Codice di Procedura Penale art. 175 - Restituzione nel termine 1 .

Alessandro D'Andrea

Restituzione nel termine1.

1. Il pubblico ministero, le parti private e i difensori sono restituiti nel termine stabilito a pena di decadenza [173], se provano di non averlo potuto osservare per caso fortuito o per forza maggiore. La richiesta per la restituzione nel termine è presentata, a pena di decadenza, entro dieci giorni da quello nel quale è cessato il fatto costituente caso fortuito o forza maggiore 2.

2. L'imputato condannato con decreto penale, che non ha avuto tempestivamente effettiva conoscenza del provvedimento, è restituito, a sua richiesta, nel termine per proporre opposizione, salvo che vi abbia volontariamente rinunciato3 .

2.1. L'imputato giudicato in assenza è restituito, a sua richiesta, nel termine per proporre impugnazione, salvo che vi abbia volontariamente rinunciato, se, nei casi previsti dall'articolo 420-bis, commi 2 e 3, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non aver potuto proporre impugnazione nei termini senza sua colpa4.

2-bis. La richiesta indicata ai ai commi 2 e 2.1 è presentata, a pena di decadenza, nel termine di trenta giorni da quello in cui l'imputato ha avuto effettiva conoscenza del provvedimento. In caso di estradizione dall'estero, il termine per la presentazione della richiesta decorre dalla consegna del condannato5.

3. La restituzione non può essere concessa più di una volta per ciascuna parte in ciascun grado del procedimento6.

4. Sulla richiesta decide con ordinanza il giudice che procede al tempo della presentazione della stessa. Prima dell'esercizio dell'azione penale [405] provvede il giudice per le indagini preliminari [328]. Se sono stati pronunciati sentenza o decreto di condanna, decide il giudice che sarebbe competente sulla impugnazione o sulla opposizione [670].

5. L'ordinanza che concede la restituzione nel termine per la proposizione della impugnazione o della opposizione può essere impugnata solo con la sentenza che decide sulla impugnazione o sulla opposizione.

6. Contro l'ordinanza che respinge la richiesta di restituzione nel termine può essere proposto ricorso per cassazione [606].

7. Quando accoglie la richiesta di restituzione nel termine per proporre impugnazione, il giudice, se occorre, ordina la scarcerazione dell'imputato detenuto e adotta tutti i provvedimenti necessari per far cessare gli effetti determinati dalla scadenza del termine.

8. Se la restituzione nel termine è concessa a norma del comma 2, non si tiene conto, ai fini della prescrizione del reato [157 c.p.], del tempo intercorso tra la notificazione della sentenza contumaciale o del decreto di condanna e la notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione.

8-bis. Se la restituzione nel termine è concessa a norma del comma 2.1, non si tiene conto, ai fini della improcedibilità di cui all'articolo 344-bis, del tempo intercorso tra il novantesimo giorno successivo alla scadenza del termine previsto dall'articolo 544, come eventualmente prorogato ai sensi dell'articolo 154 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del presente codice, e la notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione7.

 

[1] Con riferimento alla disciplina connessa all'emergenza epidemiologica da Covid-19 sul deposito telematico di atti, documenti e istanze, v. art. 242-bis-2-ter d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 176, in relazione al malfunzionamento del portale del processo penale telematico. Da ultimo, da ultimo v. art. 16, comma 1, d.l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv., con modif., in l. 25 febbraio 2022, n. 15, che stabilisce che « Le disposizioni di cui all'articolo 221, commi 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 10 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonché le disposizioni di cui all'articolo 23, commi 2, 6, 7, 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, 8-bis, primo, secondo, terzo e quarto periodo, 9, 9-bis e 10, e agli articoli 3-bis, commi 1, 2, 3, 4 e 7, e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, in materia di processo civile e penale, continuano ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre 2022»; v. anche art. 16, comma 2, d.l. n. 228, cit.

[2] Periodo aggiunto dall'art. 1, comma 1, lett. a) d.l. 21 febbraio 2005, n. 17, conv., con modif., in l. 22 aprile 2005, n. 60.

