Codice di Procedura Penale art. 182 - Deducibilità delle nullità.Deducibilità delle nullità. 1. Le nullità previste dagli articoli 180 e 181 non possono essere eccepite da chi vi ha dato o ha concorso a darvi causa ovvero non ha interesse all'osservanza della disposizione violata. 2. Quando la parte vi assiste, la nullità di un atto deve essere eccepita prima del suo compimento ovvero, se ciò non è possibile, immediatamente dopo. Negli altri casi la nullità deve essere eccepita entro i termini previsti dagli articoli 180 e 181, commi 2, 3 e 4. 3. I termini per rilevare o eccepire le nullità sono stabiliti a pena di decadenza [173]. InquadramentoL'art. 182 è una norma autonoma nell'ambito del Titolo VII del Libro II del codice di rito, in quanto dedicata, in modo esclusivo, alla deducibilità delle nullità, e cioè all'individuazione dei soggetti legittimati e degli specifici termini entro cui dedurre le nullità intermedie ed eccepire le nullità relative. Profili generaliPur in presenza di un'apparente discrasia letterale, determinata dal fatto che la rubrica utilizza il verbo “dedurre” mentre il corpo normativo più volte indica quello “eccepire”, non sussiste dubbio di sorta in ordine al fatto che il disposto dell'art. 182 regola, ad un tempo, sia le ipotesi in cui dedurre le nullità intermedie che quelle in cui eccepire le nullità relative. Esulano, invece, dalla sfera normativa dell'art. 182 le nullità assolute, che essendo, per loro natura, rilevabili ex officio, possono anche essere soggette a deducibilità dalla parte che vi ha dato causa ovvero che non ha interesse all'osservanza della disposizione violata. Ancor più chiaramente, è esclusa l'applicazione della norma alle ipotesi di sanatoria, che, diversamente dai casi regolati dall'art. 182, consiste in un atto o in un fatto successivo all'atto nullo che interviene a surrogare, e quindi ad eliminare, il predetto vizio. Diverso, invece, è il ruolo della carenza di legittimazione a seconda che si tratti di nullità relative o di nullità a regime intermedio. In quest'ultimo caso, infatti, l'illegittima deduzione della parte può anche non influire sulla sorte della nullità, qualora il giudice sia ancora nei termini per poterla rilevare di ufficio; mentre nel caso delle nullità relative la carenza di legittimazione parifica i suoi effetti a quelli della sanatoria, in quanto, non potendo intervenire il giudice di ufficio, la nullità si sana per inutile decorso del tempo. Perché la deduzione delle nullità intermedie e l'eccezione di quelle relative siano valide, tuttavia, è necessario che ricorrano due condizioni: una di natura soggettiva, inerente alla legittimazione a dedurre od eccepire la nullità; ed una di natura oggettiva, rappresentata dall'osservanza dei termini per il rilievo delle nullità. La legittimazione a dedurre od eccepire la nullitàIl comma 1 dell'art. 182 stabilisce che le nullità previste dagli artt. 180 e 181non possono essere eccepite da chi vi ha dato o ha concorso a darvi causa ovvero non ha interesse all'osservanza della disposizione violata. La legittimazione si esplica, pertanto, in una duplice forma, di cui una negativa e l'altra positiva. Con riferimento a quella negativa, essa si sostanzia, come detto, nel non aver causato o concorso a dar causa alla nullità. Tale forma di legittimazione è finalizzata a garantire l'obbligo della buona fede nell'esplicazione delle attività processuali, nel senso che la parte che ha causato un fatto ingiusto non può invocare la protezione della legge. A tal fine, la norma ritiene essere sufficiente l'implicazione concreta della parte nella realizzazione della causa o di una condizione da cui la nullità origina, a mezzo, quindi, di una partecipazione attiva all'esecuzione dei fattori generanti il vizio, non rilevando, invero, che la stessa parte abbia favorito il configurarsi di una mera occasione che abbia dato corso alla nullità stessa. La norma non richiede un'intenzione fraudolenta della parte, ma solo che questa non sia rimasta estranea alla realizzazione dei fattori produttivi