Codice di Procedura Penale art. 335 - Registro delle notizie di reato 1 .

Aldo Aceto

Registro delle notizie di reato 1.

1. Il pubblico ministero iscrive immediatamente [109, 110 att.], nell'apposito registro custodito presso l'ufficio, ogni notizia di reato che gli perviene o che ha acquisito di propria iniziativa [330] [nonché, contestualmente o dal momento in cui risulta, il nome della persona alla quale il reato stesso è attribuito], contenente la rappresentazione di un fatto, determinato e non inverosimile, riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice. Nell'iscrizione sono indicate, ove risultino, le circostanze di tempo e di luogo del fatto2 3.

1-bis. Il pubblico ministero provvede all'iscrizione del nome della persona alla quale il reato è attribuito non appena risultino, contestualmente all'iscrizione della notizia di reato o successivamente, indizi a suo carico4.

1-ter. Quando non ha provveduto tempestivamente ai sensi dei commi 1 e 1-bis, all'atto di disporre l'iscrizione il pubblico ministero può altresì indicare la data anteriore a partire dalla quale essa deve intendersi effettuata5.

2. Se nel corso delle indagini preliminari muta la qualificazione giuridica del fatto ovvero questo risulta diversamente circostanziato, il pubblico ministero cura l'aggiornamento delle iscrizioni previste dal comma 1 senza procedere a nuove iscrizioni.

3. Ad esclusione dei casi in cui si procede per uno dei delitti di cui all'articolo 407, comma 2, lettera a), le iscrizioni previste dai commi 1 e 2 sono comunicate alla persona alla quale il reato è attribuito [61], alla persona offesa [90] e ai rispettivi difensori [96, 97, 101], ove ne facciano richiesta 6.

3-bis. Se sussistono specifiche esigenze attinenti all'attività di indagine, il pubblico ministero, nel decidere sulla richiesta, può disporre con decreto motivato, il segreto sulle iscrizioni [329] per un periodo non superiore a tre mesi e non rinnovabile (3).

3-ter. Senza pregiudizio del segreto investigativo, decorsi sei mesi dalla data di presentazione della denuncia, ovvero della querela, la persona offesa dal reato può chiedere di essere informata dall’autorità che ha in carico il procedimento circa lo stato del medesimo 7.

 

[1] Per la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato, v. art. 55, d.lg. 8 giugno 2001, n. 231.

[2] Comma così modificato dall'art. 15, comma 1, lett. a), n. 1), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha sostituito le parole: «, contenente la rappresentazione di un fatto, determinato e non inverosimile, riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice. Nell'iscrizione sono indicate, ove risultino, le circostanze di tempo e di luogo del fatto.» alle parole: «nonché, contestualmente o dal momento in cui risulta, il nome della persona alla quale il reato stesso è attribuito.». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[3] Per il procedimento davanti al giudice di pace, v. gli artt. 11, 12 e 14, d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, e art. 21 d.m. 6 aprile 2001, n. 204, ora art. 27, d.P.R. 14 novembre 2002, n. 313.

[6] I commi 3 e 3-bis sono stati così sostituiti all'originario comma 3 dall'art. 18, l. 8 agosto 1995, n. 332.

[7] Comma aggiunto dall’art. 1, comma 26, l. 23 giugno 2017, n.103Ai sensi dell’art. 1, comma 95, l. n. 103, cit., la stessa legge entra in vigore il trentesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 154 del 4 luglio 2017).

Inquadramento

L’iscrizione della notizia apre il procedimento penale; l’iscrizione della persona alla quale il reato è attribuito è adempimento necessario quando sia individuata. La norma disciplina questo adempimento e il relativo controllo.

L’iscrizione della notizia di reato prima della cd. “Riforma Cartabia”

La notizia di reato deve essere iscritta in uno dei registri conformi ai modelli approvati con d.m. Min. Giustizia 30 settembre 1989 (cd. Mod. 21 nel caso di procedimento contro persone note; Mod. 44, nel caso di procedimento contro persone ignote).

Non si tratta di un adempimento burocratico (certamente non lo è per la persona iscritta: art. 335-bis): l'iscrizione segna il momento a partire dal quale il pubblico ministero deve decidere se esercitare o meno l'azione penale (art. 405, comma 2); tutti gli atti di indagine compiuti dopo l'inutile decorso del termine sono inutilizzabili (art. 406, u.c.). Dal momento dell'iscrizione inizia il “conto alla rovescia”: dodici mesi (prorogabili fino a diciotto, eccezionalmente ventiquattro; art. 407, commi  1 e 2) per compiere l'attività investigativa volta a comprendere se la notizia di reato è fondata. Stabilire se il pubblico ministero ha eluso il rispetto dei termini stabiliti per l'utile compimento di atti di indagine non è operazione priva di conseguenze.

  La giurisprudenza di legittimità precedente alle modifiche introdotte con d.lgs. n. 150/2022 (cd. riforma Cartabia) era ferma nello stabilire che: a) il pubblico ministero, non appena riscontrata la corrispondenza di un fatto di cui abbia notizia ad una fattispecie di reato, è tenuto a provvedere alla iscrizione della notitia criminis senza che possa configurarsi un suo potere discrezionale al riguardo. Ugualmente, una volta riscontrati, contestualmente o successivamente, elementi obiettivi di identificazione del soggetto cui il reato è attribuito, il pubblico ministero è tenuto a iscriverne il nome con altrettanta tempestività; b) il termine di durata delle indagini preliminari decorre dalla data in cui il pubblico ministero ha iscritto, nel registro delle notizie di reato, il nome della persona cui il reato è attribuito, senza che al G.i.p. sia consentito stabilire una diversa decorrenza, sicché gli eventuali ritardi indebiti nella iscrizione, tanto della notizia di reato che del nome della persona cui il reato è attribuito, pur se abnormi, sono privi di conseguenze agli effetti di quanto previsto dall'art. 407, comma terzo, fermi restando gli eventuali profili di responsabilità disciplinare o penale del magistrato del P.M. che abbia ritardato l'iscrizione (Cass. S.U., n. 40538/2009; Cass. VI, n. 4844/2019).

Il potere/dovere del pubblico ministero di iscrivere la notizia di reato e il nome della persona cui lo stesso è attribuito non era in alcun modo sindacabile : era prerogativa esclusiva del dominus delle indagini preliminari (cfr. Cass. S.U., n. 16/2000, secondo cui l'omessa annotazione della “notitia criminis” nel registro previsto dall'art. 335, con l'indicazione del nome della persona raggiunta da indizi di colpevolezza e sottoposta ad indagini “contestualmente ovvero dal momento in cui esso risulta”, non determina l'inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti sino al momento dell'effettiva iscrizione nel registro, poiché, in tal caso, il termine di durata massima delle indagini preliminari, previsto dall'art. 407, al cui scadere consegue l'inutilizzabilità degli atti di indagine successivi, decorre per l'indagato dalla data in cui il nome è effettivamente iscritto nel registro delle notizie di reato, e non dalla presunta data nella quale il pubblico ministero avrebbe dovuto iscriverla. L'apprezzamento della tempestività dell'iscrizione, il cui obbligo nasce solo ove a carico di una persona emerga l'esistenza di specifici elementi indizianti e non di meri sospetti, rientra nell'esclusiva valutazione discrezionale del pubblico ministero ed è sottratto, in ordine all'an e al quando, al sindacato del giudice, ferma restando la configurabilità di ipotesi di responsabilità disciplinari o addirittura penali nei confronti del p.m. negligente).

La giurisprudenza affermava che l'obbligo per il P.M. di iscrivere nel registro previsto dall'art. 335 una “notitia criminis” a carico di un determinato soggetto, sorge soltanto quando emergano nei confronti di quest'ultimo specifici elementi indiziari, non essendo, invece, sufficienti meri sospetti (Cass. I, n. 34637/2013; Cass. V, n. 22340/2008): specifici elementi indizianti, dunque, non meri sospetti.

L'omessa o tardiva iscrizione della notizia di reato poteva (e può) comportare responsabilità disciplinari del pubblico ministero quando «determinata da ignoranza o negligenza inescusabile», (art. 2, comma 1, lett. g, d.lgs. n. 106/2006 – Disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati, delle relative sanzioni e della procedura per la loro applicabilità). La dolosa mancata iscrizione della notizia di reato integra, invece, il delitto di cui all'art. 328, comma 1, c.p.

