Codice di Procedura Penale art. 72 - Revoca dell'ordinanza di sospensione. (1)

Irma Conti

Revoca dell'ordinanza di sospensione. (1)

1. Allo scadere del sesto mese dalla pronuncia dell'ordinanza di sospensione del procedimento [71], o anche prima quando ne ravvisi l'esigenza, il giudice dispone ulteriori accertamenti peritali sullo stato di mente dell'imputato. Analogamente provvede a ogni successiva scadenza di sei mesi, qualora il procedimento non abbia ripreso il suo corso [3132; 2521 trans.]. (2)

2. La sospensione è revocata con ordinanza non appena risulti che lo stato mentale dell'imputato ne consente la cosciente partecipazione al procedimento ovvero che nei confronti dell'imputato deve essere pronunciata sentenza di proscioglimento [529-531] o di non luogo a procedere [425] (3).

 

(1) La Corte cost., con sentenza 26 gennaio 2004, n. 39 nel dichiarare non fondata una questione di legittimità costituzionale degli artt. 70, 71 e 72 nella parte in cui non prevedono la sospensione del processo in tutti quei casi in cui, per infermità fisica di qualsiasi natura, oltre che psichica, l'imputato non sia in grado di partecipare attivamente al processo, esercitando validamente la propria autodifesa, ha affermato che, anche se l'art. 70 si rifersice letteralmente ad ipotesi di "infermità mentale", «il sistema normativo è chiaramente volto a prevedere la sospensione ogni volta che lo "stato mentale" dell'imputato ne impedisce la cosciente partecipazione al processo» per cui «quando non solo una malattia definibile in senso clinico come psichica, ma anche qualunque altro stato di infermità renda non sufficienti ... le facoltà mentali (coscienza, pensiero, percezione, espressione) dell'imputato» il processo «non può svolgersi». Ove poi sussistano solo «ostacoli all'espressione verbale o scritta e alla reciproca comprensione, derivanti da impedimenti collegati ad uno stato di infermità» troverebbe applicazione l'art. 119 c.p.p. 

(2) La Corte cost., con sentenza 7 aprile 2023, n. 65 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 72-bis, comma 1, del codice di procedura penale, nella parte in cui si riferisce allo stato «mentale», anziché a quello «psicofisico» e ha dichiarato , in via consequenziale, ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'art. 70, comma 1, c.p.p., nella parte in cui si riferisce all'infermità «mentale», anziché a quella «psicofisica»; l'illegittimità costituzionale dell'art. 71, comma 1, c.p.p., nella parte in cui si riferisce allo stato «mentale», anziché a quello «psicofisico»; l'illegittimità costituzionale dell'art. 72, comma 1, c.p.p., nella parte in cui si riferisce allo stato «di mente», anziché a quello «psicofisico», e, nel comma 2, nella parte in cui si riferisce allo stato «mentale», anziché a quello «psicofisico».

(3) La Corte cost., con sentenza 7 aprile 2023, n. 65  ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 72-bis, comma 1, del codice di procedura penale, nella parte in cui si riferisce allo stato «mentale», anziché a quello «psicofisico» e ha dichiarato , in via consequenziale, ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'art. 70, comma 1, c.p.p., nella parte in cui si riferisce all'infermità «mentale», anziché a quella «psicofisica»; l'illegittimità costituzionale dell'art. 71, comma 1, c.p.p., nella parte in cui si riferisce allo stato «mentale», anziché a quello «psicofisico»; l'illegittimità costituzionale dell'art. 72, comma 1, c.p.p., nella parte in cui si riferisce allo stato «di mente», anziché a quello «psicofisico», e, nel comma 2, nella parte in cui si riferisce allo stato «mentale», anziché a quello «psicofisico».

Inquadramento

Il giudice è tenuto periodicamente a verificare, in caso di patologia reversibile, l'esistenza di un siffatto miglioramento delle condizioni dell'imputato in modo tale da garantirne la cosciente partecipazione e, in caso di positivo accertamento, disporre la revoca del provvedimento di sospensione.

