Codice di Procedura Penale art. 318 - Riesame dell'ordinanza di sequestro conservativo.Riesame dell'ordinanza di sequestro conservativo. 1. Contro l'ordinanza di sequestro conservativo chiunque vi abbia interesse può proporre richiesta di riesame, anche nel merito, a norma dell'articolo 324. 2. La richiesta di riesame non sospende l'esecuzione del provvedimento [588]. InquadramentoLa norma prevede la possibilità di presentare istanza di riesame contro il provvedimento che ha disposto il sequestro conservativo. Il riesame costituisce lo strumento attraverso il quale il soggetto legittimato può chiedere il controllo del provvedimento di sequestro, sia sotto il profilo di legittimità, sia sotto quello del merito. Per quanto riguarda i termini, le forme, le modalità e la competenza, del riesame dell'ordinanza di sequestro conservativo, l'art. 318 rinvia all'art. 324. L'ordinanza applicativa del sequestro conservativo è impugnabile unicamente con la richiesta di riesame e non con l'appello, non essendo tale ultimo mezzo di gravame normativamente previsto per detta misura cautelare reale. L'omessa previsione codicistica, a differenza dell'ipotesi del sequestro preventivo, trova plausibile giustificazione nella differenza tra le due forme di sequestro, tutelando quest'ultimo interessi pubblicistici, a differenza di quello conservativo, che tutela interessi di natura patrimoniale e civilistica (Cass. II, n. 8176/2010). Avverso il decreto di adozione di sequestro conservativo è inammissibile anche il ricorso diretto per cassazione, non essendo un tale mezzo previsto dalla legge (Cass. V, n. 9759/2009; Cass. VI, n. 39010/2013). Sul punto v. anche art. 325, § 4. Il ricorso per cassazione ex art. 666 comma 6 è ammesso solo in un caso particolare e cioè solo avverso il provvedimento del giudice che non attenga all'imposizione o alla modifica del vincolo cautelare, ma alle modalità esecutive ed attuative del vincolo stesso essendo in tal caso escluso il riesame (Cass. VI, n. 21940/2003; Cass. fer., n. 41670/2013). OggettoLa richiesta di riesame del decreto di sequestro conservativo può essere proposta anche prima dell'esecuzione del provvedimento. L'oggetto del riesame ex art. 318 è solo ed esclusivamente l'ordinanza applicativa del sequestro; la legge non prevede nessun mezzo di impugnazione nei confronti del provvedimento di diniego del sequestro. Atteso il principio generale di tassatività dei mezzi di gravame, stabilito dall'art. 568, commi 1 e 3, e avuto riguardo al fatto che, in tema di sequestro conservativo, è soltanto ammesso, ai sensi dell'art. 318, il riesame avverso l'ordinanza applicativa di detta misura, deve escludersi che sia in alcun modo impugnabile il provvedimento con il quale l'applicazione della misura stessa venga negata.; tale sistemazione legislativa, del resto, non può ritenersi limitativa dei diritti della parte danneggiata dal reato che, mediante l'esercizio dell'azione civile, ha la possibilità di una tutela primaria e diretta delle sue pretese; né detta limitazione può ritenersi incostituzionale dal momento che l'inserimento dell'azione civile nel giudizio penale deve necessariamente subire i condizionamenti derivanti dalla primaria esigenza di rapido accertamento della responsabilità penale (Cass. VI, n. 1930/1998; Cass. V, n. 2553/1999; Cass. IV, n. 41639/2010; Cass. II, n. 23086/2015). La richiesta di restituzione dei beni sottoposti a sequestro conservativo, non essendo prevista dalle norme vigenti, va qualificata come impugnazione del provvedimento applicativo della misura cautelare, ai sensi dell'art. 568, comma 5, con conseguente trasmissione degli atti al Tribunale competente per il giudizio di impugnazione previsto dagli artt. 318 e 324 (Cass. V, n. 2790/1995; Cass. III, n. 8176/2010). Avverso il provvedimento con il quale il giudice dispone che sulle cose già oggetto di sequestro preventivo sia mantenuto il sequestro con le finalità conservative è proponibile unicamente istanza di riesame ai sensi degli artt. 318 e 324, in ossequio al principio di tassatività delle impugnazioni (Cass. II, n. 4681/2019; Cass. II, n. 37797/2019). Le Sezioni Unite della Corte di cassazione, hanno esaminato il contrasto giurisprudenziale esistente in merito alla rilevabilità nell'incidente cautelare instauratosi ai sensi degli artt. 316 e ss. c.p.p. dei limiti legali di pignorabilità e della loro rilevanza ai fini della legittimità del provvedimento applicativo del sequestro conservativo e hanno affermato il seguente principio di diritto: le questioni attinenti alla pignorabilità dei beni (costituenti nella specie un fondo patrimoniale) sottoposti a sequestro conservativo sono deducibili con la richiesta di riesame e vanno decise dal Tribunale del riesame al quale è demandato un controllo “pieno”, che deve tendere alla verifica di legittimità della misura ablativa in tutti i suoi profili; esse non sono, quindi, devolute in via esclusiva al giudice dell'esecuzione civile dopo la conversione del sequestro conservativo in pignoramento a seguito della irrevocabilità della sentenza penale di condanna (Cass. S.U., n. 38670/2016). V. più ampiamente avanti § 4. Soggetti legittimatiL'ambito di legittimazione a proporre richiesta di riesame contro il provvedimento di sequestro conservativo è più ampio di quello concernente il sequestro preventivo. Nei confronti di questo, infatti, possono avanzare richiesta, a norma dell' art. 322 l'imputato, il suo difensore, la persona alla quale le cose sono state sequestrate e quella che avrebbe diritto alla loro restituzione. La facoltà di formulare la richiesta contro quello conservativo, invece, spetta a «chiunque vi abbia interesse», vale a dire non solo all'imputato, al responsabile civile e a chiunque possa vantare un diritto reale sulla cosa in sequestro, ma anche a tutti coloro, compresi i creditori, che possono ricevere pregiudizio dal mantenimento della misura cautelare. Anche il difensore dell'indagato è legittimato ad impugnare il provvedimento che dispone il sequestro conservativo, ma non ha diritto alla notificazione dell'avviso di deposito e, pertanto, ai fini della decorrenza del termine per la presentazione della richiesta di riesame bisogna fare riferimento al momento dell'esecuzione del sequestro o della sua effettiva conoscenza, e non al dato formale della notificazione dell'avviso di deposito del provvedimento. L'imputato è legittimato anche quando il bene sequestrato appartiene ad un altro soggetto poiché l'adozione del provvedimento di sequestro implica la presenza di un suo potere di disposizione del bene anche se solo di fatto. E' stato, peraltro, precisato che l'indagato non titolare del bene oggetto di sequestro conservativo è legittimato a presentare richiesta di riesame del titolo cautelare purché vanti un interesse concreto ed attuale alla proposizione del gravame, enucleabile anche soltanto in base alla fattispecie considerata e alle prospettazioni dell'interessato (Cass. III, n. 37450/2017). La società controllante, detentrice del pacchetto azionario della società controllata, sottoposto alla misura cautelare reale, è legittimata alla proposizione della richiesta di riesame, quale soggetto interessato. Ciò perché il pregiudizio derivante dal mantenimento della misura cautelare si riflette, per il tramite del valore delle azioni detenute, direttamente sul suo patrimonio (Cass. V, n. 37/1996). Inoltre, è escluso l'effetto estensivo dell'impugnazione proposta da uno dei coimputati all'imputato rimasto ad esso estraneo, mentre è possibile l'estensione degli effetti favorevoli della decisione a condizione che questa non sia fondata su motivi personali di uno degli impugnanti e che il procedimento stesso sia sorto e si sia svolto in modo unitario e cumulativo. Ne deriva che all'annullamento, disposto per motivi non personali, di un provvedimento di sequestro conservativo emesso nei confronti di un imputato non consegue l'annullamento di analogo provvedimento disposto nei confronti di coimputato che non abbia proposto richiesta di riesame (Cass. S.U., n. 34623/2002). Risolvendo un contrasto di giurisprudenza, le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno affermato che la parte civile non è legittimata a ricorrere per cassazione contro il provvedimento che, in sede di riesame, abbia annullato o revocato l'ordinanza di sequestro conservativo disposto a favore della stessa parte civile; ha, altresì, precisato che la parte civile, non avendovi interesse, non è legittimata a proporre richiesta di riesame contro il provvedimento che ha disposto il sequestro conservativo (Cass. S.U., n. 47999/2014). Peraltro, il difensore della parte civile ha diritto di ricevere avviso dell'udienza fissata dal tribunale sulla richiesta di riesame proposta dall'imputato avverso una ordinanza di sequestro conservativo e di partecipare all'udienza e in mancanza di tale partecipazione, la parte civile è legittimata a proporre ricorso per cassazione contro l'ordinanza che abbia annullato o revocato, in tutto o in parte, il sequestro, al solo scopo di fare accertare la nullità ex art. 178, comma 1, lett. c) (Cass. S.U., n. 15290/2018). Su quest'ultimo punto occorre precisare che se il provvedimento sia stato confermato, la parte civile non avrebbe alcun valido interesse ad impugnare, anche in caso di lesione al diritto del contraddittorio, mentre un interesse processuale sarebbe persistente anche nel caso della sola parziale modifica del provvedimento cautelare contraria alle istanza della parte civile, dato che in tale ipotesi si assisterebbe ad una riduzione del corredo di garanzia di cui essa è titolare. Nell'ipotesi di provvedimento di sequestro