Codice di Procedura Penale art. 489 - Rimedi per l'imputato contro il quale si è proceduto in assenza nell'udienza preliminare 1 2 .

Sergio Beltrani

Rimedi per l'imputato contro il quale si è proceduto in assenza nell'udienza preliminare12 .

1. Se vi è la prova che nel corso dell'udienza preliminare l'imputato è stato dichiarato assente in mancanza dei presupposti previsti dall'articolo 420-bis, il giudice, anche d'ufficio, dichiara la nullità del decreto di rinvio a giudizio e restituisce gli atti al giudice dell'udienza preliminare3.

2.  La nullità prevista dal comma 1 è sanata se non è eccepita dall'imputato che è comparso o ha rinunciato a comparire, ferma la possibilità dello stesso di essere restituito nel termine per formulare le richieste di procedimenti speciali e di esercitare le ulteriori facoltà dalle quali sia decaduto. In ogni caso, la nullità non può essere rilevata o eccepita se risulta che l'imputato era nelle condizioni di comparire all'udienza preliminare.4

2-bis. Fuori dai casi previsti dal comma 1, ferma restando la validità degli atti regolarmente compiuti in precedenza, l'imputato è restituito nel termine per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto:

a) se fornisce la prova che, per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, si è trovato nell'assoluta impossibilità di comparire in tempo utile per esercitare la facoltà dalla quale è decaduto e che non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova dell'impedimento senza sua colpa;

b) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 420-bis, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non esser potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto.5

 

[1] L'articolo, il cui primo comma era già stato modificato dall'art. 185 d.lgs. 19 febbraio 1998, n. 51, è stato sostituito dall'art. 10, l. 28 aprile 2014, n. 67. Il testo era il seguente: «Dichiarazioni del contumace. 1. L'imputato già contumace che prova di non avere avuto conoscenza del procedimento a suo carico, può chiedere di rendere le dichiarazioni previste dall'articolo 494. Nel corso del giudizio di cassazione le dichiarazioni sono rese al giudice per le indagini preliminari presso il tribunale del luogo in cui l'imputato si trova. 2. L'imputato nella richiesta prevista dal comma 1 può nominare un difensore al quale deve essere dato tempestivo avviso del giorno e del luogo fissato per l'audizione; in mancanza, il giudice designa un difensore di ufficio. Se l'imputato si trova in stato di custodia cautelare, le dichiarazioni devono essere assunte entro un termine non superiore a quindici giorni da quello in cui è pervenuta la richiesta. 3. La disposizione del comma 1 si applica anche nei confronti del condannato nel corso del giudizio di revisione o nella fase della esecuzione. In tal caso le dichiarazioni sono assunte nelle forme previste dal comma 2 dal magistrato di sorveglianza del luogo in cui il condannato si trova.4. Il verbale delle dichiarazioni rese dall'imputato o dal condannato è trasmesso senza ritardo alla corte di cassazione o alla corte di appello davanti alla quale pende il giudizio di revisione. Se le dichiarazioni sono state rese dal condannato e non pende giudizio di revisione, il relativo verbale è trasmesso al magistrato di sorveglianza competente a norma dell'articolo 677».

[2] Rubrica modificata dall'art. 30, comma 1, lett. d),  n. 4, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che  ha sostituito «Rimedi per l'imputato» alle parole  «Dichiarazioni dell'imputato» .  Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[3] Comma sostituito dall'art. 30, comma 1, lett. d),  n. 1, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Il testo del comma era il seguente:  «1. L'imputato contro il quale si è proceduto in assenza nel corso dell'udienza preliminare può chiedere di rendere le dichiarazioni previste dall'articolo 494.».  Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[4] Comma sostituito dall'art. 30, comma 1, lett. d),  n. 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Il testo del comma era il seguente:  «2. Se l'imputato fornisce la prova che l'assenza nel corso dell'udienza preliminare è riconducibile alle situazioni previste dall'articolo 420-bis, comma 4, è rimesso nel termine per formulare le richieste di cui agli articoli 438 e 444».  Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

[5] Comma aggiunto dall'art. 30, comma 1, lett. d),  n. 3, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150.  Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199.

Inquadramento

L'articolo in commento, già modificato dall'art. 10, comma 1, l. n. 67/2014, è stato ulteriormente novellato, per intero, dall'art. 30, comma 1, lett. d), d. lgs. n. 150/2022 (c.d. “riforma Cartabia”), in vigore dal 30/12/2022.

In difetto di disposizioni transitorie ad hoc, la predetta modifica deve ritenersi regolata dal principio tempus regit actum, ed è quindi operante per le udienze dibattimentali che si celebreranno a partire dal 30/12/2022.

In virtù del rinvio disposto dall'art. 598 alle disposizioni relative al giudizio di primo grado, in quanto compatibili, la disposizione trova applicazione anche nel giudizio di appello (cfr. anche art. 604, comma 5-bis novellato).

Per quanto riguarda il soggetto condannato o sottoposto a misura di sicurezza con sentenza passata in giudicato, soccorre la possibilità di chiedere la rescissione del giudicato ex art. 629-bis novellato.

La vecchia disciplina: spontanee dichiarazioni ed accesso ai riti alternativi

Il testo originario dell'art. 489 ammetteva il contumace a rendere spontanee dichiarazioni soltanto nel caso in cui avesse fornito la prova di non avere avuto conoscenza del procedimento: in difetto di tale prova, le spontanee dichiarazioni non erano ammesse. che legittimava

La disciplina introdotta dalla l. n. 67/2014 riconosceva invece senz'altro all'imputato dichiarato assente in udienza preliminare, e poi comparso in dibattimento, la possibilità di rendere spontanee dichiarazioni; inoltre, se l'imputato forniva la prova che l'assenza nel corso dell'udienza preliminare era riconducibile alle situazioni previste dall'art. 420-bis, comma 4, era rimesso nel termine per formulare le richieste di accesso ai riti alternativi di cui agli articoli 438 e 444 (rispettivamente, giudizio abbreviato e patteggiamento).

In particolare, la disposizione contenuta nel vecchio comma 2 dell'art. 489 andava letta in collegamento con l'art. 420-bis, comma 4: l'imputato dichiarato assente in udienza preliminare, poteva chiedere di procedere con giudizio abbreviato ex artt. 438 ss. oppure l'applicazione della pena ex artt. 444 ss., ove comparisse in giudizio e dimostrasse alternativamente che la mancata presenza in udienza preliminare era stata dovuta:

– “ad una incolpevole mancata conoscenza della celebrazione del processo”;

– alla “assoluta impossibilità di comparire per caso fortuito, forza maggiore od altro legittimo impedimento”, essendo “la prova dell'impedimento pervenuta con ritardo senza sua colpa”.

La previsione del predetto onere probatorio si poneva in armonia con quanto previsto dall'art. 187, comma 2.

La lettura congiunta degli artt. 420-bis,  comma 4, 493 e 489, comma 2, consentiva di ricostruire il quadro delle opzioni offerte all'imputato, assente incolpevole, comparso nel corso del giudizio di primo grado: egli poteva innanzitutto richiedere l'ammissione di prove ex art. 493 e ottenere la rinnovazione di quelle già assunte, ma anche optare per una strategia completamente diversa, ovvero accedere a uno dei riti deflattivi (Quattroccolo).

Le predette facoltà processuali si aggiungevano a quelle già previste:

– dall'art. 420-bis, comma 4, terzo periodo (che consentiva all'imputato, in origine assente e successivamente comparso, il “diritto di formulare richiesta di prove ai sensi dell'art. 493 c.p.p.”);

– dall'art. 420-bis, comma 4, quarto periodo (che consentiva all'imputato, in origine assente e successivamente comparso, di “chiedere la rinnovazione di prove già assunte”, “ferma restando in ogni caso la validità degli atti regolarmente compiuti in precedenza”).

La nuova disciplina introdotta dalla c.d. “riforma Cartabia”

Il primo comma del nuovo art. 489 stabilisce che, se vi è la prova che, nel corso dell'udienza preliminare, l'imputato è stato dichiarato assente in mancanza dei presupposti previsti dall'art. 420-bis, il giudice, anche d'ufficio, dichiara la nullità del decreto di rinvio a giudizio e restituisce gli atti al giudice dell'udienza preliminare.

Non è ben chiaro come possa sussistere la predetta prova: l'espressione adoperata dalla disposizione sembrerebbe fare riferimento ad una prova già acquisita in atti (e quindi sussistente anche alla data della celebrazione dell'udienza preliminare, pur se non considerata dal GUP, poiché in seguito nel fascicolo del dibattimento non dovrebbe trovare ingresso alcuna documentazione ulteriore) ovvero sopravvenuta su impulso della difesa dell'imputato, non anche ricercata di ufficio dal giudice.

La nullità deducibile in caso di errata dichiarazione di assenza

La nullità del decreto di rinvio a giudizio per errata dichiarazione di assenza, prevista dal comma 1, è sanata se non è eccepita dall'imputato che è comparso o ha rinunciato a comparire: non si tratta, pertanto, di una nullità assoluta (art. 179 c.p.p.), che sarebbe insanabile, ma di una c.d. nullità a regime intermedio (art. 178, comma 1, lett. c, c.p.p.), rilevabile anche di ufficio, ma sanabile se non eccepita dall'interessato, comparso o che abbia rinunciato a comparire.

Si prevede, inoltre, che la nullità non può essere rilevata o eccepita se risulta (ma non è ben chiaro come) che l'imputato era nelle condizioni di comparire all'udienza preliminare.

Quando la nullità sia sanata perché non eccepita dall'imputato, comparso o che abbia rinunciato a comparire, il predetto conserva, peraltro, la possibilità di essere restituito nel termine per formulare le richieste di procedimenti speciali e di esercitare le ulteriori facoltà dalle quali sia decaduto.

Le facoltà esercitabili dall’imputato negli altri casi

Fuori dai casi previsti dal comma 1 dell'art. 489, ovvero quando non ricorra un caso di nullità del decreto di rinvio a giudizio per errata dichiarazione di assenza, e ferma restando la validità degli atti regolarmente compiuti in precedenza, l'imputato è restituito nel termine per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto alle seguenti condizioni:

a ) se fornisce la prova che, per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, si è trovato nell'assoluta impossibilità di comparire in tempo utile per esercitare la facoltà dalla quale è decaduto e che non ha potuto trasmettere tempestivamente la prova dell'impedimento senza sua colpa;

b ) se, nei casi previsti dai commi 2 e 3 dell'articolo 420-bis, fornisce la prova di non aver avuto effettiva conoscenza della pendenza del processo e di non esser potuto intervenire senza sua colpa in tempo utile per esercitare le facoltà dalle quali è decaduto.

Le predette condizioni sono alternative, non cumulative.  

Bibliografia

Bricchetti-Cassano, Il procedimento in absentia. Principi sovranazionali e profili applicativi a confronto, Milano, 2015;  Chinnici, La sospensione del processo e il rito degli irreperibili tra novità e ambiguità, in archiviopenale.it, fasc. 3, sett.-dic. 2014; Cirino Groccia, Il restyling di alcune disposizioni relative al dibattimento in Le nuove norme sulla giustizia penale, a cura di Conti-Marandola-Varraso, Milano, 2014; Marcolini, I presupposti del giudizio in assenza, in Aa.Vv., Il giudizio in assenza dell’imputato (a cura di Vigoni), Torino, 2014, 135 ss.; Pistorelli, Così scompare il processo in contumacia, in Guida dir. 2014, 21, 94 ss.; Potetti, La conoscenza del procedimento e il rifiuto di conoscenza nel nuovo giudizio in assenza in Cass. pen. 2014, 4175; Quattroccolo, Il contumace cede la scena processuale all’assente, mentre l’irreperibile l’abbandona, in penalecontemporaneo.it 9; Tonini-Conti, Il tramonto della contumacia, l’alba radiosa della sospensione e le nubi dell’assenza “consapevole” in Dir. pen. e proc. 2014, 509; Ubertis, “Truffa delle etichette” nel processo penale: la “contumacia” è diventata “assenza” in Atti del convegno nazionale organizzato dal Consiglio superiore della Magistratura militare, Roma, 2014.

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