da portare tale utilizzo del credito a conoscenza dell'Agenzia.
I soggetti titolari di partita IVA che intendono compensare crediti di qualsiasi natura (anche IVA) sono tenuti, per effetto delle modifiche apportate dall'art. 3, co. 3 del D.L. n. 50/2017, ad utilizzare esclusivamente i servizi telematici messi a disposizione dell'Agenzia delle Entrate, senza poter più ricorrere quindi al home banking.
A seguito di tale modifica sono stati individuati, con la Risoluzione n. 68/E/2017, dei codici tributo il cui utilizzo in compensazione necessita, per i soli soggetti titolari di partita IVA, dell'utilizzo dei servizi telematici messi a disposizione dall'Agenzia delle entrate. L'elenco dei relativi codici tributo è riportato nell'allegato della medesima Risoluzione.
Il contribuente, quindi, in fase di compilazione della dichiarazione annuale IVA dovrà solamente indicare la scelta tra utilizzo del credito in compensazione(sia verticale che orizzontale) ovvero il rimborso.
In riferimento agli importi chiesti a credito, di notevole rilevanza sono le due disposizioni previste dal Legislatore quando l'importo è superiore a determinate soglie; ovvero:
Al fine di evitare ulteriormente frodi da crediti IVA, è stato posto il divieto della compensazione del credito IVA fino a concorrenza dell'importo dei debiti, di ammontare superiore ad euro 1.500,00 iscritti a ruolo per imposte erariali ed iscritti a ruolo per imposte erariali e relativi accessori, per i quali è scaduto il termine di pagamento. Richiesta a rimborso del credito IVA
L'ipotesi del rimborso del credito IVA è disciplinata dal co. 3 dell'art. 30, D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, dove si dispone che il contribuente ha diritto di richiedere il rimborso:
Di notevole interesse è la possibilità di cedere a terzi l'eccedenza a credito chiesta a rimborso al fine di realizzare immediatamente liquidità, oltre alla previsione della insussistenza delle sopra citate limitazioni qualora il rimborso dell'IVA a credito venga richiesto in sede di cessazione dell'attività.
Indipendentemente dalla modalità di utilizzo del credito IVA da parte del contribuente, è di fondamentale importanza non incorrere nell'errore molto comune di utilizzare il credito in compensazione e successivamente riportare tale importo nelle liquidazioni successive, generando una seconda (ed indebita) riduzione del debito del contribuente che, in fase di controllo verrà disconosciuto dall'Agenzia con l'applicazione delle relative sanzioni ed interessi in percentuale sull'importo già utilizzato in compensazione.
Esecuzione dei rimborsi
L'art. 38-bis, DPR n. 633/1972 delinea la disciplina dell'esecuzione dei rimborsi, individuando quei casi in cui è necessaria la prestazione di garanzia.
I rimborsi previsti dall'art. 30 del Decreto IVA sono eseguiti entro 3 mesi dalla presentazione della dichiarazione annuale, se nella stessa ne è stata fatta espressa richiesta. Il contribuente può ottenere il rimborso anche per periodi infrannuali e, in questi casi, è necessario presentare il modello IVA TR.
Gli adempimenti a carico del contribuente per l'ottenimento del rimborso variano a seconda che l'importo richiesto sia inferiore o superiore a euro 30.000; il limite deve intendersi per l'intero periodo di imposta, non alla singola richiesta. Prima delle modifiche apportate dal Decreto Legge 22 ottobre 2016, n. 193, il predetto limite era pari a 15.000 euro. Comunque, per i rimborsi IVA fino a 30.000 euro non sono richiesti particolari oneri, in quanto è sufficiente la presentazione della richiesta tramite la dichiarazione annuale o il modello IVA TR.
