Codice di Procedura Penale art. 388 - Interrogatorio dell'arrestato o del fermato.

Sergio Beltrani

Interrogatorio dell'arrestato o del fermato.

1. Il pubblico ministero può procedere all'interrogatorio [64, 65] dell'arrestato [380, 381, 383] o del fermato [384], dandone tempestivo avviso al difensore di fiducia ovvero, in mancanza, al difensore di ufficio [386 2-3].

2. Durante l'interrogatorio, osservate le forme previste dall'articolo 64, il pubblico ministero informa l'arrestato o il fermato del fatto per cui si procede e delle ragioni che hanno determinato il provvedimento comunicandogli inoltre gli elementi a suo carico e, se non può derivarne pregiudizio per le indagini, le fonti.

Inquadramento

L'art. 388 stabilisce che il pubblico ministero può procedere all'interrogatorio dell'arrestato o del fermato, dandone tempestivo avviso al difensore di fiducia ovvero, in mancanza, al difensore di ufficio: la previsione è stata indicata in termini di “facoltà” in conformità della direttiva 34 della legge delega del 1987.

Secondo la Relazione al Progetto preliminare del c.p.p. (216), «poiché le finalità dell'interrogatorio debbono rinvenirsi sia nella funzione difensiva cui l'atto assolve, sia in quella della raccolta di elementi che ”occorrono per le determinazioni inerenti all'esercizio dell'azione penale”, si è ritenuto (...) di non aggettivare l'interrogatorio come “sommario”, tenuti presenti anche i dubbi di compatibilità (...) con l'art. 9 n. 2 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che l'uso di quell'attributo aveva fatto sorgere».

L'interrogatorio in questione, reso da un soggetto in stato di arresto o fermo, non è, per tale ragione, delegabile alla p.g. (argomenta ex art. 350, comma 1, c.p.p.), che potrà al più assumere dall'arrestato o fermato sommarie informazioni soltanto nei casi di cui all'art. 350, comma 5, c.p.p., ovvero “sul luogo o nell'immediatezza del fatto”.

L'avviso al difensore

La Relazione al Progetto preliminare del c.p.p. (216) ricorda che «la legge-delega prevede “il diritto del difensore di assistere all'interrogatorio”, ma (...) la previsione non sta a rendere obbligatoria la partecipazione del difensore all'atto, bensì ad eliminare l'impressione che potesse trattarsi di una “facoltatività” dipendente da scelte del pubblico ministero».

Il difensore deve essere “tempestivamente” avvisato dell'atto: si è, in tal modo, ritenuto di evitare «formule troppo rigide sui tempi dell'avviso. Tanto più che l'impossibilità di rispettare il termine “rigido” avrebbe sempre comportato il ricorso all'art. 36[4] che prevede l'omissione dell'avviso nelle ipotesi di assoluta urgenza» (Relazione cit., 216).

Secondo la giurisprudenza, in questo, come in tutti i casi di avvisi al difensore nei quali, ricorrendo una situazione di urgenza, la legge, in luogo di prevedere la “notifica” dell'avviso, si limiti a stabilire che lo stesso deve essere “dato” al difensore, deve ritenersi sufficiente procurare al destinatario dell'avviso l'effettiva conoscenza della notizia, anche se questa è comunicata con forme diverse da quelle prescritte per le notificazioni; peraltro, quando non sia possibile procurare tale conoscenza “effettiva”, è solo la conoscenza ”legale” che può far ritenere osservata la norma che prescrive l'avviso, sicché in tal caso occorre usare le forme stabilite per le notificazioni, che costituiscono il mezzo normalmente previsto dal legislatore per portare a conoscenza delle persone atti del procedimento da compiere o già compiuti (Cass. S.U., n. 23/1994).

Il difensore (di fiducia o di ufficio) avvisato ha facoltà, e non obbligo, di partecipare all'interrogatorio; in sua assenza, non sarà necessario designare altro difensore immediatamente reperibile, ma in tal caso quanto eventualmente dichiarato dall'interrogando non sarà utilizzabile nel prosieguo del procedimento, potendo valere unicamente come atto d'impulso per le successive indagini.

Le informazioni per l’arrestato o fermato

Secondo la giurisprudenza (Cass. I, n. 9492/2003), nessuna informazione ex art. 369-bis c.p.p. è dovuta all'arrestato o al fermato prima dell'interrogatorio del pubblico ministero che si svolga ai sensi dell'art. 388, essendo quest'ultimo finalizzato:

– da un lato, all'assunzione delle determinazioni in ordine all'esercizio dell'azione penale ed al promovimento delle necessarie iniziative investigative;

– dall'altro, a garantire l'immediata liberazione della persona privata della libertà personale (cfr. sub art. 389), nel caso in cui l'arresto o il fermo sia stato eseguito per errore di persona o fuori dei casi previsti dalla legge.

Le disposizioni che disciplinano l’interrogatorio

L'interrogatorio dovrà essere condotto nel rispetto delle forme previste dall'art. 64 (cui si rinvia); il pubblico ministero deve, in particolare, informare l'arrestato o il fermato del fatto per il quale si procede e delle ragioni che hanno determinato il provvedimento, indicando loro gli elementi a carico e, se non può derivarne pregiudizio per le indagini, le fonti.

