Codice di Procedura Penale art. 211 - Presupposti del confronto.InquadramentoIl confronto è il mezzo di prova al quale si può ricorrere quando tra le dichiarazioni rese da soggetti diversi, in sede di esame o di interrogatorio, emergono discordanze sui fatti o su circostanze rilevanti ai fini della decisione (Dalia - Ferraioli, 196). Il confronto può essere disposto su richiesta delle parti o d'iniziativa del giudice e può riguardare, testimoni, parti private, periti e consulenti. Se al confronto partecipa l'imputato è necessaria l'assistenza del suo difensore. Il presupposto indispensabile perché si proceda a confronto è che, dalle dichiarazioni di “persone già esaminate o interrogate”, sia emerso un “disaccordo su fatti o circostanze importanti” (Chiavario, 332). A differenza della testimonianza, il confronto non è riservato alla gestione del giudice, essendo espressamente menzionati i confronti davanti al pubblico ministero (art. 364 c.p.p.) e quelli delegati alla polizia giudiziaria (art. 370 c.p.p.). Caratteristiche del confrontoIl confronto non costituisce adempimento di cui sia imposta obbligatoriamente l'effettuazione da parte di alcuna norma processuale, in quanto, a fronte di contrastanti versioni fornite dai dichiaranti, spetta al giudice apprezzare, secondo il proprio libero convincimento, il grado di attendibilità dell'una piuttosto che dell'altra dichiarazione (Cass. I, n. 40290/2013). Il giudice non può ammettere il confronto tra due soggetti se gli stessi non siano stati già esaminati in quella fase processuale, essendo l'esame delle parti o dei testimoni il primo sistema per eliminare i contrasti tra gli stessi. Inoltre, se il soggetto si è legittimamente rifiutato di sottoporsi all'esame, non può essere disposto il confronto del medesimo con altro soggetto, poiché il rifiuto di essere esaminato si estende al confronto, proprio perché questo mezzo di prova è in sostanza la prosecuzione di un atto di esame o di interrogatorio già svoltosi (Cass. VI, n. 6282/1997). Il giudice non può ammettere il confronto qualora l'imputato, limitandosi a rendere dichiarazioni spontanee , si è rifiutato di sottoporsi ad esame, in quanto tale rifiuto si estende anche al confronto, che in sostanza altro non è che la prosecuzione di un atto di esame (Cass. I, n. 2650/2012). In tema di formazione, acquisizione e utilizzazione della prova, non sussiste alcun ostacolo normativo all'espletamento di un confronto, in sede dibattimentale, tra periti e consulenti, dato che l'art. 211 non limita questo mezzo di prova a categorie di soggetti predeterminati e l'art. 501, comma 1, assimila la posizione dei periti e dei consulenti a quella dei testimoni (Cass. I, n. 34947/2006). La valenza del confrontoIl confronto non costituisce adempimento di cui sia imposta obbligatoriamente l'effettuazione da parte di alcuna norma processuale, in quanto, a fronte di contrastanti versioni fornite dai dichiaranti, spetta al giudice apprezzare, secondo il proprio libero convincimento, il grado di attendibilità dell'una piuttosto che dell'altra dichiarazione (Cass. VI, n. 20269/2016; Cass. I, n. 40290/2013). Nel caso di espletamento di un confronto tra dichiaranti che hanno fornito versioni contrastanti su fatti importanti, la circostanza che all'esito dell'espletamento dell'atto il contrasto non sia stato risolto non comporta necessariamente che il giudice debba ritenere dubbio o non provato il tema di prova, essendo tenuto ad apprezzare, secondo il libero convincimento, il grado di attendibilità dell'una o dell'altra versione e a ricostruire il fatto secondo il suo motivato e prudente apprezzamento, avuto riguardo alle dichiarazioni in contrasto, sia alle risultanze processuali nel loro complesso (Cass. III, n. 24979/2018). BibliografiaBellavista, Confronto (dir. proc. pen.), in Enc. dir., Milano, 1961, VIII, 1043; Bonzano, Confronti, in Spangher, Teoria e pratica del processo, I, Torino, 2015, 899; Cordero, Procedura penale, Milano, 2012; Chiavario, Diritto processuale penale, Torino, 2019; Cordero, Procedura penale, Milano, 2012; Cuosta, Confronto (dir. proc. pen.), in Enc. giur. Treccani, 2007, IX; Nappi, Nuova guida al Codice di procedura penale, Lanciano, 2022; Dalia - Ferraioli, Manuale di diritto processuale penale, Padova, 2010; Felicioni, Brevi note sul rapporto fra diritto al silenzio e accompagnamento coattivo dell’imputato per il confronto (nota a Cass., sez. VI, 17 novembre 1994), in Cass. pen. 1995, 3467; Mazza, L’interrogatorio e l’esame dell’imputato nel suo procedimento, Milano, 2004. |