Codice di Procedura Penale art. 92 - Consenso della persona offesa.Consenso della persona offesa. 1. L'esercizio dei diritti e delle facoltà spettanti agli enti e alle associazioni rappresentativi di interessi lesi dal reato è subordinato al consenso della persona offesa. 2. Il consenso deve risultare da atto pubblico o da scrittura privata autenticata e può essere prestato a non più di uno degli enti o delle associazioni. È inefficace il consenso prestato a più enti o associazioni. 3. Il consenso può essere revocato in qualsiasi momento con le forme previste dal comma 2. 4. La persona offesa che ha revocato il consenso non può prestarlo successivamente né allo stesso né ad altro ente o associazione. InquadramentoCome evidenziato nell'esame dell’art. 91, l’esercizio per gli enti esponenziali delle facoltà proprie della persona offesa è consegue al consenso espresso nelle forme di legge dalla persona titolare dell’interesse leso. Consenso della persona offesa ed enti esponenzialiLa possibilità che enti possano esercitare i poteri propri della persona offesa nel perseguimento delle finalità ad essere proprie è, infatti, subordinato ad un preventivo consenso che la stessa persona offesa deve rilasciare e che deve permanere per tutta la durata del procedimento. In ogni caso si precisa che nonostante l'esercizio di tali facoltà e lo stesso ingresso nel procedimento è vincolato al consenso della persona offesa, costui è del tutto indipendente nelle modalità di esercizio delle relative facoltà. Ogni atto che l'ente compie non è condizionato in alcun modo al preventivo assenso della persona offesa la quale, tuttavia, mantiene il potere di revocare il consenso reso in qualsiasi momento. Si tratta, pertanto, di un requisito di legittimità processuale, atteso che l'ente è dotato di per sé di una propria capacità che non deve essere integrata. Ciò che manca, in assenza del consenso, è solo la possibilità di entrare nel processo (Chiliberti, 76). Secondo altri autori, viceversa, si tratterebbe di un requisito di capacità processuale — dal cui integrarsi deriva l'acquisizione dei diritti conseguenti l'intervento (Amodio, in Amodio-Dominioni, 558). Secondo questa dottrina, la conferma dell'assunto si trarrebbe dall'art. 93, il quale prevede il deposito della dichiarazione di consenso che deve risultare da atto pubblico o da una scrittura privata autenticata (Amodio, in Amodio-Dominioni, 558). Il potere attribuito all'ente, inoltre, deve ritenersi essere solo un conferimento di facoltà che non determina l'insorgere di alcun rapporto contrattuale tra la persona e l'ente, di talché, in caso di mancato esercizio quest'ultima avrà solo la possibilità di revocare il consenso. Come rilevato, l'ente potrà essere legittimato ad esercitare le facoltà proprie della persona offesa solo ed esclusivamente in presenza del consenso, la cui permanenza per tutta la durata del processo rappresenta condizione necessaria. E ciò anche al fine di evitare che un “indiscriminato riconoscimento della legittimazione ad intervenire da parte degli enti rappresentativi, sarebbe potuto risultare non gradito al titolare dell'interesse leso dal reato” (Relazione prog. prel. c.p.p., 43). Modalità del rilascio e della revoca del consensoPer poter essere validamente rilasciato, il consenso necessita di particolari forme richieste ad substantiam la cui assenza rende nullo l'atto. Rilascio Il consenso, infatti, deve risultare da forma scritta e deve avere le forme dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata. Tali formalità sono finalizzate a responsabilizzare la persona dell'importanza del contenuto dell'atto e della valenza dei poteri che si stanno conferendo ad un soggetto diverso. Inoltre, il legislatore ha previsto un limite di conferimento, atteso che il consenso può essere prestato in favore di un unico ente. Revoca La revoca può essere esercitata in qualsiasi momento e costituisce anche una modalità attraverso la quale il soggetto attua il controllo sull'attività dell'ente che, come detto, non è condizionata dalla volontà dell'ente. Il titolare, quindi, può esercitare il proprio diritto di revocare il consenso sia in caso di inattività da parte dell’ente, sia in quell'opposto, ovvero in caso di iper attività o di un comportamento non in linea con le intenzioni del titolare dell’interesse leso. Come per il consenso, anche per la revoca è richiesto un atto formale, dovendosi escludere la possibilità di operare una revoca presunta. Va, peraltro, sottolineato che una volta revocato, il consenso non può essere più nuovamente rilasciato. Anche questa ulteriore conseguenza, che può essere particolarmente dannosa per la persona offesa, legittima la formalità dell'atto di conferimento e revoca del consenso — che deve essere pienamente consapevole. Se, quindi, la revoca si sostanzia in una rinuncia alla presenza di un ente in aggiunta alla persona offesa, deve ritenersi che in caso di estinzione dell'ente sia sempre possibile formulare un nuovo consenso. Il venir meno della presenza dell’ente in questo caso, infatti, non trova origine in una precisa scelta della persona offesa e quindi in una sua rinuncia e sarebbe, pertanto, illogico impedire la possibilità di conferire un nuovo consenso in quanto significherebbe privare la persona offesa di una facoltà riconosciutale dal legislatore. L’effetto della revoca deve ritenersi ex nunc, ossia dal momento in cui viene effettuata nelle forme previste. Pluralità di persone offeseL'eventuale presenza di più persone offese pone la questione della legittimità della presenza di una pluralità di enti, uno per ciascuna persona offesa, ovvero se unico per tutti. La questione trova una chiara risposta nella relazione al progetto preliminare, laddove è scritto che “se gli offesi sono più, ferma restando la necessità del consenso da parte di ciascuno di essi, la potenzialità di introduzione degli interessi dovrà essere commisurata al numero di persone offese”. La stessa relazione, pertanto, autorizza la contestuale presenza di una pluralità di figure soggettive, ma sempre nella misura massima di una per ciascuna persona offesa. Reati a soggetto passivo indeterminatoAltra questione sorta con riferimento alla possibilità di intervento degli enti in supporto alla persona offesa ha avuto ad oggetto i reati nei quali la persona offesa sia di difficile identificazione ovvero manchi. È l'ipotesi dei cd. reati vaghi o vaganti, nei quali viene ad essere colpita una collettività indifferenziata, come avviene, ad es., nei reati ambientali. Generalmente, anche in questo caso si ritiene ammissibile la partecipazione dell’ente e, ovviamente, ciò anche a prescindere dal consenso; ciò in quanto la mancanza di una persona offesa identificata renderebbe superflua la procedura del consenso, che è finalizzata proprio alla tutela della persona offesa. BibliografiaAlbamonte, In tema di consenso della persona offesa quale requisito legittimante la partecipazione al giudizio delle associazioni ambientaliste, in Cass. pen. 1996, 3409;; Cinelli, Sulla legittimazione a costituirsi parte civile delle associazioni ambientalistiche, in Cass. pen. 1995, 1932; Morlacchini, Danno ambientale e costituzione di parte civile iure proprio della associazioni ambientalistiche: un passo indietro nella labirintica giurisprudenza della Corte di Cassazione, in Cass. pen. 2004, 1711; Pennisi, voce: Persona offesa dal reato; in Enc. dir., Agg. I, Milano, 1997; Prati, Il danno all'ambiente nel T.U. tra interesse diffuso e posizioni soggettive, in Ambiente 2007, 577. |