Codice di Procedura Penale art. 334 - Referto.

Aldo Aceto

Referto.

1. Chi ha l'obbligo del referto [365 c.p.] deve farlo pervenire entro quarantotto ore o, se vi è pericolo nel ritardo, immediatamente al pubblico ministero [51] o a qualsiasi ufficiale di polizia giudiziaria [57] del luogo in cui ha prestato la propria opera o assistenza ovvero, in loro mancanza, all'ufficiale di polizia giudiziaria più vicino (1).

2. Il referto indica la persona alla quale è stata prestata assistenza e, se è possibile, le sue generalità, il luogo dove si trova attualmente e quanto altro valga a identificarla nonché il luogo, il tempo e le altre circostanze dell'intervento; dà inoltre le notizie che servono a stabilire le circostanze del fatto, i mezzi con i quali è stato commesso e gli effetti che ha causato o può causare.

3. Se più persone hanno prestato la loro assistenza nella medesima occasione, sono tutte obbligate al referto, con facoltà di redigere e sottoscrivere [110] un unico atto.

(1) Vedi sub art. 331 ed anche art. 3 d.P.R. 10 settembre 1990, n. 285, sui doveri del sindaco in caso di sospetto di reato derivante dalla scheda di morte.

Inquadramento

La norma disciplina, sul piano procedimentale, l’adempimento dell’obbligo del referto penalmente sanzionato dall’art. 365 c.p.

Il referto come notizia di reato. I suoi presupposti e l’adempimento dell’obbligo della sua trasmissione

Il referto è una notizia di reato qualificata dal suo autore (l'esercente una qualsiasi processione sanitaria) e dal suo contenuto specifico (i mezzi di consumazione del delitto e gli effetti causati o che potrebbe causare). Il relativo obbligo sorge nel momento in cui il sanitario viene a trovarsi di fronte a un caso che può presentare i connotati di un delitto perseguibile di ufficio secondo un giudizio riferito al momento della prestazione sanitaria in relazione al caso concreto (così Cass. VI, n. 51780/2013, che ha precisato che nel caso della denunzia, invece, rileva la sussistenza di elementi capaci di indurre una persona ragionevole a ravvisare l'apprezzabile probabilità dell'avvenuta commissione di un reato, mentre la comunicazione veicolata con il referto fornisce, per vicende riguardanti la persona, elementi tecnici di giudizio a pochissima distanza dalla commissione del fatto, insostituibili ai fini di un efficace svolgimento delle indagini e del rispetto dell'obbligo di esercitare l'azione penale; ne consegue che il sanitario è esentato dall'obbligo di referto solo quando abbia la certezza tecnica dell'insussistenza del reato; nello stesso senso, Cass. VI, n. 9721/1998 che ha ritenuto ineccepibile la valutazione operata dal giudice di merito circa la sussistenza della responsabilità per il reato di cui all'art. 365 c.p., essendo stato accertato che l'imputato aveva riscontrato l'esistenza nel paziente di lesioni gravi, era stato informato sulle circostanze di tempo e di luogo in cui il fatto lesivo si era verificato, ed aveva appreso che il paziente, nel momento dell'infortunio, non indossava, come prescritto dalle norme antinfortunistiche, i guanti protettivi: circostanze queste che permettevano ragionevolmente di ipotizzare la configurabilità del delitto di lesioni colpose gravi perseguibile di ufficio, e che pertanto imponevano la trasmissione del referto, adempimento al quale l'imputato non aveva dato corso).

La norma in commento ha una portata esclusivamente processuale (Cass. VI, n. 4400/1996, secondo cui deve escludersi che la norma processuale integri, al di là dei termini per l'adempimento, la norma sostanziale la quale ha un autonomo valore costitutivo e non meramente sanzionatorio, sicché il mancato rispetto degli specifici requisiti di cui all'art. 334 comma 3 non comporta la sussistenza del reato previsto dall'art. 365 c.p. qualora non via sia sostanziale incompletezza o reticenza della denuncia).

Ciò che interessa al legislatore del codice di rito è che la notizia di reato giunga al più presto a conoscenza del pubblico ministero o della polizia giudiziaria nel presupposto che la persona nei cui confronti è stata prestata assistenza sanitaria possa essere immediatamente rintracciata e sentita. Il termine acceleratorio delle quarantotto ore (quando non dell'immediatezza) è funzionale a questo scopo onde evitare il pericolo di una dispersione o inquinamento delle prove.

L'autore della notizia ne qualifica, come detto, il contenuto come indicato dal secondo comma della norma in commento. Va innanzitutto indicata la persona alla quale è stata prestata assistenza e, se possibile, le generalità e il luogo in cui si trova al momento della redazione del referto (non altrimenti può essere interpretato l'avverbio attualmente). Ciò al fine di consentire un immediato contatto di questa persona con il pubblico ministero e la polizia giudiziaria. Il luogo, il tempo e le altre circostanze dell'intervento, nonché le notizie idonee a stabilire le circostanze del fatto, i mezzi con i quali (a giudizio dell'autore del referto) è stato commesso e gli effetti che ha causato o potrebbe causare, possono indirizzare le indagini nell'accertamento delle cause dell'evento che ha determinato l'intervento e a coglierne le possibili implicazioni (basti pensare, a tale riguardo, alle determinazioni del pubblico ministero in ordine alla opportunità di chiedere l'incidente probatorio nei casi previsti dall'art. 392, comma 1, lett. a e b).

La sottoscrizione del referto ne certifica la paternità anche ai fini di un'eventuale contestazione dibattimentale ai sensi dell'art. 500.

La contestuale assistenza da parte di più persone esercenti una professione sanitaria, obbliga ciascuna di esse alla redazione del referto, che può essere anche unico purché sottoscritto da tutte (il comma 3 della norma in commento replica il contenuto del comma 3 dell'art. 331).

Casistica

In tema di omissione di referto, riveste la qualifica di esercente una professione sanitaria lo psicologo o psicoterapeuta ancorché operi nello svolgimento di un rapporto professionale di natura privatistica, con la conseguenza che, avuta notizia, nell'ambito dell'assistenza prestata, di fatti che possono presentare le caratteristiche di un delitto, egli è tenuto a riferirne all'autorità giudiziaria, salvo il caso in cui la segnalazione esponga la persona assistita a procedimento penale (Cass. VI, n. 44620/2019).

Bibliografia

 Silvestri, Sub art. 334, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario