Codice di Procedura Penale art. 420 - Costituzione delle parti 1 .Costituzione delle parti1. 1. L'udienza si svolge in camera di consiglio [127] con la partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore [179] dell'imputato. 2. Il giudice procede agli accertamenti relativi alla costituzione delle parti ordinando la rinnovazione degli avvisi, delle citazioni, delle comunicazioni e delle notificazioni di cui dichiara la nullità [31 min.]. 2-bis. In caso di regolarità delle notificazioni, se l'imputato non è presente e non ricorre alcuna delle condizioni di cui all'articolo 420-ter, il giudice procede ai sensi dell'articolo 420-bis2. 2-ter. Salvo che la legge disponga altrimenti, l'imputato che, dopo essere comparso, si allontana dall'aula di udienza o che, presente ad una udienza, non compare alle successive, è considerato presente ed è rappresentato dal difensore. E' altresì considerato presente l'imputato che richiede per iscritto, nel rispetto delle forme di legge, di essere ammesso ad un procedimento speciale o che è rappresentato in udienza da un procuratore speciale nominato per la richiesta di un procedimento speciale3. 3. Se il difensore dell'imputato non è presente, il giudice provvede a norma dell'articolo 97, comma 4. 4. Il verbale dell'udienza preliminare è redatto di regola in forma riassuntiva a norma dell'articolo 140, comma 2 [127 10, 666 9]; il giudice, su richiesta di parte, dispone la riproduzione fonografica o audiovisiva ovvero la redazione del verbale con la stenotipia.
[1] [1] Gli attuali artt. 420, 420-bis, 420-ter, 420-quater e 420-quinquies sono stati introdotti in sostituzione dell'originario art. 420 dall'art. 192l. 16 dicembre 1999, n. 479. Il comma 5 di tale articolo, prima della sostituzione, era stato dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte cost., con sentenza 3 dicembre 1990, n. 529, nella parte in cui dopo la parola «redatto» prevedeva «soltanto» anziché «di regola». InquadramentoLa decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio è sottoposta al vaglio giurisdizionale operato in sede di udienza preliminare, al fine di impedire così dibattimenti superflui, garantendo al contempo la possibilità per le parti di accedere a forme di definizione del processo alternative al dibattimento. La norma processuale prevede che l'udienza debba svolgersi in camera di consiglio con la partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore dell'imputato. Il giudice procede agli accertamenti relativi alla costituzione delle parti ordinando la rinnovazione degli avvisi, delle citazioni, delle comunicazioni e delle notificazioni di cui dichiara la nullità. Il legislatore della riforma “Cartabia” (d.lgs. n. 150/2022), è intervenuto sull'art. 420, introducendo il comma 2-bis, per il quale solo in caso di regolarità delle notificazioni, se l'imputato non è presente e non è impedito (“non ricorrono i presupposti di cui all'articolo 420-ter”), si procede ai sensi dell'articolo 420-bis: ossia alla verifica della sua assenza. Con il nuovo comma 2-ter dell'art. 420, invece, vengono ridefiniti, come imposto dalla legge delega (l. n. 134/2021), i casi in cui l'imputato si deve ritenere presente, aggiungendo ai casi tradizionali dell'imputato che, dopo essere comparso, si allontana dall'aula di udienza o che, presente ad una udienza, non compare alle successive, i casi, nuovi, dell'imputato che ha richiesto per iscritto, nel rispetto delle forme di legge, di essere ammesso ad un procedimento speciale o che è rappresentato in udienza da un procuratore speciale nominato per la scelta di un procedimento speciale. Due situazioni, queste ultime, nelle quali non solo è certo che l'imputato ha avuto conoscenza del processo e della sua imputazione, ma risulta che ha addirittura deciso di avvalersi del diritto (riconosciutogli dalla legge in relazione alla scelta dei riti speciali) di partecipare con una istanza scritta o con un procuratore speciale. Se il difensore dell'imputato non è presente, il giudice provvede nominandogli un difensore d'ufficio immediatamente