Codice di Procedura Penale art. 545 - Pubblicazione della sentenza.

Donatella Perna

Pubblicazione della sentenza.

1. La sentenza è pubblicata in udienza dal presidente o da un giudice del collegio mediante la lettura del dispositivo [546 1b; 154-bis att.].

2. La lettura della motivazione [546 1e] redatta a norma dell'articolo 544 comma 1 segue quella del dispositivo e può essere sostituita con un'esposizione riassuntiva.

3. La pubblicazione prevista dal comma 2 equivale a notificazione della sentenza per le parti che sono o devono considerarsi presenti all'udienza [475 2, 420-quinquies].

Inquadramento

L'art. 545 stabilisce che la sentenza è pubblicata mediante lettura del dispositivo in udienza da parte del presidente o di un giudice del collegio. Trattasi di una eccezione – prevista per i provvedimenti emessi nell’udienza preliminare e nel dibattimento  – rispetto alla generale regola di cui all’art. 128, secondo cui gli originali dei provvedimenti del giudice sono depositati in cancelleria entro cinque giorni dalla deliberazione. La norma in commento tiene dunque conto della evenienza che possa esservi uno iato temporale tra la deliberazione e il deposito della motivazione, sicchè la pubblicazione della sentenza è di fatto collegata alla lettura del solo dispositivo. Se la motivazione è contestuale, essa segue la lettura del dispositivo e può essere sostituita da un riassunto, ed in tali casi la sentenza si intende notificata alle parti che sono o devono ritenersi presenti. 

La pubblicazione della sentenza

La pubblicazione della sentenza si esegue leggendo in udienza il dispositivo, e a tal proposito posso verificarsi due ipotesi:

a)    La motivazione è contestuale. Se la motivazione è stata redatta contestualmente alla decisione ai sensi dell'art. 544 comma 1, ne viene data lettura sùbito dopo il dispositivo, da parte del presidente o di un giudice del collegio, o ne viene fatta un'esposizione riassuntiva. L'adempimento della lettura della sentenza, comprensiva di dispositivo e motivazione ove questa sia contestuale, deve risultare con certezza, ai fini della pubblicazione e, quindi, della decorrenza del termine di impugnazione, dal verbale di udienza e non solo dalla intestazione della sentenza stessa; con l'ulteriore precisazione che l'assenza della sottoscrizione del giudice sul verbale è ininfluente, atteso che è la sottoscrizione dell'ausiliario a garantirne la veridicità. La lettura in pubblica udienza della sentenza con contestuale motivazione funge "ope legis" da notificazione alle parti presenti o da ritenersi tali, e costituisce il momento dal quale decorre il termine per la proposizione del gravame, non assumendo alcun rilievo il successivo deposito della sentenza in cancelleria, che può pertanto essere compiuto indifferentemente sia in orario di apertura al pubblico che in altro orario; in tal caso, a norma dell'art. 544 comma 1, il termine per impugnare è di giorni 15 dalla lettura (Cass. IV, n. 20998/2016).

b)    La motivazione non è contestuale. In tal caso verrà letto in udienza il solo dispositivo della decisione, che equivarrà a pubblicazione, il che significa che la fase deliberativa è comunque conclusa, nonostante la motivazione differita, e la decisione non è più modificabile. Ciò ad es. comporta che, ai fini del computo della prescrizione del reato, deve essere preso in considerazione esclusivamente il momento della lettura del dispositivo della sentenza di condanna, che rende la decisione non più modificabile in relazione alla pretesa punitiva, e non quello successivo di deposito della motivazione, che contiene soltanto l'esposizione dei motivi in fatto e in diritto sui quali la decisione è fondata (Cass., II, n. 46261/2019).

 L'omessa o incompleta trascrizione nell'originale della sentenza del dispositivo letto in pubblica udienza non integra la nullità di cui all'art. 546 comma  3, trattandosi di una mera assenza grafica sanabile con la procedura di correzione degli errori materiali (Cass. V, n. 22996/2017).