La giurisprudenza delle Sezioni Unite civili della Suprema Corte (competente a pronunciarsi sui ricorsi avverso le sentenze della Sezione disciplinare del CSM) ha affermato nel tempo i seguenti principi di diritto:

integra la fattispecie prevista dall'art. 2, comma 1, lett. g) del d.lgs. 23 febbraio 2006, n. 109 il comportamento del P.M. che non proceda all'iscrizione immediata nel registro delle notizie di reato, previsto dall'art. 335, della persona a cui il reato sia attribuito, trattandosi di adempimento per il quale non sussiste alcun margine di discrezionalità. Costituisce poi apprezzamento di merito, insindacabile in Cassazione ove sorretto da motivazione congrua, stabilire se gli elementi raccolti in sede di indagine siano o meno sufficienti ad imporre l'iscrizione del nominativo della persona, oggetto dell'indagine, nel registro medesimo (Cass. S.U., n. 20936/2011, che ha confermato la sentenza della sezione disciplinare del CSM che aveva condannato un P.M. per non avere iscritto nel registro di cui all'art. 335 una persona chiamata in correità da un collaboratore di giustizia e denunciata – insieme ad altre, tutte regolarmente iscritte – per varie ipotesi di reato in esito ad un'informativa della polizia giudiziaria);

integra la fattispecie prevista dall'art. 2, comma 1, lett. g) del d.lgs. n. 109 del 2006 il comportamento del P.M. che, appena acquisita la notizia di reato in termini di configurabilità oggettiva – ovvero di fatto sussumibile in una determinata fattispecie di reato – non proceda, senza alcuna discrezionalità e soluzione di continuità, alla relativa iscrizione nel registro e, conseguiti elementi certi di identificazione del soggetto indagabile – non integranti un mero sospetto –, con altrettanta tempestività non proceda all'iscrizione del relativo nominativo (Cass. S.U., 22402/2018 che ha confermato la decisione del C.S.M. che aveva ritenuto integrato l'illecito disciplinare commesso da sostituti procuratori i quali, a fronte della morte di una persona, sottoposta a controllo delle forze dell'ordine, avvenuta in ospedale la mattina successiva alla notte trascorsa in caserma, avevano trascurato la denuncia presentata dalla persona che vi era stata condotta insieme all'individuo poi deceduto, senza procedere ad alcuna determinazione in ordine all'esercizio dell'azione penale e persistito nell'omissione successivamente al deposito della sentenza che aveva disposto la trasmissione degli atti al P.M. per verificare quanto accaduto tra l'intervento degli agenti operanti e l'accesso all'ospedale, avendo provveduto all'adempimento solo un anno dopo la sentenza e per il solo reato di lesioni, allo scopo di consentire la citazione degli indagati alla “possibile udienza di opposizione” alla richiesta di archiviazione);

in tema di illeciti disciplinari riguardanti magistrati, integra la fattispecie prevista dall'art. 2, comma 1, lett. g) del d. lgs. n. 109 del 2006, l'inadempimento da parte del P.M. dell'obbligo di procedere all'iscrizione nel registro delle notizie di reato, previsto dall'art. 335 c.p.p., obbligo che, tuttavia, si configura in presenza non già di un generico e personale sospetto, bensì dell'acquisizione di una notizia idonea, sotto il profilo oggettivo, a configurare un fatto come sussumibile in una determinata fattispecie di reato (Cass. S.U., n. 11586/2019, relativa alla condotta di un P.M. che, nella richiesta di concessione di misura cautelare, aveva trascritto alcune intercettazioni telefoniche nelle quali gli interlocutori indicavano il questore come colui che proteggeva uno degli indagati, senza contestualmente procedere all'iscrizione del questore medesimo nel registro delle notizie di reato; la S.C. ha cassato la sentenza del C.S.M., che aveva ritenuto integrato l'illecito disciplinare, rilevando che non era stato indicato in motivazione alcun elemento sintomatico di un'ipotesi di reato sufficientemente circostanziata, al di là delle generiche affermazioni risultanti dalle intercettazioni).