[3] Comma sostituito dall'art. 11, l. 28 aprile 2014, n. 67. Il testo era il seguente: «Se è stata pronunciata sentenza contumaciale o decreto di condanna, l'imputato è restituito, a sua richiesta, nel termine per proporre impugnazione od opposizione, salvo che lo stesso abbia avuto effettiva conoscenza del procedimento o del provvedimento e abbia volontariamente rinunciato a comparire ovvero a proporre impugnazione od opposizione. A tale fine l'autorità giudiziaria compie ogni necessaria verifica». Il comma, che già era stato sostituito dall'art. 1, d.l. 21 febbraio 2005, n. 17, e modificato in sede di conversione ad opera della l. 22 aprile 2005, n. 60, era stato dichiarato costituzionalmente illegittimo con sentenza 4 dicembre 2009, n. 317 nella parte in cui non consentiva la restituzione dell'imputato, che non avesse avuto effettiva conoscenza del procedimento o del provvedimento, nel termine per proporre impugnazione contro la sentenza contumaciale, nel concorso delle ulteriori condizioni indicate dalla legge, quando analoga impugnazione fosse stata proposta in precedenza dal difensore dello stesso imputato.

[4] Comma inserito dall'articolo 11, comma 1, lett. b), num. 1) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.  V. quanto disposto dall’art. 88 d.lgs. n. 150, cit.

[5] Comma inserito dall'art. 1 , comma 1, lett. c) d.l. n. 17, cit. e successivamente modificato dall'articolo 11, comma 1, lett. b), num. 2) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 che ha sostituito le seguenti parole: «ai commi 2 e 2.1» alle parole: «al comma 2»; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[6] Il primo periodo del comma è stato soppresso dall'art. 1 , comma 1, lett. d) d.l. n. 17, cit. Il testo del periodo era il seguente: «La richiesta per la restituzione nel termine è presentata, a pena di decadenza, entro dieci giorni da quello nel quale è cessato il fatto costituente caso fortuito o forza maggiore ovvero, nei casi previsti dal comma 2, da quello in cui l'imputato ha avuto effettiva conoscenza dell'atto».

[7] Comma aggiunto dall'articolo 11, comma 1, lett. b), num. 3) d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150; per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. 

Inquadramento

L'art. 175 regola l'istituto della restituzione nel termine, inteso quale rimedio processuale cui fare ricorso in caso di perenzione di termini previsti a pena di decadenza, qualora l'interessato possa provare che l'inutile decorso del tempo sia stato determinato da caso fortuito o forza maggiore.

I soggetti legittimati alla richiesta di restituzione nel termine

Il primo comma individua nel pubblico ministero, nelle parti private e nei difensori i soggetti aventi diritto alla restituzione nel termine. L'utilizzo dell'espressione normativa “sono restituiti”, lascia, infatti, comprendere come il giudice sia tenuto all'adozione del provvedimento di restituzione nel termine, nella ricorrenza dei presupposti stabiliti dalla legge, senza possibilità di esprimere alcuna valutazione di tipo discrezionale.

Con riguardo al pubblico ministero, la legittimazione alla richiesta di restituzione pertiene all'ufficio nel suo insieme, con la precisazione, tuttavia, che deve trattarsi di un impedimento che abbia investito tutti i magistrati che lo compongono. Sussiste, invece, contrasto giurisprudenziale circa la legittimazione della persona offesa a chiedere la restituzione nel termine per potersi costituire parte civile . A fronte, infatti, di un indirizzo interpretativo per il quale la persona offesa, pur non essendo “parte” del processo in senso tecnico, può chiedere e ottenere, ai sensi dell'art. 175, di essere restituita nel termine per la costituzione di parte civile ( Cass. III, n. 18844/2019 ) – senza, tuttavia, poter far valere a tal fine, in presenza di una valida notificazione della vocatio in ius ai sensi dell'art. 154, la mancata conoscenza del processo (Cass. V, n. 8543/2021) - se ne contrappone un altro per il quale, in termini diametralmente opposti, la persona offesa non può chiedere ed ottenere, ai sensi dell'art. 175, di essere restituita nel termine per la costituzione di parte civile, non essendo “parte” del processo in senso tecnico (così Cass. II, n. 20764/2019 ).

La S.C. ha chiarito come, comunque, la facoltà di chiedere la restituzione nel termine perentorio spetti alla persona offesa non in termini generali, ma soltanto se funzionale a consentirle di assumere la qualità di parte civile (Cass. II, n. 43229/2022, con riferimento ad una fattispecie in cui tale facoltà è stata negata ad una persona offesa che intendeva avvalersene per impugnare il decreto di archiviazione).