Per quanto riguarda i rimborsi IVA per un importo superiore € 30.000, è necessario che:
Nei casi previsti dal comma 4 dell'art. 38-bis, i rimborsi IVA per importi superiori a € 30.000 sono eseguiti previa prestazione di garanzia. In particolare, la garanzia è dovuta dai soggetti considerati a rischio e quindi da soggetti passivi che:
La garanzia deve essere prestata per un periodo di tre anni dall'esecuzione del rimborso, ovvero, se inferiore, al periodo mancante al termine di decadenza dell'accertamento, sotto forma di cauzione in titoli di Stato o garantiti dallo Stato, al valore di borsa, ovvero di fideiussione rilasciata da una banca o da una impresa commerciale che a giudizio dell'Amministrazione finanziaria offra adeguate garanzie di solvibilità ovvero di polizza fideiussoria rilasciata da un'impresa di assicurazione.
Va ricordato che l'art. 8 della L. 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente) stabilisce che l'Amministrazione finanziaria deve rimborsare il costo delle fideiussioni che il contribuente ha dovuto richiedere per ottenere la sospensione del pagamento o la rateizzazione o il rimborso dei tributi qualora, con sentenza definitiva, sia accertato che l'imposta non era dovuta oppure era dovuta in misura minore.
La Sentenza 19751 del 28 agosto 2013 della Corte di Cassazione ha rafforzato questo concetto affermando che l'art. 8 della L. 212/2000 è una norma precettiva e non programmatica, in quanto tale, quindi, è immediatamente applicabile. Ciò sta a significare che il diritto al rimborso della fideiussione scaturisce in maniera automatica nel momento in cui si forma il giudicato. Sempre la Cassazione, con l'ordinanza n. 20657/2017, ha precisato che la fideiussione di cui all'articolo 38-bis, D.P.R. n 633/1972 (richiesta ai contribuenti nei casi di rimborso, in forma accelerata, delle eccedenze IVA, derivanti dalla dichiarazione, in assenza di prodromico riscontro circa la sussistenza dei requisiti di legge per la spettanza delle eccedenze stesse), consistente nell'onere, in capo al soggetto garante, di riversare gli importi richiesti dall'ufficio (salvo assolvimento da parte del garantito), è un contratto di garanzia il quale, a differenza dello schema tipico della fideiussione, è caratterizzato dall'autonomia e distinzione tra obbligazione di garanzia e obbligazione garantita.La Corte spiega che il sistema dei rimborsi IVA in forma accelerata risulta contraddistinto dall'anticipato rimborso, a cui segue il riscontro circa la spettanza dello stesso, il cui rovescio della medaglia è costituito, per l'appunto, dalla richiesta di presentazione di apposita polizza fidejussoria. Pertanto, l'omessa esecuzione del rimborso in argomento non costituisce avveramento di condizione sospensiva del contratto ma può rappresentare il contenuto di eccezione, posta dal soggetto garante, di inesistenza del rapporto giuridico principale.
A seguito della Circolare 22 luglio 2016, n. 33/E sono stati forniti importanti chiarimenti in riferimento alla possibilità di richiedere di rimborso dell'IVA risultante a credito.
In particolare, per le società che presentano i requisiti per essere considerate “di comodo”, è stata prevista una procedura di interpello probatorio che prevede la possibilità di richiedere l'erogazione del rimborso IVA, a cui l'Agenzia deve dare risposta entro 120 giorni pena il riconoscimento del silenzio-assenso, oppure mediante autovalutazione della sussistenza delle “oggettive situazioni”, di cui deve essere data indicazione in sede di compilazione della dichiarazione dei redditi, come anche nel caso di presentazione di interpello ove deve essere indicato il relativo esito dello stesso.
Quanto sopra premesso ha comportato anche la previsione di nuove disposizioni in riferimento alle relative sanzioni per dichiarazioni non veritiere dei soggetti del punto precedente in riferimento alla sussistenza della condizioni previste per usufruire del rimborso IVA.
E' stata inoltre prevista la possibilità di sospendere temporaneamente il credito IVA erogato in presenza di notificazione di atti di accertamento, ancorché non definitivi, in riferimento a tributi, sanzioni ed interessi, recapitati durante il periodo intercorrente la richiesta di rimborso e la liquidazione della predetta imposta con la possibilità di disporne la compensazione una volta che l'atto sia divenuto definitivo qualora il contribuente non presti adeguata fideiusione a tempo indeterminato.