Ulteriori spunti potevano trarsi da Cass. S.U., n. 45477/2001, che, nel definire l'ambito applicativo dell'art. 220, disp. att., aveva affermato che l'obbligo di osservare le disposizioni del codice di procedura penale per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant'altro possa servire ai fini dell'applicazione della legge penale deve intendersi nel senso che presupposto dell'operatività dell'art. 220, disp. att., sia non l'insorgenza di una prova indiretta quale indicata dall'art. 192 c.p.p., bensì la sussistenza della mera possibilità di attribuire comunque rilevanza penale al fatto che emerge dall'inchiesta amministrativa e nel momento in cui emerge, a prescindere dalla circostanza che esso possa essere riferito ad una persona determinata. L'indizio è sempre fondato su un fatto certo; il sospetto, al pari delle congetture e delle illazioni, costituisce una mera intuizione (Cass. III, n. 7757/2020; Cass. I, n. 2760/1987; Cass. S.U., n. 23868/2009 che assimila i sospetti alle generiche allegazioni o a prospettabili ipotesi investigative non postulanti necessariamente l'esistenza di responsabilità penali ovvero a ”intuizioni personali” dell'agente/ufficiale di polizia giudiziaria, del pubblico ministero, del giudice).

L’iscrizione della notizia di reato dopo la cd. “Riforma Cartabia

La cd. riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha profondamente innovato sul punto introducendo un meccanismo di verifica del corretto e puntuale esercizio del potere/dovere del pubblico ministerio di iscrivere non tanto e non solo la notizia di reato quanto anche del nome del suo autore; ciò ha fatto operando in una duplice direzione: 1) modificando l'art. 335, comma 1, con l'inedita definizione tipica ed oggettiva della notizia di reato (il che costituisce la condizione minima necessaria per rendere verificabile l'esercizio del potere/dovere del P.M. di iscrizione ma anche quello del giudice che deve controllare tale esercizio); 2) prevedendo un articolato meccanismo di controllo che può concludersi con l'ordine di iscrizione della persona sottoposta alle indagini o con la retrodatazione della iscrizione della notizia (procedimento previsto e scandito dai nuovi artt. 335-ter e 335-quater).

La Relazione della Commissione istituita con D.M. Giustizia 16 marzo 2021 per elaborare proposte di riforma in materia di processo e sistema sanzionatorio penale, sottolinea «l'importanza di definire dei parametri, attraverso il decreto delegato, per delineare i profili che impongono l'iscrizione della notizia di reato nel registro, facendo decorrere il termine di durata massima delle indagini. La prospettiva generale – afferma la Relazione – è quella di introdurre forme di controllo, intrinseco ed estrinseco, sulla gestione dei tempi delle indagini, al fine di permettere alla difesa una efficace interazione». È stata così proposta l'introduzione di «una definizione di notizia di reato e di precisare i presupposti per l'iscrizione, tanto di natura oggettiva, quanto soggettiva, come del resto già sottolineato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di cassazione (cfr. in particolare Cass., sez. un., 21.6.2000, n. 16, Tammaro), la quale richiede “specifici elementi indizianti” e non “meri sospetti” per l'iscrizione a modello 44. Al contempo, però, l'aggancio dell'iscrizione nel registro delle notizie di reato ad una solida base fattuale e soggettiva non deve prestarsi ad operazioni di ingiustificato ritardo nell'attivazione delle garanzie riconosciute alla persona sottoposta alle indagini. Sempre nel senso di un controllo oggettivo sulla gestione della notizia di reato si inseriscono le previsioni, rispettivamente, di un meccanismo di controllo giurisdizionale, attivabile anche dalla difesa, sull'effettiva datazione dell'iscrizione della notizia di reato, cui può conseguire la retrodatazione dell'inizio del periodo investigativo, con correlata inutilizzabilità degli atti compiuti dopo la scadenza del termine e il potere del giudice per le indagini preliminari di imporre al pubblico ministero l'iscrizione del nome della persona cui le indagini sono riferite, laddove l'inquirente non vi abbia provveduto».

I requisiti della notizia di reato

La notizia di reato è tale, ai sensi del novellato art. 335, c. 1, quando contiene la rappresentazione di un fatto, determinato e non inverosimile, riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice.

Come affermato dalla Relazione illustrativa allo schema di decreto legislativo, si è inteso «sottrarre il momento delicato di iscrizione della notizia di reato – intesa nella sua componente oggettiva e soggettiva – a un duplice rischio: da un lato, quello di considerare tale atto un mero adempimento formale, con conseguente possibile iscrizione di notizie di reato generiche (che dunque propriamente tali non sono) e di soggetti raggiunti da meri sospetti, con possibili effetti pregiudizievoli nei loro confronti (di qui l'introduzione dell'art. 335-bis, ndr); dall'altro, il rischio speculare di richiedere, ai fini dell'iscrizione, requisiti troppo stringenti, con la conseguenza di ritardare sia il termine di decorrenza delle indagini, sia l'attivazione delle garanzie riconosciute alla persona sottoposta alle indagini (...) [il] diritto alla conoscenza attiva di indagini a proprio carico dovrebbe essere inteso in senso funzionale al diritto di difesa ed al diritto di essere informato in termini brevi circa la natura ed i motivi dell'accusa, coerentemente con l'art. 6 par. 3, lett. a) CEDU e art. 14 n. 3 lett. a) del patto internazionale sui diritti civili e politici, così come in ambito nazionale debba valere l'art. 111, co. 3, Cost., anche al fine di assicurare “le esigenze di garanzia, certezza e uniformità delle iscrizioni” nel corretto allineamento con l'art. 1 lett. b) d. lgs. 1° luglio 2014 n. 101, recante attuazione della Direttiva 2012/13/UE sul diritto all'informazione nei procedimenti penali, con specifico richiamo al considerando 28. Pertanto, considerato che l'iscrizione è atto a struttura complessa, nel quale convivono una componente “oggettiva” – qual è la configurazione di un determinato fatto (“notizia”) come sussumibile nell'ambito di una determinata fattispecie criminosa – e una componente “soggettiva”, rappresentata dal nominativo dell'indagato, dalla cui individuazione soltanto i termini cominciano a decorrere, si sono individuati, per un verso, i presupposti per l'iscrizione nel registro delle notizie di reato e, per altro verso, i requisiti necessari per l'iscrizione del nominativo della persona – se identificata – alla quale la notizia stessa debba essere attribuita».

La notizia di reato, dunque, è tale quando il fatto in essa rappresentata sia, congiuntamente, determinato, non inverosimile e ipoteticamente riconducibile a una fattispecie incriminatrice.

Determinatezza equivale a “non genericità” del fatto; determinato è dunque il fatto esattamente, precisamente stabilito. È un requisito che richiede precisione ed esclude denunzie cd. esplorative. Le circostanze di tempo e di luogo non concorrono alla determinatezza del fatto, non ne comportano, cioè, la “vaghezza”, non in senso codicistico, ma possono rendere determinato un fatto che altrimenti non sarebbe tale. Anche l'ignoranza dell'autore del reato non concorre alla determinazione del fatto e, tuttavia, se la notizia che vi è stato un omicidio non rappresenta un fatto determinato perché ovunque, in ogni momento, in ogni parte del mondo potrebbe esservi stato un omicidio, la denunzia che una tale persona è autrice di un omicidio costituisce a tutti gli effetti una notizia di reato. E così, affermare che in una determinata città si spaccia la droga non equivale a rappresentare un fatto determinato, ma precisare che all'interno di un determinato condominio di un determinato quartiere si vende droga o che un determinato quartiere è una vera e propria piazza di spaccio è rappresentazione di un fatto determinato che impone l'iscrizione della notizia (anche se nel cd. registro ignoti).

Il fatto indeterminato (e tuttavia non inverosimile e astrattamente riconducibile ad una ipotesi di reato) non sollecita la verifica di fondatezza della notizia ma autorizza il pubblico ministero a compiere indagini finalizzate alla acquisizione della notizia stessa.

Il fatto, anche se determinato, non deve essere inverosimile ; l'inverosimiglianza deve essere intesa alla stregua di una non corrispondenza a vero immediatamente percepibile, senza che a tal fine sia necessario alcun atto di indagine. L'inverosimiglianza del fatto è tale, dunque, quando appaia ictu oculi evidente, sì che il pubblico ministero possa iscrivere la “pseudo-notizia” nel registro degli atti non costituenti notizia di reato (cd. mod. 45) e chiederne l'archiviazione senza la necessità di compiere alcun atto di indagine.

