Codice di Procedura Penale art. 51 - Uffici del pubblico ministero. Attribuzioni del procuratore della Repubblica distrettuale 1 .Uffici del pubblico ministero. Attribuzioni del procuratore della Repubblica distrettuale1 . 1. Le funzioni di pubblico ministero [1074 Cost.] sono esercitate [70-72ord. giud.; 3 disp. att.]: a) nelle indagini preliminari [326 s.] e nei procedimenti di primo grado [438 s., 448, 459, 465 s.] dai magistrati della procura della Repubblica presso il tribunale2 3; b) nei giudizi di impugnazione dai magistrati della procura generale presso la corte di appello o presso la corte di cassazione [5703]. 2. Nei casi di avocazione [533, 372, 412], le funzioni previste dal comma 1, lettera a), sono esercitate dai magistrati della procura generale presso la corte di appello. Nei casi di avocazione previsti dall'articolo 371-bis, sono esercitate dai magistrati della direzione nazionale antimafia e antiterrorismo 4 . 3. Le funzioni previste dal comma 1 sono attribuite all'ufficio del pubblico ministero presso il giudice competente a norma del capo II del titolo I [655, 6783]. 3-bis. Quando si tratta di procedimenti per i delitti, consumati o tentati, di cui agli articoli 416, sesto e settimo comma, 416, realizzato allo scopo di commettere taluno dei delitti di cui all'articolo agli articoli 12, commi 1, 3 e 3-ter, e 12-bis, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, 416, realizzato allo scopo di commettere delitti previsti dagli articoli 473 e 474, 517-quater, 600, 601, 602, 416-bis, 416-ter, 452-quaterdecies e 630 del codice penale, per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo, nonché per i delitti previsti dall'articolo 74 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, dall'articolo 86 delle disposizioni nazionali complementari al codice doganale dell'Unione, di cui al decreto legislativo emanato ai sensi degli articoli 11 e 20, commi 2 e 3, della legge 9 agosto 2023, n. 1115, e [dall'articolo 260 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,] le funzioni indicate nel comma 1, lettera a), sono attribuite all'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente6 .
3-ter. Nei casi previsti dal comma 3-bis e dai commi 3-quater e 3-quinquies, se ne fa richiesta il procuratore distrettuale, il procuratore generale presso la corte di appello può, per giustificati motivi, disporre che le funzioni di pubblico ministero per il dibattimento siano esercitate da un magistrato designato dal procuratore della Repubblica presso il giudice competente7 . 3-quater. Quando si tratta di procedimenti per i delitti consumati o tentati con finalità di terrorismo le funzioni indicate nel comma 1, lettera a), sono attribuite all'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente 8. 3-quinquies. Quando si tratta di procedimenti per i delitti, consumati o tentati, di cui agli articoli 414 bis, 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quater.1, 600-quinquies, 609-undecies, 615-ter, 615-quater, [615-quinquies,] 635-quater.1, 635-quinquies, 617-bis, 617-ter, 617-quater, 617-quinquies, 617-sexies, 635-bis, 635-ter, 635-quater, 640-ter e 640-quinquies del codice penale o per il delitto di cui all'articolo 1, comma 11, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 novembre 2019, n. 133, le funzioni indicate nel comma 1, lettera a), del presente articolo sono attribuite all'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente9 .
[1] La rubrica originaria ("Uffici del pubblico ministero") è stata così sostituita dall'art. 3 d.l. 20 novembre 1991, n. 367, conv., con modif., nella l. 20 gennaio 1992, n. 8. Sulla direzione distrettuale antimafia e sul procuratore nazionale antimafia v. gli artt. 70-bis e 76-bis ord. giud. V. inoltre l'art. 13 l. 16 marzo 2006, n. 146, entrata in vigore il 12 aprile 2006 (il giorno successivo alla sua pubblicazione in G.U.). [2] Lettera modificata dall'art. 175 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51. [3] Per il procedimento davanti al giudice di pace, v. art. 50, d.lg. 28 agosto 2000, n. 274. [4] Testo modificato ai sensi dell'art. 20 d.l. 18 febbraio 2015, n. 7, conv., con modif. in l. 17 aprile 2015, n. 43, che recita: «le parole: "procuratore nazionale antimafia", ovunque ricorrono, si intendono sostituite dalle seguenti: "procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo" e le parole: "Direzione nazionale antimafia" si intendono