del vizio. Il principio è stato chiarito in alcune applicazioni effettuate dalla giurisprudenza di legittimità, che ha, ad esempio, affermato che qualora p.m. e difesa concordemente richiedano una sentenza di proscioglimento con formula ampia prima del dibattimento e l'istanza sia accolta dal giudice, si verifica una sanatoria (ex art. 183) della nullità, poiché le parti hanno accettato gli effetti dell'atto. In ogni caso la nullità non è deducibile oltre (ex art. 182, comma 1) avendo le medesime concorso a darvi causa (Cass. III, n. 7541/1999). Parimenti, la nullità del provvedimento di ammissione del giudizio abbreviato richiesto tardivamente non può essere dedotta dall'imputato che vi ha dato causa (Cass. II, n. 45144/2008). In tema di riesame la violazione del termine di tre giorni liberi di cui agli artt. 309, comma 8, e 324, comma 6, non determina una nullità di carattere assoluto, con la conseguenza che essa è assoggettata ai termini di deducibilità di cui all'art. 182 ed alla sanatoria di cui all'art. 184, e che tale vizio non può essere comunque eccepito da chi vi ha dato causa o ha concorso a darvi causa (Cass. III, n. 44075/2014). Non può, inoltre, eccepire la nullità della notifica effettuata in sede di rinnovazione, per avere concorso a darvi causa con il proprio comportamento, il difensore di fiducia, che, consapevole della correttezza della prima notifica, omette di evidenziare al giudice l'erronea valutazione in cui è incorso nel ritenere l'invalidità di questa (Cass. II, n. 19290/2015). Passando, quindi, all'esame della forma di legittimazione positiva prevista dall'art. 182, comma 1, essa consiste nell'interesse a vedere osservata la disposizione normativa che si assume violata. Le Sezioni Unite hanno, in proposito, chiarito che, per censurare una nullità generale a regime intermedio di un atto processuale, è necessario dedurre un pregiudizio concreto ed attuale (Cass. S.U., n. 15069/2024). Perché si abbia interesse a dedurre o a eccepire la nullità non occorre, però, che alla parte sia derivato uno specifico, concreto ed attuale pregiudizio direttamente dall'atto nullo, ma è sufficiente che vi sia la possibilità che il provvedimento viziato produca la lesione di un diritto o di un interesse giuridico nella parte (Cass. III, n. 8324/1994). In applicazione dell'indicato principio è stato, quindi, osservato che la nullità dell'interrogatorio del collaboratore di giustizia per assenza del di lui difensore, non avvisato dell'incombente, può essere dedotta esclusivamente dall'interessato e non anche dal soggetto raggiunto dalle dichiarazioni accusatorie (Cass. II, n. 33681/2009). L'omessa citazione nel giudizio di impugnazione del responsabile civile, presente nel giudizio di primo grado, integra una nullità di ordine generale a regime intermedio che può essere eccepita esclusivamente dalla parte illegittimamente pretermessa e non anche dall'imputato, il quale non vanta un interesse giuridicamente apprezzabile all'osservanza della disposizione violata (Cass. IV, n. 47288/2014). L'omessa notifica del decreto penale di condanna al difensore determina, ancora, una nullità non assoluta, che è sanata dalla presentazione dell'opposizione poiché, avendo l'atto conseguito lo scopo cui era diretto, viene meno l'interesse dell'imputato all'osservanza della disposizione violata (Cass. IV, n. 16611/2019). Nel giudizio cartolare di appello celebrato nella vigenza della disciplina emergenziale pandemica, l' omessa comunicazione in via telematica al difensore dell'imputato delle conclusioni scritte del Procuratore generale , in violazione dell'art. 23-bis d.l. n. 137 del 2020, conv., con modd., in l. n. 176 del 2020, è causa di nullità di ordine generale a regime intermedio, deducibile, e conseguentemente rilevabile, unicamente a condizione che la parte privata vi abbia interesse, non ravvisabile se non sia stato allegato uno specifico, attuale e verificabile pregiudizio conseguente all'omissione (Cass. II, n. 33455/2023). E' causa di nullità a regime intermedio, sanata se non tempestivamente