Codice di Procedura Penale art. 108 - Termine per la difesa 1 .Termine per la difesa1. 1. Nei casi di rinuncia, di revoca, di incompatibilità, e nel caso di abbandono, il nuovo difensore dell'imputato o quello designato d'ufficio che ne fa richiesta ha diritto a un termine congruo, non inferiore a sette giorni, per prendere cognizione degli atti e per informarsi sui fatti oggetto del procedimento. 2. Il termine di cui al comma 1 può essere inferiore se vi è consenso dell'imputato o del difensore o se vi sono specifiche esigenze processuali che possono determinare la scarcerazione dell'imputato o la prescrizione del reato. In tale caso il termine non può comunque essere inferiore a ventiquattro ore. Il giudice provvede con ordinanza.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 5 l. 6 marzo 2001, n. 60. Il testo dell'articolo era il seguente: «1. Nei casi di rinuncia, di revoca, di incompatibilità e nel caso di abbandono, al nuovo difensore dell'imputato o a quello designato in sostituzione che ne fa richiesta è dato un termine congruo, di norma non inferiore a tre giorni, per prendere cognizione degli atti e per informarsi sui fatti oggetto del procedimento». InquadramentoL'articolo in esame, nel regolamentare il termine « per prendere cognizione degli atti e per informarsi sui fatti oggetto del procedimento », intende assicurare al difensore (d‘ufficio o di fiducia) dell'indagato-imputato (e non delle altre parti processuali) la possibilità di conoscere adeguatamente il fascicolo processuale in modo da apprestare una difesa effettiva. Si tratta di un diritto dell'avvocato che tuttavia incontra il limite dell'abuso, ossia della strumentalizzazione della facoltà per fini estranei alla ratio della previsione, come nel caso di avvicendamento di numerosi professionisti nella difesa del medesimo imputato, con conseguente richiesta di termini a difesa a scopo puramente dilatorio (Cass. S.U., n. 155/2011; si veda anche C. cost., n. 16/2006, che, nel dichiarare la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale della norma in esame in riferimento agli artt. 3, 24, 25 e 111 Cost., ha auspicato l'introduzione nell'ordinamento di istituti «volti ad impedire ipotesi di abuso di diritti o facoltà processuali suscettibili, in sé, di perturbare l'ordinato iter del procedimento e compromettere i valori di rango costituzionale che il processo in genere e quello penale in specie ineluttabilmente coinvolgono »). RichiestaL'iniziativa della richiesta di un termine a difesa spetta unicamente al difensore dell'imputato (o dell'indagato ex art. 61), mentre non è ipotizzabile una iniziativa officiosa del giudice (Cass. V, n. 15588/2017 , che ha osservato che imprescindibili esigenze di buona organizzazione e di ragionevole durata del processo ne esigono la prosecuzione e che il termine a difesa non può essere imposto al difensore d'ufficio senza rendere il giudice del processo giudice della difesa tecnica). Il riferimento esplicito all'imputato impedisce l'applicabilità della disciplina in esame ai difensori delle altre parti (del resto, l'abbandono della difesa relativa ad esse non comporta interruzione del procedimento ai sensi dell'art. 105, comma 5). Il termine a difesa spetta solo al difensore nominato a causa della cessazione definitiva dall'ufficio del precedente professionista, per rinuncia, revoca, incompatibilità o abbandono (situazioni a cui la giurisprudenza accomuna anche la morte del legale: Cass. II, n. 48817/2013). Il termine non spetta, invece, al difensore d'ufficio nominato ex art. 97, comma 4, c.p. come sostituto del titolare non comparso, trattandosi di diritto che spetta al solo difensore nominato a causa della cessazione definitiva dall'ufficio del precedente difensore per rinuncia, revoca, incompatibilità o abbandono del mandato (Cass. II, n. 46047/2021;Cass. V, n. 25487/2015; cfr. anche Corte cost. n. 450/1997, che ha valutato tale assetto conforme agli artt. 3 e 24, comma 2, Cost., in quanto il difensore sostituto rappresenta il collega sostituito, il quale conserva i diritti e le facoltà propri dell'assistenza difensiva ed è l'unico che può esercitarli; contra Giunchedi, 2140, sul presupposto che la condizione del difensore che non sia comparso andrebbe equiparata a quella del legale che abbandona la difesa; tale linea interpretativa è stata condivisa da Cass. V, n. 10795/2010 — rimasta isolata — che ha ritenuto integrata una causa di nullità d'ordine generale, a regime intermedio, nel caso di diniego del termine a difesa a favore del difensore nominato in sostituzione del titolare non comparso per asserito legittimo impedimento, non riconosciuto tale dal giudice). In tali casi è comunque rimessa