In ragione della previsione di cui all'art. 61, si ritiene che il riferimento alle parti private ricomprenda anche la persona sottoposta alle indagini.

La richiesta di restituzione nel termine per potersi costituire è, poi, senz'altro riconosciuta al civilmente obbligato per la pena pecuniaria, che viene citato su richiesta del p.m. o dell'imputato, al danneggiato ed al responsabile civile, ma non già in favore degli enti esponenziali di interessi diffusi.

  Il difensore, di cui viene fatta espressa menzione nella norma, è titolare di una legittimazione a richiedere la restituzione nel termine del tutto autonoma e distinta rispetto a quella del proprio assistito, che la dottrina (Garuti, 38), peraltro, estende anche al sostituto del difensore ed al codifensore.

Il diritto ex art. 175 spetta, inoltre, ai soggetti che tutelano la parte in virtù di un rapporto di tutela, curatela o di potestà genitoriale.

  L'impedimento legittimante la richiesta di restituzione nel termine del difensore deve presentare natura tale da non avergli permesso di avvalersi dei mezzi e degli strumenti che il codice di rito pone a sua disposizione per compiere non personalmente una determinata attività processuale, per cui costui deve allegare – e documentare – l'esistenza di un evento così grave da avergli impedito di presentare l'atto in cancelleria oppure a mezzo del servizio postale o di nominare un sostituto che potesse seguire le sue direttive (Cass. III, n. 1716/1997).

I termini restituibili

Nell’indicare i termini cui è applicabile la disciplina prevista dall’art. 175, il legislatore ha fatto esplicito riferimento solo a quelli stabiliti a pena di decadenza, il cui decorso comporta, quindi, la definitiva perdita della possibilità dell’esercizio di un diritto o di una facoltà.

Ciò, tuttavia, non appare limitare l’applicazione della norma ai soli termini espressamente definiti come perentori, essendone generalmente prevista l’estensione anche a quelli stabiliti a pena di inammissibilità, sul presupposto che decadenza ed inammissibilità siano sinonimi, in quanto la prima indica una sanzione che colpisce una situazione soggettiva attiva causandone la perdita, mentre la seconda colpisce l’atto o il rapporto processuale, causandone l’invalidità.

Soprattutto controversa è la possibilità di applicazione dell’art. 175 alle fasi antecedenti e successive alla celebrazione del processo penale, e dunque con riguardo ai termini previsti anteriormente al giudizio, ovvero nelle successive fasi dell’esecuzione o del procedimento dinnanzi alla magistratura di sorveglianza.

 Con riferimento al lasso temporale che precede l’inizio delle indagini preliminari, la S.C. ha affermato che l’istituto della restituzione in termini non può essere invocato relativamente al termine per proporre querela, osservato che la restituzione è consentita per i soli termini contemplati nel codice di procedura penale e che, in ogni caso, prima della presentazione della querela, non esiste né un procedimento penale né una “parte” di esso, cui fa riferimento l’art. 175 (Cass. I, n. 4985/1992).

L’interpretazione è stata, tuttavia, disattesa da parte della dottrina (Garuti, 27), che ha suggerito di considerare il termine “parti”, utilizzato dalla norma, solo in senso lato, conseguentemente individuando nel giudice per le indagini preliminari l’autorità competente a decidere sull’eventuale richiesta di restituzione nel termine per proporre querela, richiesta o istanza.

Riguardo, invece, ai termini afferenti alla fase successiva all’esecutività della sentenza, ovvero previsti nelle materie di competenza della magistratura di sorveglianza, se ne riconosce la possibilità di restituzione nella ricorrenza dei presupposti indicati dalla norma.

I presupposti: il caso fortuito e la forza maggiore

Presupposto per la restituzione nel termine è che la parte provi di non aver potuto rispettare il termine medesimo per caso fortuito o forza maggiore.

Per caso fortuito si intende un evento imprevisto e imprevedibile, che non può essere evitato nemmeno con l'impiego della massima diligenza e perizia.

Nel concetto di caso fortuito rientrano, naturalmente, gli eventi di natura climatica e geologica, ma anche taluni comportamenti umani, purché non direttamente finalizzati ad impedire l'esercizio dell'attività sottoposta a termine decadenziale, essendosi, ad esempio, affermato in giurisprudenza che integra il caso fortuito idoneo a legittimare la restituzione in termini ex art. 175, comma 1, l'erronea annotazione della cancelleria che, determinando nel difensore di fiducia il convincimento di essere stato implicitamente revocato e, pertanto, la conseguente astensione di quest'ultimo da ogni ulteriore attività, abbia determinato, stante anche il correlativo e giustificato affidamento dell'imputato, il passaggio in giudicato della sentenza (Cass. V, n. 18820/2007).

