Codice di Procedura Penale art. 547 - Correzione della sentenza.

Donatella Perna

Correzione della sentenza.

1. Fuori dei casi previsti dall'articolo 546, comma 3, se occorre completare la motivazione insufficiente ovvero se manca o è incompleto alcuno degli altri requisiti previsti dall'articolo 546, si procede anche di ufficio alla correzione della sentenza a norma dell'articolo 130.

Inquadramento

Fuori dei casi espressamente indicati dall’art. 546, eventuali carenze o incompletezze della sentenza possono essere colmate mediante il ricorso alla procedura di correzione degli errori materiali di cui all’art. 130, attivabile anche ex officio: a tale procedimento è possibile ricorrere ogniqualvolta l’intervento correttivo non modifichi alcun elemento essenziale della decisione o, tanto meno, determini la sua sostituzione. In particolare, l'omessa irrogazione di una pena prevista dalla legge nel dispositivo di una sentenza di condanna integra un errore di diritto e non un errore materiale, e, in quanto tale, non è rettificabile, nè con la procedura di correzione di cui all'art. 130, nè attraverso la motivazione della sentenza medesima, poichè trattasi di lacuna che determina l'incompletezza del dispositivo nei suoi elementi essenziali, a norma dell'art. 546 comma 3 (Cass. III, n. 19537/2015).

I presupposti

L'art. 547 costituisce il riflesso dell'art. 546, e tende a prevedere un rimedio economico ai difetti della sentenza non implicanti nullità (Cordero, 1024). L'art. 546, nell'elencare i requisiti della sentenza, chiarisce in quali limitati casi la carenza di uno di essi determina nullità della sentenza, mentre la norma in commento si occupa della carenza o insufficienza degli altri elementi. In linea generale, sono emendabili mediante correzione, tutti quegli errori che non implichino valutazioni di merito.

Così, sono emendabili, ex art. 130 (ma l'elencazione non è tassativa):

-         L'omessa applicazione di pene accessorie di contenuto predeterminato per legge (Cass. III, n. 9169/2009)

-         L'omesso ordine di demolizione della sentenza di condanna (Cass. III, n. 46656/2011; Cass. III, n. 40340/2014, ma vedi, in contrario, Cass. III, n. 40861/2010)

-         L'omessa indicazione nel dispositivo del termine per il deposito dei motivi (Cass. I, n. 40282/2013)

-         L'omessa sottoscrizione della sentenza, al pari di ogni atto pronunziato in udienza (Cass. III, n. 38355/2013), ovvero l'erronea sottoscrizione della sentenza collegiale (Cass. VI, n. 4945/2020).

-         L'omessa indicazione di statuizioni civili nel dispositivo di sentenza (Cass. VI, n. 7643/2009).

-         L'omessa indicazione nel dispositivo degli articoli di legge applicati (Cass. V, n. 25424/2014; Cass. II, n. 27185/2010).

-         Lo stesso dispositivo, nell'ipotesi in cui la discrasia tra dispositivo e motivazione della sentenza dipenda da un errore materiale relativo all'indicazione della pena nel dispositivo, e dall'esame della motivazione sia chiaramente ricostruibile il procedimento seguito dal giudice per determinare la pena: in tal caso  la motivazione prevale sul dispositivo con la conseguente possibilità di rettifica dell'errore secondo la procedura prevista dall'art. 619 (Cass. II, n. 35424/2022).

-         le generalità dell'imputato se egli è comunque esattamente identificato, o delle parti civili  (Cass. VI, n. 5907/2011; Cass. V, n. 1137/2008)

-         le conclusioni delle parti non riportate in sentenza (Cass. VI, n. 5907/2011);

-         la data mancante o erroneamente indicata, ove dagli atti essa sia comunque desumibile (Cass. IV, n. 26387/2009; Cass. V, n. 31404/2004).

Il contenuto

La correzione riguarda qualsiasi requisito previsto dall'art. 546 la cui carenza non determini nullità della sentenza. Pertanto se la motivazione è significativamente incompleta, ma sussistente, la sentenza deve essere corretta mediante il completamento della motivazione, ed altrettanto vale per quanto attiene ad ogni altro requisito. Il completamento della motivazione, secondo la dottrina più avvertita, è consentito al giudice che ha emesso la sentenza esclusivamente se gli atti non siano stati già trasmessi al giudice dell'impugnazione, al quale in tal caso compete provvedere; se gli atti non sono stati trasmessi al giudice del gravame, al giudice che ha pronunziato la sentenza limitatamente agli errori che non influiscono sul dispositivo (Siracusano, 381).

Il contrasto emdendabile tra motivazione e dispositivo

Il tema più delicato è quello del ricorso al procedimento di correzione degli errori materiali per l'integrazione del dispositivo: sebbene si affermi che l'intervento correttivo non può mai tradursi in un mutamento della decisione, ma deve sempre mantenersi nei limiti delle modifiche non essenziali, le applicazioni pratiche del principio possono dar luogo a non poche difficoltà interpretative.

