Codice di Procedura Penale art. 277 - Salvaguardia dei diritti della persona sottoposta a misure cautelari.InquadramentoÈ stato rilevato come la norma in esame sia correlata al principio di adeguatezza ed abbia il preciso scopo di fissare un limite al potere discrezionale del giudice nella determinazione del quadro delle prescrizioni opponibili alla misura concretamente disposta (Zappalà, 438). In dottrina è stato, inoltre, evidenziato il collegamento con il principio di cui all'art. 13, comma 4, Cost. (è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà), osservando che la libertà personale sia bene dalla consistenza elastica e, perciò, inespropriabile per intero, sicché residueranno pur sempre—anche nell'ipotesi estrema dello status custodiae —margini insopprimibili di libertà residue, la cui arbitraria aggressione risulta non solo vietata ma anche punita dall'ordinamento (Di Chiara, 305). Per queste ragioni la norma di cui all'art. 277 è stata definita norma di chiusura della quale non può non tenersi conto al momento di applicare, pure ai sensi dell'art. 276, una misura coercitiva (Cass. I, n. 2837/1995). Collegamenti normativiL'art. 277 si collega all'interno del codice di rito con la previsione dell'art. 285, comma 2, secondo il quale “prima del trasferimento nell'istituto la persona sottoposta a custodia cautelare non può subire limitazioni della libertà, se non per il tempo e con le modalità strettamente necessarie alla sua traduzione” e, all'esterno del codice stesso, con l'art. 1 l. n. 354/1975, il quale dispone che il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Il trattamento è improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose. Negli istituti devono essere mantenuti l'ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili a fini giudiziari. I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome. Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono considerati colpevoli sino alla condanna definitiva. CasisticaAttesi gli elementi di specificità presentati, rispetto alla detenzione in carcere, dal regime di detenzione in ambiente domiciliare, deve ritenersi legittima la limitazione, nei confronti di soggetto sottoposto al suddetto regime, di diritti e facoltà normalmente spettanti ad ogni persona libera, quando detta limitazione non dia luogo ad una loro totale soppressione (Cass. I, n. 4298/1995: nella specie, in applicazione di tale principio, la Corte ha ritenuto legittimo il provvedimento del giudice di merito che, nel disporre nei confronti di un imputato l'applicazione della custodia cautelare nella forma degli arresti domiciliari, aveva imposto il divieto di incontro con soggetti diversi da parenti ed affini entro il secondo grado, concedendo, inoltre, allo stesso imputato di assentarsi dalla abitazione unicamente per assistere, come da sua richiesta, alla celebrazione della messa festiva). Secondo altra giurisprudenza, tra le indispensabili esigenze di vita, previste dall'art. 284, comma 3, per ottenere dal giudice l'autorizzazione ad allontanarsi dal luogo di esecuzione degli arresti domiciliari, non rientra il soddisfacimento dei bisogni spirituali o religiosi dell'indagato (Cass. IV, n. 32364/2012). BibliografiaAA.VV., Nuove norme sulle misure cautelari e sul diritto di difesa, a cura di Amodio, Milano, 1996; AA.VV., La carcerazione preventiva, Milano, 2012; Aprile, Le misure cautelari nel processo penale, Milano, 2006; Canzio, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, diretto da Lattanzi-Lupo, III, Agg. 2003-2007, Misure cautelari (Artt. 272-325), a cura di Canzio-De Amicis-Lattanzi-Silvestri-Spagnolo, Milano, 2008; Carcano-Manzione, Custodia cautelare e braccialetto elettronico, Milano, 2001; Corso, Commento al codice di procedura penale, sub art. 277, Piacenza, 2008; Cortesi, Gli arresti domiciliari, Torino, 2013; De Caro, in Scalfati (a cura di), Le misure cautelari, in Trattato di procedura penale, diretto da Spangher, Torino, 2008; Di Cesare, Commento agli artt. 272-279, in Codice di procedura penale, a cura di Canzio-Tranchina, Milano, 2012; Di Chiara, Libertà personale dell'imputato e presunzione di non colpevolezza, in Fiandaca - Di Chiara, Una introduzione al sistema penale, Napoli, 2003; Grevi, Misure cautelari, in Conso - Grevi, Compendio di procedura penale, Padova, 2010; Spagnolo, Codice di procedura penale, Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, sub art. 277, diretto da Lattanzi - Lupo, III, Agg. 2003-2007, Misure cautelari (Artt. 272-325), a cura di Canzio-De Amicis-Lattanzi-Silvestri-Spagnolo, Milano, 2008; Spangher, Le misure cautelari personali, in Procedura penale teoria e pratica del processo, Torino, 2015; Zappalà,Le misure cautelari, in Siracusano - Galati - Tranchina - Zappalà, Diritto processuale penale, Milano, 2011. |