Codice di Procedura Penale art. 427 - Condanna del querelante alle spese e ai danni.

Enrico Campoli

Condanna del querelante alle spese e ai danni.

1. Quando si tratta di reato per il quale si procede a querela della persona offesa [120 c.p.; 336 s.], con la sentenza di non luogo a procedere [425] perché il fatto non sussiste o l'imputato non lo ha commesso il giudice condanna il querelante al pagamento delle spese del procedimento anticipate dallo Stato [542]1.

2. Nei casi previsti dal comma 1, il giudice, quando ne è fatta domanda, condanna inoltre il querelante alla rifusione delle spese sostenute dall'imputato e, se il querelante si è costituito parte civile [76 s.], anche di quelle sostenute dal responsabile civile [83 s.] citato o intervenuto. Quando ricorrono giusti motivi, le spese possono essere compensate in tutto o in parte [542].

3. Se vi è colpa grave, il giudice può condannare il querelante a risarcire i danni all'imputato e al responsabile civile che ne abbiano fatto domanda.

4. Contro il capo della sentenza di non luogo a procedere che decide sulle spese e sui danni possono proporre impugnazione, a norma dell'articolo 428, il querelante, l'imputato e il responsabile civile.

5. Se il reato è estinto per remissione della querela [152-156 c.p.], si applica la disposizione dell'articolo 340, comma 4.

 

[1] La Corte cost., con sentenza 21 aprile 1993, n. 180, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma dichiarato «nella parte in cui prevede, nel caso di proscioglimento dell'imputato per non aver commesso il fatto, che il giudice condanni il querelante al pagamento delle spese anticipate dallo Stato anche quando risulti che l'attribuzione del reato all'imputato non sia ascrivibile a colpa del querelante». La Corte cost., con sentenza 3 dicembre 1993, n. 423, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del medesimo comma «nella parte in cui prevede, nel caso di proscioglimento dell'imputato perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto, che il giudice condanni il querelante al pagamento delle spese anticipate dallo Stato anche in assenza di qualsiasi colpa a questi ascrivibile nell'esercizio del diritto di querela».

Inquadramento

L'art. 427 prende in esame la specifica situazione in cui, all'esito dell'udienza preliminare, il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere — perché il fatto non sussiste o l'imputato non lo ha commesso — in relazione ad un reato perseguibile a querela della persona offesa ovvero dà luogo ad una sentenza di non luogo a procedere per estinzione dovuta a remissione della stessa.

Tali situazioni, attesa l'edittalità prevista per la celebrazione dell'udienza preliminare, (pena superiore ai quattro anni di reclusione), sono del tutto residuali in essa e, di solito, hanno ad oggetto reati connessi ad ipotesi punite più gravemente.

La condanna del querelante al pagamento delle spese anticipate dallo Stato

Profili generali

In tutti i casi in cui il giudice, in relazione ad un reato perseguibile a querela, pronuncia sentenza di non luogo procedere perché il fatto non sussiste o l'imputato non lo ha commesso, può, — tenuto conto delle pronunce intervenute in tema di colpa da parte della Corte Cost. n. 180/1993 e n. 423/1993 —, condannare il querelante al pagamento delle spese anticipate dallo Stato.

Proprio in forza degli interventi della Consulta la condanna del querelante, nei casi in esame, non costituisce una conseguenza automatica ma deve essere il frutto di una valutazione discrezionale del giudice in ordine all'elemento della colpa ascrivibile al suddetto nell'esercizio del diritto di querela.

L'elemento della colpa

La condanna del querelante al pagamento delle spese anticipate dall'Erario nel caso di pronuncia di non luogo a procedere per insussistenza del fatto ovvero perché l'imputato non la ha commesso necessita sempre di un motivato giudizio sull'esistenza dell'elemento della colpa nell'esercizio del diritto di querela.

Il giudice, pertanto, deve fare evincere dalla sua decisione le ragioni per le quali ritiene che l'esercizio del diritto di querela sia stato svolto in modo arbitrario o temerario, ragioni che possono anche emergere implicitamente dalla motivazione complessiva della sentenza purché la stessa sia incentrata sulle due formule indicate dal legislatore e non sull'insufficienza o la contraddittorietà degli elementi di prova (Cass. V, n. 47967/2014).

