Codice di Procedura Penale art. 76 - Costituzione di parte civile.

Irma Conti

Costituzione di parte civile.

1. L'azione civile nel processo penale è esercitata [74], anche a mezzo di procuratore speciale [122], mediante la costituzione di parte civile [244 1c trans.]1 .

2. La costituzione di parte civile produce i suoi effetti in ogni stato e grado del processo [441 2, 444 2;23 att.].

 

[1] Ai sensi dell'art. 1 4 l. 3 gennaio 1991, n. 3 «La costituzione di parte civile dello Stato nei procedimenti penali deve essere autorizzata dal Presidente del Consiglio dei ministri».

Inquadramento

L’art. 76 definisce modalità, effetti e durata della costituzione di parte civile. Si tratta di una norma di portata generale che detta i principi base riguardanti la presenza della parte civile nel processo penale. Tali principi riguardano la delimitazione dei soggetti legittimati a costituirsi parte civile e l’atto e le modalità attraverso le quali è possibile detta costituzione e la durata della stessa.

Soggetto legittimato

Sotto il profilo della legittimazione soggettiva è richiesta la sussistenza della legittimatio ad processum, ossia il libero esercizio dei diritti che fa valere. Colui il quale sostiene di essere danneggiato dal reato — vale a dire il titolare del diritto al risarcimento e alle restituzioni, il c.d. legittimato ad causam — può esercitare l'azione civile nel processo penale mediante la costituzione di parte civile.

Tale azione può essere esperita personalmente (se persona giuridica tramite il rappresentante legale — se persona fisica non avente «il libero esercizio dei diritti» secondo le modalità indicate nell'art. 77, che rimanda al c.p.c.) o a mezzo di procuratore speciale ad atti ex art. 122. In questo secondo caso, il titolare del diritto conferisce al procuratore la capacità di essere soggetto del rapporto processuale (legittimatio ad processum) ed è quest’ultimo  ad essere legittimato a promuovere l'azione risarcitoria in nome e per conto del danneggiato. È questa la «procura speciale» cui si riferiscono gli artt. 76 e 122 (Cass. S.U., n. 44712/2004). È evidente che la norma disciplina detta legittimazione sotto un profilo strettamente processuale, che deve essere tenuto distinto  da quello attinente la titolarità del diritto fatto valere (legittimatio ad causam), in quanto riguarda esclusivamente alla capacità di esercitare le facoltà all'interno del processo. Tutti coloro che, a vario titolo, sono privi di tale titolarità devono essere rappresentati da soggetto capace che ne faccia le veci — da individuarsi secondo il disposto dell'art. 75 c.p.c.Il richiamo alle disposizioni civilistiche, nel caso di specie, si impone proprio in ragione della sostanziale natura civile dell’azione esercitata all’interno del processo penale. L'eventuale mancanza del rappresentante ovvero la sussistenza di un conflitto di interessi tra il danneggiato e colui che lo rappresenta, trova espressa disciplina nel successivo art. 77, comma 2.

Segue. Casistica

Il minore, non avendo il libero esercizio dei diritti non può costituirsi parte civile se non in quanto rappresentato, autorizzato o assistito, nelle forme prescritte per l'esercizio delle azioni civili. A tal fine è sufficiente l'atto di costituzione avvenuto a mezzo dell'esercente la potestà genitoriale. Trattasi, invero, di un atto che è diretto al miglioramento e alla conservazione di beni già facenti parte del patrimonio del soggetto incapace che devono essere qualificati come atti di ordinaria amministrazione che non richiede la preventiva autorizzazione del giudice tutelare (Cass. VI, n. 18266/2014);

- all'opposto la perdita della capacità della parte civile non determina il venir meno degli atti sino a quel momento compiuti dalla parte civile all'epoca capace, ma implica soltanto la necessità di nomina di un rappresentante che possa proseguire l'azione in vece del soggetto divenuto incapace. Costui sarà solo tenuto ad operare la sua costituzione che, in ogni caso, non integra un “nuovo” atto di costituzione di parte civile (Cass. V, n. 474/2014);

il successore universale del soggetto costituito parte civile è legittimato a intervenire a tale titolo nel processo penale nelle ulteriori fasi e gradi per la prosecuzione dell'azione risarcitoria già proposta dal succeduto senza che occorra una nuova costituzione di parte civile, proprio in quanto subentra nell'intera situazione giuridica soggettiva di quello. Il principio, valido per le persone fisiche, va certamente esteso anche agli enti. Ed invero l'Azienda Sanitaria Locale Provinciale di Bari, succeduta alla Asl Bari già costituitasi parte civile, è stata ritenuta legittimata a intervenire nel processo penale nelle ulteriori fasi e gradi per la prosecuzione dell'azione risarcitoria già proposta dal succeduto (Cass. VI, n. 28111/2010).