dedotta, l'omessa traduzione all'udienzafissataper la requisitoria del Procuratore Generale dell'imputato detenuto o la sua mancata partecipazione in videocollegamento, posto che l'assenza non lede irreversibilmente il diritto di difesa del predetto, trattandosi di udienza in cui non sono svolte attività rispetto alle quali costui avrebbe avuto la facoltà o il diritto di interloquire (Cass. II, n. 30499/2023). Da ultimo, deve essere osservato come, con riferimento alla legittimazione del p.m. a dedurre o ad eccepire la nullità, non risulti chiaro se essa debba essere valutata alla stregua dei criteri indicati, in ragione del ruolo di parte che il p.m. riveste e delle condizioni di parità garantite dalla norma dell'art. 111, comma 2, Cost.; ovvero se l'indicata funzione ancora origini dal disposto dell'art. 73 ord. giud., che riserva al p.m. il compito di vegliare sull'esatta osservanza della legge, eventualmente anche rilevando nullità concernenti altri soggetti processuali. I termini per il rilievo delle nullitàIl comma 2 dell'art. 182 stabilisce che la nullità di un atto, quando la parte vi assiste, deve essere eccepita prima del suo compimento, ovvero, se ciò non è possibile, immediatamente dopo. Si tratta di una disposizione finalizzata ad impedire l'adozione di comportamenti dolosamente inerti della parte, nonché a prevenire la nullità, o comunque ad impedirne la diffusione dei suoi effetti. Le Sezioni Unite hanno chiarito che la parte su cui grava l'onere di eccepire, ex art. 182, comma 2, la nullità di un atto al quale assiste è solo il difensore — ovvero il pubblico ministero —, in nessun caso l'indagato o l'imputato né altra parte privata, in quanto l'ordinamento processuale privilegia la difesa tecnica rispetto all'autodifesa, che non è mai consentita in via esclusiva, ma solo in forme che si affiancano all'imprescindibile apporto di un esperto di diritto abilitato alla professione legale (Cass. S.U., n. 5396/2015). Nel caso, poi, in cui la nullità dell'atto derivi da un mancato avviso di una garanzia difensiva, alla cui conoscenza l'avviso stesso è preordinato, la sua deducibilità, da parte dell'indagato o dell'imputato che vi abbia assistito, non è soggetta ai limiti previsti dall'art. 182, comma 2 (Cass. S.U., n. 5396/2015). L'espressione “immediatamente dopo” il compimento dell'atto, risulta di non facile interpretazione, in ragione della sua evidente genericità, soprattutto con riferimento a quei casi in cui non appare semplice stabilire quando un atto sia stato effettivamente compiuto. La giurisprudenza ha affermato, al riguardo, che l'art. 182, comma 2, nel prevedere che, quando la parte vi assiste, la nullità di un atto possa essere eccepita, al più tardi, “immediatamente dopo” il compimento dell'atto stesso, non pone affatto il detto termine in relazione alla necessaria effettuazione di un successivo atto cui intervenga la stessa parte o il difensore, ben potendo, in realtà, la formulazione dell'eccezione aver luogo anche al di fuori dell'espletamento di specifici atti, mediante lo strumento delle “memorie o richieste” che, ai sensi dell'art. 121, possono essere inoltrate “in ogni stato e grado del procedimento”. Ne consegue che non può essere considerata tempestiva la proposizione di una eccezione di nullità quando essa sia intervenuta a distanza di parecchi giorni dal compimento dell'atto, in occasione del primo atto successivo del procedimento (Cass. I, n. 4017/1997). In applicazione dell'indicato principio è stato, quindi, osservato, in tema di procedimento di riesame delle ordinanze che dispongono una misura coercitiva, che la nullità derivante dall'intempestiva notificadell'avviso del giorno fissato per l'audizione dell'imputato da parte del magistrato di sorveglianza ai sensi dell'art. 101, comma 2, disp. att., non è assoluta, ma rientra nel novero delle nullità a regime intermedio che deve essere eccepita, a norma dell'art. 182, prima della deliberazione dell'ordinanza da parte del tribunale del riesame (Cass. I, n. 460/1999). La violazione dell'obbligo di dare