Individuazione del querelante

Atteso l'esclusivo riferimento della norma di cui all'art. 427 al soggetto che ha proposto la querela, è stata ritenuta illegittima la condanna degli eredi del querelante deceduto nelle more del giudizio (Cass. 43162/2013).

Contravvenzioni

I reati contravvenzionali non sono perseguibili a querela per cui l'atto di parte va qualificato come denuncia, circostanza dalla quale deriva l'impossibilità, — in caso di sentenza per insussistenza del fatto o per non essere lo stesso stato commesso dall'imputato —, della condanna alle spese ex artt. 427 e 542 (Cass. I, n. 10908/1994).

La condanna del querelante al pagamento delle spese sostenute dall'imputato e dal responsabile civile

Profili generali

Il perimetro di cui al comma 1 dell'art. 427, — e cioè la condanna del querelante in caso di pronuncia di non luogo a procedere, in relazione ad un reato perseguibile a querela, per insussistenza del fatto o perché quest'ultimo non è addebitabile all'imputato —, si estende dal pagamento delle spese processuali in favore dello Stato a quello delle spese sostenute dall'imputato e, nel caso in cui il querelante si sia costituito parte civile, anche di quelle nei confronti del responsabile civile, citato o intervenuto.

Domanda

Requisito fondamentale per ottenere la rifusione delle spese sostenute è che l'imputato ed il responsabile civile, — per quest'ultimo, nei soli casi in cui il querelante si sia costituito parte civile e lo abbia chiamato in “garanzia” —, formulino al giudice espressa domanda.

Patrocinio statuale

Nei casi in cui l'imputato è stato ammesso al patrocinio statuale la pronuncia di non luogo a procedere nei confronti dello stesso, — in relazione ad un reato perseguibile a querela —, per insussistenza del fatto ovvero perché non lo ha commesso comporta che il giudice nel deliberare la condanna del querelante “dispone il pagamento in favore dello Stato, anziché in favore dell'imputato — (art. 110 d.P.R. n. 115/2002 — T.U. spese di giustizia).

La colpa grave del querelante

Profili generali

Il giudizio di responsabilità in capo al querelante, nell'eventualità in cui il giudice, nei reati perseguibili a querela, si sia determinato ad una sentenza di non luogo a procedere per insussistenza del fatto o per non riconducibilità dello stesso all'imputato, può, nei casi di colpa grave, spingersi fino alla condanna al risarcimento dei danni in favore di quest'ultimo e/o del responsabile civile che ne abbiano fatto domanda.

Requisiti

Il giudice può delibare sulla rifusione delle spese in favore dell'imputato e/o del responsabile civile solo in presenza dell'espressa domanda dei due soggetti processuali ed in presenza di una colpa grave del querelante.

Compensazione

Il legislatore affida il giudizio sull'eventuale compensazione delle spese al potere discrezionale del giudice di merito, il cui esercizio non è, pertanto, sindacabile in sede di legittimità a meno che non sia fondato su ragioni palesemente illogiche.

Nel dar luogo a tale giudizio, ed alla motivazione dello stesso, il giudice ha quale parametro di riferimento i “giusti motivi” che possono essere della più varia natura, purché ancorati a presupposti trasparenti e razionali.

L'impugnabilità del solo capo che si pronuncia sulle spese

Profili generali

Sia il querelante che l'imputato ed il responsabile civile possono impugnare, per quanto rispettivamente soccombenti, il solo capo della sentenza di non luogo a procedere che ha deciso sulle spese e sui danni, nei modi e nelle forme dettate dall'art. 428.

La dichiarazione di estinzione ex art. 425 in caso di remissione di querela

Profili generali

Il rimando alla disciplina di cui all'art. 340, comma 4, operato dall'art. 427, comma 5, comporta l'addebito delle spese del procedimento “a carico del querelato, salvo che nell'atto di rimessione sia diversamente convenuto”.

Casistica

Il P.M. non è legittimato ad impugnare il capo della sentenza che condanna il querelante al pagamento delle spese processuali non essendo prevista tale legittimazione dal combinato disposto di cui agli artt. 542 e 427 c.p.p. e difettando un interesse pubblico all'impugnazione – (Cass., IV, n. 14276/2019)  

Bibliografia

De Robbio, L'udienza preliminare, Milano, 2013.

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