Codice di Procedura Penale art. 492 - Dichiarazione di apertura del dibattimento.

Sergio Beltrani

Dichiarazione di apertura del dibattimento.

1. Compiute le attività indicate negli articoli 484 e seguenti [163-bis att.], il presidente dichiara aperto il dibattimento.

2. L'ausiliario che assiste il giudice [126] dà lettura dell'imputazione [429, 450, 456, 464].

Inquadramento

Esaurito il controllo della regolare costituzione delle parti (artt. 484 e 420-bis), valutati gli eventuali impedimenti addotti dalle parti (artt. 484 e 420-ter ), dichiarata (se necessario) l'assenza dell'imputato (artt. 420-bis ss.) ed esaminate le questioni preliminari (art. 491 c.p.p.), ove si riveli necessario procedere al giudizio, ai sensi dell'art. 492 il giudice dichiara aperto il dibattimento, e l'ausiliario che lo assiste dà lettura dell'imputazione.

Il momento di apertura del dibattimento coincide con la dichiarazione, effettuata dal presidente del collegio (o dal giudice monocratico) dopo che siano stati espletati gli accertamenti relativi all'avvenuta costituzione delle parti con i loro difensori e alla lettura dell'atto in cui è contenuta l'imputazione (Cass. I, n. 1675/1984); la dichiarazione di apertura del dibattimento è priva di efficacia costitutiva, e non occorre, pertanto, che essa sia formalmente proclamata da parte del giudice, potendo ritenersi implicitamente intervenuta quando siano esaurite le formalità introduttive previste dagli artt. 484 ss., secondo quanto espressamente previsto dall'art. 492: il momento di apertura del dibattimento coincide con la conclusione degli accertamenti relativi all'avvenuta costituzione delle parti con i loro difensori e dell'esame delle eventuali questioni preliminari, ed è seguita dalla lettura dell'imputazione (Cass. I, n. 1581/1988). Peraltro, l'omissione della formale dichiarazione di apertura del dibattimento non era (nella vigenza dell'abrogato codice di rito: cfr. Cass. S.U., n. 24/1955) e tuttora non è sanzionata da alcuna nullità, e non impedisce il passaggio dalla fase degli atti introduttivi alla fase del dibattimento, quando tali attività abbiano avuto luogo.

Nessuna efficacia preclusiva va riconosciuta alla dichiarazione di apertura del dibattimento fatta da giudice che si sia successivamente avveduto di una causa di incompatibilità e abbia rinviato il giudizio ad altra udienza davanti a un giudice diverso dello stesso ufficio giudiziario, perché essa è irrilevante ed irrituale (Cass. VI, n. 2085/2000).

Con specifico riferimento alla lettura delle imputazioni da parte dell'ausiliario che assiste il giudice, la dottrina (Beltrani, 270) ritiene legittima la prassi (invero molto diffusa) di accompagnare tale lettura con chiarimenti del giudice, volti a precisare l'oggetto del giudizio, per semplificarne l'individuazione (a tutto beneficio dell'imputato, non necessariamente in possesso degli strumenti tecnico-giuridici indispensabili per comprendere ogni profilo rilevante della contestazione): detti chiarimenti possono avere carattere meramente informativo e residuale, e non possono risolversi in apprezzamenti di alcun tipo, che anticiperebbero indebitamente il futuro giudizio, con le conseguenze processuali facilmente intuibili (v. art. 37).

Anche l'omessa lettura delle imputazioni non dà luogo a nullità, in forza del principio di tassatività delle nullità medesime: « la mancata lettura dell'imputazione da parte dell'ausiliario che assiste il giudice, dopo la dichiarazione di apertura del dibattimento, non dà luogo ad alcuna nullità, in forza del principio di tassatività delle nullità, e tenuto conto che detta violazione non può ricondursi nella categoria delle nullità di ordine generale previste dall'art. 178, lett. c, posto che essa non riguarda l'intervento, l'assistenza e la rappresentanza dell'imputato e che l'esigenza della contestazione è soddisfatta dalla notificazione del decreto che dispone il giudizio, corrispondente all'atto cui la legge processuale demanda la funzione della editio actionis, e non dalla lettura in udienza dell'imputazione » (Cass. I, n. 10107/1998).