La astratta riconducibilità ad un'ipotesi incriminatrice è l'elemento qualificante la notizia di reato; la denunzia di una persona che in un tal giorno, ad una tal ora, ha parcheggiato l'autovettura in divieto di sosta non è una notizia di reato, anche se proviene da un pubblico ufficiale ed è correttamente redatta in conformità con il tipo previsto dagli artt. 331, 332. Allo stesso modo (caso tutt'altro che infrequente) è la denuncia di un danneggiamento colposo posto in essere da un soggetto determinato in un contesto spaziale-temporale ben preciso.

In ogni caso, la mancanza di uno dei tre requisiti deve essere immediatamente percepibile, deve risultare dalla semplice lettura della notizia; se la notizia soddisfa i requisiti previsti dal novellato art. 335, comma 1, essa deve essere iscritta e dalla data di ricezione decorrono i termini per il compimento dell'attività di indagine; altrimenti si tratta di atto non costituente notizia di reato che il pubblico ministero potrà “gestire” come meglio crede: utilizzandola per acquisire la notizia di reato o chiedendone l'archiviazione.

Naturalmente sono prevedibili moltissime “zone grigie” che comporteranno non poche criticità; si pensi alla denunzia di persona scomparsa; il fatto è determinato, non inverosimile ed astrattamente corrispondente a varie ipotesi di reato (omicidio, sequestro di persona), ma anche ad un semplice allontanamento volontario.

L’adempimento dell’obbligo di iscrizione

Il nuovo comma 1-bis impone al pubblico ministero di iscrivere il nome della persona alla quale il reato è attribuito non appena risultino indizi a suo carico. L'iscrizione del nome può essere effettuata anche successivamente se la notizia è inizialmente a carico di ignoti o comunque di persona da identificare (dovendo in tal caso essere iscritta nel cd. mod. 44; l'individuazione dell'autore del fatto impone l'iscrizione del procedimento nel cd. mod. 21). Il procedimento contro ignoti ha autonomi termini di durata del procedimento contro persona nota (art. 415, commi 1 e 3); l'iscrizione del nome del presunto autore del fatto determina, a sua volta, la nuova decorrenza dei termini di cui all'art. 407.

Il legislatore della riforma ha indicato una nuova regola per l'iscrizione: sono sufficienti, ma necessari indizi di reità, in assenza dei quali il nome del “sospettato” non può essere iscritto. Lo afferma con chiarezza la Relazione allo schema di decreto legislativo: «il nominativo va iscritto quando, contestualmente all'iscrizione della notizia di reato o in epoca successiva, risultino «indizi a suo carico». Tale espressione, mutuata per coerenza sistematica dall'art. 63 c.p.p., vale ad escludere sia la sufficienza di meri sospetti, sia la necessità che sia raggiunto il livello di gravità indiziaria».

Il nuovo comma 1-ter attribuisce al pubblico ministero la facoltà di “emenda” indicando, ora per allora, la data dalla quale deve intendersi effettuata l'iscrizione della notizia di reato e/o del suo presunto autore tempestivamente non effettuata o aggiornata. Tale norma va letta tenendo presente il meccanismo previsto dai nuovi artt. 335-ter e 335-quater (al cui commento si rimanda). È norma che, afferma la Relazione, «traduce in norma di legge una prassi virtuosa già attualmente seguita da alcune Procure» e che «ha l'obiettivo di consentire al pubblico ministero, ove riconosca un ritardo delle iscrizioni, di porvi rimedio senza la necessità di attendere l'attivazione del meccanismo giurisdizionale previsto» dai nuovi artt. 335-ter e 335-quater (al cui commento si rinvia).

Non sono necessarie nuove iscrizioni se nel corso delle indagini preliminari muta la qualificazione giuridica del fatto o se risulta diversamente circostanziato. In tal caso è sufficiente l'aggiornamento dell'iscrizione che non determina alcun mutamento dei termini di scadenza delle indagini a meno che, per effetto della nuova qualificazione, il fatto non integri uno dei delitti previsti dall'art. 407, comma 2, lett. a).

Il fatto nuovo deve invece essere iscritto decorrendo da tale data nuovi (ed autonomi) termini per il compimento delle indagini preliminari.

