Codice di Procedura Penale art. 162 - Comunicazione del domicilio dichiarato o del domicilio eletto.Comunicazione del domicilio dichiarato o del domicilio eletto. 1. Il domicilio dichiarato, il domicilio eletto [161; 62 att.] e ogni loro mutamento sono comunicati dall'imputato [60, 61] all'autorità che procede con le modalità previste dall'articolo 111-bis o, con dichiarazione raccolta a verbale [134, 136, 141] ovvero mediante telegramma o lettera raccomandata con sottoscrizione autenticata da un notaio o da persona autorizzata o dal difensore1. 2. La dichiarazione può essere fatta anche nella cancelleria del tribunale del luogo nel quale l'imputato si trova 2. 3. Nel caso previsto dal comma 2 il verbale è trasmesso immediatamente all'autorità giudiziaria che procede. Analogamente si provvede in tutti i casi in cui la comunicazione è ricevuta da una autorità giudiziaria che, nel frattempo, abbia trasmesso gli atti ad altra autorità. 4. Finché l'autorità giudiziaria che procede non ha ricevuto il verbale o la comunicazione, sono valide le notificazioni disposte nel domicilio precedentemente dichiarato o eletto. 4-bis. L’elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio non ha effetto se l’autorità che procede non riceve, unitamente alla dichiarazione di elezione, l’assenso del difensore domiciliatario. Se non presta l'assenso, il difensore attesta l'avvenuta comunicazione da parte sua all'imputato della mancata accettazione della domiciliazione o le cause che hanno impedito tale comunicazione. 3.
[1] Comma modificato dall'articolo 10, comma 1, lett. p) num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 che dopo le parole: «che procede,» ha inserito le seguenti: «con le modalità previste dall'articolo 111-bis o». Con riferimento alle disposizioni transitorie in materia di processo penale telematico, v. art. 87, comma 4 d.lgs. 150 , cit. che prevede: «4. Sino al quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero sino al diverso termine di transizione previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati, continuano ad applicarsi, nel testo vigente al momento dell'entrata in vigore del presente decreto, le disposizioni di cui agli articoli 110, 111, comma 1, 116, comma 3-bis, 125, comma 5, 134, comma 2, 135, comma 2, 162, comma 1, 311, comma 3, 391-octies, comma 3, 419, comma 5, primo periodo, 447, comma 1, primo periodo, 461, comma 1, 462, comma 1, 582, comma 1, 585, comma 4, del codice di procedura penale, nonché le disposizioni di cui l'articolo 154, commi 2, 3 e 4 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271» . [2] Comma così modificato dall'art. 178 d.lgs. 19 febbraio 1998, n. 51. Per l'applicazione v. l'art. 247, comma 1, del medesimo d.lgs. n. 51/1998, come modificato dall'art. 1, comma 1, l.16 giugno 1998, n. 188. [3] Comma aggiunto dall’art. 1, comma 24, l. 23 giugno 2017, n.103. Ai sensi dell’art. 1, comma 95, l. n. 103, cit., la stessa legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 154 del 4 luglio 2017). Successivamente l'articolo 10, comma 1, lett. p) num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 ha aggiunto il seguente: «Se non presta l'assenso, il difensore attesta l'avvenuta comunicazione da parte sua all'imputato della mancata accettazione della domiciliazione o le cause che hanno impedito tale comunicazione.». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoL'art. 162 disciplina le regole e le forme attraverso cui l'imputato provvede a rendere noto all'autorità procedente il domicilio dichiarato o eletto, oltre ad ogni eventuale successivo mutamento. La comunicazione del domicilio dichiarato o elettoIn ragione di quanto previsto dal primo comma dell'art. 162, il domicilio dichiarato o eletto, ed ogni loro eventuale mutamento, sono comunicati dall'imputato all'autorità procedente attraverso due modalità principali, e cioè: con dichiarazione raccolta a verbale, ovvero mediante telegramma o lettera raccomandata con sottoscrizione autenticata da un