reperibile. Quanto alla forma, il verbale dell'udienza preliminare è redatto di regola in forma riassuntiva, ma il giudice, su richiesta di parte, dispone la riproduzione fonografica o audiovisiva ovvero la redazione del verbale con la stenotipia. GeneralitàGli interventi della Corte costituzionale Alcuni significativi interventi della Corte costituzionale hanno interessato la norma processuale in esame. Prima delle modifiche introdotte in sostituzione dell'originario art. 420 dall'art. 19 l. 16 dicembre 1999, n. 479, la Corte costituzionale dichiarò illegittimo l'art. 420, comma 5, nella parte in cui prevede che il verbale dell'udienza preliminare è redatto «soltanto» — anziché «di regola» — in forma riassuntiva. La Corte osservò che in ossequio al principio di rapidità degli atti processuali, non fosse da ritenersi in contrasto con i criteri e i principi dell'art. 2, punto 8, della l. 16 febbraio 1987 n. 81 (legge delega), che il legislatore delegato abbia previsto, tenuto conto delle caratteristiche dell'udienza preliminare e della natura degli atti che normalmente vi si compiono, che la documentazione di questi avvenga mediante la loro verbalizzazione riassuntiva. Il contrasto con i suddetti criteri e principi si manifesta, però, nella circostanza che l'art. 420, comma 5, prevede in modo esclusivo tale forma di verbalizzazione, impedendo al giudice, che ne ravvisi i presupposti, di ricorrere a quella, alternativa, della verbalizzazione integrale. Difatti, qualunque delle due forme alternative sia prevista come regola nella fase di volta in volta considerata, deve pur sempre essere conservata al giudice la possibilità di avvalersi dell'altra forma di verbalizzazione in relazione alle concrete esigenze processuali (Corte cost. n. 529/1990). Successivamente, tutti gli interventi della Corte costituzionale sono stati di inammissibilità o di infondatezza. In particolare, la Corte ha dichiarato: a) manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli art. 441 comma 1, 420 comma 2 e 127 comma 6,nella parte in cui dispongono che il giudizio abbreviato ammesso all'udienza preliminare si svolge senza il pubblico, in riferimento all'art. 76 cost. nonché agli art. 2 comma 1, prima parte, l. 16 febbraio 1987 n. 81 e 6 l. 4 agosto 1955 n. 848 (Corte cost. n. 160/1994); b) manifestamente infondata, con riferimento agli art. 24 comma 2 e 112 cost. la questione di legittimità costituzionale dell'art. 420 (Corte cost. n. 255/1995); c) manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale in riferimento agli art. 3 e 24 cost., dell'art. 420 per difetto di motivazione sulla rilevanza (Corte cost. n. 262/1995); d) infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 420, comma 3, sollevata, in riferimento all'art. 24 della Costituzione, nella parte in cui non prevede, nel caso di assenza del difensore per legittimo impedimento, il rinvio dell'udienza preliminare, in quanto l'obbligo di rinvio, previsto dall'art. 486, comma quinto, per il dibattimento, quando risulti che il difensore non possa comparire per legittimo impedimento, è giustificato con il fatto che il nuovo sistema presuppone che il difensore partecipi attivamente al dibattimento, nell'attività di individuazione ed elaborazione della prova, laddove più ridotta è la funzione del difensore nell'udienza preliminare, dalla quale si desume una valutazione di natura processuale sulla domanda di giudizio formulata dal pubblico ministero e non già sulla fondatezza dell'accusa, tanto più che la tutela costituzionale del diritto di difesa, benché non assicura incondizionatamente all'imputato il diritto di essere assistito da un determinato difensore, purtuttavia impone al giudice dell'udienza preliminare di adottare quelle misure, ivi compreso anche la concessione di rinvii o differimenti, idonei a rendere il difensore informato del thema decidendum attraverso lo studio degli atti e la preparazione della difesa (Corte cost. n. 175/1996). Le attività del giudice: la verifica della costituzione delle partiCome evidenziato in dottrina (Mele), nel nuovo