Codice di Procedura Penale art. 342 - Richiesta di procedimento.InquadramentoLa norma disciplina sul piano processuale la richiesta di procedimento a istanza del Ministro della Giustizia nei casi previsti dal codice penale o dalle leggi speciali. La natura della richiesta di procedimentoLa richiesta di procedimento deve essere presentata al pubblico ministero con atto sottoscritto dall'autorità competente. La richiesta di procedimento – al pari del rifiuto di dar corso ad una rogatoria dall'estero o per l'estero e del decreto di estradizione – seppure connotata da una larga discrezionalità, riveste natura giuridica di atto amministrativo, sottoposto all'obbligo di motivazione e alla gerarchia delle fonti normative e perciò suscettibile di sindacato da parte del giudice amministrativo per i tipici vizi di legittimità propri del procedimento amministrativo. Tale provvedimento infatti non può essere definito come atto politico, in quanto non inerisce all'esercizio della direzione suprema degli affari dello Stato né concerne la formulazione in via generale e al massimo livello dell'indirizzo politico e programmatico del Governo, conseguendo invece essa ad una scelta vincolata al perseguimento dei fini determinati di politica criminale e connotata altresì dal requisito dell'irretrattabilità. È atto assolutamente discrezionale, interamente rimesso alla scelta del Ministro della Giustizia, al quale compete la facoltà di delegare il potere di firma al dirigente o ad altro funzionario dell'articolazione ministeriale competente in materia (Cass. I, n. 23332/2015; Cass. I, n. 19678/2003; si veda anche la giurisprudenza in materia di codice penale militare in tempo di pace riportata nella casistica). La richiesta deve essere presentata entro tre mesi dal giorno in cui l'autorità competente ha avuto notizia del fatto che costituisce reato; se la punibilità dipende dalla presenza del colpevole nel territorio dello Stato, deve essere presentata entro i tre anni successivi (art. 128 c.p.). I due diversi e distinti termini (applicabili anche per la proposizione della “istanza”, atteso il rinvio contenuto nell'art. 130 c.p.) non si sovrappongono poiché distinte e differenziate sono le ipotesi contemplate. Il primo comma dell'art. 128 c.p., infatti, regola, in genere, il termine della richiesta per un reato che la preveda per la “punibilità” – secondo l'espressione della legge – (tre mesi dal momento in cui il Ministro della Giustizia ha avuto notizia del reato). Il secondo comma, invece, regola la specifica ipotesi del reato commesso all'estero che prevede per la sua “punibilità” la richiesta entro tre anni dal giorno in cui il colpevole si trova nel territorio dello Stato; termine, questo, non collegato alla conoscenza della “notitia criminis” (Cass. I, n. 4144/1992). Per la perseguibilità in Italia di un reato commesso all'estero in danno di un cittadino italiano, in ordine al quale vi sia stata la richiesta di procedimento del Ministro della Giustizia occorre anche la querela della persona offesa ove si tratti di reato che se commesso in Italia sarebbe procedibile a querela (Cass. I, n. 4144/1992, secondo cui la richiesta, l'istanza e la querela risultano regolate nel sistema penalistico quali condizioni che non attengono alla struttura del fatto-reato o alla sua punibilità, bensì alla procedibilità dell'azione penale. Anche la presenza del colpevole nel territorio dello Stato, richiesta dall'art. 10 c.p. per la “punibilità” di taluni reati commessi all'estero dallo straniero è normalmente strutturata come condizione di procedibilità, soggetta quindi alle regole proprie di queste, e l'inizio di tale presenza costituisce, quindi, il dies a quo di decorrenza del termine – non soggetto a sospensioni o ad interruzioni – per l'esercizio dell'azione penale). CasisticaLa richiesta di procedimento di cui all'art. 342 non perde efficacia o validità a seguito del decreto di archiviazione emesso ex art. 415, di guisa che nel caso di riapertura delle indagini non vi è la necessità di una nuova richiesta (Cass. I, n. 23181/2004). La richiesta del comandante del corpo , necessaria ai fini della procedibilità di reati per i quali il codice penale militare di pace stabilisce la pena della reclusione militare non superiore nel massimo a sei mesi, per essere giuridicamente valida, deve presentare i requisiti prescritti dalla legge processuale e sostanziale, in particolare: presentazione al P.M.; sottoscrizione dell'autorità competente, individuata nel comandante del corpo di appartenenza del militare imputando; rispetto del termine di un mese dal giorno della notizia del fatto da parte dell'autorità richiedente; irrevocabilità della richiesta. Pertanto, pur provenendo da un organo della pubblica amministrazione e, quindi, qualificabile come atto soggettivamente amministrativo, la richiesta in questione, inserendosi nell'”iter” del processo penale, necessariamente sfociante nella valutazione giurisdizionale non solo della sussistenza del fatto oggetto della richiesta, ma anche della ritualità di tutta la relativa attività procedimentale, non può definirsi come atto oggettivamente amministrativo, bensì come vero e proprio atto processuale, con la conseguenza che ad essa non è applicabile l'obbligo motivazionale di cui al primo comma dell'art. 3 della legge n. 241 del 1990, imposto dal legislatore per tutti gli atti amministrativi che direttamente possono incidere su un interesse sostanziale del soggetto, ma non su quelli soltanto soggettivamente riferibili alla pubblica amministrazione, la cui specifica regolamentazione è demandata – per gli effetti che producono – a norme di carattere penal-processuale e che, di per sé, non sono produttivi di lesioni della sfera giuridica dell'interessato (Cass. I, n. 27578/2001; Cass. I, n. 13998/1999; Cass. I, n. 728/1997). La condizione di procedibilità della richiesta del Ministro di Grazia e Giustizia , ex art. 9, secondo comma, c.p., non può ritenersi integrata nel caso in cui la richiesta non sia stata sottoscritta personalmente dal Ministro bensì da un funzionario del suo dicastero, senza neppure il rilascio di una specifica delega. Tale soluzione è imposta sia dal tenore dell'art. 342, che espressamente richiede la sottoscrizione dell'autorità competente, sia dal carattere di discrezionalità politica dell'atto, la cui adozione non può, pertanto, che essere riservata all'organo politicamente responsabile indicato dalla legge o, al più, delegata ad altro soggetto politico quale un sottosegretario di Stato (Cass. I, n. 1837/1994). BibliografiaSilvestri, Sub art. 342, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017; Trevisson Lupacchini, Aspetti formali e non della richiesta di procedimento, in Giur. it., 1995, fasc. 1, parte 2, 6. |