Codice di Procedura Penale art. 432 - Trasmissione e custodia del fascicolo per il dibattimento.Trasmissione e custodia del fascicolo per il dibattimento. 1. Il decreto che dispone il giudizio [429] è trasmesso senza ritardo, con il fascicolo previsto dall'articolo 431 e con l'eventuale provvedimento che abbia disposto misure cautelari [292] in corso di esecuzione, alla cancelleria del giudice competente per il giudizio [465]. InquadramentoL'art. 432, nello stabilire la regola della trasmissione degli atti all'esito dell'udienza preliminare, allorquando è stata disposta la vocatio in ius, solo apparentemente riveste un ruolo burocratico sovraintendendo, invece, ai rapporti funzionali tra l'ufficio del giudice dell'udienza preliminare e quello del dibattimento (monocratico o collegiale), rapporti che, nei casi di competenza distrettuale, possono anche riguardare entità territorialmente diverse. L'immediata trasmissione del fascicolo per il dibattimentoProfili generali Una volta terminata l'udienza preliminare, ed una volta data lettura della decisione di rinvio a giudizio, a valle della immediata formazione del fascicolo per il dibattimento, — fosse anche a mezzo dello svolgimento dell'udienza facoltativa prevista dall'art. 431 —, lo stesso va trasmesso, immediatamente, al giudice (monocratico o collegiale) investito della competenza funzionale. L'immediatezza della trasmissione Il dato saliente della trasmissione è dato dalla sua qualificazione temporale, caratterizzata dall'immediatezza. L'espressione “senza ritardo” utilizzata dal legislatore sta a sottolineare l'importanza di dare a tale adempimento la massima celerità possibile in quanto dal momento in cui è stata disposta la vocatio in ius è stato anche designato il giudice naturale (art. 24 Cost.), cioè colui che tratterà il procedimento nel merito e che è corretto si occupi, nel più breve tempo possibile, di tutte le questioni ad esso connesse, prima fra tutte l'eventuale vigenza cautelare (personale e/o reale). Adempimenti La trasmissione del fascicolo per il dibattimento, — composto dagli atti inseriti ex art. 431, dal decreto che dispone il giudizio e dall'eventuale sub procedimento cautelare —, necessita che siano compiuti tutti gli adempimenti connessi al corretto avvio delle notifiche relative alla vocatio in ius. La competenza funzionale a decidere in materia cautelare
Profili generali Al momento dello sdoppiamento del fascicolo dell'udienza preliminare, con la rispettiva formazione del fascicolo per il dibattimento (art. 431) e del fascicolo del pubblico ministero (art. 433), occorrerà inserire nel primo, necessariamente in copia o viceversa, gli atti riguardanti l'“eventuale provvedimento che abbia disposto misure cautelari in corso di esecuzione”. Tale inserimento trova ragione nella necessità che il giudice del dibattimento abbia, immediatamente, in carico sia tutta la questione sub-incidentale relativa alla cautela (personale e reale) e sia il controllo concreto della tempistica processuale legata ai termini di scadenza delle misure personali per fasi. Strettamente legata alla scadenza dei termini di fase vi è quella della responsabilità disciplinare del giudice che procede, il quale dovrà sempre avere diuturnamente sotto controllo gli stessi onde evitare protrazioni ingiustificate (sine titulo) delle restrizioni personali. Laddove il legislatore fa riferimento al provvedimento che ha disposto la misura cautelare in corso di esecuzione è legittimo interpretare che esso abbia ad oggetto il provvedimento genetico e le sue successive evoluzioni. L'allegazione del primo senza gli eventuali successivi provvedimenti di revoca e/o riforma così come di quest'ultimi senza l'ordinanza genetica priverebbe il giudice del dibattimento di elementi conoscitivi fondamentali. Latitanza Sebbene la dizione codicistica faccia nominativamente riferimento a misure “in corso di esecuzione” non v'è dubbio che vada inserita nel fascicolo per il dibattimento anche la copia del provvedimento restrittivo nei confronti di un soggetto dichiarato latitante — oltre che del relativo decreto attestante tale status —, e ciò sia perché potrebbe determinarsi la competenza ad attivare le ricerche dello stesso a mezzo delle intercettazioni (art. 295) e sia perché, in caso di cattura, occorrerà provvedere all'interrogatorio dello stesso qualora non sia stata ancora dichiarata l'apertura del dibattimento (art. 294). In relazione alla questione dell'interrogatorio di garanzia da svolgere si ritiene, prevalentemente in giurisprudenza, che allo stesso debba provvedere, laddove il fascicolo sia già stato trasmesso al dibattimento, e pur essendovi quindi un giudice che procede, il giudice che ha emesso la stessa mentre tale competenza ricada in capo al giudice dibattimentale solo nel caso in cui sia stato egli a disporre la restrizione. Anche laddove a svolgere l'interrogatorio sia il giudice che ha emesso la misura (solitamente, il giudice per le indagini preliminari) restano nella competenza funzionale del giudice che procede tutte le istanze di revoca e/o modifica della misura cautelare vigente, così come ogni regolamentazione penitenziaria riguardante lo stesso. Nelle situazioni da ultimo menzionate, e cioè quando nella sua competenza funzionale quale giudice che procede sia stato lo stesso giudice dibattimentale ad emettere l'ordinanza restrittiva, il presidente (del collegio o della corte d'assise) può, in prima persona, — nel caso del giudice monocratico, deve —, svolgere l'interrogatorio, ovvero delegare uno dei componenti, e nell'eventualità che l'imputato si trovi detenuto in un carcere insediato in altra circoscrizione eventualmente rogare lo stesso al giudice per le indagini preliminari territorialmente competente — (solo l'interrogatorio dell'indagato/imputato nei cui confronti sia stata disposta la custodia cautelare in carcere può essere rogato ex art. 294, comma 5, mentre per tutte le altre misure restrittive — ivi compresi gli arresti domiciliari — l'interrogatorio deve svolgersi dinanzi al giudice che ha emesso l'ordinanza applicativa: di diverso avviso, Cass. I, n. 42729/2019). Cautela La trasmissione immediata del fascicolo per il dibattimento oltre che essere strettamente legata all'investitura, senza ritardo, del giudice naturale assume particolare pregnanza in tutti i casi in cui vi sono misure cautelari personali in esecuzione. È di tutta evidenza che tale situazione transitoria debba essere il più breve possibile in quanto dal momento in cui è stato designato il giudice naturale, a mezzo del rinvio a giudizio, è questo l'organo deputato ad occuparsi della cura della cautela. Proprio in relazione alla disponibilità materiale del fascicolo si è regolamentata, in sede di legittimità, la competenza funzionale a decidere in materia cautelare: laddove gli atti sono ancora presso la cancelleria del giudice dell'udienza preliminare, e, dunque, l'istanza venga lì presentata, — ovvero presentata presso l'ufficio del pubblico ministero e dallo stesso trasmessa con il proprio parere —, è quest'ultimo a dovere decidere mentre accadrà diversamente nel caso in cui il fascicolo per il dibattimento sia già stato trasmesso. Tale risoluzione trova, del resto, per i casi di citazione diretta a giudizio, regolamentazione normativa nell'art. 554, nel quale è sancita la competenza del giudice per le indagini preliminari (non essendovi la previsione dell'udienza preliminare) tutte le volte in cui “il decreto unitamente al fascicolo per il dibattimento non è trasmesso al giudice”. La competenza funzionale in materia cautelare non ha ad oggetto solo tutte le istanze in merito a quella già vigente (e per essa si intende anche la reale) bensì anche quella direttamente scaturente dal principio del giudice che procede, di cui all'art. 279. È per questo che è stato stabilito che la competenza a disporre il sequestro preventivo dopo l'emissione del decreto che dispone il giudizio spetta al giudice che ha la disponibilità materiale degli atti del processo fino a quando gli stessi non siano trasmessi al giudice del dibattimento (Cass., II, n. 1426/2013). Sequestro conservativo Anche in questo caso si pone il problema a chi appartenga la competenza allorquando la richiesta di applicazione del pubblico ministero sia trasmessa nelle more della trasmissione del fascicolo: la questione trova soluzione normativa nell'articolo 317, comma 2, nel quale è espressamente stabilito che “dopo il provvedimento che dispone che dispone il giudizio, e prima che gli atti siano trasmessi al giudice competente, provvede il giudice per le indagini preliminari”. La rinnovazione delle notifiche del decreto che dispone il giudizioProfili generali Le norme riguardanti la contumacia sono state cassate dalla disciplina dell'udienza preliminare. Quest'ultima, inoltre, per essere celebrata compiutamente, necessita che le notifiche nei confronti dell'imputato raggiungano un dato certo non potendosi più accedere al regime della irreperibilità. Fermo restando tale dato, oggetto di disamina nello specifico articolato, il decreto che dispone il giudizio va notificato all'imputato ed alla persona offesa (sia o meno essa rappresentata ex art. 33 disp. att.) assenti all'udienza preliminare. Ricade, pertanto, in capo alla cancelleria del giudice dell’udienza preliminare l’inoltro delle notifiche alle parti assenti (imputato e persona offesa) ma non quello della cura successiva in caso di non reperimento delle stesse attesa la successiva, ed immediata, trasmissione del fascicolo al giudice dibattimentale. Rinnovo degli adempimenti Gli adempimenti che ricadono in capo alla cancelleria del giudice dell'udienza preliminare attengono al corretto inoltro delle notifiche alle parti assenti (imputato, persona offesa, responsabile civile) ma non la loro compiutezza — e cioè l'andata a buon fine delle stesse — in quanto è, senz'altro, prevalente la necessità della trasmissione immediata (“senza ritardo”) al giudice naturale (“che procede”) già designato, ciò anche in considerazione della data stabilita ed agli oneri processuali alla stessa connessi (lista testi; etc.). Le eventuali omesse notifiche che dovessero rientrare nelle more, allorquando il fascicolo è già presso la cancelleria del giudice del dibattimento, andranno trasmesse a quest'ultimo per curarne il prosieguo e laddove non vi fossero i termini per la corretta costituzione delle parti sarà lo stesso giudice dibattimentale, in forza dell'art. 143 att., a rinnovarle nei modi compiuti. È, pertanto, del tutto arbitrario che il giudice dibattimentale restituisca gli atti all'ufficio del giudice dell'udienza preliminare affinché sia lo stesso a sancire la compiutezza delle notifiche spettando a quest'ultimo (melius, alla propria cancelleria) solo la loro corretta impostazione. CasisticaÈ manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 432 nella parte in cui prevede l'allegazione al fascicolo per il dibattimento del provvedimento che abbia disposto la misura cautelare in quanto è la stessa legge delega ad avere previsto che ad occuparsi della cautela sia il giudice del dibattimento ed in considerazione del fatto che ciò non costituisce una deroga al sistema accusatorio che non necessita della totale “verginità” conoscitiva del giudicante (Cass., VI, n. 29821/2001). BibliografiaAprile-Saso, L'udienza preliminare, Milano, 2005; DE Robbio, L'udienza preliminare, Milano, 2013. |