sistema delineato dal d.lgs. n. 150 del 2022, la valutazione in ordine alla possibilità di procedere in assenza è ancora affidata al giudice dell'udienza preliminare, nel caso di procedimenti per i quali essa è prevista, ed anzi quell'udienza costituisce la sede propria e unica in cui tale accertamento deve essere effettuato, atteso che (come rilevato dalla Relazione illustrativa) è in tale momento che si incardina il rapporto processuale e deve essere valutata la piena consapevolezza dell'imputato in ordine alla celebrazione del processo, sicché non è necessario che tale valutazione sia poi rinnovata nelle fasi successive del giudizio, le quali costituiscono, nell'ottica della riforma, una mera prosecuzione del processo. Diverso, naturalmente, è il caso in cui l'udienza preliminare manchi, spettando allora al giudice del dibattimento ogni accertamento. L'art. 420, nel nuovo comma 2-bis, introdotto dal d. lgs. n. 150/2022 (art. 23, comma 1, lett. b), delinea il procedimento che il giudice è tenuto a svolgere e che si articola nella preliminare verifica della ritualità della notifica alla quale segue, solo nel caso in cui essa abbia avuto esito positivo, l'accertamento della conoscenza del processo da parte dell'imputato e dunque della sussistenza dei presupposti per poter procedere in sua assenza. Nel sistema riformato, il primo accertamento riveste un ruolo particolarmente pregnante che si salda strettamente con le modifiche apportate dal medesimo d.lgs. n. 150 del 2022 al sistema delle notificazioni, e rivolte anch'esse ad assicurare la conoscenza reale e certa degli atti introduttivi del giudizio. Nel caso in cui le notificazioni siano regolari e l'imputato non sia presente, il comma 2-bis dell'art. 420 stabilisce che il giudice deve verificare se sussista un impedimento legittimo, ricorrendo alcuna delle condizioni indicate nel successivo art. 420-ter. Sul legittimo impedimento il legislatore delegato ha sostanzialmente confermato l'impianto normativo precedente, chiarendo soltanto che la verifica dell'impedimento rileva al fine della partecipazione dell'imputato non solo alla prima udienza, ma anche alle udienze successive. Ha, inoltre, stabilito che nel caso in cui egli risulti legittimamente impedito e l'udienza sia rinviata, l'ordinanza che ciò dispone deve essere notificata all'imputato, mentre, per tutti i soggetti che sono presenti o che tali devono considerarsi, la lettura del provvedimento sostituisce gli avvisi. Il nuovo comma 2-ter dell'art. 420 definisce i casi in cui l'imputato si considera presente. Vengono innanzitutto ribadite le ipotesi tradizionali (in precedenza indicate nell'art. 420-bis, comma 3) per cui l'imputato si considera presente se: a) comparso in udienza, se ne allontana; b) non ricompare alle udienze successive. A queste si aggiungono due ulteriori fattispecie: c) l'imputato richiede per iscritto, nelle forme di legge, di accedere ad un rito alternativo; d) è rappresentato in udienza da un procuratore speciale nominato per la richiesta di un procedimento speciale. Tale previsione costituisce attuazione del criterio indicato dall'art. 1, comma 7, lett. c) della legge delega (l. 134/2021), secondo il quale può procedersi in assenza quando vi sono elementi idonei a dare certezza che l'imputato era consapevole della pendenza di un processo nei suoi confronti e che la sua mancata partecipazione sia frutto di una scelta consapevole. L'effettiva conoscenza è evidente non solo nei casi in cui l'imputato è comparso in udienza, anche se poi se ne è allontanato, ma anche nei casi sub c) e d). In tali ipotesi, infatti l'imputato è senz'altro informato della pendenza del processo, tanto che ha avanzato richiesta di essere ammesso ad un rito alternativo, ovvero ha nominato un procuratore speciale a tal fine, sicché la sua mancata partecipazione deve ritenersi il frutto di una decisione volontaria e consapevole. La giurisprudenza della Cassazione si è occupata anzitutto della questione dell'eventuale incompatibilità del giudice dell'udienza. In particolare si è affermato che qualora