sostituite dalle seguenti: "Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo". L'art. 3 d.l. 20 novembre 1991, n. 367, conv., con modif., nella l. 20 gennaio 1992, n. 8 ha aggiunto il secondo periodo al comma. [5] Le parole «dall'articolo 86 delle disposizioni nazionali complementari al codice doganale dell'Unione, di cui al decreto legislativo emanato ai sensi degli articoli 11 e 20, commi 2 e 3, della legge 9 agosto 2023, n. 111» sono state sostituite alle parole «dall'articolo 291-quater del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43» dall'art. 5, comma 1, d.lgs. 26 settembre 2024, n. 141. [6] Il comma è stato modificato dall'art. 5, comma 2l, . 19 marzo 2001, n. 92 e successivamente: dall'art. 6, comma 1 b, l. 11 agosto 2003, n. 228 che ha inserito le parole «416, sesto comma, 600, 601, 602»; dall'art. 15, comma 4, l. 23 luglio 2009, n. 99, che, per i procedimenti iniziati successivamente alla data di entrata in vigore della legge, ha inserito le parole: «416, realizzato allo scopo di commettere delitti previsti dagli articoli 473 e 474»; dall'art. 11, l. 13 agosto 2010, n. 136, che ha aggiunto le parole «e dall'articolo 260 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152»; dall'art. 5, l. 1° ottobre 2012, n. 172, che ha sostituito alle parole: «416, sesto comma», le parole: «416, sesto e settimo comma»; dall'art. 2, l. 23 febbraio 2015, n. 19, che ha inserito il riferimento all'art. 416 ter. Il comma era stato inserito dall'art. 3 d.l. 20 novembre 1991, n. 367, conv., con modif., nella l. 20 gennaio 1992, n. 8. Successivamente l'articolo 18, comma 3, del d.l. 17 febbraio 2017, n. 13 , convertito, con modif., in l. 13 aprile 2017, n. 46 , ha inserito dopo le parole: «416, sesto e settimo comma,» le seguenti: «416, realizzato allo scopo di commettere taluno dei delitti di cui all'articolo 12, commi 3 e 3-ter, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286,»; dall'art. 3, comma 2, lettere a) e b) d.lgs. 1 marzo 2018, n. 21, che hanno rispettivamente inserito le parole: «, 452-quaterdecies» e soppresso le seguenti : «e dall'articolo 260 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,». Comma da ultimo modificato dall'art. 3, comma 1, del d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif, in l. 8 agosto 2019, n. 77, che ha inserito la parola«1,» dopo le seguenti: «articolo 12, commi». Ai sensi del comma 2 del medesimo articolo 3, la presente disposizione si applica solo ai procedimenti ivi considerati, iniziati successivamente alla data di entrata in vigore del d.l. n. 53, cit. (15 giugno 2019). Successivamente l'art. 8, comma 3, d.l. 10 marzo 2023, n. 20, conv. con modif. in l. 5 maggio 2023, n. 50, ha sostituito le parole «agli articoli 12, commi 1, 3 e 3-ter, e 12-bis,» alle parole «all'articolo 12, commi 1, 3 e 3-ter,». Da ultimo, le parole «517-quater,» sono state inserite dopo le parole: «articoli 473 e 474,» dall'articolo 49, comma 1, della l. 27 dicembre 2023, n. 206. [7] Le parole «e dai commi 3-quater e 3-quinquies» sono state aggiunte dall'art. 2, d.l. 23 maggio 2008, n. 92, conv., con modif., in l. 24 luglio 2008, n. 125. Il comma era stato inserito dall'art. 3 d.l. 20 novembre 1991, n. 367, conv., con modif., nella l. 20 gennaio 1992, n. 8. [8] Comma aggiunto, in sede di conversione, dall'art. 10-bis, comma 1, d.l. 18 ottobre 2001, n. 374, conv., con modif., in l. 15 dicembre 2001, n. 438, e successivamente modificato dall'art. 2, d.l. 23 maggio 2008, n. 92, conv., con modif., in l. 24 luglio 2008, n. 125, che ha soppresso il secondo periodo del comma che recitava: «Si applicano le disposizioni del comma 3-ter». [9] Comma inserito dall'art. 11 l. 18 marzo 2008, n. 48 e modificato dall'art. 5, l. 1° ottobre 2012, n. 172, che ha sostituito alle parole: «600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quater.1, 600-quinquies», le parole: «414-bis, 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quater.1, 600-quinquies, 609-undecies». Da ultimo, modificato dall'art.17, comma 1, lett. a), l. 28 giugno 2024, n. 90 che al numero 1) ha abrogato la parola: «615-quinquies,» ; al numero 2) dopo la parola: «635-quater,» sono inserite le seguenti: «635-quater.1, 635-quinquies,» e al numero 3) dopo le parole: «del codice penale,» sono inserite le seguenti: «o per il delitto di cui all'articolo 1, comma 11, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 novembre 2019, n. 133,». InquadramentoIl