Codice di Procedura Penale art. 172 - Regole generali 1 .Regole generali1. 1. I termini processuali sono stabiliti a ore, a giorni, a mesi o ad anni. 2. I termini si computano secondo il calendario comune. 3. Il termine stabilito a giorni, il quale scade in giorno festivo, è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo. 4. Salvo che la legge disponga altrimenti, nel termine non si computa l'ora o il giorno in cui ne è iniziata la decorrenza; si computa l'ultima ora o l'ultimo giorno. 5. Quando è stabilito soltanto il momento finale, le unità di tempo stabilite per il termine si computano intere e libere 2. 6. Il termine per fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario si considera scaduto nel momento in cui, secondo i regolamenti, l'ufficio viene chiuso al pubblico. 6-bis. Il termine per fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario con modalità telematiche si considera rispettato se l'accettazione da parte del sistema informatico avviene entro le ore 24 dell'ultimo giorno utile3. 6-ter. Salvo che non sia diversamente stabilito, i termini decorrenti dal deposito telematico, quando lo stesso è effettuato fuori dell'orario di ufficio stabilito dal regolamento, si computano dalla data della prima apertura immediatamente successiva dell'ufficio4.
[1] Con riferimento alle misure straordinarie ed urgenti per contrastare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, v. dapprima l'art. 10 d.l. 2 marzo 2020, n. 9 (G.U. 2 marzo 2020, n. 53), per la sospensione dei termini e il rinvio delle udienze processuali nel periodo dal 3 al 31 marzo 2020, nei comuni colpiti da tale emergenza epidemiologica, indicati nell'Allegato 1 al d.P.C.M. 1° marzo 2020 (si precisa che l'art. 1, comma 2,l. 24 aprile 2020, n. 27, di conv., con modif., del d.l. 17 marzo 2020, n. 18, per cui v. infra, ha ora abrogato il d.l. n. 9, cit., disponendo però che restano validi gli atti ed i provvedimenti adottati e sono fatti salvigli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo d.l.). Successivamente, in funzione di contrasto della stessa emergenza epidemiologica e per contenere gli effetti negativi sullo svolgimento dell'attività giudiziaria su tutto il territorio nazionale, v. l'art. 1 d.l. 8 marzo 2020, n. 11 (G.U. 8 marzo 2020, n. 60), per la sospensione dei termini e il rinvio delle udienze con riferimento al periodo dal 9 al 22 marzo 2020; ma anche tale d.l. n. 11, cit., è stato abrogato dall'art. 1, comma 2,l. n. 27, cit., di conv., con modif., del d.l. n. 18, cit. (per cui v. infra), disponendo però che restano validi gli atti ed i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del suddetto d.l. (peraltro la predetta abrogazione era stata disposta dal comma 22 dell'art. 83 d.l. n. 18, cit., soppresso in sede di conversione in l. n. 27, cit.). Da ultimo, v. l'art. 83, commi 1-2, d.l. 17 marzo 2020, n. 18, conv., con modif., in l. 24 aprile 2020, n. 27, che ha disposto il rinvio d'ufficio delle udienze dei procedimenti pendenti in tutti gli uffici giudiziari e la sospensione dei termini processuali dal 9 marzo 2020 al 15 aprile 2020, tale termine del 15 aprile 2020 è stato prorogato all'11 maggio dall'art. 36, comma 1, d.l. 8 aprile 2020, n. 23 (G.U. 8 aprile 2020, n. 94); ai sensi del successivo comma 2 dell'art. 36 d.l. n. 23, cit., la predetta proroga non si applica ai procedimenti penali in cui i termini di cui all'art. 304 c.p.p. scadono nei sei mesi successivi all'11 maggio 2020. V. inoltre i comma 3 del suddetto art. 83 d.l. n. 18, cit., per i procedimenti esclusi dalla suddetta sospensione, nonché i commi 4 ss. dello stesso articolo, per ulteriori disposizioni su specifici procedimenti. [2] V. artt. 1271 e 2, 3754, 3983, 4194, 4294, 4471, 4502, 4563, 4652, 5523, 5854, 6013 e 5, 6105, 6111, 6663, 7041. [3] Comma aggiunto dall'articolo 11, comma 1, lett. a) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Ai sensi dell'art. 87, comma 5, d.lgs. n. 150, cit.: « Le disposizioni di cui agli articoli 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter, 122, comma 2-bis, 172, commi 