alla discrezionalità del giudice la concessione di un termine a difesa ad horas. Va segnalato, però, che, oltre ai casi di irreperibilità e mancata comparizione del difensore (nominato di fiducia o designato d'ufficio), la nomina di ufficio di un difensore immediatamente reperibile ai sensi dell'art. 97, comma 4, è prevista anche per i casi di abbandono della difesa. Ne consegue che il difensore d'ufficio nominato in sostituzione di un collega che abbia abbandonato l'assistenza del cliente ha diritto a chiedere il termine ex art. 108. Poiché lo scopo del termine ex art. 108 è quello di porre il nuovo difensore nella condizione di conoscere le carte processuali ed approntare una difensa “informata” del proprio assistito, tale diritto non spetta quando il nuovo professionista designato dalla parte in sostituzione di quello revocato, rinunciante, ecc. sia lo stesso professionista che ha assistito quella parte nel corso del processo precedentemente alla nomina di quello revocato, rinunciante, ecc. (Cass. II, n. 27981/2017 ; Cass. VI, n. 17307/2011). La richiesta del termine deve essere assunta all'inizio del dibattimento e non alla fine della relativa istruttoria, quando l'esigenza per la quale esso va accordato è venuta meno (Cass. III, n. 3447/1993). Tuttavia, il suddetto principio vale in relazione ad un dibattimento celebrato in un'unica udienza o, comunque, quando la nomina del difensore precede lo svolgimento dell'istruzione dibattimentale, mentre non può trovare applicazione nell'ipotesi di dibattimento snodatosi per più udienze, in cui la designazione del nuovo difensore sia intervenuta ad istruzione dibattimentale ormai conclusa ed in occasione dell'ultima udienza riservata alla sola discussione finale: in siffatta evenienza è invero palese la forzata ignoranza degli atti e dei fatti del procedimento da parte del neo-designato difensore (Cass. I, n. 5035/1997). La Suprema Corte ritiene che l'art. 108 non si applichi nel caso di nuova nomina verificatasi nell'immediatezza della celebrazione del giudizio di legittimità, avuto riguardo alle peculiarità di quest'ultimo in cui l'intervento del difensore è meramente eventuale per i procedimenti che si celebrano in pubblica udienza (art. 614), mentre per quelli in camera di consiglio, regolati dall'art. 611, il contraddittorio, salvo che sia diversamente disposto, ha natura meramente cartolare, con esclusione dell'intervento sia del procuratore generale che del difensore del ricorrente (Cass. I, n. 19784/2015; Cass. V, n. 2655/2022). DurataOrgano competente alla concessione del termine è il giudice procedente. Tuttavia, nel corso delle indagini preliminari, si ritiene che tale compito spetti al pubblico ministero (Frigo, 719). In ordine alla concessione del termine l'autorità procedente non gode di alcuna discrezionalità, potendo soltanto decidere la durata del lasso temporale. Peraltro si tratta di una discrezionalità vincolata, in quanto il legislatore fissa la durata minima del termine, che non può essere inferiore a sette giorni. Il termine può essere abbreviato (mai, però, sotto le 24 ore) con il consenso dell'imputato o del suo difensore, oppure quando ricorrono specifiche esigenze processuali che il legislatore ha indicato nella possibile scarcerazione dell'imputato o prescrizione del reato. Quanto alla causa estintiva del reato, va infatti precisato che la concessione del termine a difesa non comporta la sospensione del corso del termine di prescrizione fino all’udienza di rinvio. La Suprema Corte ha invece precisato che tale effetto sospensivo si produce quando viene accolta la richiesta di rinvio dell’udienza finalizzata a verificare la possibilità di ottenere la remissione della querela, perché tale richiesta non può essere equiparata a quella di un termine a difesa, in quanto non serve al difensore per studiare il fascicolo processuale e scegliere la strategia difensiva, ma solo per avviare trattative la persona offesa (Cass. II, 33336/2023). Poiché non è fissata la durata massima, l'ordinanza di concessione del termine deve motivare sul perché il lasso temporale indicato sia ritenuto sufficiente ai fini della cognizione degli atti processuali (Cass. VI, n. 8668/1995). Al riguardo la Suprema Corte ha chiarito che il termine concesso ex art. 108, comma 1, deve essere determinato, tenuto conto di tutte le situazioni processuali esistenti, nella misura sufficiente a consentire, al nuovo difensore, di esaminare gli atti e di informarsi sui fatti oggetto del procedimento, non dovendo necessariamente garantirgli la possibilità di consultare minuziosamente l'intero materiale processuale (Cass. III, n. 24979/2017, che richiama il principio di diritto affermato dalla Corte EDU per il quale è da ritenersi congruo il termine che, avendo consentito al difensore di "familiarizzare" con il fascicolo, sia stato sufficiente ad assicurare una difesa efficace). EffettiDurante la pendenza del termine non dovrebbero compiersi attività che richiedono la partecipazione del difensore. Tuttavia, qualora il difensore richiedente il termine sia subentrato ad altro difensore che ha rinunciato al mandato difensivo oppure è stato revocato dal proprio assistito, l'attività giudiziaria può proseguire con il precedente difensore, la cui assistenza tecnica si protrae fino alla scadenza del termine a difesa richiesto dal nuovo professionista (art. 107, comma 3). Il nuovo difensore è tenuto a svolgere il proprio mandato nelle condizioni processuali esistenti al momento del suo ingresso nel processo. Infatti, la sostituzione del difensore non può incidere su una situazione processuale radicatasi, per autonoma e consapevole scelta difensiva, nel rispetto delle regole del contraddittorio. Ne consegue che il nuovo difensore non può essere riammesso nel termine per la presentazione delle liste testimoniali qualora sia decorso il termine di cui all'art. 468 (Cass. III, n. 100/1999). Per evitare che il difensore sia “tentato” a rinunciare ad utilizzare il lasso temporale necessario per meglio organizzare la difesa dell'imputato nel timore di prolungarne oltre i termini la privazione della libertà, l'art. 304, comma 1, lett. a), prevede che la concessione del termine a difesa non incida sul decorso dei termini di durata massima della custodia cautelare. Tuttavia, la Suprema Corte ha valutato diversamente l'ipotesi di revoca in massa dei difensori da parte degli imputati detenuti e della designazione di nuovi difensori cui venga concesso termine a difesa. Tale contegno è stato infatti ricondotto alla fattispecie indicata nella lett. b) dell'art. 304 (che prevede la sospensione dei termini per il tempo in cui l'imputato rimane privo di assistenza), traducendosi il suddetto comportamento nella strumentalizzazione, per finalità ostruzionistiche, del diritto di difesa, avendo tra le sue finalità quella di provocare la scarcerazione (Cass. VI, n. 1577/1999). ViolazioniLa mancata concessione del termine a difesa (così come l'incongruità dello stesso o il suo mancato rispetto: Dalia-Cimadomo, 506) determina una nullità generale a regime intermedio (in quanto attiene all'assistenza dell'imputato e non all'assenza del difensore) che deve essere eccepita, a pena di decadenza, dal difensore presente entro il termine di cui all'art. 182, comma 2, e, quindi, al più tardi, immediatamente dopo il provvedimento reiettivo della richiesta (o che concede un termine in misura che si ritiene incongrua), essendo soggetta alle preclusioni e alle sanatorie di cui agli artt. 180 ss., sicché essa non può essere dedotta per la prima volta con il ricorso per cassazione (Cass. I, n. 11030/2010; Cass. I, n. 13401/2020). Tuttavia, il diniego del termini a difesa, ovvero la concessione di un termine ridotto rispetto a quello previsto dall'art. 108, comma 1, non danno luogo ad alcuna nullità quando la relativa richiesta non risponda ad alcuna esigenza difensiva ma integri un'evidenti tattica dilatoria con abuso del processo (Cass. II, n. 12306/2016; Cass. I, n. 23884/2019, relativa ad un caso in cui l'imputato, dopo avere saputo che l'udienza del processo, fissata da tempo per la rinnovazione, da lui stessa richiesta, dell'esame di numerosi testi presenti in aula, era stata rinviata al pomeriggio, in tarda mattinata aveva presentato in cancelleria la revoca del mandato al suo difensore di fiducia). È stato quindi ritenuto legittimo il diniego del termine a difesa in caso di revoca e nomina di nuovo difensore di fiducia cinque giorni prima dell'udienza fissata per la celebrazione di un processo di modesta complessità. La Suprema Corte ha, infatti, osservato che il difensore non ha diritto al rinvio dell'udienza motivato sul presupposto che non ha potuto accedere agli atti per tardività della nomina, in quanto la facoltà riconosciuta all'imputato di nominare l'avvocato in qualsiasi momento del processo va bilanciata con il principio di ragionevole durata ed esercitata in modo da non trasformare le nomine e le revoche dei difensori in un sistema per controllare le scansioni ed i tempi del processo (Cass. V, n. 32135/2016). BibliografiaDalia-Cimadomo, Difensore (diritto processuale penale), in Enc. dir., Agg., III, Milano, 1999, 501; Giunchedi, Difesa d'ufficio e “giusto processo”, in Giur. it. 2001, 2138; Randazzo, Difesa tecnica e difensori, in Chiavario-Marzaduri (a cura di), Protagonisti e comprimari del processo penale, Torino, 1995, 293. |