Codice di Procedura Penale art. 312 - Condizioni di applicabilità.

Franco Fiandanese

Condizioni di applicabilità.

1. Nei casi previsti dalla legge, l'applicazione provvisoria delle misure di sicurezza [206 c.p.; 658] è disposta dal giudice [279], su richiesta del pubblico ministero [291], in qualunque stato e grado del procedimento, quando sussistono gravi indizi di commissione del fatto e non ricorrono le condizioni previste dall'articolo 273, comma 2 [300 2].

Inquadramento

L'istituto dell'applicazione provvisoria delle misure di sicurezza consente al giudice, in qualunque stato e grado del procedimento allorché sussistono gravi indizi di commissione di un fatto di reato ritenuto attribuibile alla persona che vi è sottoposta e in assenza di cause di non punibilità, scriminanti o cause estintive del reato o della pena, accertata la pericolosità sociale della stessa, di applicarle, a titolo provvisorio, una misura di sicurezza.

La normativa di riferimento, oltre a quelle del codice di procedura penale, richiamata nel presente articolo e nel successivo art. 313, è anche contenuta nel codice penale, oltre all'art. 206 c.p., gli artt. da 199 a 235 c.p., i quali, a volte contengono una disciplina logicamente adattabile anche alle esigenze dell'applicazione provvisoria, sicché l'intreccio tra disciplina processuale e disciplina sostanziale è, più che per ogni altro istituto, fortissimo (così, Baldi, 2008, 2705).

Presupposti

L'art. 312 individua quali presupposti per l'applicazione provvisoria delle misure di sicurezza l'esistenza di gravi indizi di commissione del fatto-reato e l'assenza di condizioni ostative (art. 273, comma 2: causa di giustificazione o di non punibilità, causa di estinzione del reato o della pena). L'art. 313 richiede, inoltre, l'accertamento della pericolosità sociale dell'imputato.

Ai fini dell'applicazione provvisoria di una misura di sicurezza, non è necessaria la prova piena del fatto, essendo sufficienti i gravi indizi della sua sussistenza, atteso l'indubbio parallelismo tra applicazione provvisoria di una misura di sicurezza e applicazione di misura cautelare personale, come evincibile dal diretto riferimento dell'art. 313 all'art. 292, in relazione alle modalità di valutazione ed applicazione della misura, e dal fatto che il citato art. 313, al comma 3, equipara, ai fini dell'impugnazione, la misura prevista all'art. 312 alla custodia cautelare (Cass. V, n. 4144/2000; Cass. I, n. 7169/2007; Cass. II, n. 35598/2007).

Per quanto concerne l'assenza di condizioni ostative, è stato affermato che il divieto di applicazione in presenza di una causa di estinzione del reato o della pena comporta una facoltà valutativa del giudice di carattere discrezionale, insuscettibile di sindacato in sede di legittimità, qualora la motivazione del provvedimento sia adeguata (Cass. III, n. 196/1993); mentre, l'operatività del divieto di applicazione in presenza di una causa di giustificazione, non richiede che la ricorrenza dell'esimente sia stata positivamente comprovata in termini di certezza, essendo sufficiente, a tal fine, la sussistenza di un elevato o rilevante grado di probabilità che il fatto sia compiuto in presenza di una causa di giustificazione (Cass. fer., n. 46190/2003; Cass. I, n. 6630/2010; Cass. I, n. 72/2011). È legittima l'applicazione provvisoria della misura di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario di persona assolta in primo grado per vizio totale di mente, in quanto il richiamo, operato dall'art. 312 all'art. 273, comma 2, e quindi, in negativo, all'insussistenza di una causa di non punibilità, deve ritenersi riferibile solo alle cause di non punibilità diverse da quelle che, a norma dell'art. 206 c.p., consentono l'applicazione provvisoria di una misura di sicurezza (Cass. I, n. 5535/1999; Cass. VI, n. 3031/2001; Cass. V, n. 17819/2022).

E' legittima la misura di sicurezza della libertà vigilata provvisoriamente applicata nei confronti di un soggetto affetto da malattia psichiatrica, che ne prescriva il ricovero in una struttura sanitaria con divieto di allontanamento in determinate fasce orarie e, comunque, per finalità incompatibili con il programma terapeutico, trattandosi di prescrizioni funzionali all'esecuzione di tale programma che non snaturano il carattere non detentivo della misura di sicurezza non comportando alcun sacrificio aggiuntivo alla libertà di movimento rispetto a quello che inerisce a qualsiasi percorso di cura (Cass. I, n. 50383/2019) .