pubblico ministero è, sul piano ordinamentale e processuale, il titolare, in quanto tale, dell'azione penale. La norma in commento ha natura organizzatoria e individua chi, in concreto, è territorialmente e funzionalmente competente ad esercitarla. Il d.lgs. n. 21/2018 ( Disposizioni di attuazione del principio di delega della riserva di codice nella materia penale), in vigore dal 6 aprile 2018, ne ha operato il restiling avendo provveduto a sostituire una delle precedenti norme incriminatrici di fonte extra-codicistica in essa richiamate con la corrispondente “nuova” norma incriminatrice ricollocata dal decreto legislativo delegato all'interno del codice penale. Si tratta, in particolare, del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti di cui all'art. 452-quaterdecies, c.p., previsto dal comma 3-bis e corrispondente all'abrogato art. 260, d.lgs. n. 152/2006. La competenza territoriale e funzionale del pubblico ministeroDi norma le funzioni di P.M. sono attribuite all'ufficio del pubblico ministero costituito presso il giudice competente, individuato in base agli artt. 8 ss. Nei casi di avocazione delle indagini preliminari, disciplinati dagli artt. 371-bis, 372 e 412, le funzioni di pubblico ministero sono esercitate dai magistrati della procura generale presso la corte di appello nel cui distretto ha sede il giudice competente (artt. 372 e 412) e dai magistrati della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. Per i reati di competenza della corte di assise, le indagini sono svolte dal procuratore della Repubblica presso il tribunale individuato a norma degli artt. 8,9,10,11 e 16,51, comma 3-bis. Con lo stesso criterio è individuato il giudice per le indagini preliminari. Il medesimo procuratore della Repubblica partecipa al dibattimento e, in caso di giudizio direttissimo, presenta l'imputato davanti alla corte (art. 238, disp. coord.). Quando però si procede per uno dei delitti, consumati o tentati, di cui ai commi 3- bis , 3- quater , 3- quinquies, le funzioni di P.M. nelle indagini preliminari e nei procedimenti di primo grado sono esercitate dai magistrati dell'ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente (si veda, sul punto, anche il commento agli artt. 16 e 50 e la giurisprudenza citata. Per la individuazione del giudice per le indagini preliminari e del giudice per l'udienza preliminare competente, si veda anche il commento all'art. 328). La concentrazione dell'attività investigativa in un ufficio di dimensione distrettuale ha conosciuto sempre maggiore consenso e ampliamento. Da ultimo, con d.l. n. 13/2017, le attribuzioni del P.M. distrettuale sono state estese anche al delitto di associazione per delinquere di cui all'art. 416, c.p. realizzato allo scopo di commettere taluno dei delitti di cui all'articolo 12, commi 3 e 3-ter, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al d.lgs. n. 286/1998 (cd. T.U. Immigrazione). Il d.l. 14 giugno 2019, n. 53, “Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica, pubblicato nella Gazz. Uff. n. 138 del 14 giugno 2019 e convertito in legge 8 agosto 2019, n. 77, ha ulteriormente ampliato le competenze del procuratore distrettuale aggiungendo, tra i delitti-scopo dell'associazione per delinquere, anche quello di cui al comma 1, dell'art. 12, d.lgs. n. 286/1998. Sicché, quando oggetto del programma delinquenziale sia una qualsiasi delle attività descritte dalle fattispecie di cui ai commi 1, 3 e 3-ter, T.U. Immigrazione, competente a svolgere le indagini e ad assumere le determinazioni relative all'esercizio dell'azione penale è il pubblico ministero distrettuale. La modifica normativa vuole opportunamente ricondurre a unità investigativa, senza possibilità di incertezze o intralci di sorta, tutti i fenomeni migratori in entrata, a prescindere dallo scopo perseguito dagli autori e/o dalle modalità o circostanze con cui si intende procurare (o viene procurato) l'ingresso illegale nel territorio nazionale. Ciò che unicamente rileva, ai fini della individuazione del pubblico ministero competente, è che tali attività costituiscano oggetto di un'associazione per delinquere e ne attuino gli scopi, altrimenti la competenza spetta al pubblico ministero presso il giudice territorialmente competente. Le modifiche alla competenza del P.M. distrettuale apportate con il d.l. n.53/2019 si applicano però ai procedimenti iniziati successivamente alla data di entrata