notaio, da una persona autorizzata o dal difensore. Ne consegue che non costituisce valida elezione di domicilio, attesa la formalità richiesta dal legislatore, la dichiarazione depositata o fatta pervenire in cancelleria senza l'osservanza delle predette forme (Cass. VI, n. 33085/2003). La dichiarazione e l'elezione di domicilio, infatti, hanno nella dichiarazione di volontà espressa a verbale e nell'autenticazione della sottoscrizione dell'atto (telegramma o raccomandata) in cui sono trasfuse gli elementi di forma necessari alla loro validità. La Corte ha, tuttavia, precisato che l'indicazione normativa del telegramma e della lettera raccomandata non costituisce una tassativa prescrizione di forma ed attiene soltanto alle forme della comunicazione a distanza, che ben possono essere sostituite dalla presentazione diretta (Cass. II, n. 35191/2008). È stato in proposito chiarito che la forma vincolante, che condiziona l'efficacia dell'atto, investe esclusivamente i requisiti elementari di contenuto in relazione allo scopo, alla destinazione e alla certezza della provenienza dell'atto; ma la dichiarazione non deve necessariamente seguire l'invito rivolto con il primo atto notificato dall'autorità giudiziaria, ben potendo essere trasmessa dall'imputato di propria iniziativa in qualunque momento e in qualsiasi atto idoneo allo scopo (Cass. V, n. 6011/1998). Conseguentemente, per la S.C., l'art. 162, comma 1, non esclude la possibilità di comunicazione mediante trasmissione con il mezzo postale, ovvero tramite presentazione del difensore o di altra persona espressamente autorizzata (Cass. I, n. 11316/2006); essendo valida la dichiarazione di domicilio eseguita dall’imputato nell’atto di nomina del difensore di fiducia, in quanto, nel rispetto delle forme previste dall’art. 162, la stessa è contenuta in un atto depositato presso l’autorità procedente e sottoscritto dalla persona interessata con autentica del difensore nominato (Cass. III, n. 19899/2019). Nel caso, poi, in cui l'imputato — esercitando la facoltà riconosciutagli di modificare la precedente elezione di domicilio (Cass. III, n. 38683/2014) — abbia effettuato una nuova dichiarazione di domicilio in assenza delle forme prescritte dall'art. 162, resta valido il domicilio originariamente dichiarato, presso il quale devono essere eseguite previamente le notificazioni indirizzategli (Cass. V, n. 10187/2006). La mera indicazione del domicilio all’interno di un atto del processo o del procedimento non è da sola sufficiente a modificare una dichiarazione o elezione di domicilio effettuata in precedenza, occorrendo, a tal fine, che dalla nuova dichiarazione emerga, anche solo implicitamente, la volontà dell’imputato o dell’indagato di ricevere le successive notificazioni nel luogo indicato (Cass. IV, n. 13934/2008). La dichiarazione raccolta a verbaleLa comunicazione del domicilio dichiarato o eletto con dichiarazione raccolta a verbale è un atto dell'imputato che non richiede l'assistenza del difensore (Cass. II, n. 20063/2009), né, con riguardo all'imputato minorenne, l'assistenza dell'esercente la potestà genitoriale [ora responsabilità genitoriale, n.d.r.] (Cass. IV, n. 11486/2004), in quanto l'elezione o la dichiarazione di domicilio sono atti personali riservati all'indagato o all'imputato e l'intervento degli esercenti la potestà genitoriale è destinato ad assolvere solo compiti di assistenza o, nei casi tassativamente previsti, a sopperire all'inerzia dell'interessato (Cass. I, n. 34033/2006). In quanto atto personalissimo a forma vincolata (Cass. II, n. 7834/2020), l'elezione di domicilio, da effettuarsi necessariamente in maniera espressa nei modi previsti dalla legge, non può essere surrogata da una dichiarazione fatta dal difensore in udienza, sia pure in presenza dell'interessato (Cass. V, n. 10918/1996), ovvero depositata dal difensore in cancelleria (Cass. III, n. 1199/1999) o, ancora, trasmessa per posta dall'imputato alla cancelleria, senza la prescritta