Le conseguenze processuali della dichiarazione di apertura del dibattimento

Sotto il profilo strettamente processuale, fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento:

a) possono essere sollevate le questioni inerenti ai rapporti tra sede centrale e sezioni distaccate del tribunale (art. 163-bis att.);

b) nel rito monocratico, l'imputato e il P.M. possono presentare richiesta di « patteggiamento » e l'imputato può presentare domanda di giudizio abbreviato o di oblazione (art. 555, comma 2);

c) l'imputato può rinnovare la dichiarazione di applicazione di pena ex art. 444 in caso di dissenso da parte del pubblico ministero ovvero di rigetto da parte del g.i.p. nel corso delle indagini preliminari o all'udienza preliminare (art. 448, comma  1);

d) le parti legittimate possono chiedere la concessione di termini a difesa (ricorrendone i presupposti).

La dichiarazione di ricusazione fondata su causa nota può essere presentata nel giudizio, secondo la previsione dell'art. 38, comma 1, fino alla scadenza del termine per la proposizione delle questioni preliminari e, quindi, fino al momento immediatamente successivo al compimento per la prima volta dell'accertamento della costituzione delle parti, sicché non è sufficiente, perché possa dirsi ammissibile, che la dichiarazione sia proposta prima della dichiarazione di apertura del dibattimento ex art. 492 c.p.p. (Cass. II, n. 40524/2005 e Cass. III, n. 30009/2011).

Con riguardo al termine per la costituzione di parte civile, si rinvia sub art. 484.

Le conseguenze sostanziali della dichiarazione di apertura del dibattimento

Sotto il profilo sostanziale, la dichiarazione di apertura del dibattimento è il momento a partire dal quale è preclusa la riparazione del danno ai fini dell'attenuante di cui all'art. 62, comma 1, n. 6, c.p. (Cass. III, n. 18937/2016), nonché ai fini dell'estinzione del reato per condotte riparatorie ex art. 162-ter c.p.

Le conseguenze processuali della dichiarazione di apertura del dibattimento

L'omissione di una dichiarazione formale di apertura del dibattimento non dà luogo ad alcuna nullità: ciò comporta che sono utilizzabili ai fini della decisione le prove acquisite in dibattimento anche in difetto di essa (Cass. III, n. 9372/2020).  

Bibliografia

Ambrosini, Sub art. 492, in Commento al nuovo codice di procedura penale, coordinato da M. Chiavario, Torino, V, 1991, 179; Andolina, Gli atti anteriori all'apertura del dibattimento, Milano, 2008; Andreazza, Gli atti preliminari al dibattimento nel processo penale, Padova, 2004; Beltrani, Il dibattimento penale monocratico, Torino, 2003; Catullo, Il dibattimento, Torino, 2006; Coppetta, Sub art. 492, in Conso- Grevi, Commentario breve al codice di procedura penale, Padova, 2005, 1731; D'Andria, Sub art. 492, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, diretta da Lattanzi- Lupo, VI, Agg. 2003-2007, (artt. 465-567), a cura di D'Andria- Fidelbo-E. Gallucci, Milano, 2008, 75; Grilli, Il dibattimento penale, Padova, 2007; Guariniello, Il processo penale nella giurisprudenza della Corte di cassazione, Torino, 1994; Plotino, Il dibattimento nel nuovo codice di procedura penale, Milano, 1996; Rivello, Il dibattimento nel processo penale, Torino, 1997; Silvestri, L'ammissione delle prove, in Aprile- Silvestri, Il giudizio dibattimentale, Milano, 2006, 183.

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