6-bis e 6-ter, 175-bis, 386, comma 1-ter, 483, comma 1-bis, 582, comma 1-bis, del codice di procedura penale, così come introdotte dal presente decreto, si applicano a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero a partire dal diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati. Sino alle stesse date, la dichiarazione e l'elezione di domicilio prevista dal comma 2 dell'articolo 153-bis del codice di procedura penale, come introdotto dall'articolo 10, comma 1, lettera e), del presente decreto, nonché le comunicazioni previste dal comma 3 dello stesso articolo 153-bis sono effettuate con le forme ivi previste in alternativa al deposito in via telematica». [4] Comma aggiunto dall'articolo 11, comma 1, lett. a) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 ; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Ai sensi dell'art. 87, comma 5, d.lgs. n. 150, cit.: « Le disposizioni di cui agli articoli 111, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, 111-bis, 111-ter, 122, comma 2-bis, 172, commi 6-bis e 6-ter, 175-bis, 386, comma 1-ter, 483, comma 1-bis, 582, comma 1-bis, del codice di procedura penale, così come introdotte dal presente decreto, si applicano a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3, ovvero a partire dal diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati. Sino alle stesse date, la dichiarazione e l'elezione di domicilio prevista dal comma 2 dell'articolo 153-bis del codice di procedura penale, come introdotto dall'articolo 10, comma 1, lettera e), del presente decreto, nonché le comunicazioni previste dal comma 3 dello stesso articolo 153-bis sono effettuate con le forme ivi previste in alternativa al deposito in via telematica». InquadramentoL'art. 172 è la norma introduttiva del Titolo VI del Libro II, dedicato ai termini, di cui indica i principi fondamentali e le regole generali, specificandone le unità di tempo e le modalità di computo, allo scopo di delimitare, con previsione generale, la dimensione temporale entro cui devono essere svolti gli atti processuali. I termini e le unità di tempoI primi due commi danno definizione delle unità di tempo rilevanti ai fini del computo dei termini processuali. Esse sono individuate nelle ore, nei giorni, nei mesi o negli anni, e tutti gli indicati termini sono computati secondo il calendario comune. Il comma 4 stabilisce, poi, che nel termine non si computa l'ora o il giorno di inizio della decorrenza, mentre si computata l'ultima ora o l'ultimo giorno. L'indicata regola generale, come peraltro specificato nello stesso dettato normativo («salvo che la legge disponga altrimenti»), può subire deroghe, ma solo se previste da un'espressa disposizione legislativa. È stato osservato, ad esempio, che, in tema di decorrenza dei termini di custodia cautelare, la norma dell'art. 297, comma 1 — per la quale gli effetti della custodia cautelare decorrono dal momento della cattura, dell'arresto o del fermo — deroga alla disciplina generale degli artt. 14, comma 2, c.p. e 172, comma 4, per la quale non deve essere computato il dies a quo (Cass. VI, n. 22035/2012). Allo stesso modo, il termine per l'interrogatorio della persona sottoposta a custodia cautelare in carcere deve essere calcolato sulla base dei giorni e senza tenere conto dell'ora in cui ha avuto inizio l'esecuzione della misura (Cass. V, n. 34263/2009), comprendendo anche il giorno in cui è stata eseguita l'ordinanza. È stato osservato come, seppur non creino particolari problemi interpretavi le unità temporali rappresentate dalle ore e dai giorni — dovendosi escludere la fungibilità del termine di ventiquattro ore con quello di un giorno —, possono in concreto sorgere taluni dubbi con riferimento ai casi in cui la base di computo sia costituita dai mesi o dagli anni, considerato che la loro durata può variare in ragione del numero dei giorni che effettivamente li compongono. Gli indicati termini, in ogni modo, iniziano a decorrere dal giorno successivo all'evento specifico che li determina, o dalla effettiva conoscenza di esso, eventualmente acquisita per il tramite di una regolare notifica, e si consumano alla mezzanotte del giorno del mese o dell'anno corrispondete a quello iniziale. Tali aspetti hanno trovato diverse esplicitazioni pratiche nelle pronunce rese dalla giurisprudenza di legittimità. Così, a titolo esemplificativo, è stato affermato che ai fini della tempestività della proposizione dell’impugnazione, il termine per il deposito del gravame inizia a decorrere dal primo giorno successivo alla scadenza di quello previsto per il deposito della sentenza, in virtù del principio generale ex art. 172, comma 4 (Cass. III, n. 36644/2019). Ancora, il termine per proporre ricorso per cassazione avverso un provvedimento abnorme decorre dal momento in cui l'interessato ne abbia avuto effettiva conoscenza, che, in difetto di prova contraria, va identificato in quello indicato dallo stesso ricorrente (Cass. S.U., n. 34536/2001). È stato osservato, poi, che il termine di dieci giorni, entro cui l'interessato può proporre richiesta di riesame contro il decreto del P.M. di convalida del sequestro probatorio, decorre esclusivamente dalla notifica di tale provvedimento e l'eventuale istanza di restituzione, avanzata prima della stessa notifica della convalida, non ne determina la decorrenza (Cass. III, n. 22030/2010). Talune difficoltà possono insorgere nel caso di termini stabiliti dalla legge o dal giudice ad horas. È stato affermato, ad esempio, che é causa di inefficacia l'indicazione della data, ma non dell'ora di deposito di un provvedimento soggetto a termine “orario” di decadenza, ove non risulti, diversamente dagli atti, la possibilità di affermare che detto termine sia stato rispettato (Cass. III, n. 20772/2010). La scadenza in giorno festivoIl comma 3 prevede che quando il termine processuale è stabilito a giorni, ed esso scade in giorno festivo, questo è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo. Il giorno festivo di scadenza, cui si riferisce la norma dell'art. 172, è solo quello istituito dalla legge, da individuarsi tra quelli menzionati dagli artt. 1 e 2 della legge n. 260 del 1949, come modificati dall'art. 1 l. n. 54/1977 e dall'art. 1 d.P.R. n. 792/1985 (Cass. III, n. 34877/2010). La regola, apparentemente piana, è stata oggetto di alcune pronunce interpretative da parte della S.C. In primo luogo, è stata considerata la situazione in cui la festività coincida con il dies a quo, affermando che la proroga prevista dall'art. 172, comma 3, con riferimento ai giorni festivi riguarda esclusivamente la scadenza dei termini stessi e non anche l'inizio della loro decorrenza, che, dunque, non è prorogata di diritto nell'ipotesi in cui il primo giorno sia festivo (Cass. II, n. 24277/2014). Allo stesso modo, è stata esclusa la rilevanza del giorno festivo che decade durante il decorso del termine, osservando che la regola dell'art. 172, comma 5, per la quale le unità di tempo stabilite per il termine finale si computano “intere e libere”, non comporta l'esclusione dal computo degli eventuali giorni festivi intermedi, in quanto l'esistenza del giorno festivo rileva unicamente nella diversa ipotesi di cui al comma 3, ove è previsto che il termine che scade in giorno festivo è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo (Cass. III, n. 37988/2004). Quanto, poi, ai rapporti tra la proroga ex art. 172 ed i termini dilatori, è stato affermato che la proroga di diritto del termine stabilito a giorni, che scade in giorno festivo, non si applica ai termini dilatori, che si computano a giorni liberi (Cass. IV, n. 10322/2009). Le Sezioni Unite hanno precisato che la regola posta dall'art. 172, comma 3, si applica anche agli atti e ai provvedimenti del giudice, e si riferisce, pertanto, anche al termine per la redazione della sentenza (Cass. S.U., n. 155/2012). La regola in esame è stata, poi, ritenuta applicabile ai termini perentori. Così, ad esempio, è stato affermato che il termine di cinque giorni previsto per l'interrogatorio della persona sottoposta a misura cautelare personale, ove vada a scadere in un giorno festivo, è prorogato al giorno successivo non festivo (Cass. II, n. 36315/2010); e che la previsione dell'art. 297, comma 1 — per la quale gli effetti della custodia cautelare decorrono dal momento della cattura, dell'arresto o del fermo — deroga alla disciplina generale che prevede la non computabilità del dies a quo (Cass. VI, n. 22035/2012). Allo stesso modo, la scadenza in giorno festivo del termine di dieci giorni previsto per la richiesta di riesame delle misure cautelari ne comporta la proroga di diritto al giorno successivo non festivo (Cass. III, n. 46392/2017), al pari di quanto avviene nel caso di scadenza in giorno festivo del termine di trenta giorni – differibile fino a quarantacinque giorni – dalla pubblicazione del dispositivo entro cui il tribunale del riesame deve depositare la propria ordinanza (Cass. II, n. 11112/2020). Sussiste, invece, difformità interpretativa nella S.C. tra un'esegesi che ritiene prorogato di diritto al giorno successivo il termine ad horas che scade in giorno festivo (Cass. I, n. 19377/2009) e quella che esclude tale possibilità di proroga (Cass. I, n. 10762/2009). La giurisprudenza ha affermato, poi, che il termine stabilito per il deposito delle liste testimoniali è computato in giorni interi e liberi e che, dunque, non si applica la proroga automatica del termine che scade in un giorno festivo, stabilito dal comma terzo dell'art. 172 (Cass. V, n. 1139/2013). Da ultimo, deve essere osservato che la S.C. ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 172 in relazione alla diversa disciplina dettata dall'art. 155 c.p.c. — in base al quale il termine stabilito a giorni che scade il sabato è prorogato al primo giorno non festivo — essendo rimessa alla discrezionalità del legislatore ogni valutazione in ordine alla necessità di una disciplina processuale dei termini differenziata, in considerazione dei beni e degli interessi in rilievo nel processo penale, primo fra tutti quello della libertà personale (Cass. II, n. 13505/2018). La scadenza del termine e la chiusura degli uffici giudiziariCon riferimento al termine finale, la norma del comma 5 dispone che, ove sia previsto soltanto esso, le unità di tempo stabilite per il termine si computano intere e libere. Come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, la regola dell'art. 172, comma 5, secondo la quale “quando è stabilito soltanto il momento finale, le unità di tempo stabilite per il termine si computano intere e libere”, implica che vanno esclusi dal computo il dies a quo ed il dies ad quem (Cass. I, n. 16356/2015). L'ultimo comma prevede, infine, che il termine si considera scaduto, ove collegato all'effettuazione di specifici adempimenti presso un ufficio giudiziario (fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti), nel momento in cui, secondo i regolamenti, l'ufficio viene chiuso al pubblico. La norma trova applicazione anche nei confronti del pubblico ministero (Cass. VI, n. 3966/1995), in quanto parte processuale, ma non si applica per il deposito dei provvedimenti del giudice (Cass. S.U. , n. 30/1995; nonché, in termini conformi, Cass. II, n. 9373/2019). Gli orari di apertura al pubblico degli uffici giudiziari sono solitamente fissati, e resi pubblici, dal titolare dell'ufficio. In applicazione della norma, è inammissibile per tardività il gravame presentato dal pubblico ministero oltre l'orario di apertura al pubblico dell'ufficio giudiziario, nel giorno di scadenza del termine per impugnare, a nulla rilevando la presenza di personale in servizio al momento della presentazione dell'atto (Cass. II, n. 40777/2018). Parzialmente derogando all'indicato principio, la giurisprudenza ha affermato che l'impugnazione proposta l'ultimo giorno utile dopo l'orario di chiusura dell'ufficio della cancelleria deve ritenersi ammissibile, purché il ricevimento del relativo atto non derivi da un'iniziativa unilaterale del funzionario, ma sia conseguenza di una consuetudine instauratasi nell'ufficio, e sempre che l'atto venga presentato in tempo prossimo all'orario di chiusura dell'ufficio (Cass. VI, n. 7627/1996). È stato osservato, tuttavia, che la previsione dell'art. 172, comma 6, si applica nelle sole ipotesi in cui vi sia stata una regolare osservanza degli orari di chiusura delle cancellerie, in quanto, in caso contrario, l'interessato dovrebbe sempre essere ammesso a compiere l'atto anche il giorno successivo, non festivo, alla scadenza del termine, ovvero gli dovrebbe essere consentita la restituzione nel termine. Per valutare, poi, la tempestiva presentazione a un ufficio giudiziario di un atto per il quale sia prevista la possibilità di spedizione a mezzo del servizio postale, sottoposta a termine di decadenza, si deve avere riguardo, in assenza di specifiche norme, alla data di ricezione da parte dell'ufficio e non a quella di spedizione da parte dell'interessato (Cass. I, n. 25185/2009). Da segnalare, infine, che specifiche deroghe all'indicata disciplina erano state dettate dalla normativa emergenziale COVID prevista dall'art. 83 d.l. 17 marzo 2020, n. 18, conv. con modif., in l. 24 aprile 2020, n. 27, successivamente modificato dall'art. 1 d.l. 30 aprile 2020, n. 28, conv. con modif. il l. 25 giugno 2020, n. 70, che aveva disposto la sospensione del decorso dei termini per il compimento di atti processuali (comma 2), con previsione di talune eccezioni (comma 3). Modifiche introdotte dal d.lgs. n. 150/2022L'art. 11, comma 1, lett. a), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, ha interpolato la previsione dell'art. 172 aggiungendo i due nuovi commi 6-bis e 6-ter, finalizzati a precisare i termini per il deposito degli atti con modalità telematica. Le due disposizioni prevedono, infatti, che: il termine per fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario con modalità telematiche si considera rispettato se l'accettazione da parte del sistema informatico avviene entro le ore 24 dell'ultimo giorno utile; salvo sia diversamente stabilito (relativamente alla specifica tipologia di atto processuale), i termini decorrenti dal deposito telematico degli atti effettuato fuori dell'orario d'ufficio stabilito dal regolamento si computano dalla data della prima apertura immediatamente successiva dell'ufficio. In tal modo, pertanto, si è inteso favorire l'esercizio del diritto di difesa, potendo la parte fare uso dell'intera giornata in cui è in scadenza l'atto per provvedere al suo deposito telematico (occorrendo solo verificare che l'accettazione sia rilasciata dal sistema entro le ore 24 dell'ultimo giorno utile). Allo stesso tempo, la soluzione non compromette l'organizzazione giudiziaria, considerato che il termine per provvedere sulla domanda, depositata telematicamente fuori orario d'ufficio, decorre dalla prima apertura successiva dell'ufficio competente. Entrata in vigore della riforma e disposizioni transitorie La modifica normativa ha decorrenza dal 30 dicembre 2022, in ossequio a quanto previsto dall'art. 6 del d.l. 31 ottobre 2022, n. 162. Da segnalare, tuttavia, che, ai sensi dell'art. 87, comma 5, del d.lgs. n. 150/2022, recante disposizioni transitorie in materia di processo penale telematico, i commi 6-bis e 6-ter si applicano «a partire dal quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione dei regolamenti di cui ai commi 1 e 3 , ovvero a partire dal diverso termine previsto dal regolamento di cui al comma 3 per gli uffici giudiziari e per le tipologie di atti in esso indicati». BibliografiaAmodio, Orario degli uffici giudiziari e garanzie costituzionali, in Cass. pen. 1996, 1103; Borasi, I termini nel processo penale, Piacenza, 2011; Borgis, Deposito di provvedimenti giudiziari dopo la chiusura dell'ufficio al pubblico, in Dir. pen. e proc. 1996, 2, 607; Fois, voce Termini processuali penali, in Dig. d. Pen., I, Agg., Torino, 2000, 600; Gialuz, Per un processo penale più efficiente e giusto. Guida alla lettura della riforma Cartabia, Profili processuali, in Sistema penale, 2022, 1;Giarda, voce Termine (dir. proc. pen.), in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992, 252; Jazzetti-Pacini, La disciplina degli atti nel nuovo processo penale, Milano, 1993. |