Codice di Procedura Penale art. 385 - Divieto di arresto o di fermo in determinate circostanze.

Sergio Beltrani

Divieto di arresto o di fermo in determinate circostanze.

1. L'arresto [380, 381, 383] o il fermo [384] non è consentito quando, tenuto conto delle circostanze del fatto, appare che questo è stato compiuto nell'adempimento di un dovere o nell'esercizio di una facoltà legittima [50-54 c.p.] ovvero in presenza di una causa di non punibilità.

Inquadramento

L'art. 385 prevede i casi di divieto di arresto o di fermo: «la disposizione è adeguatamente correlata con quella dell'art. 273 in tema di misure cautelari personali e, per il resto, riproduce la formulazione dell'art. 240 c.p.p. abr.» (Relazione al Progetto preliminare del c.p.p., 215).

La disciplina

In particolare, si prevede che l'arresto e il fermo non sono consentiti quando, tenuto conto delle circostanze del fatto, appare che questo è stato compiuto, alternativamente:

– nell'adempimento di un dovere;

– nell'esercizio di una facoltà legittima;

– in presenza di una causa di non punibilità.

L'eccezionalità della disposizione non consente di ritenere implicitamente vietati l'arresto ed il fermo in presenza delle ulteriori cause di giustificazione non menzionate dalla norma (artt. 50,52,53,54 c.p.) e delle cause di estinzione del reato e della pena, pure tutte menzionate dall'art. 273, comma 2, c.p.p. come condizioni che non consentono l'applicazione delle misure cautelari: la non giustificata diversità desta, peraltro, forti dubbi di costituzionalità.

Le predette condizioni devono ricorrere ex ante, ovvero avendo riguardo alla situazione in cui la polizia giudiziaria ha provveduto, senza, pertanto, tenere conto degli elementi non conosciuti o non conoscibili della stessa, che siano successivamente emersi (Cass. III, n. 35962/2010: in applicazione del principio, la S.C. ha annullato l'ordinanza che non aveva convalidato l'arresto, valorizzando documentazione medica prodotta all'udienza da cui risultava un grave deficit intellettivo dell'imputato che escludeva la cosciente consumazione del reato; Cass. VI, n. 18196/2016: fattispecie in cui la S.C. ha annullato l'ordinanza di rigetto della richiesta di convalida dell'arresto per il reato di evasione dell'imputato, il cui stato di non imputabilità era emerso solo a seguito della documentazione presentata dalla difesa all'udienza di convalida). In proposito, si richiede che il giudice della convalida operi un controllo di mera ragionevolezza, ponendosi nella stessa situazione di chi ha operato l'arresto sulla base degli elementi al momento conosciuti: ad es., ai fini della verifica dell'eventuale incapacità di intendere e di volere dell'arrestato, per impedire l'arresto o il fermo è necessario che tale stato si sia manifestato in modo chiaro all'agente operante al momento dell'intervento (Cass. VI, n. 7470/2017: in applicazione del principio, la S.C. ha ritenuto correttamente convalidato l'arresto di un soggetto evaso dagli arresti domiciliari fermato “in pieno stato confusionale”, ritenendo che tale stato poteva essere ragionevolmente ricondotto anche ad ubriachezza o ad intossicazione da sostanze stupefacenti).

Non occorre che le circostanze ostative all'arresto in flagranza, rappresentate dalla causa di giustificazione dell'adempimento di un dovere o dell'esercizio di una facoltà legittima, oppure da una causa di non punibilità, sussistano con evidenza, potendo risultare anche solo verosimilmente esistenti (Cass. III, n. 6626/2020: fattispecie relativa ad arresto in flagranza per il delitto di resistenza a pubblico ufficiale, in cui la S.C. ha ritenuto corretta la non convalida per la sussistenza, ritenuta percepibile dagli operanti, della scriminante dell'adempimento del dovere di soccorso in mare di naufraghi).

La causa di non punibilità di cui all’art. 131- bis c.p.

Secondo la giurisprudenza (Cass. III, n. 28522/2018), il giudizio sulla eventuale sussistenza della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. – che presuppone un approfondito vaglio sulla sussistenza dei relativi presupposti ed un giudizio di merito riservato all'autorità giudiziaria – è del tutto incompatibile con la sommaria valutazione che la polizia giudiziaria deve compiere al momento della decisione sull'arresto in flagranza e non rientra pertanto tra le cause di non punibilità ictu oculi ravvisabili in relazione alla mere «circostanze del fatto» alle quali soltanto si riferisce l'art. 385.

Il divieto di arresto previsto dal Codice della strada

L'art. 230, comma 3, disp. coord. c.p.p. dispone che restano in vigore l'art. 133, comma 4, d.P.R. n. 393 del 1959 (che vieta l'arresto del conducente il quale si sia fermato ed, ove necessario, abbia prestato soccorso alla persona investita, ponendosi immediatamente a disposizione della polizia giudiziaria) e l'art. 1, comma 1, d.P.R. n. 575 del 1980 (che vieta l'arresto del personale ferrotranviario che, nelle medesime circostanze, non abbia abbandonato il servizio).

Bibliografia

V. sub art. 381.

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