il giudice delle indagini preliminari si ritenga incompatibile a tenere, a norma dell'art. 34, comma 2-bis, l'udienza preliminare, legittimamente la rinvia, in quanto l'incompatibilità opera in relazione ad attività e provvedimenti di natura giurisdizionale decisoria e non già con riguardo a provvedimenti meramente ordinatori che non incidono sul merito delle questioni oggetto del giudizio, e il provvedimento di fissazione della nuova udienza è efficace indipendentemente dalla circostanza che non sia ancora intervenuta la decisione del presidente del tribunale in ordine alla dichiarazione di astensione determinata dalla causa di incompatibilità, atteso che esso non può considerarsi «atto del procedimento» ai sensi dell'art. 42, comma 1, stesso codice (Cass. I, n. 23049/2002; Cass. II, n. 4478/2012). Nello stesso senso si è affermato che il giudice che abbia in precedenza emesso decreto di rinvio a giudizio, successivamente annullato dal giudice del dibattimento con restituzione degli atti al pubblico ministero, non può celebrare la nuova udienza preliminare, sussistendo, alla luce della mutata struttura e funzione dell'udienza in questione, una delle cause di incompatibilità stabilite dall'art. 34 (Cass. V, n. 8137/2003; Cass. II, n. 49200/2003). Venendo ad esaminare le conseguenze derivanti dall'assenza delle parti all'udienza, la giurisprudenza ha anzitutto affermato che l'assenza solo temporanea del difensore dell'imputato durante l'udienza preliminare, alle quale abbia comunque partecipato svolgendo il proprio intervento decisivo, è causa di una nullità di ordine generale, a regime intermedio, ai sensi dell'art. 178 lett. c) con le conseguenti limitazioni, in ordine all'eccepibilità ed alla rilevabilità della relativa nullità, previste dall'art. 180 (Cass. I, n. 30420/2001, che ha precisato che l'assenza temporanea del difensore non può essere causa di nullità assoluta in quanto incide soltanto sulla pienezza «dell'assistenza» dell'imputato presente o della «rappresentanza» di quello assente). In ogni caso, pacifico è in giurisprudenza che il provvedimento del giudice per le indagini preliminari con il quale venga decisa la questione relativa alla costituzione delle parti o alla competenza territoriale non è impugnabile, non essendovi previsione al riguardo. Esso rientra nei poteri tipici del giudice e non può, quindi, essere considerato abnorme (Cass. V, n. 1509/1992). Atteso il principio di tassatività che vige in materia di impugnazioni, non è infatti esperibile alcuna impugnazione avverso il provvedimento con il quale il giudice dell'udienza preliminare abbia respinto una eccezione di nullità, trattandosi di provvedimento da considerare meramente strumentale rispetto alla decisione da adottare all'esito di detta udienza (decreto che dispone il giudizio o sentenza di non luogo a procedere). Ove la dedotta nullità sia effettivamente sussistente, essa potrà quindi essere fatta valere, in caso di rinvio a giudizio, solo nella fase successiva al detto rinvio e segnatamente, quando si tratti di nullità relative, solo in sede di trattazione delle questioni preliminari, ai sensi dell'art. 491 (Cass. I, n. 4688/1993). Interessante, poi, è la pronuncia secondo cui poiché l'imputabilità di cui all'art. 88 c.p. e la capacità di partecipare al processo penale di cui all'art. 70, pur costituendo stati soggettivi accomunati dall'infermità mentale, operano su piani del tutto diversi ed autonomi, non ha alcuna incidenza sull'accertamento della capacità dell'imputato di essere parte e sulla eventuale sospensione del procedimento l'impedimento, derivante dalla declaratoria di incostituzionalità dell'art. 425, n. 1, all'adozione, nell'udienza preliminare, della pronuncia di non luogo a procedere per difetto di imputabilità, conseguentemente deve considerarsi abnorme, e come tale immediatamente ricorribile per cassazione, il provvedimento del giudice dell'udienza preliminare che disattende la richiesta di accertamenti sulla capacità dell'imputato di parteciparvi, argomentando che il difetto di imputabilità