La nozione di forza maggiore fa riferimento, invece, ad un'energia causale estranea alla parte, cui questa non ha potuto in alcun modo opporsi.

Conseguentemente, è stato affermato in giurisprudenza che l'errore, proprio perché costituito da una falsa rappresentazione della realtà, non può mai integrare, ai fini della restituzione nel termine, le ipotesi del caso fortuito o della forza maggiore, consistendo la prima in un fatto esterno, inatteso e impensabile, che impedisce il compimento dell'atto processuale o ne frustra il risultato ad esso connaturale; la seconda in una forza impeditiva non altrimenti vincibile (Cass. I, n. 5645/1995).

Il riconoscimento di una causa di forza maggiore, impeditiva dell'esercizio di una facoltà processuale, costituisce apprezzamento di fatto del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità purché esente da vizi logici e giuridici (Cass. III, n. 19918/2010). In tal caso, grava sul soggetto che richiede la restituzione nel termine per l'impugnazione, adducendo una causa di forza maggiore, l'onere di provare il verificarsi del fatto ostativo al tempestivo esercizio della facoltà di impugnazione (Cass. I, n. 44568/2010), e cioè del verificarsi di un impedimento assoluto, tale da rendere vano ogni sforzo umano, che derivi da cause esterne a lui non imputabili (Cass. I, n. 12712/2020).  

Particolarmente cospicua è la casistica della giurisprudenza di legittimità sul tema.

Così, è stato inequivocamente affermato che la detenzione dell'imputato non può configurarsi come caso fortuito o forza maggiore (Cass. I, n. 41155/2011).

Allo stesso modo, il ritardo nella trasmissione del fascicolo processuale, qualora la sentenza sia stata tempestivamente trasmessa per il visto, non costituisce per il procuratore generale caso fortuito o forza maggiore, e, pertanto, non legittima la restituzione nel termine del predetto organo (Cass. II, n. 42994/2011).

Integra, invece, forza maggiore l'errata informazione ricevuta dalla cancelleria circa l'omesso tempestivo deposito della sentenza nei termini di rito; tuttavia, l'istante ha l'onere di provare rigorosamente — mediante attestazione di cancelleria o altro atto o fatto certo — il verificarsi della circostanza ostativa al tempestivo esercizio della facoltà di impugnazione e non può limitarsi ad allegare a sostegno del proprio assunto dichiarazioni provenienti da lui o da altri difensori interessati (Cass. II, n. 44509/2015).

È stato chiarito che l'impedimento al tempestivo esercizio del diritto di impugnazione deve presentare connotazioni oggettive, e non essere comunque riconducibile a comportamenti del soggetto interessato, salvo che questi risultino condizionati da fattori esterni in termini assoluti, con riferimento ad una fattispecie in cui è stata esclusa la sussistenza della forza maggiore in relazione al mancato inoltro di un atto di appello mediante raccomandata determinato da una interruzione del servizio postale, che, però, per il suo carattere temporaneo, non aveva impedito la spedizione di altre raccomandate in orario successivo a quello della disfunzione, e comunque ancora utile per la proposizione dell'impugnazione (Cass. VI, n. 26833/2015).

Non integra, poi, un'ipotesi di caso fortuito o di forza maggiore rilevante ex art. 175, comma 1, l'impedimento fisico limitato al giorno di scadenza del termine, giacché è imputabile alla parte l'incapacità di organizzare i propri impegni in modo da neutralizzare il rischio di imprevisti dell'ultimo momento (Cass. IV, n. 11173/2014).

Qualora venga invocato come causa di forza maggiore uno stato di malattia, esso, per aver rilievo ai sensi dell'art. 175, deve essere di gravità tale da impedire per tutta la sua durata qualsiasi attività, venendo ad incidere sulla capacità di intendere e volere dell'interessato, così da impedirgli anche la spedizione a mezzo posta o la presentazione tramite un procuratore speciale dell'atto di impugnazione (Cass. VI, n. 51912/2019).

Con riguardo, invece, alla malattia del difensore di fiducia, è configurabile il caso della forza maggiore idonea a suffragare istanza di restituzione nel termine per impugnare la sentenza solo qualora tale malattia invalidante abbia impedito al difensore di allontanarsi dal proprio domicilio e di nominare un sostituto per la presentazione dei motivi di impugnazione (Cass. I, n. 16763/2010).

L'impossibilità di esercizio del mandato da parte del difensore di fiducia per arresto o morte intervenute nelle more del termine per impugnare la sentenza, invece, dà luogo ad un caso di forza maggiore, cui consegue il diritto del nuovo difensore eventualmente nominato dall'imputato alla restituzione nel suddetto termine nella sua integralità (Cass. VI, n. 41381/2011).

Il mancato o inesatto adempimento da parte del difensore di fiducia dell'incarico di proporre impugnazione, a qualsiasi causa ascrivibile, non è idoneo a realizzare le ipotesi di caso fortuito o forza maggiore, che si concretano in forze impeditive non altrimenti vincibili, le quali legittimano la restituzione nel termine, poiché consistono in una falsa rappresentazione della realtà, superabile mediante la normale diligenza ed attenzione. Né può essere esclusa, in via presuntiva, la sussistenza di un onere dell'assistito di vigilare sull'esatta osservanza dell'incarico conferito, nei casi in cui il controllo sull'adempimento defensionale non sia impedito al comune cittadino da un complesso quadro normativo (Cass. IV, n. 55106/2017).

Non integra il caso fortuito o la forza maggiore, che legittimano la restituzione nel termine per proporre impugnazione, l'errore del difensore anche se determinatosi con il concorso della cancelleria, se evitabile con l'impiego della media diligenza (Cass. I, n. 40282/2013).Da segnalare, infine, che la normativa emergenziale introdotta dal d.l. 1° aprile 2021, n. 44, ha previsto all’art. 6, comma 1 uno speciale caso di forza maggiore per il deposito di memorie, documenti, richieste ed istanze, rappresentato dal malfunzionamento del portale del processo penale telematico (attestato dal Direttore generale per i servizi informativi automatizzati e segnalato sul Portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia).  

L'opposizione a decreto penale di condanna

Il comma 2 prevede, in modo espresso, che l'imputato condannato con decreto penale, che non ha avuto tempestivamente effettiva conoscenza del provvedimento, può, su sua richiesta, essere restituito nel termine per proporre opposizione, salvo che vi abbia volontariamente rinunciato.

Ai sensi dell'art. 15- bis , comma 1, l. n. 67/ 2014 (come modificata dalla l. n. 118/2014), è stato, tuttavia, precisato che la norma dell'art. 175, comma 2, nella formulazione previgente alla modifica del 2014, deve continuare a trovare applicazione con riferimento ai procedimenti in corso.

Le Sezioni unite hanno stabilito che ai fini della restituzione nel termine per impugnare la sentenza contumaciale ex art. 175, comma 2, nella formulazione antecedente alla modifica operata con legge n. 67 del 28 aprile 2014, l'effettiva conoscenza del procedimento deve essere riferita all'accusa contenuta in un provvedimento formale di vocatio in iudicium; tale non può ritenersi la conoscenza dell'accusa contenuta nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari di cui all'art. 415-bis, che non è di per sé sufficiente a garantire all'imputato anche quella del processo, fermo restando che l'imputato non deve avere rinunciato a comparire ovvero a proporre impugnazione oppure non deve essersi deliberatamente sottratto a tale conoscenza (Cass. S.U., n. 28912/2019).

In tema di restituzione nel termine per l’impugnazione della sentenza contumaciale, il giudice dell’esecuzione è tenuto ad accertare d’ufficio l’incidenza sul presupposto della mancata conoscenza del procedimento del legittimo impedimento dell’imputato conseguente al suo stato di detenzione, sopravvenuto rispetto all’instaurazione del processo, sicché, ove rigetti l’istanza senza aver effettuato tale accertamento, si verifica una nullità di ordine generale ai sensi dell’art. 178, comma 1, lett. c) (Cass. I, n. 12770/2021).

Il comma 2- bis dell'art. 175 stabilisce, poi, che la richiesta di restituzione nel termine per proporre impugnazione a decreto penale di condanna deve essere presentata nel termine decadenziale di trenta giorni da quello in cui l'imputato ha avuto effettiva conoscenza del provvedimento.