avviso al conducente da sottoporre all'esame alcolimetrico della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia determina una nullità di ordine generale, deducibile nei termini di cui all'art. 182, comma 2, e quindi, laddove si sia proceduto a giudizio ordinario a seguito di opposizione a decreto penale, entro il momento di presentazione dell'atto di opposizione al detto decreto (Cass. IV, n. 40809/2019). Ancora, la violazione da parte della polizia giudiziaria dell'obbligo di avvertire l'indagato, ai sensi dell'art. 114 disp. att., della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia nel corso di una perquisizione o sequestro integra una nullità generale a regime intermedio che va eccepita, secondo la previsione dell'art. 182, prima del compimento dell'atto o, se ciò non è possibile, immediatamente dopo, dovendo identificarsi tale momento nel primo atto del procedimento nel quale è possibile proporre detta eccezione (Cass. III, n. 41063/2015). La revoca, poi, dell'ordinanza ammissiva di testi della difesa, resa in difetto di motivazione sulla superfluità della prova, produce una nullità di ordine generale che deve essere immediatamente dedotta dalla parte presente, ai sensi dell'art. 182, comma 2, con la conseguenza che, in caso contrario, essa è sanata (Cass. VI, n. 53823/2017; e, in conformità, Cass. V, n. 16976/2020). La mancata concessione del termine a difesa previsto dall'art. 108 determina una nullità generale a regime intermedio (in quanto attiene all'assistenza dell'imputato e non all'assenza del difensore), che deve essere eccepita, a pena di decadenza, entro il termine di cui all'art. 182, comma 2, dal difensore presente - e, quindi, al più tardi, immediatamente dopo il compimento dell'atto che nega il termine o lo concede in misura che si sostiene incongrua - sicché essa non può essere dedotta per la prima volta con il ricorso per cassazione (Cass. I, n. 13401/2020) . La disposizione del comma 2 dell'art. 182 si conclude prevedendo che negli altri casi — e cioè nelle ipotesi in cui la parte non assiste al compimento dell'atto — la nullità deve essere eccepita entro i termini di cui agli artt. 180 e 181, commi 2, 3 e 4. La giurisprudenza ha poi chiarito, in termini generali, che nel caso in cui una parte deduca il verificarsi di cause di nullità o inutilizzabilità collegate ad atti non rinvenibili nel fascicolo processuale, al generale onere di precisa indicazione che incombe su chi solleva l'eccezione si accompagna l'ulteriore onere di formale produzione delle risultanze documentali — positive o negative — addotte a fondamento del vizio processuale (Cass. VI, n. 46070/2015). Infine, l'ultimo comma dell'art. 182 specifica che i termini per rilevare o eccepire le nullità sono stabiliti a pena di decadenza. Il loro inutile decorso provoca, pertanto, la definitiva perdita del relativo potere in capo al giudice o alla parte, fatta salva la possibilità, per quest'ultima, di ricorrere alla restituzione in termini qualora ne sussistano i presupposti. Il riferimento ai termini di rilevazione delle nullità concerne, naturalmente, solo le nullità intermedie, posto che per quelle relative non è configurabile alcun potere di intervento ex officio da parte del giudice. BibliografiaAngeletti, Le invalidità dei provvedimenti giurisdizionali e degli atti del processo cautelare, Torino, 2007; Bricchetti, Il sistema della nullità degli atti, in Dir. pen. e proc. 2010, 1401; Dalia-Normando, voce Nullità degli atti processuali (dir. proc. pen.), in Enc. giur. Treccani, XXI, Roma, 1990, 1; Di Geronimo, Le nullità degli atti nel processo penale, Milano, 2011; Di Masi, Diritto dell'imputato all'assistenza del difensore, in Dir. pen. e proc. 2009, 494; Di Paolo, La sanatoria delle nullità nel processo penale, Padova, 2012; Iasevoli, La nullità nel sistema penale processuale, Padova, 2008; Panzavolta, voce Nullità degli atti processuali (dir. proc. pen.), in Enc. giur. Treccani, XXXIII, Roma, 2005, 1; Rafaraci, voce Nullità (dir. proc. pen.), in Enc. dir., Agg., II, Milano, 1998, 597. |