In linea con i nuovi strumenti collaborativi previsti per migliorare le posizioni tra contribuente ed Amministrazione Finanziaria, sono stati previsti avvisi di irregolarità che inviano preventivamente il contribuente a “sanare” la propria posizione irregolare, evidenziata dall'amministrazione nella relativa comunicazione, con il fine di evitarne l'iscrizione a ruolo e la rateizzazione che si consolida solo dopo trenta giorni dall'avvenuta notifica qualora il contribuente non richieda assistenza ovvero l'ufficio confermi l'esito della comunicazione senza che sia avvenuto il pagamento “spontaneo” da parte del contribuente.
Ulteriori casi di decadenza dal rimborso dell'IVA risultante a credito sono stati previsti, previa attenta analisi della situazione concreta da parte dell'Agenzia, in tutti i casi nei quali viene ravvisato un pericolo nella riscossione, da parte dell'Amministrazione Finanziaria, della relativa imposta dovuta dal contribuente, come, ad esempio, nei casi di decadenza del contribuente da rateizzazioni richieste sia nei confronti dell'Agenzia delle Entrate che all'Agente della Riscossione.
Dal 1° gennaio 2018, inoltre, i rimborsi da conto fiscale (ovvero da conto su cui sono registrati i versamenti e i rimborsi relativi alle imposte sui redditi e all'imposta sul valore aggiunto, espressamente contenuti nell'art. 78 della L. 413/1991, richiamata dal comma 4 bis dell'art. 1 del D.L. 50/2017), verranno pagati direttamente ai contribuenti dalla struttura di gestione individuata dal Decreto del 22 maggio 1998, n. 183 nel Ministero delle Finanze, dipartimento delle entrate, direzione centrale per la riscossione, a valere sulle risorse finanziarie disponibili sulla contabilità speciale tenuta dall'Agenzia delle Entrate.
Per effetto di questa disposizione viene pertanto eliminato un passaggio nella procedura del rimborso delle imposta, compresa l'IVA. Attualmente, infatti, è la struttura di gestione che effettua l'accreditamento agli Agenti della riscossione delle somme necessarie all'erogazione dei rimborsi in conto fiscale e, solo successivamente, gli Agenti della riscossione effettuano l'accredito al soggetto passivo. Con la nuova norma i rimborsi saranno effettuati direttamente dalla struttura di gestione, semplificando la procedura e, si spera, riducendo le tempistiche.
L'attuazione della misura è demandata a un Decreto del Mef da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della Legge di conversione del D.L. 50/2017.
Utilizzo IVA infrannuale e Modello TR
Il contribuente che intende utilizzare in compensazione e/o chiedere il rimborso dell'IVA a credito, risultante dalla liquidazione infrannuale, può utilizzare il Modello TR messo a disposizione nel sito dell'Agenzia delle Entrate.
Il predetto Modello, approvato con Provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate 21 marzo 2016, sostituisce il precedente Modello approvato con il Provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate del 20 marzo 2015, e può essere utilizzato dai contribuenti che hanno realizzato nel trimestre, un'eccedenza d'imposta detraibile di importo superiore ad €2.582,28 e che rispettano determinati requisiti indicati dall'art. 30, co. 3, lett. a), b), c), d), e), D.P.R. n. 633/1972.
La predetta modifica del precedente Modello è stata necessaria a seguito delle novità introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 in riferimento alle percentuali di compensazione per le cessioni di latte, bovini e suini, attuato con il D.M. 26 gennaio 2016
Il nuovo Modello TR, da utilizzare entro l'ultimo giorno del mese successivo al trimestre di riferimento (ex art. 8, D.P.R. n. 542/1999), è utilizzabile esclusivamente in via telematica direttamente dal contribuente ovvero tramite intermediario abilitato.