 Il concetto di pericolosità sociale è definibile sulla base del disposto dell'art. 203 c.p. Sul punto la giurisprudenza ha affermato che la pericolosità sociale, la quale postula la formulazione di un giudizio proiettato nel futuro circa la probabilità che l'imputato possa commettere altri reati, deve essere accertato in concreto sulla base degli elementi indicati nel primo e nel secondo comma dell'art. 133 cod. pen. globalmente valutati ed essa può desumersi anche da semplici indizi, sempre che questi siano costituiti da elementi di fatto certi, dai quali sia possibile far discendere, sul piano congetturale, la formulazione del giudizio probabilistico in ordine alla futura commissione di reati (Cass. I, n. 2102/1989; Cass. I, n. 2356/1992; Cass. I, n. 40808/2010; Cass. III, n. 29407/2013).In particolare, quando si tratti di infermi o seminfermi di mente, il riferimento, contenuto nel comma 2 dell'art. 203 c.p., alle circostanze indicate nell'art. 133 non esclude affatto, ma anzi presuppone che dette circostanze vengano valutate tenendo conto della situazione obiettiva in cui il soggetto, dopo la commissione del reato, verrebbe a vivere e ad operare e, quindi, anche della presenza ed affidabilità o meno di presidi territoriali socio-sanitari, in funzione delle obiettive e ineludibili esigenze di prevenzione e di difesa sociale alla cui salvaguardia sono finalizzate — in difetto di altri strumenti d'intervento e di controllo che assicurino pari o superiore efficacia — le misure di sicurezza previste dalla legge (Cass. I, n. 507/1994).

Non costituisce preclusione all'applicazione provvisoria di misura di sicurezza il rigetto, non impugnato, della richiesta di applicazione della misura cautelare in luogo di cura, attesa la diversità dei presupposti per l'adozione dei due provvedimenti, posto che il primo implica una prognosi positiva sull'irrogazione della misura di sicurezza all'esito del giudizio, mentre il secondo trova la sua giustificazione nelle specifiche esigenze indicate nell'art. 274, contemperate ai sensi dell'art. 286 con la condizione di infermità mentale dell'indagato (Cass. V, n. 26589/2014).

Competenza a provvedere

La misura di sicurezza può essere provvisoriamente applicata dal giudice in qualunque stato e grado del procedimento, ai sensi dell'art. 312.

Ne consegue che competente a provvedere è il giudice che ha la disponibilità del procedimento, indipendentemente dalla pronuncia della sentenza, fatta eccezione per la corte di cassazione (Cass. I, n. 3139/1991: nella fattispecie la Corte di Assise, con ordinanza, aveva disposto l'applicazione provvisoria di misura di sicurezza successivamente alla sentenza di proscioglimento dell'imputato per vizio totale di mente. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso che deduceva incompetenza della Corte d'Assise per intervenuta conclusione del giudizio).

Limiti alle prescrizioni

Nell'ipotesi di applicazione provvisoria della misura di sicurezza della libertà vigilata, il giudice può imporre la prescrizione della residenza temporanea in una comunità terapeutica, a condizione che la natura e le modalità di esecuzione della stessa non snaturino il carattere non detentivo della misura di sicurezza in atto. Infatti, la prescrizione di un programma terapeutico residenziale non è assimilabile ex se ad un ricovero obbligatorio, con sostanziale applicazione di una misura a carattere detentivo (Cass. I, n. 33904/2015).

Bibliografia

AA.VV., Le misure cautelari, in Trattato di procedura penale, a cura di Scalfati, Torino, 2008; Aprile, Le misure cautelari nel processo penale, Milano, 2006; Baldi, L'applicazione provvisoria di misure di sicurezza, in Trattato di procedura penale, diretto da Spangher, II, t. II, a cura di Scalfati, Torino, 2008, 319; Baldi, Codice di procedura penale, sub artt. 312 e 313, a cura di Canzio - Tranchina, Milano, 2012; Cisterna, Sub art. 312, in Commento al Codice di Procedura penale, a cura di Corso, Piacenza, 2008, 1402; Spangher, Le misure cautelari personali, in Procedura penale teoria e pratica del processo, Torino, 2015;

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario