Codice di Procedura Penale art. 240 - Documenti anonimi ed atti relativi ad intercettazioni illegali 1 .

Enrico Campoli

Documenti anonimi ed atti relativi ad intercettazioni illegali1.

1. I documenti che contengono dichiarazioni anonime [333 3] non possono essere acquisiti né in alcun modo utilizzati [191; 108 att.; 5 reg.], salvo che costituiscano corpo del reato [235, 253] o provengano comunque dall'imputato [237].

2. Il pubblico ministero dispone l'immediata secretazione e la custodia in luogo protetto dei documenti, dei supporti e degli atti concernenti dati e contenuti di conversazioni o comunicazioni, relativi a traffico telefonico e telematico, illegalmente formati o acquisiti. Allo stesso modo provvede per i documenti formati attraverso la raccolta illegale di informazioni. Di essi è vietato effettuare copia in qualunque forma e in qualunque fase del procedimento ed il loro contenuto non può essere utilizzato2.

3. Il pubblico ministero, acquisiti i documenti, i supporti e gli atti di cui al comma 2, entro quarantotto ore, chiede al giudice per le indagini preliminari di disporne la distruzione.

4. Il giudice per le indagini preliminari entro le successive quarantotto ore fissa l'udienza da tenersi entro dieci giorni, ai sensi dell'articolo 127, dando avviso a tutte le parti interessate, che potranno nominare un difensore di fiducia, almeno tre giorni prima della data dell'udienza3.

5. Sentite le parti comparse, il giudice per le indagini preliminari legge il provvedimento in udienza e, nel caso ritenga sussistenti i presupposti di cui al comma 2, dispone la distruzione dei documenti, dei supporti e degli atti di cui al medesimo comma 2 e vi dà esecuzione subito dopo alla presenza del pubblico ministero e dei difensori delle parti4.

6. Delle operazioni di distruzione è redatto apposito verbale, nel quale si dà atto dell'avvenuta intercettazione o detenzione o acquisizione illecita dei documenti, dei supporti e degli atti di cui al comma 2 nonché delle modalità e dei mezzi usati oltre che dei soggetti interessati, senza alcun riferimento al contenuto degli stessi documenti, supporti e atti5.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 1 d.l. 22 settembre 2006, n. 259, conv., con modif., in l. 20 novembre 2006, n. 281, come modificato in sede di conversione, a decorrere dal 22 novembre 2006. Il testo dell'articolo, nella formulazione introdotta dall'art. 1 d.l. n. 259, cit. antecedente la conversione in legge, era il seguente: «1. I documenti che contengono dichiarazioni anonime non possono essere acquisiti né in alcun modo utilizzati, salvo che costituiscano corpo del reato o provengano comunque dall'imputato. - 2. L'autorità giudiziaria dispone l'immediata distruzione dei documenti, dei supporti e degli atti concernenti dati e contenuti di conversazioni e comunicazioni, relativi al traffico telefonico e telematico, illegalmente formati o acquisiti. Allo stesso modo si provvede per i documenti formati attraverso la raccolta illegale di informazioni. Di essi è vietato eseguire copia in qualunque forma. Il loro contenuto non costituisce in alcun modo notizia di reato, né può essere utilizzato a fini processuali o investigativi. - 3. Delle operazioni di distruzione è redatto apposito verbale, nel quale si dà atto dell'avvenuta intercettazione o detenzione e dell'acquisizione, delle sue modalità e dei soggetti interessati, senza alcun riferimento al contenuto delle stesse». Il testo precedentemente in vigore era il seguente: «(Documenti anonimi). 1. I documenti che contengono dichiarazioni anonime non possono essere acquisiti né in alcun modo utilizzati salvo che costituiscano corpo del reato o provengano cumunque dall'imputato».

V. anche art. 3 d.l. n. 259, cit., come modificato in sede di conversione, che così dispone: «1. Chiunque consapevolmente detiene gli atti, i supporti o i documenti di cui sia stata disposta la distruzione ai sensi dell'articolo 240 del codice di procedura penale è punito con la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni. - 2. Si applica la pena della reclusione da uno a cinque anni se il fatto di cui al comma 1 è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio».

[2] V. art. 4 d.l. n. 259, cit., come modificato in sede di conversione. Si riporta anche l'art. 3 del medesimo decreto che, nella sua formulazione antecedente la conversione in legge, così disponeva: «1. Chiunque illecitamente detiene gli atti o i documenti di cui all'articolo 240, comma 2, del codice di procedura penale, è punito con la pena della reclusione da sei mesi a sei anni. 2. Si applica la pena della reclusione da uno a sette anni se il fatto di cui al comma 1 è commesso da un pubblico ufficiale o da incaricato di pubblico servizio». 