Il pubblico ministero può decidere se, in relazione al fatto nuovo, procedere separatamente oppure no. A tal fine è necessario chiarire che con l'iscrizione della notizia di reato viene aperto un nuovo procedimento penale, contraddistinto da un numero progressivo e dall'anno dell'iscrizione. Per esempio, l'iscrizione della notizia di reato a carico di Tizio per il reato di furto comporta l'apertura a carico di questi del procedimento (per esempio) n. 1/2023/Mod. 21. Se nel corso delle indagini dovesse risultare che Tizio ha commesso altri furti in epoca precedente a quello per il quale si procede, il pubblico ministero deve iscrivere la relativa notizia ma non necessariamente disporre l'apertura di un autonomo procedimento penale; sicché nello stesso procedimento n. 1/2023/Mod. 21 si procederà nei confronti della medesima persona per più reati per ciascuno dei quali decorre un diverso termine di compimento delle indagini. Può altresì emergere che per la commissione di uno o più reati di furto Tizio era stato coadiuvato da altre persone (Caio e Sempronio) i cui nominativi il pubblico ministero può disporre vengano iscritti nel medesimo procedimento.

Sicché può accadere che nell'ambito dell'unico procedimento penale inizialmente aperto a carico di una sola persona e contraddistinto da un preciso numero di iscrizione (nel nostro caso, 1/2023/21) vengano successivamente iscritte altre notizie di reato anche a carico di altre persone, con conseguente decorrenza (e scadenza) di termini per le indagini preliminari diversificate. E così, per restare al nostro esempio, i termini per il compimento delle indagini preliminari nei confronti di Tizio avranno decorrenze diverse a seconda della data di iscrizione della prima notizia di reato e di quelle successive; allo stesso modo i termini avranno decorrenza diverse nei confronti degli altri Ciò perché alcuna norma impone al pubblico ministero di aprire tanti procedimenti quante sono le notizie di reato iscritte; la formula: una notizia di reato=un procedimento penale non ha alcun fondamento normativo essendo piuttosto possibile l'opposta formula: un procedimento penale=più notizie di reato. Se ne trae argomento dall'art. 130, disp. att. che impone al pubblico ministero di operare una scelta solo al momento dell'esercizio dell'azione penale allorquando deve formare il fascicolo da trasmettere al giudice per l'udienza preliminare con la richiesta di rinvio a giudizio. E tuttavia da tale norma non si desume in alcun modo l'obbligo per il pubblico ministero di esercitare tante azioni penali quante sono le notizie di reato, non avendo altrimenti senso né l'art. 18, che disciplina la separazione dei processi, né l'art. 130-bis disp. att. Occorre essere avvertiti, però, che la possibilità che nell'ambito del medesimo procedimento possano essere iscritte più notizie di reato comporta sì la facoltà, per il pubblico ministero, di esercitare un'azione penale cumulativa nei confronti di una o più persone ma ogni singolo capo di imputazione costituisce un autonomo rapporto processuale che ne definisce l'oggetto (Cass. S.U., n. 6903/2017: in caso di ricorso avverso una sentenza di condanna cumulativa, che riguardi più reati ascritti allo stesso imputato, l'autonomia dell'azione penale e dei rapporti processuali inerenti ai singoli capi di imputazione impedisce che l'ammissibilità dell'impugnazione per uno dei reati possa determinare l'instaurazione di un valido rapporto processuale anche per i reati in relazione ai quali i motivi dedotti siano inammissibili, con la conseguenza che per tali reati, nei cui confronti si è formato il giudicato parziale, è preclusa la possibilità di rilevare la prescrizione maturata dopo la sentenza di appello; nello stesso senso, Cass. VI, n. 20525/2022; Cass. III, n. 20899/2017).

La possibilità che nell'ambito del medesimo procedimento vengano iscritte più notizie di reato ognuna con una propria scadenza dei termini per il compimento delle relative indagini è stata espressamente prevista e disciplinata dal novellato art. 415-bis e dal nuovo art. 415-ter, al cui commento si rinvia. Ciò, tuttavia, non significa che la iscrizione nel medesimo procedimento penale di più notizie di reato comporti l'indiscriminata utilizzazione dei risultati delle intercettazioni telefoniche legittimamente disposte per una sola di esse. Come chiarito dalla giurisprudenza di legittimità, in tema di intercettazioni telefoniche il divieto di cui all'art. 270 di utilizzazione dei risultati delle captazioni in procedimenti diversi da quelli per i quali le stesse siano state autorizzate – salvo che risultino indispensabili per l'accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l'arresto in flagranza – non opera con riferimento agli esiti relativi ai soli reati che risultino connessi, ex art. 12 a quelli in relazione ai quali l'autorizzazione era stata ab origine disposta, sempreché rientrino nei limiti di ammissibilità previsti dall'art. 266 (Cass. S.U., n. 51/2020; Cass. V, n. 1757/2021).