Le Sezioni unite hanno precisato che, ai fini della verifica della tempestività della richiesta di restituzione del termine, ex art. 175, comma 2-bis, presentata a mezzo del servizio postale, il giudice deve fare riferimento alla data di spedizione della richiesta e non già a quella di ricezione dell’atto (Cass. S.U., n. 42043/2017).

In caso di estradizione all'estero il termine per la presentazione della richiesta decorre dalla consegna del condannato.

La presentazione della richiesta

Il testo dell'art. 175 non specifica le forme che l'istanza di restituzione nel termine deve assumere.

Nel silenzio legislativo si ritiene che l'istanza possa essere proposta in forma libera, e cioè in qualsiasi maniera risulti idonea a perseguire lo scopo, potendo essere formulata sia con dichiarazione scritta, depositata in cancelleria, che con dichiarazione orale, comunicata al cancelliere e da questi poi verbalizzata. Si ritiene, perfino, che l'istanza possa essere inoltrata con telegramma o a mezzo raccomandata inviata alla cancelleria.

Con riferimento ai termini di presentazione dell'istanzaa parte la disciplina speciale prevista dal comma 2-bis per l'ipotesi della restituzione nel termine per proporre opposizione a decreto penale di condanna — la disposizione generale è quella stabilita dal comma 1 per la quale la richiesta per la restituzione nel termine è presentata, a pena di decadenza, entro dieci giorni da quello nel quale è cessato il fatto costituente caso fortuito o forza maggiore.

I dieci giorni costituiscono un ulteriore termine perentorio, il cui mancato rispetto in conformità al disposto del comma 3 — per cui la restituzione non può essere concessa più di una volta per ciascuna parte in ciascun grado del procedimento —, preclude la possibilità di concessione di un'ulteriore restituzione in termini.

Spetta, poi, al soggetto richiedente ottemperare all'onere di provare l'impedimento, giacché la sola allegazione del fatto non sembra poter determinare nel giudice alcun obbligo di provvedere ad accertamenti di ufficio.

Secondo l'interpretazione giurisprudenziale prevalente, nel procedimento per la restituzione in termini, il giudice competente a provvedere sulla relativa istanza decide de plano, a meno che non sia in corso un procedimento principale con rito camerale, nel qual caso la decisione deve avvenire nelle medesime forme, perché l'art. 175, comma 4, non opera alcun espresso richiamo alle formalità di cui all'art. 127 (Cass. III, n. 5930/2015).

Il giudice competente a decidere

Il quarto comma dell'art. 175 individua il giudice competente a decidere sulla richiesta di restituzione nel termine, stabilendo, come regola generale, che sulla richiesta decide con ordinanza il giudice che sta procedendo al momento della presentazione della domanda.

Prima dell'esercizio dell'azione penale a dover provvedere è il giudice per le indagini preliminari, mentre dopo la pronuncia di sentenza o di decreto penale di condanna decide il giudice che sarebbe competente per l'impugnazione o per l'opposizione. L'utilizzo del termine sentenza è genericamente riferito a qualsiasi decisione che sia divenuta irrevocabile.

Diverse pronunce della S.C. hanno individuato il giudice competente a decidere sulla richiesta di restituzione nel termine rispetto ad alcune specifiche fasi processuali.

Così, ad esempio, è stato ritenuto competente a disporre la restituzione nel termine per impugnare, anche nell'ambito dei procedimenti de libertate, il giudice competente per l'impugnazione, in quanto il provvedimento restitutorio è destinato ad incidere sui requisiti di ammissibilità del gravame e, quindi, sulla stessa possibilità di attivare il controllo di grado superiore sul provvedimento impugnato; con la conseguenza che è stata considerata nulla, per incompetenza funzionale, l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari che restituisce il pubblico ministero nel termine per proporre ricorso per cassazione avverso ordinanza in materia di misura cautelare personale (Cass. VI, n. 1594/1993).

Le Sezioni Unite hanno precisato che nel procedimento per decreto la competenza a provvedere sulla richiesta di restituzione nel termine per proporre opposizione spetta al giudice per le indagini preliminari (Cass. S.U., n. 4445/2006).

È stato affermato, ancora, che è affetta dal vizio di incompetenza funzionale, rilevabile anche d'ufficio nel giudizio di cassazione con conseguente annullamento senza rinvio, l'ordinanza con cui il giudice che ha emesso la sentenza decide, in luogo del giudice superiore, sulla richiesta di restituzione nel termine per proporre impugnazione (Cass. I, n. 17053/2012).

