Codice di Procedura Penale art. 371 - Rapporti tra diversi uffici del pubblico ministero 1 (1).

Aldo Aceto

Rapporti tra diversi uffici del pubblico ministero 1 (1).

1. Gli uffici diversi del pubblico ministero che procedono a indagini collegate, si coordinano tra loro [118-bis att.] per la speditezza, economia ed efficacia delle indagini medesime [371-bis]. A tali fini provvedono allo scambio di atti e di informazioni [117] nonché alla comunicazione delle direttive rispettivamente impartite alla polizia giudiziaria. Possono altresì procedere, congiuntamente, al compimento di specifici atti.

2. Le indagini di uffici diversi del pubblico ministero si considerano collegate:

a) se i procedimenti sono connessi a norma dell'articolo 12 2;

b) se si tratta di reati dei quali gli uni sono stati commessi in occasione degli altri, o per conseguirne o assicurarne al colpevole o ad altri il profitto, il prezzo, il prodotto o l'impunità, o che sono stati commessi da più persone in danno reciproco le une delle altre, ovvero se la prova di un reato o di una sua circostanza influisce sulla prova di un altro reato o di un'altra circostanza 3;

c) se la prova di più reati deriva, anche in parte, dalla stessa fonte.

3. Salvo quanto disposto dall'articolo 12, il collegamento delle indagini non ha effetto sulla competenza.

 

[1] V. art. 5 l. 14 marzo 2005, n. 41, in tema di poteri del membro nazionale dell'Eurojust.

[2] Lettera così modificata dall'art. 1, comma 3 d.l. 20 novembre 1991, n. 367, conv., con modif., in l. 20 gennaio 1992, n. 8 e successivamente dall'art. 1, comma 4 l. 1° marzo 2001, n. 63.

[3] Lettera così sostituita dall'art. 1, comma 5 l. 1° marzo 2001, n. 63.

Inquadramento

È norma di indirizzo ispirata al principio di speditezza, economia ed efficacia (ma anche completezza) delle indagini preliminari (anche se condotte da uffici diversi del pubblico ministero), che sollecita lo scambio di informazioni e di atti tra uffici diversi e sottintende buone competenze organizzative (oltre che investigative).

Le indagini (e i procedimenti) collegati

In generale, il pubblico ministero può ottenere da altra autorità giudiziaria competente copie di atti relativi ad altri procedimenti penali e informazioni scritte sul loro contenuto (art. 117, che fa salvo, però, il potere di segretazione dell'autorità richiesta). Quando però le indagini sono collegate lo scambio di atti e informazioni è doveroso, al pari della reciproca comunicazione delle direttive rispettivamente impartite alla polizia giudiziaria.

Il collegamento tra procedimenti disciplinato dalla norma in commento presuppone la diversità degli uffici del pubblico ministero che procedono alle relative indagini, ognuno dei quali competente a procedere.

Se le indagini collegate sono condotte da più magistrati del medesimo ufficio non trova applicazione l'art. 371 (se non a fini definitori; infra) venendo in rilievo, piuttosto, i poteri di direzione, controllo e organizzazione del procuratore della Repubblica ed eventualmente dei suoi aggiunti con i relativi poteri di coordinamento e direzione loro affidati in base al progetto organizzativo dell'ufficio (art. 1, comma 6, d.lgs. n. 106/2006).

Allo stesso modo, l'art. 371 non trova applicazione quando gli uffici di procura entrano in conflitto risolvibile ai sensi degli artt. 54 e segg. con la indicazione dell'unico ufficio che deve procedere.

Date le ricadute, non solo organizzative, ma anche processuali del collegamento delle indagini (infra), è lo stesso legislatore a darne la definizione.

E così le indagini sono considerate collegate:

a ) se i procedimenti sono connessi ai sensi dell'art. 12 (purché ciò non determini la competenza di un solo ufficio);

b ) se si tratta di reati dei quali gli uni sono stati commessi in occasione degli altri, o per conseguirne o assicurarne al colpevole o ad altri il profitto, il prezzo, il prodotto o l'impunità, o che sono stati commessi da più persone in danno reciproco le une delle altre, ovvero se la prova di un reato o di una sua circostanza influisce sulla prova di un altro reato o di un'altra circostanza;

c ) se la prova di più reati deriva, anche in parte, dalla stessa fonte.

Sul piano organizzativo, il mancato coordinamento delle indagini condotte da uffici diversi legittima l'avocazione delle indagini nei casi previsti dagli artt. 371-bis e 372.

Sul piano definitorio, il collegamento tra reati ai sensi della lettera b) della norma in commento (cd. collegamento probatorio) qualifica la posizione processuale della persona a conoscenza dei fatti relativi al reato collegato a quello per il quale è (o potrebbe essere) sottoposta a indagini/imputata/condannata (artt. 197, lett. a e b, 197-bis, comma 1 e 2, 210, 351, comma 1-bis, 363), imponendo speciali modalità di assunzione e documentazione delle relative dichiarazioni (art. 63, comma 3 e 3-bis; art. 373, comma 2-bis) e un più prudente statuto probatorio (art. 192, comma 2 e 3).

Il collegamento ha natura oggettiva e riguarda i fatti, non i loro autori, sicché non rileva ai fini dell'applicazione della norma in commento la loro iscrizione o meno nel registro di cui all'art. 335.

Il collegamento probatorio tra reati oggetto di procedimenti pendenti davanti allo stesso giudice ne consente la riunione ai sensi dell'art. 18, comma 1, lett. c).

Per agevolare il possibile coordinamento delle indagini, l'art. 118-bis, disp. att., prevede che quando procede a indagini per taluno dei delitti indicati nell'articolo 407, comma 2, lett. a), nonché per i delitti di cui agli articoli 452-bis, 452-quater, 452-sexies e 452-octies c.p., il procuratore della Repubblica ne deve dare notizia al procuratore generale presso la corte di appello nonché all'Agenzia delle entrate ai fini dei necessari accertamenti. Se rileva trattarsi di indagini collegate, il procuratore generale ne dà segnalazione ai procuratori generali e ai procuratori della Repubblica del distretto interessati al coordinamento. Il procuratore della Repubblica, quando procede a indagini per i delitti di cui agli articoli 452-bis, 452-quater, 452-sexies, 452-octies e 452-quaterdecies c.p., ne deve dare notizia anche al procuratore nazionale antimafia. Quando, di loro iniziativa o a seguito della segnalazione che precede, più uffici del pubblico ministero procedono a indagini collegate, i procuratori della Repubblica ne devono dare notizia al procuratore generale del rispettivo distretto. Quando il coordinamento non è stato promosso o non risulta effettivo, il procuratore generale presso la corte di appello può riunire i procuratori della Repubblica che procedono a indagini collegate. Se i procuratori della Repubblica appartengono a distretti diversi, la riunione è promossa dai procuratori generali presso le corti di appello interessate, di intesa tra loro.

Casistica

Il rapporto di connessione probatoria di cui all'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p. è ravvisabile quando un unico elemento di fatto proietti la sua efficacia probatoria in relazione a una molteplicità di illeciti penali e non quando semplicemente la prova dei reati connessi discenda dalla medesima fonte (Cass. II, n. 18241/2022).

Il collegamento probatorio di cui all'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p.– che determina l'incompatibilità con l'ufficio di testimone prevista dall'art. 197, comma 1, lett. b), c.p.p. e la conseguente necessità di acquisire elementi di riscontro alle dichiarazioni ex art. 192 c.p.p. – ricorre soltanto quando nei diversi procedimenti sussiste l'identità del fatto o di uno degli elementi di prova ovvero quando è ravvisabile la diretta rilevanza di uno degli elementi di prova acquisiti in un procedimento su uno dei reati oggetto dell'altro procedimento (Cass. I, n. 20972/2020).

L'esistenza di una situazione di conflitto tra due organizzazioni criminali contrapposte, una costituita tra gli imputati e l'altra tra i dichiaranti, non è sufficiente ad integrare un'ipotesi di collegamento probatorio, nella forma della commissione di reati da più persone in danno reciproco le une delle altre, prevista all'art. 371, comma 2, lett. b), c.p.p.(Cass. VI, n. 58089/2017 che ha precisato che i reati contestati agli associati non erano stati commessi in danno del gruppo criminale antagonista).

Il collegamento occasionale che determina l'incompatibilità a testimoniare prevista dagli artt. 197, comma 1, lett. b), e 371, comma 2, lett. b), c.p.p., sussiste a condizione che ricorra un legame spazio-temporale tra i reati e l'identità soggettiva degli autori degli stessi, essendo altresì necessario che tra più reati commessi nel medesimo contesto l'uno abbia favorito, consentito, propiziato o motivato l'altro (Cass. VI, n. 58089/2017).  

Bibliografia

Mari A., sub art. 371, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, a cura di G. Lattanzi e E. Lupo, Vol. V, Milano, 2017.

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