autenticazione della sottoscrizione (Cass. VI, n. 2421/2010). Il verbale deve essere sottoscritto dall'imputato, per cui l'elezione di domicilio contenuta nel verbale di polizia giudiziaria che il dichiarante rifiuti di sottoscrivere — mancando il dato della formale e concreta riferibilità della dichiarazione al soggetto dichiarante — deve essere considerata tamquam non esset, in quanto il rifiuto della sottoscrizione implica il rifiuto di eleggere il domicilio, con la conseguenza che legittimamente gli atti devono essere notificati, ex art. 161, comma 4, presso il difensore (Cass. V, n. 28618/2008). La successiva interpretazione giurisprudenziale ha, tuttavia, chiarito che la mancata sottoscrizione, da parte dell'indagato, del verbale contenente l'elezione di domicilio ne determina l'invalidità solo qualora risulti che egli abbia rifiutato di sottoscrivere l'atto eccependone la difformità rispetto alle dichiarazioni rese o all'intenzione di non dare più corso all'elezione di domicilio (Cass. IV, n. 22372/2015). Altre modalità di effettuazione della dichiarazione di domicilioLa giurisprudenza ha individuato talune situazioni specifiche in cui la dichiarazione di domicilio può essere validamente effettuata mediante modalità estranee rispetto a quelle previste dall'art. 162. Come già osservato, l'elezione di domicilio può essere contenuta in un atto di impugnazione sottoscritto e presentato personalmente dall'interessato (Cass. V, n. 15967/2005), sebbene, però, sia stato ritenuto che l'elezione di domicilio non è validamente comunicata ove essa sia contenuta in un atto allegato all'appello ed in quest'ultimo non sia specificamente indicato (Cass. II, n. 39919/2006). È stata affermata, poi, la possibilità di effettuare l'elezione di domicilio all'interno di un procedimento avente altra finalità, come nel caso di un'istanza di ammissione al gratuito patrocinio (Cass. III, n. 14416/2013), nel qual caso la dichiarazione opera nel procedimento principale in relazione al quale il beneficio è stato richiesto. La S.C. ha pure ritenuto valida la dichiarazione di domicilio resa per fatti concludenti (Cass. V, n. 23757/2006). Deve essere segnalato, infine, che gli artt. 39, comma 2, lett. d) e 43, comma 3, d.lgs. n. 231/2001, regolano, con disciplina specifica, le modalità attraverso cui viene effettua la dichiarazione o l'elezione di domicilio da parte dell'ente interessato nei casi di responsabilità amministrativa da reato delle persone giuridiche. La mancata ricezione del verbale o della comunicazione da parte dell'autorità giudiziariaIl comma 2 dell'art. 162 prevede la possibilità di effettuare la dichiarazione di domicilio anche nella cancelleria del tribunale del luogo in cui l'imputato si trova, nel qual caso, come disposto dal comma successivo, il verbale viene trasmesso immediatamente all'autorità giudiziaria procedente — al pari di ogni altra situazione in cui la comunicazione viene ricevuta da un'autorità giudiziaria che, nel frattempo, abbia trasmesso gli atti ad un'altra —. Di particolare interesse è , poi , l'ultimo comma , che regola quella particolare situazione in cui l'imputato abbia effettuato un'elezione o una dichiarazione di domicilio — ovvero una modifica di essa — ma il verbale o la comunicazione non siano ancora pervenuti all'autorità giudiziaria che procede. In questo caso sono ritenute valide le notificazioni disposte nel domicilio precedentemente dichiarato o eletto. La giurisprudenza ha, in proposito, chiarito che la notificazione all'imputato è legittimamente eseguita al domicilio precedente quando la comunicazione della modifica di questo è intervenuta in data successiva a quella in cui l'atto è stato inoltrato all'ufficiale giudiziario, poiché, a norma dell'art. 162, comma 4, la dichiarazione o l'elezione di domicilio hanno efficacia dalla data in cui pervengono all'autorità procedente (Cass. V, n. 47096/2014). Diversamente, l'ufficio dovrebbe, in modo improponibile, rinnovare la notifica ad ogni mutamento del