[3] La Corte cost., con sentenza 11 giugno 2009, n. 173, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dei commi 4 e 5 del presente articolo «nella parte in cui non prevede, per la disciplina del contraddittorio, l'applicazione dell'art. 401, commi 1 e 2, dello stesso codice».

[4] La Corte cost., con sentenza 11 giugno 2009, n. 173, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dei commi 4 e 5 del presente articolo «nella parte in cui non prevede, per la disciplina del contraddittorio, l'applicazione dell'art. 401, commi 1 e 2, dello stesso codice».

[5] La Corte cost., con sentenza 11 giugno 2009, n. 173, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma 6 del presente articolo «nella parte in cui non esclude dal divieto di fare riferimento al contenuto dei documenti, supporti e atti, nella redazione del verbale previsto dalla stessa norma, le circostanze inerenti l'attività di formazione, acquisizione e raccolta degli stessi documenti, supporti e atti».

Inquadramento

L'art. 240, completamente riscritto dalla l. n. 281/2006, sancisce il divieto di acquisizione ed utilizzazione dei documenti contenenti dichiarazioni anonime e di tutti gli atti relativi al traffico telefonico e telematico illegale procedimentalizzando le operazioni di distruzione a mezzo di apposita udienza camerale.

Il divieto di acquisizione ed utilizzazione degli anonimi: spazio e limiti

Profili generali

All'interno dell'ampio genus delle denunce anonime, — di cui non può essere fatto alcun uso processuale, così come sancito dall'art. 333, comma 3 —, il legislatore sancisce, nell'art. 240, un analogo divieto (di acquisizione ed utilizzazione processuale) per quanto riguarda “i documenti contenenti dichiarazioni anonime”, facendo, però, salva la loro acquisizione ed utilizzazione processuale quando essi costituiscono corpo del reato ovvero siano “comunque” provenienti “dall'imputato”.

Nel primo caso la stretta inerenza dell'anonimo al reato supplisce alla certezza riguardo alla sua paternità: esso costituisce di per sé, nella sua materialità, oggetto pertinente al processo ed è per tale motivo parte integrante ed essenziale dello stesso.

Laddove, invece, il documento anonimo proviene dall'imputato perde, di fatto, la sua anonimia in forza della riconducibilità certa al soggetto che ne dispone e ne determina l'acquisizione.

Sebbene non espressamente previsto tale seconda situazione non appare circoscrivibile al documento geneticamente anonimo prodotto dall'imputato bensì anche a quelli provenienti da altri soggetti, non essendo altrimenti comprensibile una preclusione processuale di tale natura basti solo pensare che, in situazioni analoghe, — come quella delle dichiarazioni del confidente di cui la polizia giudiziaria ha svelato l'identità ovvero alla testimonianza indiretta quando ne è svelata la fonte de relato —, se ne è prevista la piena agibilità probatoria.

L'inutilizzabilità probatoria

L'estromissione dal fascicolo del pubblico ministero, — ed ancor più da quello del giudice —, del documento anonimo risponde all'esigenza che la verità processuale si fondi su dati certi e verificabili.

Tale estromissione ha ad oggetto unicamente i documenti rappresentavi di dichiarazioni, di qualsiasi natura e forma essi siano: la mancanza di paternità li rende estranei al processo penale in quanto privi di forza probatoria: quest'ultima ha ragione di essere solo quando può essere oggetto di contraddittorio pieno, contraddittorio impossibile laddove la fonte di provenienza non è verificabile.

È lo stesso di quanto accade per la testimonianza fondata sulle voci correnti nel pubblico ovvero per l'inutilizzabilità delle fonti confidenziali della polizia giudiziaria, tutte basate sull'assunto della loro anonimia e della inverificabilità processuale dei loro contenuti.

Registrazione, custodia e distruzione

Sia l'art. 108 disp. att. che l'art. 5 reg. esec. si occupano della custodia e conservazione burocratica delle denunce e dei documenti anonimi.

Quest'ultimi, laddove non utilizzabili processualmente, vengono annotati su apposito registro custodito presso la procura della Repubblica onde assicurarne l'assoluta riservatezza.

A differenza di quanto accade per le intercettazioni illegali la procedura di distruzione è sotto il diretto e pieno controllo del Procuratore della Repubblica, il quale, annualmente, e relativamente ai documenti registrati cinque anni addietro, ne dispone la distruzione, unitamente al registro che li ha annotati.