La decisione, dunque, di iscrivere o meno una notizia reato nell'ambito del procedimento penale preesistente spetta al pubblico ministero il quale, qualora venga accertata, nel corso delle investigazioni relative ad un determinato fatto di reato (per esempio, concernenti il traffico e la detenzione di sostanze stupefacenti), la flagranza di altri reati per i quali siano configurabili ragioni di connessione con tale fatto, non ha alcun obbligo di svolgere indagini contestuali e congiunte relativamente ai reati ulteriori, né di effettuare la relativa iscrizione ex art. 335 nell'ambito dell'originario procedimento, ma può procedere separatamente, anche al fine di rispettare l'obbligo di procedere ad arresto in flagranza e, nello stesso tempo, di tutelare l'interesse investigativo a non rivelare notizie pregiudizievoli per gli accertamenti in corso, in quanto la citata disposizione si limita ad imporre che l'Autorità giudiziaria inquirente iscriva le notizie di reato, al fine di segnare la decorrenza del termine di durata delle indagini e, nei limiti previsti dalla legge, di assicurare agli aventi diritto la cognizione della pendenza (Cass. III, n. 13831/2021; Cass. VI, n. 22145/2014). Resta comunque ferma, in questi casi, la applicazione del divieto di contestazione a catena ove per i fatti per i quali si procedeva nell'ambito dell'originario procedimento venga applicata una misura cautelare successivamente a quella applicata, in ipotesi, all'esito della convalida dell'arresto in flagranza (art. 297).

Il dovere di segretezza e di comunicazione

Al fine di consentire l'esercizio del diritto di difesa sin dalla fase delle indagini preliminari, le iscrizioni devono essere comunicate alla persona sottoposta alle indagini, alla persona offesa e ai loro difensori all'unica condizione che ne facciano richiesta e purché non si tratti di iscrizioni relative ai delitti di cui all'art. 407, comma 2, lett. a.

Non si tratta di diritto potestativo ad effetto immediato: il P.M. può, con decreto motivato, disporre, per esigenze investigative (di cui deve dar conto), il segreto sulle iscrizioni per un periodo, non rinnovabile, di tre mesi, superato il quale l'informazione è senz'altro dovuta (è ammissibile la richiesta difensiva volta a conoscere l'esatta cronologia delle iscrizioni a carico dell'indagato al fine di far valere, in caso di successive iscrizioni per il medesimo fatto, l'inutilizzabilità degli atti a contenuto probatorio – nella specie, intercettazioni di conversazioni – compiuti oltre la scadenza del termine di durata delle indagini preliminari, decorrente dalla data della prima iscrizione: così Cass. II, n. 17214/2020).

Decorsi sei mesi dall'iscrizione, la persona offesa che ha presentato denunzia o querela ha il diritto di conoscere lo stato del procedimento. L'informazione deve essere resa «senza pregiudizio del segreto investigativo».

Le modalità con cui la richiesta di comunicazione delle iscrizioni deve essere esitata sono stabilite dall'art. 110-bis, disp. att. In caso di secretazione dell'iscrizione, la formula da utilizzare, è la seguente: «Non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazione».

Profili di diritto intertemporale

Le modifiche dell'art. 335 sono entrate in vigore il 30/12/2022 (art. 99-bis, d.lgs. n. 150/2022, aggiunto dall'art. 6, c. 1, d.l. n. 162/2022, conv. con modif., dalla l.n. 199/2022).

Trattandosi di norma processuale, se ne deve ritenere l'applicabilità alle notizie di reato pervenute al pubblico ministero o da lui acquisite di iniziativa dopo il 30/12/2022, anche se il reato è stato commesso prima di quella data.  

Bibliografia

Silvestri, Sub art. 335, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017.

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