Codice di Procedura Penale art. 355 - Convalida del sequestro e suo riesame.

Aldo Aceto

Convalida del sequestro e suo riesame.

1. Nel caso in cui abbia proceduto a sequestro [354], la polizia giudiziaria enuncia nel relativo verbale il motivo del provvedimento e ne consegna copia alla persona alla quale le cose sono state sequestrate. Il verbale è trasmesso senza ritardo [347; 229 coord.], e comunque non oltre le quarantotto ore, al pubblico ministero del luogo dove il sequestro è stato eseguito.

2. Il pubblico ministero, nelle quarantotto ore successive [229 coord.], con decreto motivato convalida il sequestro se ne ricorrono i presupposti ovvero dispone la restituzione delle cose sequestrate. Copia del decreto di convalida è immediatamente notificata alla persona alla quale le cose sono state sequestrate1.

3. Contro il decreto di convalida, la persona nei cui confronti vengono svolte le indagini e il suo difensore, la persona alla quale le cose sono state sequestrate e quella che avrebbe diritto alla loro restituzione [262 s.] possono proporre, entro dieci giorni dalla notifica del decreto ovvero dalla diversa data in cui l'interessato ha avuto conoscenza dell'avvenuto sequestro, richiesta di riesame, anche nel merito, a norma dell'articolo 324.

4. La richiesta di riesame non sospende l'esecuzione del provvedimento [588].

(1)C. cost. 8 aprile 1993, n. 151, ha dichiarato non fondata, nei sensi di cui in motivazione, una questione di legittimità costituzionale del presente articolo, sollevata in riferimento agli artt. 3, 24 e 42 Cost. .

[1] C. cost. 8 aprile 1993, n. 151, ha dichiarato non fondata, nei sensi di cui in motivazione, una questione di legittimità costituzionale del presente articolo, sollevata in riferimento agli artt. 3, 24 e 42 Cost.

Inquadramento

La norma disciplina gli adempimenti successivi al sequestro e i controlli sull’operato della polizia giudiziaria e del pubblico ministero.

La convalida del sequestro

Del sequestro operato di iniziativa, la polizia giudiziaria deve redigere verbale (art. 357, comma 2, lett. d)nel quale deve esplicitare il motivo del provvedimento. Copia del verbale è consegnata alla persona alla quale le cose sono state sequestrate (che non necessariamente si deve identificare con quella nei cui confronti vengono svolte le indagini, che potrebbe, in ipotesi, anche essere ignota al momento del sequestro) la quale, in caso di convalida, potrebbe anche proporre richiesta di riesame avverso il decreto (che pure gli deve essere notificato).

Il verbale deve essere trasmesso, in originale, entro (e non oltre) ventiquattro ore, al pubblico ministero del luogo nel quale il sequestro è stato eseguito (non quello del luogo nel quale il verbale è stato redatto) anche se non territorialmente competente.

Nelle quarantotto ore successive alla ricezione del verbale, il pubblico ministero deve adottare decreto motivato con il quale convalida il sequestro (se sono stati rispettati i termini e ritiene l'effettiva sussistenza delle esigenze probatorie di cui deve dare specificamente conto; si veda il commento dell'art. 354) oppure ordina la restituzione del bene alla persona alla quale è stato sequestrato (secondo Cass. III, n. 36926/2020, il decreto di convalida deve contenere un'autonoma motivazione anche in ordine agli eventuali elementi forniti dalla difesa, purché specifici e tempestivamente sottoposti all'attenzione dell'organo dell'accusa in un tempo ragionevolmente congruo rispetto al momento entro il quale la decisione deve essere assunta.

Avverso il decreto di restituzione non è ammessa alcuna forma di interlocuzione da parte di nessuno, nemmeno da chi rivendichi l'effettiva titolarità del bene; compito del P.M. non è di stabilire la proprietà della cosa, bensì quello di ripristinare lo status quo ante, nulla più.

Peraltro, la mancata convalida del sequestro operato d'iniziativa dalla polizia giudiziaria non preclude la possibilità, per il pubblico ministero, di disporre autonomamente, in ogni tempo, finché siano in corso le indagini preliminari, il sequestro delle stesse cose già sequestrate dalla polizia giudiziaria, indipendentemente dalla circostanza che tali cose siano state o meno nel frattempo restituite all'interessato (Cass. S.U., n. 14/1993).

Inoltre, ai fini della convalida del sequestro il pubblico ministero non è vincolato dalle indicazioni della polizia giudiziaria e ben può ritenere di carattere probatorio un sequestro che la polizia ha ritenuto di carattere preventivo (Cass. S.U., n. 9/1991).

