Codice di Procedura Penale art. 118 bis - Richiesta di copie di atti e di informazioni da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri1.

Francesco Mancini

Richiesta di copie di atti e di informazioni da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri1.

1. Il Presidente del Consiglio dei Ministri può richiedere all'autorità giudiziaria competente, anche in deroga al divieto stabilito dall'articolo 329, direttamente o a mezzo del direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, copie di atti di procedimenti penali e informazioni scritte sul loro contenuto ritenute indispensabili per lo svolgimento delle attività connesse alle esigenze del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

2. Si applicano le disposizioni dell'articolo 118, commi 2 e 3.

3. L'autorità giudiziaria può altresì trasmettere le copie e le informazioni di cui al comma 1 anche di propria iniziativa. Ai medesimi fini l'autorità giudiziaria può autorizzare l'accesso diretto di funzionari delegati dal direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza al registro delle notizie di reato, anche se tenuto in forma automatizzata.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 14 l. 3 agosto 2007, n. 124, con effetto a decorrere dal 12 ottobre 2007.

Inquadramento

La norma completa le disposizioni dei due articoli precedenti, conferendo anche al Presidente del Consiglio dei ministri la possibilità, già attribuita al pubblico ministero dall'art. 117 ed al Ministro dell'interno dall'art. 118, di ottenere copie di atti provenienti da procedimenti penali ovvero informazioni scritte sul loro contenuto; e ciò anche quando tali atti siano ancora coperti dal segreto di cui all'art. 329.

Profili generali

La norma ha l'evidente finalità di agevolare la acquisizioni di informazioni da parte della intelligence, che, come è noto, ha come obiettivo prioritario proprio la raccolta e la successiva analisi di notizie della cui elaborazione possano giovarsi i processi decisionali in ambito politico, militare e di sicurezza interna ed esterna.

La disposizione, dunque, rende acquisibili, su iniziativa del Presidente del Consiglio dei ministri atti od informazioni sul contenuto di atti formati in un qualunque procedimento, in qualunque fase o grado tale ultimo si trovi. La ratio sottesa alla disposizione è intuitiva, e risponde alla esigenza di efficace tutela dell'interesse nazionale, consentendo la non dispersione di informazioni che, acquisite dall'autorità giudiziaria in relazione ad uno specifico procedimento, possono essere utili per il compimento di azioni finalizzate a tutelare la sicurezza della Repubblica.

E proprio in questo risiede la principale differenza con l'art. 117 e con l'art. 118, che precedono la disposizione che si esamina. Infatti, il pubblico ministero è legittimato a chiedere atti od informazioni quando ciò sia necessario per una indagine che egli ha in corso, dunque per accertare responsabilità in ordine ad un fatto già accaduto. Il Ministro dell'interno può richiedere analoghi atti od informazioni quando siano ritenute indispensabili per la prevenzione di reati.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, invece, ha un potere ancor più ampio, perché prescinde sia dall'avvenuta commissione di un fatto reato e sia da specifiche esigenze di prevenzione dei reati, essendo il suo potere di iniziativa genericamente collegato alla indispensabilità per lo svolgimento delle attività connesse alle esigenze del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

Disciplina

Per la disciplina la norma richiama espressamente le disposizioni dell'art. 118. La richiesta di acquisizione di atti del procedimento può provenire solo dal Presidente del Consiglio dei ministri, che tuttavia può delegare per l'incombente il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

Presupposto per l'applicabilità dell'istituto è, come si è detto, che tale acquisizione sia ritenuta indispensabile per la per lo svolgimento delle attività connesse alle esigenze del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

Non costituisce ostacolo all'esercizio di tale potere l'eventuale sussistenza del segreto investigativo sugli atti da acquisire nel procedimento a quo. Il segreto costituisce, del resto, un limite interno al processo che condiziona la conoscibilità degli atti per le parti processuali, e non è di per se stesso di ostacolo al trasferimento di atti al di fuori del processo.

Ma la norma non prevede un diritto incondizionato del ministro ad ottenere le copie e le informazioni che egli giudichi necessarie a fini preventivi, ma gli riconosce un mero potere di richiesta. Spetta infatti al giudice (o al P.M.) titolare del procedimento nel quale sono stati formati gli atti richiesti stabilire se essi siano o meno trasmissibili. La norma richiede solo che l’eventuale diniego assuma la forma del decreto motivato.

Non risultano peraltro fissati i parametri ai quali il giudice deve ancorare la decisione di accordare o denegare la richiesta di trasmissione, essendo rimessa alla sua esclusiva responsabilità la ponderazione comparativa degli interessi coinvolti. Decisione, peraltro, insindacabile poiché non suscettibile di impugnazione.

Esulando dalle attribuzione del potere giudiziario l'attività di intelligence, deve ritenersi che la decisione del Presidente del Consiglio dei ministri circa la indispensabilità degli atti, purché fornita di adeguata motivazione, non sia sindacabile dal giudice destinatario della richiesta. Dunque, l'unico motivo ostativo alla trasmissione risiede nella esigenza di salvaguardare il segreto processuale nel processo a quo.

La norma, inoltre, faculta l'autorità giudiziaria che sia in possesso di atti od informazioni che ritenga utili per la prevenzione di reati a trasmetterli direttamente al Presidente del Consiglio dei ministri.

Come previsto nelle disposizioni precedenti, funzionari delegati dal direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, possono inoltre essere autorizzati ad accedere, sempre alle medesime condizioni, al registro delle notizie di reato.

In merito al segreto di ufficio che incombe sugli atti e le informazioni acquisiti si richiama quanto osservato sub art. 118.

Bibliografia

vedi sub art. 109.

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