in vigore del decreto (art. 3, comma 2). La centralità e prevalenza della funzione investigativa comporta che in dibattimento, le funzioni di pubblico ministero possono essere svolte anche dal procuratore della Repubblica presso il giudice competente che può designare, a tal fine, uno dei magistrati del proprio ufficio (il quale è anche legittimato a proporre appello). Nei procedimenti relativi ai reati, consumati o tentati, riferiti alla gestione dei rifiuti ed ai reati in materia ambientale nella regione Campania, nonché in quelli connessi a norma dell'art. 12, attinenti alle attribuzioni del Sottosegretario di Stato, di cui all'art. 2 d.l. n. 90/2008, conv., con modif., l. n. 123/2008, le funzioni di P.M. nelle indagini preliminari e nei procedimenti di primo grado sono attribuite al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli. In tali casi, le funzioni di pubblico ministero per il dibattimento possono essere esercitate presso il giudice competente da un magistrato designato dallo stesso Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli. Le funzioni di giudice per le indagini preliminari e dell'udienza preliminare sono esercitate da magistrati del Tribunale di Napoli. Sulle richieste di misure cautelari personali e reali decide lo stesso tribunale in composizione collegiale. Nei procedimenti sopra indicati nei quali si ravvisa il coinvolgimento della criminalità organizzata, il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo può esercitare l'attività di coordinamento di cui all'art. 371-bis (art. 3, d.l. n. 123/2008, cit.). La giurisprudenza ha chiarito che la nozione di reati “riferiti alla gestione dei rifiuti” include tutte le fattispecie, contravvenzionali e delittuose, contemplate nella parte quarta del d.lgs. n. 152/2006 (Cass. I, n. 2465/2009). L'esercizio dell'azione penale da parte di pubblico ministero diverso da quello costituito presso il giudice individuato ai sensi della norma in commento è radicalmente nullo ai sensi dell'art. 178, lett. b ) per carenza di potere. Ipotesi ben diversa da quella in cui il pubblico ministero eserciti l'azione penale presso il “proprio” giudice, ancorché incompetente. In quest'ultimo caso, infatti, l'esercizio dell'azione penale impone al giudice di pronunciarsi con sentenza con l'ulteriore conseguenza della irretrattabilità dell'azione penale. CasisticaIn tema di competenza per territorio determinata da connessione, il procedimento relativo ad un reato ricompreso nell'elencazione nell'art. 51, comma 3-bis e 3-quinquies, esercita una "vis attractiva" rispetto ai procedimenti relativi ad altri reati ad esso connessi, anche quando tali reati siano più gravi del primo, in deroga alla previsione contenuta nell'art. 16, comma 1 (Cass. I, n. 32765/2016). In tema di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, ai fini dell'applicazione della disciplina derogatoria delle norme codicistiche prevista dall'art. 13 d.l. n. 152/1991, convertito dalla l. n. 203/1991, per procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata devono intendersi quelli elencati nell'art. 51, commi 3-bis e 3-quater, nonché quelli comunque facenti capo ad un'associazione per delinquere, con esclusione del mero concorso di persone nel reato (Cass. S.U., n. 26889/2016) . In materia di benefici penitenziari, in forza del principio di unitarietà dell'esecuzione, le pene concorrenti oggetto di provvedimento di cumulo sono da considerare come pena unica, con la conseguenza che il collaboratore di giustizia, che abbia espiato la porzione di pena riferibile ai delitti di cui all'art. 51, comma 3-bis, legittimanti il trattamento speciale, in deroga alle vigenti disposizioni, può essere ammesso alla detenzione domiciliare, ai sensi dell'art. 16-nonies l. n. 82/1991, anche con riguardo all'esecuzione del residuo pena, riferibile a delitti non contemplati dal citato art. 51, comma 3-bis. (Cass. I, n. 526/2016). In tema di confisca, le norme dettate dagli artt. 52 ss. d.lgs. n. 159/2011, a tutela dei diritti vantati dai terzi creditori in buona fede sui beni sottoposti a confisca di prevenzione, si applicano anche alle ipotesi di confisca emesse in sede penale nell'ambito dei procedimenti relativi ai delitti di cui all'art. 51, comma 3-bis (Cass. I, n. 12362/2016). Nei procedimenti per i delitti indicati nell'art. 51, comma 3-bis, (nella specie: estorsione aggravata dal «metodo mafioso» ex art. 7 d.l. n. 