Delle operazioni svolte, ivi compresa l'annotazione dei mezzi e delle modalità utilizzate, va redatto apposito verbale.

Le intercettazioni illegali e la raccolta illegale di informazioni

Profili generali

Con la riscrittura dell'art. 240 l'intervento normativo è mirato ad impedire che la documentazione avente ad oggetto il traffico telefonico o telematico illegalmente formatosi ed acquisito al processo, ovvero le informazioni illegalmente raccolte, vengano utilizzati.

Divieto di accesso e di ottenerne copia

Il materiale illegalmente formatosi, laddove sostanziato in documenti ovvero in supporti di qualunque forma, deve essere immediatamente secretato dal pubblico ministero e custodito in luoghi che ne assicurino l'assoluta inaccessibilità a terzi.

Proprio per la sua intrinseca illiceità è fatto espresso divieto di ottenerne copia e di divulgarne, comunque, i contenuti.

È per tale ragione che la l. n. 281/2006 prevede una specifica, ed autonoma, fattispecie criminosa per i soggetti che detengano materiale di cui sia già stata disposta la distruzione ai sensi dell'art. 240.

L'udienza dinanzi al giudice per le indagini preliminari

Profili generali

Le procedure di secretazione e custodia affidate al pubblico ministero, — le stesse che riguardano le denunce ed i documenti anonimi —, sono finalizzate, riguardo al materiale illecitamente formatosi, ad un intervento “partecipato” di distruzione.

Modalità

In considerazione del potenziale coinvolgimento di soggetti terzi il legislatore ha previsto, unitamente alla speditezza, — “il pubblico ministero...entro quarantotto ore chiede al giudice per le indagini preliminari di disporne la distruzione” —, anche la trasparenza delle operazioni a mezzo di apposita udienza camerale.

Il potere di investire il giudice per le indagini preliminari è riconosciuto solo al pubblico ministero e non alle altre parti del processo: per tale ragione è stata ritenuta inammissibile la richiesta di un indagato di procedere alla distruzione della documentazione formatasi illegalmente (Cass. III, ord. n. 29433/2013).

Il richiamo all'udienza camerale prevista dall'art. 127 ha subito un fondamentale correttivo in seguito all'intervento della Corte cost. n. 173/2009 , la quale ha statuito la previsione della forma partecipata (necessaria) dell'incidente probatorio.

Il parametro di valutazione che deve guidare il giudice nella decisione da assumere al riguardo non può essere che quello della verifica circa la sussistenza o meno dell'illegalità della formazione del materiale in quanto, anche ove in astratto lo stesso possa essere di rilevante interesse probatorio, una volta ritenutane l'illiceità, ne andrà comunque disposta la distruzione.

La procedura di distruzione

 

Profili generali

Anche riguardo alla distruzione il legislatore privilegia la speditezza disponendo che il giudice, all'esito della decisione assunta, di cui dà pubblica lettura, ove si sia determinato per la stessa, vi provveda immediatamente, — con l'intervento di ausiliari specializzati, se necessario —, ed alla presenza del pubblico ministero e degli altri soggetti interessati.

Tale presenza, strettamente correlata a quella della partecipazione non più facoltativa all'udienza camerale, è da ritenersi anch'essa necessaria.

Modalità

Delle operazioni di distruzione va redatto apposito verbale nel quale occorre riportare tutti i dati estrinseci del materiale d'interesse, fatto salvo, per evidenti ed ovvie ragioni, il divieto di annotarne i contenuti.

Con la sentenza n. 173/2009, la Corte Costituzionale ha anche stabilito che il divieto di fare riferimento al contenuto dei documenti anonimi, in sede di redazione del verbale di distruzione, non ricomprende le circostanze inerenti l'attività di formazione, acquisizione e raccolta degli stessi: di ciò deve rimanere menzione e traccia ufficiale.

Casistica

 

Le segnalazioni anonime sono inutilizzabili anche nel giudizio abbreviato essendo affette da vizio patologico (Cass. V, n. 47064/2019).

La sanzione di inutilizzabilità di cui all'art. 240 cod. proc. pen. ha quale perimetro applicativo quello dei documenti rappresentativi di dichiarazioni ragion per cui essa non si applica per quelli fotografici e per i filmati (Cass., V, n. 19911/2021).

Bibliografia

Fanuele, L'utilizzazione delle denunce anonime per l'acquisizione della notizia di reato, in Cass. pen. n. 4/2002, 1546; Mercone, L'utilizzabilità penalprocedimentale degli anonimi, in Cass. pen. n. 37/1995, 748.

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