Il giudice dell’esecuzione ha la competenza a provvedere sulla richiesta di restituzione nel termine per proporre impugnazione allorquando la richiesta sia logicamente subordinata o alternativa all’accertamento della validità del titolo esecutivo (Cass. II, n. 29114/2019).

L'impugnazione dell'ordinanza sulla richiesta di restituzione nel termine

I commi 5 e 6  regolano le modalità attraverso cui devono essere proposte le doglianze avverso la decisione del giudice sulla richiesta di restituzione nel termine.

Il provvedimento di accoglimento è disciplinato dal comma 5, il quale prevede che l'ordinanza che concede la restituzione nel termine per la proposizione della impugnazione o della opposizione può essere impugnata solo con la sentenza che decide sulla impugnazione o sulla opposizione. In questi casi pertanto l'ordinanza di accoglimento può essere impugnata soltanto assieme al provvedimento conclusivo del giudizio di gravame, ritenuto censurabile con gli stessi mezzi.

Può, dunque, verificarsi la duplice ipotesi di impugnazione proposta solo per censurare l'ordinanza di restituzione nel termine ovvero articolata anche nei confronti della decisione del merito.

L'ordinanza che respinge la richiesta di restituzione nel termine, è regolata, con diversa modalità, dalla norma del comma 6, che ne prevede la possibilità di impugnazione solo con il ricorso per cassazione.

In tal caso il contenuto negativo della decisione non interferisce sul merito del giudizio, che prosegue ordinariamente, senza l'invocata reintegrazione nel termine.

È stato di recente affermato che la disciplina della restituzione nel termine prevista dall’art. 175 è inapplicabile al giudizio di legittimità già definito e introdotto da un ricorso tempestivamente proposto, istitutivo di un valido rapporto processuale (Cass. IV, n. 11419/2018).

Con riferimento, poi, all'individuazione della legittimazione soggettiva, deve ritenersi applicabile, anche con riferimento ai provvedimenti decisori sulla richiesta di restituzione nel termine, la regola generale prevista dall'art. 568, comma 4, per la quale per proporre impugnazione è necessario avervi interesse.

I provvedimenti successivi all'accoglimento della richiesta

Il provvedimento di accoglimento della richiesta di restituzione nel termine comporta che il termine “restituito” decorre per intero, a prescindere dal momento temporale in cui si è verificato il presupposto impeditivo.

I commi 7 e 8 dell'art. 175 contengono, poi, delle particolari direttive per il giudice che decida di restituire il condannato nel termine per proporre impugnazione.

Il comma 7 prevede che, in tale ipotesi, il giudice, se occorre, ordina la scarcerazione dell'imputato detenuto e adotta tutti i provvedimenti necessari per far cessare gli effetti determinati dalla scadenza del termine.

L'inciso “se occorre” consente di comprendere come il giudice, nel caso di specie, di fatto disponga di una certa libertà di valutazione ai fini della decisione concernente la scarcerazione dell'imputato detenuto; mentre l'espressione “adotta tutti i provvedimenti necessari per far cessare gli effetti determinati dalla scadenza del termine” assume un significato necessariamente più ampio, per cui l'operatività della regola è da considerarsi estesa anche oltre l'ambito del processo penale, interessando pure gli eventuali giudizi civili, amministrativi o disciplinari su cui il provvedimento impugnato riverberi i suoi effetti.

Il comma 8, infine, prevede, allo scopo di scoraggiare richieste meramente dilatorie, che nei casi di restituzione nel termine ai sensi del comma 2 — e cioè ai soli fini della proposizione dell'opposizione a decreto penale di condannanon si tiene conto, ai fini della prescrizione, del tempo intercorso tra la notificazione della sentenza contumaciale — il cui mantenimento nella previsione normativa appare, a seguito della novellazione effettuata con la l. n. 67/2014, solo il frutto di un non corretto coordinamento sistematico tra le norme dei commi 2 e 8 dell'art. 175 — o del decreto di condanna e la notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione.