152/1991), la competenza funzionale del giudice per le indagini preliminari del capoluogo del distretto — che va individuata in base alla notizia di reato iscritta nell'apposito registro previsto dall'art. 335 — resta ferma anche qualora altro giudice, competente «ratione loci» ex art. 390, comma 1, abbia emesso una misura cautelare all'esito della convalida dell'arresto, escludendo la predetta aggravante (Cass. Fer., n. 35672/2015). In tema di procedimenti per reati relativi alla gestione dei rifiuti nella Regione Campania, l'esercizio dell'azione penale in violazione della speciale competenza attribuita ai magistrati degli uffici giudiziari di Napoli dall'art. 3, comma 1, d.l. n. 90/2008 (conv. con modificazioni, dalla l. n. 123/2008), non dà luogo alla nullità assoluta di cui agli artt. 178, comma 1, lett. b), e 179, né comporta l'inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti (Cass. Fer., n. 35520/2013). In tema di procedimenti per reati relativi alla gestione dei rifiuti nella Regione Campania, le funzioni di g.i.p. sono esercitate dal tribunale in composizione collegiale solo per valutare le richieste di applicazione delle misure cautelari personali o reali, mentre sono svolte dal giudice in composizione monocratica per provvedere sulle istanze di revoca dei provvedimenti eventualmente adottati (Cass. III, n. 40762/2013). Non determina nullità né costituisce vizio sindacabile in sede di legittimità la violazione della norma (art. 51, comma 3-bis ) che attribuisce all'ufficio del pubblico ministero in sede distrettuale la titolarità delle indagini riguardo ai procedimenti per i reati in essa elencati (Cass. VI, n. 21265/2011). Non determina nullità né costituisce vizio sindacabile in sede di legittimità la violazione della norma che attribuisce all'ufficio del pubblico ministero in sede distrettuale la titolarità delle indagini riguardo a taluni procedimenti. (Fattispecie in tema di pornografia minorile in cui la misura cautelare per il delitto di cui all'art. 600-ter c.p. era stata emessa dal G.i.p. su richiesta del P.M. circondariale e non di quello distrettuale) (Cass. III, n. 10068/2009). In tema di sequestro preventivo ordinario, il giudice per le indagini preliminari che ha emesso il provvedimento è competente a decidere delle eventuali istanze in materia di custodia, gestione ed amministrazione dei beni sottoposti a vincolo in procedimento relativo ai delitti di cui all'art. 51, comma 3-bis, anche durante la pendenza del processo, poiché per tali reati si applicano le disposizioni in materia di amministrazione dei beni sequestrati e confiscati previste dal d.lgs. n. 159/2011, in forza dell'art. 12-sexies, comma 4-bis d.l. n. 306/1992 (Cass. I, n. 51190/2014). Il delitto di scambio elettorale politico — mafioso di cui all'art. 416-ter c.p. rientra nel novero dei reati commessi avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p., ed è quindi incluso nell'elenco di cui all'art. 51, comma 3-bis; ne consegue che si applicano anche a tale delitto le più rigorose disposizioni previste, in tema di interruzione della prescrizione, dagli artt. 160 e 161 c.p. (Cass. VI, n. 8654/2014). È legittimato ad appellare la sentenza il pubblico ministero presso il giudice competente, delegato ai sensi dell'art. 51 comma 3-ter, che abbia presentato le conclusioni nel dibattimento di primo grado (Cass. I, n. 35730/2013). In materia di procedimenti per i delitti indicati nell'art. 51, comma 3-bis, non è abnorme, ma legittimo e valido, il decreto con cui il G.u.p. distrettuale — dopo aver escluso la sussistenza della circostanza aggravante di cui all'art. 7 d.l. n. 152 /1991 — dispone il rinvio a giudizio davanti al tribunale territorialmente competente secondo le regole ordinarie (Cass. VI, n. 21840/2012). L'attribuzione del procedimento alla Procura distrettuale in ragione della competenza funzionale ex art. 51, comma 3-bis, non può di per sé comportare — nel caso in cui il G.i.p. distrettuale abbia disposto la proroga della durata delle operazioni di intercettazione, o, comunque, l'attivazione di nuove intercettazioni —- la caducazione delle condizioni legittimanti l'utilizzo di apparati diversi da quelli esistenti presso la Procura della Repubblica del luogo ove erano state attivate le intercettazioni le cui risultanze abbiano determinato la trasmissione del procedimento per competenza alla Procura distrettuale. Ne consegue che le intercettazioni