domicilio stesso, anche nel caso di atto già consegnato al notificatore (Cass. II, n. 24072/2008). A norma del comma 4-bis, introdotto dalla l. 23 giugno 2017, n. 103, l'elezione di domicilio presso il difensore d'ufficio non ha effetto se l'autorità che procede non riceve, unitamente alla dichiarazione di elezione, l'assenso del difensore domiciliatario. Scopo della norma è quello di garantire il regolare sviluppo dell'iter procedimentale, assicurando, sin dal primo momento, chiarezza in ordine al fatto che il difensore non fiduciario dell'imputato sia, oltre che il suo difensore di ufficio, anche il suo domiciliatario. L'art. 162, comma 4-bis, ha natura di norma processuale e, pertanto, in difetto di un'espressa disciplina transitoria, alla stregua del principio tempus regit actum, si applica soltanto alle elezioni di domicilio compiute dopo l'entrata in vigore della novella, mentre quelle compiute prima conservano validità ed efficacia in conformità alla normativa precedente, con la conseguenza che seguitano ad essere legittime le notificazioni effettuate all'imputato nel domicilio eletto, anteriormente alla l. n. 103 del 2017, presso il difensore d'ufficio, pur senza l'assenso di quest'ultimo (Cass. I, n. 36008/2019). Anche laddove il difensore di ufficio indicato come domiciliatario non accetti detta veste, come consentito dal comma 4-bis dell'art. 162, ove l'imputato non provveda ad effettuare una nuova e diversa elezione di domicilio, si deve procedere comunque mediante notifica allo stesso difensore ai sensi dell'art. 161, comma 4, diversamente determinandosi una situazione di stallo non superabile (Cass. II, n. 10358/2020). Modifiche introdotte dal d.lgs. n. 150/2022 (c.d. “riforma Cartabia”)L'art. 10, comma 1, lett. p), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, ha modificato la norma dell'art. 162, in primo luogo prevedendo al comma 1, in coerenza con la generale prevalenza riconosciuta dalla riforma alla notifica telematica, la possibilità per l'imputato di comunicare all'autorità procedente il domicilio eletto o dichiarato, nonché il loro relativo mutamento, anche mediante il ricorso alle modalità del deposito telematico previste dall'art. 111-bis. In secondo luogo, la novella ha integrato il disposto del comma 4-bis prevedendo, oltre all'assenso del difensore di ufficio domiciliatario quale condizione di efficacia dell'elezione di domicilio effettuata presso di lui, anche che il difensore attesti l'avvenuta comunicazione da parte sua all'imputato della mancata accettazione della domiciliazione o le cause che hanno impedito tale comunicazione. Entrata in vigore della riforma e disposizioni transitorie La modifica normativa ha decorrenza dal 30 dicembre 2022, in ossequio a quanto previsto dall'art. 6 del d.l. 31 ottobre 2022, n. 162. Da segnalare, tuttavia, che, ai sensi dell'art. 87, comma 4, del d.lgs. n. 150/2022, recante disposizioni transitorie in materia di processo penale telematico, «sino al quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 , ovvero sino al diverso termine di transizione previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati», continua ad applicarsi la disposizione dell'art. 162, comma 1, nel testo vigente al momento dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022. BibliografiaBartolini-Bartolini-Savarro, Le notificazioni nel processo civile e nel processo penale, Piacenza, 2010; Batà-Carbone, Le notificazioni. Dottrina e giurisprudenza, Milano, 2010; Cusato, La notificazione degli atti civili, penali, amministrativi e tributari, Padova, 2008; Gialuz, Per un processo penale più efficiente e giusto. Guida alla lettura della riforma Cartabia, Profili processuali,in Sistema penale, 2022, 1; Grilli, Le notificazioni penali, Milano, 1990; Jazzetti-Pacini, La disciplina degli atti nel nuovo processo penale, Milano, 1993; Palumbo, Le notificazioni nel rito penale, Napoli, 1992; Razzante-Toscano, La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, Torino, 2003. |