Modifiche introdotte dal d.lgs. n. 150/2022 (c.d. “riforma Cartabia”)

L'art. 11, comma 1, lett. b), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, ha interpolato la previsione dell'art. 175 aggiungendo i due nuovi commi 2.1 e 8-bis, e poi ritoccando, in coerenza, il comma 2-bis. Il comma 2.1 ha introdotto una nuova ipotesi di restituzione per l'imputato giudicato in assenza , stabilendo che, salvo che non vi abbia volontariamente rinunciato, è restituito, su sua richiesta, nel termine per proporre impugnazione anche nei casi di assenza previsti dall'art. 420-bis, commi 2 e 3 (assenza non fondata su elementi di certezza, ma ritenuta provata dal giudice; assenza derivante da sottrazione volontaria), a patto che fornisca la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non aver potuto proporre impugnazione nei termini senza sua colpa. Le due condizioni di ammissibilità, in coerenza con il complessivo sistema dei rimedi normativamente previsto, ha lo scopo di impedire l'utilizzo di tale strumento da parte di chi, pur formalmente assente, ha successivamente avuto conoscenza della pendenza del processo in tempo utile per intervenire, avvalendosi dei rimedi interni alla fase, e, soprattutto, per proporre impugnazione nei termini ordinari. Per come esplicato nella Relazione illustrativa, «il ritorno, seppure per i soli casi in cui la dichiarazione di assenza non è fondata su elementi di certezza (per i quali, invece, solo una dichiarazione erronea di assenza consentirà il rimedio rescissorio), allo strumento della remissione in termini per l'impugnazione discende dalla circostanza che la delega ha contestualmente introdotto per l'assente un onere aggiuntivo per proporre appello, ossia il deposito di una procura speciale e di una elezione di domicilio successivi alla sentenza. Il rimedio più coerente con questa scelta, che tende a precludere la proposizione dell'impugnazione per l'assente che non si manifesti è, infatti, la rimessione in termini per proporre quella impugnazione, per i casi in cui davvero l'imputato non aveva conoscenza della pendenza del processo e non era nelle condizioni di proporre impugnazione, senza sua colpa».. L'intervento riformatore intende effettuare un'interpretazione convenzionalmente e costituzionalmente orientata dell'art. 175, comma 1, finalizzato a superare le categorie normative del caso fortuito e della forza maggiore, a maggiore garanzia e rispetto dell'art. 117 Cost., in relazione agli artt. 6 e 7 Convenzione EDU. Correlato all'introdotto rimedio restitutorio è la novella del comma 8-bis, per la quale, in caso di concessione della rimessione nel termine ai sensi del comma 2.1, non si deve tener conto, ai fini della improcedibilità di cui all'art. 344-bis, del tempo intercorso tra il novantesimo giorno successivo alla scadenza del termine previsto dall'art. 544, come eventualmente prorogato ai sensi dell'art. 154 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie, e la notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione.

Entrata in vigore della riforma e disposizioni transitorie

La modifica dell'art. 175 ha decorrenza dal 30 dicembre 2022, in ossequio a quanto disposto dall'art. 6 del d.l. 31 ottobre 2022, n. 162. Da segnalare, tuttavia, che l'art. 89 del d.lgs. n. 150/2022, recante disposizioni transitorie in materia di assenza, ha previsto, al comma 1, che «Salvo quanto previsto dai commi 2 e 3, quando, nei processi pendenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, è stata già pronunciata, in qualsiasi stato e grado del procedimento, ordinanza con la quale si è disposto procedersi in assenza dell'imputato, continuano ad applicarsi le disposizioni del codice di procedura penale e delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale in materia di assenza anteriormente vigenti, comprese quelle relative alle questioni di nullità in appello e alla rescissione del giudicato» e poi, al comma 3, che «Le disposizioni degli articoli 157-ter, comma 3, 581, commi 1-ter e 1-quater, e 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale si applicano per le sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto. Negli stessi casi si applicano anche le disposizioni dell'articolo 175 del codice di procedura penale, come modificato dal presente decreto». A norma, infine, dell'art. 88 del d.lgs. n. 150/2022, riguardante disposizioni transitorie in materia di restituzione nel termine, è stato stabilito che «Nei procedimenti che hanno ad oggetto reati commessi prima del 1° gennaio 2020, nei quali sia disposta la restituzione nel termine prevista dall'articolo 175, comma 2.1, del codice di procedura penale non si tiene conto, ai fini della prescrizione del reato, del tempo intercorso tra la scadenza dei termini per impugnare di cui all'articolo 585 del codice di procedura penale e la notificazione alla parte dell'avviso di deposito dell'ordinanza che concede la restituzione».  

Bibliografia

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