Avverso il decreto di convalida, invece, è ammesso il riesame nei termini e dalle persone indicati dal terzo comma; il riesame non sospende l'esecuzione del decreto.

La giurisprudenza insegna che l'art. 354, comma 2, non attribuisce alla polizia giudiziaria il potere di eseguire il sequestro in assenza delle condizioni richieste per il sequestro operato dal P.M. e indipendentemente da un pericolo di mutamento della situazione di fatto e dalla impossibilità di un tempestivo intervento del P.M. Dopo la convalida del sequestro (che ha la stessa funzione del decreto del P.M. che dispone il sequestro ed è soggetto ai medesimi controlli) il giudice del riesame non deve stabilire se vi era pericolo di mutamento della situazione di fatto e impossibilità di un tempestivo intervento del pubblico ministero, perché si tratta di presupposti coperti dalla convalida, ma deve controllare se il sequestro sia o meno giustificato e, in ogni caso, verificare la sussistenza delle esigenze probatorie, sia che il sequestro riguardi cose pertinenti al reato, sia che abbia avuto ad oggetto il corpo del reato. Di tale verifica il tribunale deve dare conto con la motivazione della sua decisione (Cass. S.U., n. 10/1991).

Peraltro, il tribunale del riesame chiamato a decidere su un sequestro probatorio, a fronte dell'omessa individuazione nel decreto delle esigenze probatorie e della persistente inerzia del pubblico ministero anche nel contradditorio camerale, non può integrare la carenza di motivazione individuando, di propria iniziativa, le specifiche finalità del sequestro, trattandosi di prerogativa esclusiva del pubblico ministero quale titolare del potere di condurre le indagini preliminari e di assumere le determinazioni sull'esercizio dell'azione penale (Cass. II, n. 49536/2019 che, evidenziata l'assenza di motivazione dell'originario decreto e l'avvenuta integrazione della motivazione da parte del tribunale del riesame, ha annullato senza rinvio l'ordinanza impugnata; cfr., altresì, Cass. S.U., n. 5876/2004, secondo cui nel caso di radicale mancanza della motivazione, in ordine alla necessaria sussistenza della concreta finalità probatoria perseguita in funzione dell'accertamento dei fatti, del decreto di sequestro di cose qualificate come corpo di reato, che, sebbene non integrato sul punto dal p.m. neppure all'udienza di riesame, sia stato confermato dall'ordinanza emessa all'esito di questa procedura, la Corte di cassazione deve pronunziare sentenza di annullamento senza rinvio di entrambi i provvedimenti.)

Il decreto di convalida è altresì necessario in caso di sequestro eseguito dalla polizia giudiziaria in esecuzione di un decreto di perquisizione del P.M. che non indichi con sufficiente precisione gli oggetti di ricercare e da apprendere, lasciando alla PG il compito di valutare la pertinenza del bene rivenuto rispetto al reato per il quale si procede (Cass. II, n. 5494/2016, secondo cui l'esecuzione ad opera della polizia giudiziaria di un decreto con cui il Pubblico Ministero abbia ordinato la perquisizione e il sequestro delle cose pertinenti al reato, senza alcun'altra specificazione, comporta la necessità che il P.M. provveda alla convalida del sequestro, ai sensi dell'art. 355 c.p.p., in quanto la predetta indeterminatezza rimette alla discrezionalità degli operanti l'individuazione del presupposto fondamentale del sequestro e cioè della qualifica dei beni come corpo del reato, o cose ad esso pertinenti, la quale richiede un controllo dell'autorità giudiziaria).

In tal caso non è soggetto ad impugnazione il decreto di perquisizione del pubblico ministero che rimetta alla discrezionalità degli organi di polizia la individuazione di cose da sottoporre a sequestro, dovendo intervenire il decreto di eventuale convalida del sequestro che è il solo provvedimento soggetto a riesame (Cass. IV, n. 8867/2020). Se il P.M. non convalida il sequestro, la persona alla quale le cose sono state sequestrate deve chiederne la restituzione al P.M. il quale potrà: a) accogliere la richiesta; b) rigettarla; c) emettere autonomo decreto di sequestro. Nel secondo caso, avverso il decreto di rigetto del P.M. l'interessato potrà ricorrere al GIP ai sensi dell'art. 263, c. 5, ed eventualmente ricorrere per cassazione avverso l'ordinanza di rigetto dell'opposizione (Cass. II, n. 42517/2021); nel terzo caso potrà proporre istanza di riesame avverso il decreto di sequestro del P.M..