La Corte Costituzionale, dichiarando l'incostituzionalità dell'art. 72-bis c.p.p. in ordine ai casi in cui può essere emessa la sentenza di proscioglimento per incapacità di stare a processo dell'imputato, ha inciso anche sull'art. 72 c.p.p.. Rimandando, per un esame più approfondito, al commento contenuto ne paragrafo 2 dell'art. 70 c.p.p., si segnala che la Consulta ha ritenuto incostituzionale il mero riferimento ad una infermità mentale, considerando, al contrario, di dover prendere in considerazione lo stato “psico-fisico” dell'imputato che può essere minato da patologie che non consentono una piena partecipazione al processo. Per questo motivo, è stata dichiarata la consequenziale incostituzionalità dell'art. 72 c.p.p. nella parte in cui prevede che i controlli attengano solo alla sfera “mentale” dell'imputato e non a quella “psico-fisica” (Corte cost. n. 69/2023).

Controlli

Al fine di monitorare le condizioni di salute dell'imputato, in vista di una ripresa del giudizio, è imposto al giudice di accertare periodicamente lo stato di salute psico-fisica dell'imputato.  La legge prevede che tale controllo vada effettuato ogni sei mesi a partire dall'emissione dell’ordinanza di sospensione.

La previsione dell'onere del giudice di procedere al controllo sullo stato di mente dell'imputato ha introdotto, secondo quanto ritenuto dalla stessa Corte costituzionale, un meccanismo finalizzato ad accertare se possa o meno realizzarsi una cosciente partecipazione al processo del soggetto, risultando “del tutto razionalmente contemperate la garanzia dell'autodifesa con l'esigenza di contenere la stasi processuale, evitando anche rischi di comportamenti simulatori” (Corte cost. ord., n. 298/1991).

Perizia

L'art. 72 dispone che anche le summenzionate verifiche semestrali sullo stato di mente dell’imputato, già ritenuto processualmente incapace, siano eseguite mediante «ulteriori accertamenti peritali». In virtù di una lettura in combinato disposto di tale locuzione nel contesto dei precedenti artt. 70 e 71, il primo dei quali, sotto la rubrica «accertamenti sulla capacità dell'imputato», prevede che il giudice all'occorrenza disponga «perizia», mentre il secondo testualmente si riferisce agli «accertamenti previsti dall'art. 70» (mediante perizia), non sorgono dubbi in ordine al fatto che gli  «accertamenti peritali» prescritti dall'art. 72 (evidentemente «ulteriori» rispetto a quelli espletati ex art. 70) debbano essere disposti nelle forme e con le garanzie tipiche della perizia in senso tecnico, quale disciplinata dagli artt. 220 ss., nessun altro significato potendosi dare all'espressione «accertamenti peritali» usata nel codice di rito penale e dovendosi, in particolare, escludere che i predetti accertamenti possano consistere nella mera, unilaterale richiesta di informazioni ad organi od uffici della P.A.

L'omissione delle forme e garanzie tipiche della perizia in senso tecnico determina una nullità che - in quanto concernente l'osservanza di disposizione relativa all'intervento (ovvero alla partecipazione) dell'imputato al giudizio, con le connesse facoltà di auto-difesa - va ricondotta alla tipologia delle nullità d'ordine generale a regime intermedio, ex artt. 178, lett. c), e 180 (Cass. I, n. 8302/1995).

Termine

Il  summenzionato termine di sei mesi deve ritenersi ordinatorio potendosi effettuare verifiche sia prima che, soprattutto, dopo la scadenza del termine. La prima eventualità è espressamente prevista dalla norma qualora il giudice ne ravvisi l'esigenza.

La possibilità di posticipare lo svolgimento della perizia anche oltre il termine previsto, non è espressamente codificata, ma rappresenta un principio ormai pacificamente affermato dalla giurisprudenza. La problematica è nata in rapporto alle forme di incapacità cronica, ovvero determinate da un deficit intellettivo che non consente la partecipazione al giudizio e che non è suscettibile di miglioramento. In presenza di una ipotesi di incapacità cronica, ovviamente, manca la prospettiva di una ripresa fisica dell'imputato e, conseguenzialmente del giudizio. In tali casi è stato ritenuto conforme al canone di ragionevolezza il riconoscimento della possibilità al giudice, fermo il controllo sulla situazione dell'imputato a scadenza semestrale, di rinnovare l'accertamento peritale anche oltre il termine previsto dal legislatore qualora ne “ravvisi l'esigenza” (Cass. IV, ord. n. 4973/2012).

Revoca dell'ordinanza di sospensione

Nel caso in cui, all'esito della verifica periodica, risulti accertata la capacità di stare in giudizio dell’imputato, il giudice è tenuto a revocare l’ordinanza di sospensione per la prosecuzione del giudizio da effettuarsi attraverso una ulteriore ordinanza con la quale si disponga la formale revoca del provvedimento di sospensione. Si precisa, comunque, che qualora l'ordinanza di sospensione disposta a norma dell'art. 71, il giudice ritenga che l'imputato abbia riacquistato tale capacità ed abbia motivato sul punto, non costituisce alcuna nullità l'omessa adozione di un formale provvedimento di revoca della precedente ordinanza di sospensione, essendo detta determinazione implicita nella valutazione esplicitata al riguardo dal giudice (Cass. VI, n. 5681/2007).

L’ordinanza che dispone la revoca della precedente ordinanza di sospensione è impugnabile soltanto unitamente alla sentenza. Ed invero con tale provvedimento il processo riprende il suo corso verso la sua naturale conclusione. Ne consegue che l'impugnativa dell'ordinanza in questione non necessiti di un autonomo mezzo di impugnazione, di talché il regime di gravame non potrà che essere quello disciplinato dall'art. 586, comma 1 (Cass. I, n. 29936/2010).

Applicazione

Al pari delle disposizioni di cui ai precedenti artt. 70 e 71, la norma in oggetto è inapplicabile al procedimento esecutivo o a quello di sorveglianza (Cass. I, n. 1868/1993).

Casistica

L'accertamento periodico delle condizioni di salute deve essere svolto tramite perizia secondo le modalità previste dalla legge. Ne consegue che il perito deve essere escusso in dibattimento all'esito del deposito della relazione peritale e che la violazione di tale obbligo viola il diritto della difesa ed integra una nullità a regime intermedio ex art. 178, comma 1, lett. c) (Cass. I, n. 29936/2010);

- l'accertamento, effettuato tramite perizia, della capacità a stare in giudizio legittima la revoca dell'ordinanza di sospensione anche in caso di mancato svolgimento di ulteriori accertamenti richiesti dalla difesa ai quali l'imputato non ha inteso sottoporsi (Cass. I, n. 17704/2010);

- l'ordinanza che revoca la sospensione del processo è sempre impugnabile a pena di inammissibilità con l'impugnazione della sentenza e ciò anche se la sentenza è impugnata soltanto per connessione con l'ordinanza” (Cass. I, n. 29936/2010). Contra altra Cassazione ha sostenuto l'inoppugnabilità della revoca dell'ordinanza di sospensione attesa la mancanza di una specifica disposizione che ne preveda l'esperibilità, non potendo nel caso di specie trovare applicazione l'art. 111 Cost., che riguarda esclusivamente le sentenze e i provvedimenti in materia di libertà personale (Cass. I, n. 25850/2006).

Bibliografia

Conso-Illuminati, Commentario breve al codice di procedura penale, Padova, 2015; Dedola, La Corte Costituzionale elude il principio della ragionevole durata del processo, in Cass. pen., 2004, 484; Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2010.

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