conservativo disposto nel procedimento penale in favore delle parti civili su beni già sottoposti ad analogo sequestro in favore del Ministero dell'economia e delle finanze in autonomo procedimento contabile, il predetto Ministero non è legittimato a proporre richiesta di riesame, deducendo il pericolo che i beni sequestrati non siano tali da garantire tutti i creditori, trattandosi di soggetto portatore di un interesse di mero fatto, privo di tutela giuridica (Cass. II, n. 52708/2014). CompetenzaIl riesame dell'ordinanza di sequestro conservativo può essere proposto soltanto davanti al Tribunale della libertà che è competente funzionalmente a decidere sulle ordinanze de quibus emesse nel giudizio di merito da qualsiasi giudice che sia tribunale, corte d'assise o corte d'appello. La competenza funzionale del giudice civile a provvedere in merito al sequestro conservativo rimane ferma dopo che sia divenuta irrevocabile la sentenza di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti, sul presupposto che quello, al momento del passaggio in giudicato delle indicate sentenze, si converte ope legis in pignoramento (Cass. VI, n. 5406/1995; Cass I, n. 37579/2001; Cass. I, n. 22468/2007; Cass. I, n. 34251/2020). Le Sezioni Unite, risolvendo un contrasto di giurisprudenza sul tema se le questioni attinenti alla pignorabilità dei beni (costituenti, nella specie, un fondo patrimoniale) sottoposti a sequestro conservativo siano deducibili con la richiesta di riesame e debbano essere decise dal tribunale del riesame, oppure siano devolute in via esclusiva al giudice dell'esecuzione civile dopo la conversione del sequestro conservativo in pignoramento, a seguito della irrevocabilità della sentenza penale di condanna, hanno affermato il seguente principio di diritto: “le questioni attinenti alla pignorabilità dei beni sottoposti a sequestro conservativo sono deducibili con la richiesta di riesame e vanno decise dal tribunale del riesame” (Cass. S.U., n. 38670/2016). Nell'affermare la competenza funzionale del Tribunale del riesame in merito alla pignorabilità dei beni, le Sezioni Unite osservano che l'adozione della misura cautelare reale in sede penale comporta l'accertamento - che può essere operato tanto dal giudice emittente, in un non previsto ma neppure vietato contraddittorio preventivo, quanto dal giudice dell'impugnazione cautelare - dei presupposti applicativi o "presupposti di legittimità" della misura: il periculum in mora, descritto come fondata ragione di ritenere che manchino o si disperdano le garanzie dei crediti erariali elencate nell'art. 316 e (per quanto riguarda la parte civile) delle obbligazioni civili derivanti da reato; la pendenza del processo penale nella fase di merito e la presenza di un soggetto al quale il reato venga ascritto, così intesi i limiti di individuazione del fumus boni iuris; la deduzione ad opera delle parti legittimate, di uno dei crediti garantiti dalla norma; la disponibilità del bene da sequestrare (o sequestrato ad altro titolo), da parte dell'imputato. Ulteriore e imprescindibile requisito, previsto dallo stesso art. 316 , comma 1, è che il bene di cui si chiede il sequestro sia suscettibile di pignoramento, posto che il successivo art. 320, comma 1, stabilisce che il sequestro si converte in pignoramento, una volta divenuta irrevocabile la sentenza di condanna al pagamento di una pena pecuniaria ovvero quella che condanna l'imputato al risarcimento del danno. Specularmente, non vi è motivo per non riconoscere che sia valutabile dal giudice che procede o da quello della impugnazione cautelare il rispetto dei parametri normativi che condizionano o possono paralizzare la deduzione della impignorabilità. In questa prospettiva, la catena dei rinvii, dall'art. 318 all'art. 324, fino al comma 9 dell'art. 309, rende evidente come il controllo demandato al tribunale del riesame sia "pieno" e non soffra delimitazioni ma debba tendere alla verifica di legittimità della misura ablativa per tutti i suoi profili, compresi quelli di sostanza e derivazione civilistiche, salvo l'esercizio del potere di devoluzione al giudice civile ai sensi dell'art. 324, comma 8. E' stato successivamente precisato che sia il giudice che dispone il sequestro, sia il tribunale del riesame in sede di impugnazione, devono valutare che il vincolo sia mantenuto nei limiti che la legge consente, verificare la pignorabilità dei beni nonché la ragionevole proporzionalità fra crediti da garantire ed ammontare dei debiti, sicchè, nel caso in cui risulti l'esorbitanza dei beni originariamente staggiti rispetto all'ammontare del credito richiesto, deve essere disposto, ai sensi dell'art. 496 c.p.c. (disposizione applicabile al procedimento in esame) la riduzione del pignoramento nei limiti consentiti (Cass. V, n. 11945/2020). BibliografiaV. sub art. 316 |