Atto di costituzione

L’atto di costituzione di parte civile, la cui forma è disciplinata dall'art. 78,  è l’atto scritto attraverso il quale il soggetto legittimato alla costituzione può fare ingresso nel processo penale per la tutela dei propri interessi lesi e per l’ottenimento del relativo risarcimento. L'atto di costituzione, quindi, costituisce la formalità necessaria affinché il danneggiato possa divenire parte nel processo penale ed entrare pienamente in contraddittorio con Il Giudice e le altre parti.

Procura speciale

Come rilevato in precedenza, per la costituzione di parte civile non è sufficiente il rilascio della semplice procura alle liti, ma è necessario il conferimento di una procura speciale ad un difensore. E ciò in quanto attraverso la costituzione di parte civile e il conferimento di detta procura speciale, il difensore assume la rappresentanza processuale e diviene depositario della legittimatio ad causam — attraverso la quale può compiere tutte le attività che la legge attribuisce al danneggiato. Il conferimento della procura speciale deve avvenire, a pena di inammissibilità, tramite atto pubblico o scrittura privata autenticata da uno dei soggetti riportati nell'art. 39, norma di attuazione c.p.p. A questi va aggiunto lo stesso difensore, allorché la procura sia a lui rilasciata, secondo l'espressa dizione dell'art. 122, comma 1. La modifica dell'art. 122, disposta dall'art. 13 l. n. 479/1999, ha risolto un acceso dibattito giurisprudenziale in merito  alla possibilità dell’autentica da parte del difensore non della sola procura alle liti ma anche della procura speciale necessaria alla costituzione di parte civile. Diversa è la procura speciale rilasciata ai sensi dell'art. 100. La parte civile, invero, non può difendersi da sola, ma deve stare in giudizio con il ministero di un difensore, munito di procura speciale. Tale atto conferisce la rappresentanza tecnica in giudizio, attribuendogli il potere di «compiere e ricevere [...] tutti gli atti del procedimento (art. 100, comma 4), necessari allo svolgimento dell'azione civile». In sintesi, la procura di cui agli artt. 76 e 122  attribuisce al procuratore la capacità di essere soggetto del rapporto processuale che gli consente promuovere l’istanza risarcitoria in nome e per conto del danneggiato, la procura ex art. 100 è finalizzata a conferire un valido mandato defensionale della parte rappresentata volta a far valere in giudizio la pretesa di detta parte. La differenza tra le due procure è dunque radicale e resta immutata  anche quando unitamente alla prima venga, con lo stesso atto, conferita alla stessa persona anche la seconda: la qual cosa è ben possibile in quanto, pur in presenza di distinte disposizioni normative, non si rinviene nell'ordinamento una disposizione che vieti il cumulo, in unico atto, di tali distinte scritture (Cass. S.U., n. 44712/2004). Ne consegue, pertanto, che alla sottoscrizione del procuratore può essere riconosciuta contemporaneamente la duplice finalità di autenticazione della firma del cliente e di sottoscrizione dell'atto in sé (Cass. II, n. 44660/2015). Tanto premesso in ordine alla necessità della procura , si osserva che la procura speciale non deve necessariamente essere trasfusa in rigorose formule sacramentali e la stessa, in virtù del generale principio di conservazione degli atti, resta valida anche quando la volontà del mandante non sia trasfusa in specifiche formule, ovvero sia espressa in forma incompleta, potendo il tenore dei termini usati nella redazione della procura speciale e la sua collocazione escludere ogni incertezza in ordine all'effettiva portata della volontà della parte (Cass. III, n. 4676/2015). La procura speciale, inoltre, può riconoscere in favore del destinatario la facoltà «di farsi rappresentare e di nominare sostituti». 

Segue. Casistica

Le modalità di rilascio della procura speciale sono subordinate alla legge in vigore nello Stato in cui le stesse sono rilasciate (Cass. II, n. 40394/2015);

fa eccezione a quanto sinora esposto la costituzione nel processo penale degli avvocati dello Stato la cui legittimazione non necessita del preventivo rilascio di procura speciale, risultando sufficiente la manifestazione di volontà dell'amministrazione che rappresentano in via istituzionale, di costituirsi parte civile per il riconoscimento della pretesa risarcitoria. Ed invero, il mandato che è loro conferito dalla legge è sufficiente ad attribuire il potere di costituirsi in giudizio per le amministrazioni pubbliche e di compiere tutti gli atti per i quali la legge richiede un mandato speciale; e ciò, tanto nel giudizio civile, quanto in quello penale, allorché le pretese civili della pubblica amministrazione siano esercitate in tale sede (Cass. V, n. 11441/1999);

ai fini della costituzione di parte civile del Comune deve ritenersi che la competenza a conferire al difensore la procura sia propria ed esclusiva del Sindaco, cui è attribuita la rappresentanza dell'ente. Né tale facoltà è subordinata al rilascio di autorizzazione da parte della Giunta alla quale il nuovo ordinamento delle autonomie locali ha attribuito una competenza residuale, sussistente nei limiti in cui le norme legislative o statutarie non la riservino al sindaco (Cass. civ. S.U., n. 17550/2002).

Principio della c.d. immanenza

Il comma 2 dell’articolo in esame prevede che la costituzione di parte civile produca i suoi effetti in ogni stato e grado del processo. Una volta che la costituzione di parte civile è stata ammessa, non è pertanto necessario che venga riproposta con il progredire del giudizio nelle successive fasi. Sino a quando non viene pronunciata sentenza irrevocabile, l’azione civile rimane quindi inserita nel processo penale. Si tratta del cosiddetto principio di «immanenza» della costituzione di parte civile, secondo cui la parte ha diritto a stare nel processo senza alcuna necessità di rimuovere la costituzione, in relazione alle singole fasi o ai singoli gradi di esso. In virtù del suddetto principio, la parte civile avrà il diritto di prendere parte a tutti i successivi gradi di giudizio, anche in caso di assoluzione o in caso di un suo atto di impugnazione, essendo possibile affidarsi al gravame proposto dal solo P.M. L’estensione del principio stabilito dall'attuale legislatore, invero, è stato anche il frutto di una elaborazione giurisprudenziale e normativa che affonda le sue radici nella normativa vigente sotto l’abrogato codice, che non attribuiva alla parte civile il potere di impugnazione.

Il legislatore del 1988, nel disciplinare il potere di impugnazione contro le sentenze di proscioglimento ha ritenuto che lo stesso non dovesse essere limitato al ricorso per cassazione e ha dato alla parte civile la possibilità di impugnare «con il mezzo previsto dal pubblico ministero» (art. 576). Ne viene fuori un sistema in cui la decisione nel giudizio di impugnazione sulla responsabilità penale si riflette sulla decisione relativa alla responsabilità civile automaticamente, vale a dire anche in mancanza di impugnazione del capo concernente l'azione civile, che nei casi indicati forma oggetto di una devoluzione di diritto. In conclusione, dato che «la costituzione di parte civile produce i suoi effetti in ogni stato e grado del processo» (art. 76 comma 2), che il giudice di appello è tenuto a citare la parte civile (art. 601, comma 4) e che, se l'appello è stato proposto dal pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento, il giudice di appello può pronunciare condanna «e adottare ogni altro provvedimento imposto o consentito dalla legge» (art. 597, comma 2, lett. a ) e b), si deve ritenere che «quando pronuncia sentenza di condanna», il giudice di appello deve decidere «sulla domanda per le restituzioni e il risarcimento del danno», anche se la parte civile non ha proposto impugnazione (artt. 538, comma 1, e 598) (Cass. S.U., n. 30327/2002). Qualora, viceversa, l'atto di appello venga proposto dalla sola parte civile, limitatamente alle questioni civili, il giudice di appello dovrà sempre applicare le norme proprie del giudizio penale cui il danneggiato da espressamente aderito. Ne consegue che in presenza di un appello della sola parte civile avverso una sentenza di assoluzione in primo grado, il giudice del gravame deve valutare la sussistenza della responsabilità dell’imputato, secondo i parametri del diritto penale e non rifacendosi alle norme proprie del diritto civile che evocano ipotesi di inversione dell’onere della prova o, peggio ancora, di responsabilità oggettiva (Cass. IV, n. 42995/2015). Problematica diversa, inoltre, è quella relativa all'insussistenza della legittimazione della parte civile a proporre ricorso per cassazione contro la sentenza d'appello che abbia confermato l'assoluzione pronunciata dal giudice di primo grado e appellata dal solo pubblico ministero (Cass. VI, n. 49497/2009; Cass. V, n. 1461/2010). Si tratta, però, di una problematica che non ha alcuna attinenza col principio dell'immanenza della costituzione della parte civile, laddove il giudizio prosegua per l'impugnazione ritualmente proposta da altri soggetti legittimati.