La notificazione alle parti

Nel caso in cui nel pronunziare la sentenza il giudice abbia contestualmente redatto i motivi, l'intera sentenza si ritiene in quella data notificata alle parti presenti ed anche alle parti che devono ritenersi presenti: a séguito dell'abrogazione dell'istituto della contumacia, devono ritenersi presenti, anche se fisicamente assenti, le parti avvisate e rappresentate dai difensori, di fiducia o di ufficio, titolari o sostituti, presenti in aula, nonché gli imputati allontanati o espulsi dall'aula, anch'essi rappresentati dai loro difensori, ed altresì l'imputato detenuto che sia evaso nel corso del dibattimento (Cordero, 1008)

Quanto alla sentenza resa all’esito di giudizio abbreviato, in forza dell’espresso rinvio agli artt. 529 e ss., emerge inequivocabilmente che essa – pur emessa all’esito di procedimento in camera di consiglio - deve essere pubblicata mediante lettura del dispositivo in udienza e non mediante deposito in cancelleria secondo le regole proprio del rito camerale, ovvero nei termini dell’art. 128.

Le sentenze camerali in genere, invece, possono essere rese anche dopo l’udienza, atteso che il principio di immediatezza di cui all’art. 525 riguarda solo le sentenze dibattimentali.

È stato dibattuto se anche il dispositivo di sentenza d'appello pronunciata all'esito di giudizio abbreviato, ai sensi dell'art. 599, dovesse essere letto in udienza, e quali potessero essere le conseguenze derivanti dall’omessa lettura: le S.U., intervenute in argomento, hanno affermato che  nel caso del rito camerale del giudizio abbreviato di appello, in cui difetta la pubblicità della udienza e la presenza delle parti è meramente eventuale, la formazione di un dispositivo che sia stato redatto non, come sarebbe doveroso, subito dopo la deliberazione, ma al momento del deposito del documento-sentenza, costituisce una mera irregolarità; la sanzione di nullità prevista dall'art. 546 comma 3 implica infatti la mancanza o incompletezza del dispositivo, che non ricorre nel caso di un dispositivo formalizzato, sia pure non immediatamente dopo la decisione camerale, al momento del deposito del provvedimento. Tuttavia, l’omessa lettura del dispositivo impedisce il decorso dei termini per l’impugnazione (Cass. S.U., n. 12822/2010).

Errori e omissioni

E' orientamento consolidato in giurisprudenza che, poiché l'inosservanza relativa alle disposizioni sulla pubblicazione della sentenza non è sanzionata dalla legge, l'omessa lettura del dispositivo e della motivazione non comporta alcuna nullità o inesistenza della sentenza stessa, ma impedisce che si determini la conoscenza legale della pronuncia, e quindi che decorrano i termini per l'impugnazione. In altre parole, qualora il giudice non si sia attenuto alla regola della pubblicazione per mezzo della lettura, bensì a quella prevista per la pubblicazione dei provvedimenti camerali, ovvero mediante deposito del dispositivo in cancelleria, non sussiste alcuna nullità ne' di ordine generale ne' assoluta ne' relativa, dato che l'art. 546, nel disciplinare le nullità dovute alla mancanza dei requisiti che la sentenza deve contenere, non vi include quella derivante dall'omessa lettura del dispositivo in udienza. 

Casistica

La lettura in udienza della sentenza contestualmente motivata priva di rilievo il successivo deposito in cancelleria della sentenza al fine della decorrenza del termine per impugnare (Cass. II, n. 24200/2010) a condizione che la pubblicazione mediante lettura risulti dal verbale di udienza e non soltanto dall'intestazione della sentenza (Cass. II, n. 8043/2010; Cass. I, n. 28610/2021).

Il dispositivo smarrito dopo la lettura può essere ricostruito nel contraddittorio (Cass. II, n. 23677/2008),  e la sua omessa sottoscrizione – una volta che sia stato pubblicato in udienza mediante lettura dal presidente del collegio, non dà luogo a nessuna nullità: infatti la sottoscrizione assume rilievo per i soli atti non pronunciati in udienza in quanto per questi ultimi non vi è alcuna esigenza di rendere certa la provenienza (Cass. III, n. 38355/2013).

L'imputato alloglotta non presente alla lettura della sentenza con motivazione contestuale, in quanto autorizzato ad allontanarsi dall'aula di udienza, non ha diritto alla assistenza di un interprete al momento della lettura né alla traduzione scritta dell'atto - alla quale avrebbe avuto diritto nel caso in cui non fosse mai stato presente in giudizio e ne avesse fatto esplicita richiesta – poiché il predetto, presenziando all'udienza ed allontanandosene prima della lettura della sentenza, ha, di fatto, rinunciato a tali diritti (Cass. II, n. 53609/2016) 

Bibliografia

Aprile, Art. 545, in Canzio-Tranchina, Codice di procedura penale, Milano, 2012.

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