Casistica

In tema di sequestro probatorio eseguito di iniziativa dalla polizia giudiziaria, il termine di dieci giorni per proporre istanza di riesame decorre dalla notifica del decreto di convalida, ovvero dalla diversa data in cui l'interessato abbia comunque avuto notizia dell'avvenuta convalida e delle ragioni poste a fondamento della stessa (Cass. II, n. 40925/2022, che ha ritenuto irrilevante, ai fini della decorrenza del termine, la circostanza che l'interessato, cui non era mai stato notificato il decreto di convalida, avesse presentato istanza di dissequestro del bene tramite il proprio difensore).

In caso di sequestro probatorio eseguito d'iniziativa dalla polizia giudiziaria e divenuto inefficace per la mancata tempestiva convalida da parte del pubblico ministero, è a questi inibito di estrarre copia del compendio appreso, al fine di farne probatoriamente uso, atteso che, diversamente, la prevista sanzione dell'inefficacia del sequestro non produrrebbe alcun effetto, assumendo la tardiva estrazione della copia valenza di espediente per eludere le garanzie procedimentali (Cass. II, n. 33520/2021 che ha precisato che, in tal caso, la mera restituzione degli originali eventualmente disposta sia inidonea ad eliminare il pregiudizio derivante all'interessato dal mantenimento del vincolo sulle copie con riferimento alla violazione di diritti meritevoli di tutela, quali quello alla riservatezza o al segreto).

È nullo il decreto di convalida del sequestro probatorio privo dell'attestazione della data del deposito presso la segreteria, qualora tale data non possa desumersi da atti equipollenti meritevoli di fede, in quanto gli effetti giuridici del provvedimento decorrono dal giorno in cui, attraverso la certificazione di deposito del segretario, acquisisce giuridica esistenza (Cass. III, n. 2691/2019 che ha precisato che, in difetto della predetta attestazione, il giudice deve svolgere, ai fini della verifica della tempestività del deposito del decreto di convalida, ogni possibile accertamento idoneo a riscontrare i dati temporali emergenti dall'atto).

Il termine perentorio di quarantotto ore previsto per la convalida del sequestro probatorio effettuato dalla polizia giudiziaria decorre dalla data in cui la segreteria del pubblico ministero designato per la convalida medesima certifica la ricezione della notizia di reato e dei relativi allegati, essendo invece irrilevante la data in cui sia pervenuto il fax con il medesimo contenuto presso gli uffici della segreteria, perché tale mezzo di comunicazione non garantisce il recapito del provvedimento all'effettivo destinatario (Cass. III, n. 2691/2019).

L'omissione o il ritardo nell'adempimento relativo alla notifica del decreto di convalida alla persona alla quale le cose sono state sequestrate non incide sulla legittimità del provvedimento mancando una previsione espressa in tal senso, purché l'interessato sia stato posto in condizione di presentare la richiesta di riesame (Cass. II, n. 47165/2019).

L'inosservanza delle formalità prescritte dalla legge ai fini della legittima acquisizione della prova nel processo non è, di per sé, sufficiente a rendere quest'ultima inutilizzabile, per effetto di quanto disposto dal primo comma dell'art. 191. Ed invero, quest'ultima norma, se ha previsto l'inutilizzabilità come sanzione di carattere generale, applicabile alle prove acquisite in violazione ai divieti probatori, non ha, per questo, eliminato lo strumento della nullità, in quanto le categorie della nullità e dell'inutilizzabilità, pur operando nell'area della patologia della prova, restano distinte e autonome, siccome correlate a diversi presupposti, la prima attenendo sempre e soltanto all'inosservanza di alcune formalità di assunzione della prova – vizio che non pone il procedimento formativo o acquisitivo completamente al di fuori del parametro normativo di riferimento, ma questo non rispetta in alcuni dei suoi peculiari presupposti – la seconda presupponendo, invece, la presenza di una prova “vietata” per la sua intrinseca illegittimità oggettiva, ovvero per effetto del procedimento acquisitivo, la cui manifesta illegittimità lo pone certamente al di fuori del sistema processuale (Cass. S.U., n. 5021/1996, in fattispecie relativa a perquisizione illegittima e a successivo sequestro di cose pertinenti al reato, ritenuto dalla S.C. atto dovuto).  

Bibliografia

D’Alessio, Sub art. 355, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, V, Milano, 2017.

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