può essere dichiarato solo dal giudice del dibattimento: tale rifiuto incide infatti su uno dei fondamentali e indefettibili presupposti richiesti dalla legge ai fini della costituzione e dello svolgimento del rapporto processuale, il cui cardine è rappresentato dal fatto che esso deve necessariamente far capo ad un soggetto capace di partecipazione cosciente al processo, come premessa essenziale della possibilità di autodifesa e quale garanzia del «giusto processo» presidiata dall'art. 24 della Costituzione (v. Corte cost., 20 luglio 1992, n. 340; Corte cost., 10 febbraio 1993, n. 41; Cass. I, n. 1381/1995; Cass. III, n. 23215/2003). Del resto, il termine finale stabilito dalla legge a pena di decadenza per la costituzione di parte civile in sede di udienza preliminare è individuato nel momento in cui il giudice dichiara aperta la discussione ai sensi dell'art. 421, comma 1. Ne consegue che, ove il giudice, senza dichiarare l'apertura della discussione, rinvii ad altra udienza per consentire alla parte civile di regolarizzare la sua posizione, è da considerarsi tempestiva la costituzione di parte civile che avvenga regolarmente alla successiva udienza, prima dell'apertura della discussione (Cass. III, n. 21408/2002). Le Sezioni Unite hanno, poi, affermato che nel caso di costituzione di parte civile per l'udienza preliminare, la richiesta di esclusione della stessa può essere proposta dall'imputato, a pena di decadenza, fino al momento degli accertamenti relativi alla costituzione delle parti nel dibattimento (Cass., S.U. , n. 12/1999). Sussiste però l'obbligo di provvedere alla rinnovazione della citazione a giudizio attraverso la polizia giudiziaria, nonostante la regolarità formale della notifica, quando sia certo che l'imputato non abbia avuto effettiva conoscenza della " vocatio in ius", certezza che non può essere collegata alla procedura di compiuta giacenza (Cass. V, n. 31992/2018). In merito, poi, alle conseguenze derivante dalla mancata comparizione del difensore di fiducia dell'imputato all'udienza preliminare, la norma prevede la nomina di quello d'ufficio ex art. 97, comma 4, La Cassazione, sul punto, precisa che qualora il nuovo difensore nominato, che ha la qualifica di sostituto al quale si applicano le disposizioni dell'art. 102, per tutta la durata dell'impedimento del sostituito assume ed esercita i diritti e i doveri della difesa fino a quando quest'ultimo difensore che pur conserva la qualifica non renda nota la cessazione dello impedimento, dichiarando di riassumere dalla data della comunicazione l'effettivo esercizio di tali diritti e doveri. Fino all'adempimento di detto onere, l'avviso della fissazione del dibattimento e, in genere, ogni comunicazione o notificazione che riguardi la difesa dell'imputato spettano esclusivamente al sostituto (Cass. I, n. 9348/1994). Detto principio è stato temperato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite le quali hanno affermato che il difensore che abbia ottenuto la sospensione o il rinvio della udienza per legittimo impedimento a comparire ha diritto all'avviso della nuova udienza solo quando non ne sia stabilita la data già nella ordinanza di rinvio, posto che, nel caso contrario, l'avviso è validamente recepito, nella forma orale, dal difensore previamente designato in sostituzione, ai sensi dell'art. 97, comma 4, il quale esercita i diritti ed assume i doveri del difensore sostituito e nessuna comunicazione è dovuta a quest'ultimo (Cass., S.U., n. 8285/2006; in motivazione la S.C. ha anche evidenziato che l'imputato dichiarato contumace non ha diritto ad ulteriori avvisi perché, essendo validamente rappresentato dal difensore designato in sostituzione, deve considerarsi presente). La nullità derivante dal mancato avviso dell'udienza preliminare al difensore dell'imputato non comparso non può infine dirsi sanata se la relativa eccezione non sia stata sollevata dal difensore d'ufficio, la cui presenza nel processo è conseguenza proprio di quel vizio (Cass. II, n. 6682/2012). Particolare è la questione della partecipazione