Secondo la giurisprudenza, qualunque dichiarazione resa in sede di interrogatorio, anche se reiterato o effettuato con le modalità del confronto, da persona detenuta, quale che sia il titolo detentivo, e anche se relativa a fatti privi di connessione o di collegamento con quelli per cui l'interrogatorio è stato disposto, deve essere documentata con le formalità previste dall'art. 141-bis c.p.p. a salvaguardia di chiunque possa essere coinvolto in ipotesi comportanti eventuali responsabilità penali; ne consegue che, mancando la riproduzione fonografica o audiovisiva dell'interrogatorio o in assenza delle previste forme alternative ad essa, l'atto è colpito dalla sanzione di inutilizzabilità sia nei confronti della persona che lo rende, sia nei confronti di terzi, in quanto è la registrazione, e non il verbale, redatto contestualmente in forma riassuntiva, a far prova delle dichiarazioni rese dalla persona detenuta; e tale inutilizzabilità impedisce la valutazione dell'atto sia nel dibattimento a fini probatori, sia in rapporto ad ogni altra decisione da adottare nei riti alternativi, sia in fase di indagini preliminari, come elemento apprezzabile a fini dell'adozione di provvedimenti cautelari e come presupposto per il compimento di ulteriori indagini (Cass. S.U., n. 9/1998).

La predetta decisione precisa, peraltro, che:

– per interrogatorio deve intendersi quello reso davanti all'autorità giudiziaria dall'indagato o da persona imputata in un procedimento connesso o di reato collegato, restando esclusi, dall'ambito di operatività della norma, le sommarie informazioni o le dichiarazioni rese alla P.G. a norma degli artt. 350 e 351 c.p.p., nonché gli interrogatori assunti da quest'ultima su delega del P.M., le dichiarazioni spontaneamente rese al P.M. o al giudice e gli interrogatori resi in udienza;

– per stato di detenzione deve intendersi la condizione materiale di restrizione, per esecuzione pena, per applicazione di misure cautelari o per provvedimenti custodiali temporanei, in un istituto di custodia o di pena o in un luogo di cura esterno ad esso e, ove eccezionalmente consentita, negli uffici di polizia giudiziaria, nonché la condizione di internamento conseguente all'applicazione di misure di sicurezza, provvisorie o definitive, ma non lo stato della persona soggetta agli arresti domiciliari, né quello del minorenne obbligato alla permanenza in casa né, infine, quello del condannato affidato in prova al servizio sociale, ammesso alla semilibertà o fruente di licenza o permesso premio.

Profili di costituzionalità

È stata ritenuta non fondata, con riferimento agli artt. 3 e 24 Cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 294, comma 6, c.p.p., nella parte in cui non prescrive che anche l'interrogatorio ad opera del pubblico ministero della persona arrestata nella flagranza del reato, al pari del (già previsto) interrogatorio della persona in stato di custodia cautelare, non possa procedere l'interrogatorio del giudice per le indagini preliminari (Corte cost. , n. 384/1996). In riferimento al rispetto del principio di uguaglianza, si è osservato che l'interrogatorio (dell'arrestato) – al quale può procedere ex art. 388 c.p.p. il p.m. – ha una sua peculiarità, rispetto a quello ordinario (dell'indagato) (ex art. 364 c.p.p.) ed a quello del soggetto sottoposto a misura cautelare (ex art. 294 c.p.p.), rappresentata dal fatto che esso persegue una finalità (oltre che investigativa) anche di garanzia alla luce della potestà, attribuita al p.m., di immediata liberazione dell'arrestato (artt. 389 c.p.p. e 121 disp. att. c.p.p.); si è, inoltre, osservato che l'interrogatorio dell'indagato in stato di custodia cautelare ad opera del g.i.p. (art. 294 c.p.p.) non è pienamente equiparabile a quello dell'arrestato da parte del g.i.p. medesimo in sede di udienza di convalida (ex art. 391 c.p.p.), poiché il primo persegue lo scopo di valutare se permangono le condizioni di applicabilità e le esigenze cautelari previste dagli artt. 273-275 c.p.p. ed il secondo quello di verificare se sussistono o meno le (del tutto diverse) condizioni che legittimano l'arresto. Si è, pertanto, concluso che la non assimilabilità, da una parte, dell'interrogatorio del g.i.p. in sede di verifica della persistenza delle condizioni e delle esigenze della misura cautelare con l'interrogatorio svolto dal medesimo giudice in sede di giudizio sulla richiesta di convalida dell'arresto non accompagnata da richiesta di misura cautelare, e, dall'altra, dell'ordinario interrogatorio del p.m. (art. 364 c.p.p.) con quello, ad opera del medesimo organo, dell'arrestato (art. 388 c.p.p.), rende insussistente tra le due situazioni comparate (interrogatorio dell'arrestato da parte del p.m. e del g.i.p. e interrogatorio dell'indagato in stato di custodia cautelare da parte dei medesimi organi), al di là della loro innegabile contiguità, un'identità sostanziale tale da imporre, per il rispetto del principio di eguaglianza, la medesima disciplina in ordine alla loro scansione temporale (Corte cost. , n. 384/1996).

Profili processuali

La nullità delle dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria per la mancata assistenza del difensore dell'indagato non si estende all'interrogatorio dallo stesso reso al G.I.P. nell'udienza di convalida dell'arresto o del fermo, anche se in quest'ultimo vengano richiamate e confermate le precedenti dichiarazioni rese alla polizia giudiziaria (Cass. I, n. 1074/1992).  

Bibliografia

V. sub art. 381.

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