possono proseguire presso la Procura territoriale e l'adozione di uno specifico provvedimento esecutivo delle operazioni di registrazione per l'impiego di apparecchiature alternative è richiesto soltanto nell'ipotesi in cui la Procura distrettuale ritenga, per esigenze organizzative o per motivi in ogni caso collegati alle esigenze di indagine, che le suddette operazioni debbano essere effettuate nei locali della stessa Procura distrettuale, ovvero con impianti in dotazione di altri organi di polizia (Cass. VI, n. 25120/2012). In tema di appello cautelare avverso una misura interdittiva, è legittima la partecipazione al relativo procedimento del P.M. presso il Tribunale del riesame, ancorché diverso da quello che abbia richiesto l'applicazione della misura, e, per l'effetto, l'esclusione di quest'ultimo dall'udienza camerale, ex art. 310, in quanto la competenza funzionale dell'Ufficio del rappresentante della pubblica accusa, ex art. 51, comma 3, si uniforma, in via generale, alla regola del suo carattere derivato, normalmente connessa a quella del giudice presso il quale esercita le sue funzioni (Cass. V, n. 34961/2010). È manifestamente infondata la questione di illegittimità costituzionale, per contrasto con gli artt. 3 e 25 Cost., della norma transitoria di cui all'art. 16 l. n. 228/2003 secondo cui la regola attributiva della competenza funzionale relativamente ai reati di cui all'art. 51, comma 3-bis, si applica ai procedimenti per i quali l'iscrizione della notizia di reato sia avvenuta successivamente alla data di entrata in vigore della legge, rientrando nella discrezionalità del legislatore l'individuazione, a parziale temperamento del criterio «tempus regit actum», della sfera applicativa temporale di una norma processuale (Cass. I, n. 4076/2010). I procedimenti per imputazioni di associazione con finalità di eversione dell'ordine democratico rientrano nella competenza funzionale del Giudice per le indagini preliminari del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente (Cass. II, n. 18581/2009). La legittimazione all'impugnazione, nei procedimenti per taluno dei reati di cui dall'art. 51, comma 3-bis, spetta al procuratore distrettuale anche in relazione ai reati connessi e agli imputati giudicati nello stesso procedimento (Cass. II, n. 9797/2009). In materia di reati di frode informatica, la competenza del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente, prevista dall'art. 328, comma 1-quater, si applica solo ai procedimenti iscritti nel registro delle notizie di reato successivamente alla data dell'entrata in vigore —- avvenuta il 5 aprile 2008 —- della l. n. 48/2008 (Cass. n. 45078/2008). Nel procedimento de libertate, la diversa qualificazione giuridica operata dal tribunale del riesame, che, confermando il provvedimento impugnato, esclude la riconducibilità dei fatti alle ipotesi criminose ricomprese nell'art. 51 comma 3-bis, e quindi nelle attribuzioni ex art. 328 del G.i.p. del tribunale del capoluogo del distretto in cui ha sede il giudice competente, non comporta una pronuncia di incompetenza e non incide sulla validità del provvedimento impugnato, perché il giudice dell'impugnazione, nei limiti della competenza per materia del primo giudice, può dare al fatto una definizione giuridica diversa, e le valutazioni in sede cautelare sono formulate allo stato degli atti e non incidono sulla competenza per il processo principale (Cass. II, n. 24492/2006). Nei procedimenti relativi ai reati previsti dall'art. 51, comma 3-bis, il giudice competente a celebrare il giudizio abbreviato è quello del tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente ai sensi dell'art. 328, comma 1-bis, c.p.p. anche per i procedimenti penali che erano in corso prima dell'entrata in vigore della norma interpretativa di cui all'art. 4-bis d.l. n. 82/2000, conv. nella l. n. 144/2000, in quanto non si tratta di applicare retroattivamente tale legge di interpretazione autentica, ma di interpretare correttamente la stessa disposizione, tanto che l'interpretazione autentica del legislatore è comunque applicabile anche quando è meno favorevole all'imputato di un'interpretazione giurisprudenziale precedente (Cass. VI, n. 36352/2004). Per ulteriori pronunce si rinvia al commento dell’art. 16, nonché dell’art. 23. BibliografiaVergine, Sub art. 51, in Codice di procedura penale, a cura di Canzio e Tranchina, t. I, Milano, 2012, 629 e ss. |