dell'imputato “a distanza”. La disciplina della partecipazione all'udienza a distanza prescrive, da un lato, che sia assicurata in ogni momento l'effettiva partecipazione di ogni singolo imputato all'udienza, attraverso la visione dell'aula e l'ascolto di quanto ivi viene detto, e, dall'altro, che a tutti gli imputati siano consentiti il reciproco controllo e la possibilità di interagire quando esigenze processuali o di difesa lo impongano; di conseguenza, qualunque imputato è legittimato a dolersi del secondo tipo di violazione, qualora il difetto del collegamento audiovisivo abbia pregiudicato le sue esigenze di difesa, mentre legittimato a dolersi del primo tipo di violazione è solo l'imputato al quale non sia stato consentito, integralmente o in modo soddisfacente, il collegamento audiovisivo (Cass. I, n. 28548/2008: nel caso di specie, la S.C. non ha accolto l'eccezione di nullità dell'udienza preliminare sollevata da un imputato, in difetto di prospettazione di violazione di proprie esigenze difensive, con riferimento al collegamento audiovisivo di un altro imputato). La persona offesa dal reatoLa norma, come detto, prevede che l'udienza si svolge in camera di consiglio con la partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore dell'imputato. Ciò quindi significa che la presenza della p.o. dal reato non è necessaria ma solo eventuale. Ciò comporta, secondo la Cassazione, che la persona offesa, non essendo «parte» del processo in senso tecnico, non può chiedere ed ottenere, ai sensi dell'art. 175, di essere restituita nel termine per la costituzione di parte civile (Cass. V, n. 10111/2015;Cass. II, n. 20764/2019; in senso difforme, però: Cass. III, n. 18844/2019). Si è peraltro chiarito che la nullità a regime intermedio ex art. 180, derivante dall'omessa notifica alla persona offesa dell'avviso di fissazione dell'udienza preliminare e del successivo decreto di citazione a giudizio, è sanata dalla costituzione di parte civile, senza regressione del procedimento all'udienza preliminare (Cass. VI, n. 41575/2018). La questione relativa alla redazione del verbaleLa norma stabilisce che il verbale dell'udienza preliminare è redatto di regola in forma riassuntiva ma che il giudice, su richiesta di parte, dispone la riproduzione fonografica o audiovisiva ovvero la redazione del verbale con la stenotipia. Come anticipato, la Corte cost. — prima che la norma fosse modificata dall'art. 19, comma 2, l. 16 dicembre 1999, n. 479 — ritenne illegittimo l'art. 420, comma 5, in relazione all'art. 76 Cost. per contrasto con i principi dettati dall'art. 2, direttiva n. 8, l. delega, nella parte in cui prevedeva che le modalità documentative avvenissero «soltanto», anziché «di regola», in forma sintetica (Corte cost. n. 529/1990). L'eccezione di nullità del verbale dell'udienza preliminare, per mancata sottoscrizione da parte del pubblico ufficiale che ha redatto l'atto (art. 142), è tempestiva se proposta subito dopo l'accertamento da parte del Tribunale della regolare costituzione delle parti per il dibattimento (Cass. VI, n. 6182/1995: nella specie il verbale di udienza preliminare, in assenza di personale di cancelleria, era stato redatto materialmente dal giudice ed era rimasto privo di sottoscrizione; conf.: Cass. VI, n. 22433/2004). Sono comunque applicabili i principi generali in materia. In tal senso, dunque, non sussiste alcuna nullità o inutilizzabilità del verbale di udienza dibattimentale nel caso in cui il giudice abbia disposto la redazione dello stesso in forma riassuntiva, e non in una delle altre forme richieste, perché si tratta di inosservanza che non rientra tra le ipotesi tassativamente previste dall'art. 142, o da altre disposizioni presidiate da sanzione processuale (Cass. III, n. 5892/2015). Non ricorre la nullità dei verbali di udienza e, conseguentemente, nemmeno la nullità della sentenza, nel caso in cui — pur essendo stata disposta la verbalizzazione a mezzo registrazione — il verbale sia stato in parte redatto in forma riassuntiva: ed invero la mancanza di registrazione non integra