Con il Provvedimento 28 marzo 2017, l'Agenzia delle Entrate ha modificato le istruzioni del modello IVA TR per aggiornarle con le modifiche apportate dal Decreto Legge 22 ottobre 2016, n. 193 (per tener conto del nuovo limite di 30.000 euro per la prestazione di garanzia). Il modello da utilizzare continua ad essere quello approvato con il Provvedimento 21 marzo 2016. In riferimento alle novità fiscali previste per fronteggiare la lotta all'evasione, sono state previste importanti novità a seguito del Decreto Legge 22 ottobre 2016, n. 193, convertito con modificazioni dalla Legge 1 dicembre 2016, n. 225, in vigore dal 3 dicembre, tra cui, in particolare, è stata disposta la soppressione dello spesometro annuale in sostituzione delle comunicazioni IVA trimestrali c.d. “spesometro trimestrale” (che solo per il 2017 saranno previste con cadenza semestrale) e delle comunicazioni delle liquidazioni IVA trimestrali.
In particolare, infatti, dovranno essere comunicati all'Agenzia delle Entrate i dati di tutte le fatture emesse e ricevute con cadenza semestrale per il 2017 (e trimestrale dal 2018) oltre alle liquidazioni IVA da inviare anche qualora non risulti nessun importo da pagare.
Quanto sopra premesso evidenzia il notevolmente incremento degli adempimenti fiscali in capo ai contribuenti, ovvero agli intermediari abilitati, che dovranno predisporre ed inviare telematicamente in Agenzia lo spesometro con cadenza semestrale (trimestrale dal 2018) e le liquidazioni IVA con cadenza trimestrale da inviare telematicamente in Agenzia entro l'ultimo giorno del secondo mese successivo ad ogni trimestre.
In riferimento alle liquidazioni IVA trimestrali è stato espressamente previsto che la comunicazione dovrà interessare i dati di tutte le fatture emesse nel trimestre di riferimento, e di quelle ricevute e registrate ai sensi dell'art. 25, D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, ivi comprese le bollette doganali, nonché i dati delle relative variazioni con scadenza entro l'ultimo giorno di febbraio per la comunicazione relativa all'ultimo trimestre. I contribuenti esonerati dalle comunicazioni IVA trimestrali sono i soggetti passivi non obbligati alla presentazione della dichiarazione annuale IVA o all'effettuazione delle liquidazioni periodiche qualora nel corso dell'anno d'imposta non vengano meno le predette condizioni di esonero.
Le suddette novità previste per il 2017 si aggiungono a quanto già previsto in riferimento all'introduzione dell'obbligo di dichiarazione IVA in forma autonoma da predisporre ed inviare entro il 28 febbraio in sostituzione della “vecchia” comunicazione dati IVA. Fallimento e rimborso IVA
In sede fallimentare, il soggetto autorizzato a richiedere il rimborso IVA è il curatore che agisce nell'interesse di tutti i creditori ammessi al passivo.
Tuttavia, qualora venga richiesto il rimborso IVA dalla curatela in riferimento ad un credito soggetto a fermo amministrativo da parte dell'Agenzia, lo stesso non può essere richiesto a rimborso, ma può eventualmente essere richiesto in compensazione con il relativo credito erariale ammesso al passivo fallimentare. Quanto premesso è stato disposto dalla sentenza della Corte di Cassazione 29 settembre 2016, n. 19335, la quale ha stabilito che il predetto fermo amministrativo non viola il principio espresso dall'art. 51 della Legge Fallimentare (R.D. 16 marzo 1942 n. 267) con la quale vengono vietate le azioni esecutive e cautelari in sede fallimentare.
La Corte di Cassazione, in riferimento all'incompatibilità del provvedimento di fermo amministrativo di cui (ex art. 69, R.D. 18 novembre 1923, n. 2440), con l'art. 51 della Legge Fallimentare, ha ritenuto che il provvedimento, e la relativa sospensione del rimborso del credito IVA “costituisce espressione di un potere di autotutela della Pubblica Amministrazione, a salvaguardia dell'eventuale compensazione legale dell'altrui credito con quello, anche se attualmente illiquido, che l'amministrazione abbia o pretenda di avere nei confronti del suo creditore”, disconoscendo la natura cautelare alprovvedimento di fermo in oggetto in quanto strettamente strumentale alla futura possibile compensazione. Riferimenti
Normativi
Giurisprudenza
Prassi
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