Peraltro, dall'effetto estensivo delle impugnazioni, ex art. 587, non consegue l'abilitazione dell'imputato non impugnante a reagire contro la sentenza di appello o di rinvio che non abbia accolto le ragioni del coimputato impugnante, potendo egli solo beneficiare degli effetti eventualmente favorevoli, a lui estensibili, della decisione assunta sulla base della impugnazione del coimputato (Cass. V, n. 11959/2000; Cass. VI, n. 2767/1994).

Giudizio di revisione

Il principio di immanenza, ovviamente, deve trovare applicazione anche nel giudizio di revisione, al quale deve prendere parte la parte civile costituita nel giudizio definito con sentenza passata in cosa giudicata. La stessa acquista la qualità di parte solo dopo la notifica del decreto che dispone il giudizio di revisione e che, pertanto, solo in tal fase potranno essere validamente esaminate le questioni sollevate e tese a contestare l'ammissibilità della richiesta del giudizio di revisione (Cass. S.U., n. 624/2001). Le stesse considerazioni valgono anche quando la sentenza oggetto della richiesta di revisione sia una sentenza di patteggiamento ex art. 444, perché se è vero che i diritti delle parti civili connessi al risarcimento dei danni sono tutelabili in sede civile, alle stesse parti che si erano costituite nel giudizio speciale era riconosciuto il diritto di chiedere ed ottenere la condanna dell’imputato al pagamento delle spese di costituzione; in relazione a tale condanna vi può essere, pertanto, un successivo un interesse ad interloquire sulla fondatezza o meno di una impugnazione straordinaria, che è finalizzata ad ottenere la revoca della sentenza gravata (Cass. VI, n. 15796/2014).

Segue. Casistica

Il principio dell'immanenza degli effetti della costituzione di parte civile, di cui all'art. 76, vale nel rispetto di tutti gli altri principi, tra cui quello della tempestività dell'impugnazione, la cui mancanza determina il passaggio in giudicato della sentenza a norma dell'art. 329 c.p.c. (Cass. V, n. 6911/1998);

vige nel processo penale il principio c.d. di «immanenza» della costituzione di parte civile in virtù del quale, una volta costituita, la stessa debba ritenersi presente nel processo anche se non compaia, che debba essere citata anche nei successivi gradi di giudizio (anche straordinari; per es. nel giudizio di revisione) anche se non impugnante e che non occorra per ogni grado di giudizio un nuovo atto di costituzione. Parimenti l'immanenza rimane ferma anche nel caso di mutamento delle posizioni soggettive (per es. morte o raggiungimento della maggiore età) o di vicende inerenti la procura alle liti o la difesa tecnica (per es. l'abbandono della difesa). Corollario di questo principio generale è che l'immanenza viene meno soltanto nel caso di revoca espressa e che i casi di revoca implicita non possono essere estesi al di fuori dei casi espressamente previsti dalla norma indicata (Cass. IV, n. 10802/2009).

Il principio di immanenza della parte civile costituita non consente di interpretarne l'assenza nel giudizio di appello come revoca tacita o presunta la volontà di revoca la quale risulta soltanto da una scrittura privata a firma non autenticata esibita dalla difesa dell'imputato (Cass. I, n. 9731/1998);

per il principio dell'immanenza della costituzione di parte civile, stabilito dall'art. 76, fino a quando è in corso il procedimento penale, la parte civile, una volta ammessa, ha diritto di partecipare alle fasi successive alla prima e a vedersi riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni anche se non ha impugnato direttamente la sentenza di proscioglimento di primo grado, appellata soltanto dal pubblico ministero. Il potere di autonoma impugnazione della parte civile non stravolge finalità e ratio dell'istituto, ma ha soltanto lo scopo di evitare le conseguenze dell'inerzia del pubblico ministero (Cass. V, n. 12018/1999).

Bibliografia

Luzi, Facoltà di disporre del diritto: mandato ad litem o procura speciale autenticata?, in Cass. pen. 2000, 1143; Nuzzo, In tema di “procura speciale” per l'impugnazione del difensore di parte civile, in Cass. pen. 2009, 221; Pistorelli, Per le Sezioni unite non e' ammissibile la costituzione di parte civile nell'udienza fissata ex art. 447 c.p.p., in Cass. pen. 2009, 2313; Potetti, Sottoscrizione del difensore nella dichiarazione di costituzione di parte civile e relative procure speciali, in Riv. pen. 1996, 417; Quagliano, L'inammissibilità del ricorso per cassazione della parte civile che non ha impugnato la sentenza assolutoria di primo grado, in Dir. pen. e proc. 2014, 714; Scarcella, Ricorribilità per Cassazione della sentenza di patteggiamento relativamente alle spese di parte civile, in Cass. pen. 2012, 2061; Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2011.

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