alcuna nullità del verbale e della sentenza, non essendo prevista al riguardo alcuna sanzione processuale (Cass. I, n. 4824/1997). Analogamente, l'interruzione, in assenza di autorizzazione del giudice, della verbalizzazione a mezzo stenotipia, non dà luogo a nullità né del verbale stenotipico né di quello riassuntivo comunque redatto, né, tantomeno, della sentenza, non rientrando detta ipotesi in alcuna delle ipotesi di nullità tassativamente previste dalla legge (Cass. III, n. 35044/2010). Infine, va qui ricordato che in tema di documentazione degli atti, bisogna distinguere il verbale riassuntivo che deve necessariamente essere sottoscritto a pena di nullità ai sensi dell'art. 142 dall'ausiliario del giudice, dalla trascrizione stenotipica delle udienze che deve essere unita agli atti del processo insieme ai nastri; in questo ultimo caso la omessa sottoscrizione da parte del tecnico non è prevista a pena di nullità anche perché è sempre possibile procedere ad una rilettura o trascrizione dei nastri allegati agli atti (Cass. I, n. 8452/2007). CasisticaCostituzione delle parti Con riferimento alla disciplina dettata dall'art. 420, la stessa può così sintetizzarsi: a) l'udienza deve svolgersi in camera di consiglio con la partecipazione necessaria del pubblico ministero e del difensore dell'imputato; b) il giudice procede agli accertamenti relativi alla costituzione delle parti e solo in caso di regolarità delle notificazioni, se l’imputato non è presente e non è impedito, si procede alla verifica della sua assenza, ordinando la rinnovazione degli avvisi, delle citazioni, delle comunicazioni e delle notificazioni di cui dichiara la nullità; c) l’imputato si deve ritenere presente, in quattro casi: 1) quando, dopo essere comparso, si allontana dall’aula di udienza; 2) quando, presente ad una udienza, non compare alle successive; 3) quando ha richiesto per iscritto, nel rispetto delle forme di legge, di essere ammesso ad un procedimento speciale; 4) quando è rappresentato in udienza da un procuratore speciale nominato per la scelta di un procedimento speciale; d) se il difensore dell'imputato non è presente, il giudice provvede nominandogli un difensore d'ufficio immediatamente reperibile; e) il verbale dell'udienza preliminare è redatto di regola in forma riassuntiva; f) il giudice, su richiesta di parte, dispone la riproduzione fonografica o audiovisiva ovvero la redazione del verbale con la stenotipia. Scarcella Alessio BibliografiaBricchetti, L’impedimento del difensore rinvia la causa, in Guida dir. 2000, XLVIII, 1; Cazzaniga, Una questione aperta in tema di nullità per mancata sottoscrizione del verbale di udienza preliminare, in Cass. pen. 1997; Celletti, L’udienza preliminare dopo la legge 8 aprile 1993 n. 105. Il problema della compatibilità della nuova regola di giudizio con il rito camerale, in Arch. n. proc. pen. 1993; Chinnici, « Il caso Previti »: dalla sentenza della Corte costituzionale n. 225 del 2001 alla inammissibilità della ricusazione per « inimicizia grave ». L’ennesima tappa del « processo al processo », Cass. pen. 2002, 3041; Conti, Forme di documentazione, forme di verbalizzazione e strumenti di documentazione: alcune precisazioni a margine di una sentenza della Corte Costituzionale, in Cass. pen. 1991; Corvi, Documentazione in forma integrale e documentazione in forma riassuntiva, in Riv. it. dir. e proc. pen. 1991, 258; Cuomo, L’udienza preliminare, Padova, 2001; Della Sala - Garello, L’udienza preliminare, Milano, 1989; Di Bitonto, In tema di omessa notificazione all’imputato dell’avviso dell’udienza preliminare, in Cass. pen. 2003, 1058, 3707; Di Chiara, Il contraddittorio nei riti camerali, Milano, 1994; Dominioni, Chiusura delle indagini e udienza preliminare, in Amodio, Dominioni, Grevi, Neppi Modona, Vigna, Il nuovo processo penale. Dalle indagini preliminari al dibattimento, Milano, 1989, 54; Ferraro, Il giudice dell’udienza preliminare, in Cass. pen. 1989; Filippi, Il processo penale dopo la « Legge Carotti ». 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