In particolare, ove ricorra ipotesi di contrasto tra motivazione e dispositivo che presenti i caratteri della ragionevole riconoscibilità mediante la comparazione tra i due elementi, può procedersi alla correzione di errore materiale, nella misura in cui anche in presenza del contrasto possa agevolmente riconoscersi la volontà decisoria del giudice. Deve osservarsi sul punto che mentre in ipotesi di motivazione contestualmente redatta vige il pacifico principio di valutazione complessiva del tenore della sentenza al fine di verificare la volontà decisoria del giudice, in tema di motivazione non contestuale il principio tradizionalmente applicabile è quello della prevalenza del dispositivo. Tuttavia, in tale ipotesi, la prevalenza del dispositivo cede laddove il contrasto non sia insanabile, (come quando motivazione e dispositivo siano tra loro del tutto inconciliabili, così da ritenere la sentenza nulla per carenza di motivazione); ma possa essere superato mediante la razionale analisi del significato complessivo del testo coordinato del provvedimento. In tale ultimo caso, la riconoscibilità del senso della decisione del giudice prevale senz'altro sul principio di prevalenza del dispositivo e ciò consente non solo di escludere la nullità, ma anche di procedere alla correzione dell'errore materiale, sia esso contenuto nella motivazione oppure nel dispositivo. In altri termini, in caso di contrasto tra dispositivo e motivazione non contestuali, il carattere unitario della sentenza, in conformità al quale l'uno e l'altra, quali sue parti, si integrano naturalmente a vicenda, non sempre determina l'applicazione del principio generale della prevalenza del primo in funzione della sua natura di immediata espressione della volontà decisoria del giudice: laddove nel dispositivo ricorra un errore materiale obiettivamente riconoscibile, il contrasto con la motivazione è meramente apparente, con la conseguenza che è consentito fare riferimento a quest'ultima per determinare l'effettiva portata del dispositivo, individuare l'errore che lo affligge ed eliminarne gli effetti, giacché essa, permettendo di ricostruire chiaramente ed inequivocabilmente la volontà del giudice, conserva la sua funzione di spiegazione e chiarimento delle ragioni fondanti la decisione (Cass. fer., n. 47576/2014).

Vi sono, tuttavia delle limitazioni: il dispositivo di una sentenza che sia completamente difforme dalla reale decisione adottata, non può essere corretto facendo riferimento alla motivazione in cui il giudice riconosca l'errore commesso (Cass. VI, n. 29348/2013; fattispecie in cui il giudice d'appello  aveva in dispositivo dichiarato estinto per prescrizione il reato, e in motivazione aveva invece spiegato che i motivi di appello erano infondati, che la sentenza impugnata doveva essere confermata e che il dispositivo era errato perchè era stata data lettura di un dispositivo relativo ad un processo diverso.

 

Non è emendabile con la procedura di correzione degli errori materiali la sentenza che rechi il dispositivo e la motivazione, o anche la sola motivazione, riguardanti un soggetto imputato in un altro processo (Cass. III, n. 51000/2013; Cass. VI, n. 244/2015); similmente,  non è rettificabile con la procedura di correzione di cui all'art. 130, il dispositivo di sentenza che, in contrasto con quanto enunciato in motivazione, abbia omesso di pronunciare l'assoluzione per uno dei reati contestati nell'imputazione: trattasi di lacuna che determina l'incompletezza del dispositivo nei suoi elementi essenziali, attenendo alla definizione di un capo della sentenza in ordine al quale si è costituito il rapporto processuale (Cass. III, n. 11047/2017).

Non è utilizzabile in sede di esecuzione il procedimento di correzione dell'errore materiale per l'eliminazione del beneficio della sospensione condizionale della pena erroneamente concesso nel dispositivo della sentenza divenuta irrevocabile, di cui comporterebbe una modificazione essenziale "in malam partem" (Cass. I, n. 214/2022).

L'emendabilità della condanna al rimborso delle spese civili

È generalmente affermato, inoltre, che ogni statuizione obbligatoriamente conseguente alla condanna, ma non inserita nel dispositivo, debba esserlo mediante correzione di errore materiale, mentre vi è contrasto, sul punto, circa l'omessa condanna dell'imputato  soccombente alla rifusione delle spese in favore della parte civile vittoriosa. In proposito deve osservarsi che il principio dell'emendabilità come errore materiale dell'omessa condanna alla rifusione delle spese processuali vige, come è noto, in relazione alle spese anticipate dallo Stato, ed è altresì noto che la condanna al rimborso delle spese civili pronunziata, a sua richiesta, in favore della parte civile vittoriosa ed a carico dell'imputato soccombente, costituisce preciso obbligo del giudice che non ritenga sussistere ragioni per disporre la compensazione.

L'analisi comparata di tali regole consente di affermare che in assenza di una espressa o implicita decisione del giudice circa la ricorrenza di motivi di compensazione, l'omissione della condanna al rimborso delle spese costituisca omissione di una statuizione obbligatoria per legge, sicché essa può correggersi ai sensi dell'art. 130, (Cass. V, n. 14702/2019), e ciò anche viceversa, con riferimento alla condanna del querelante al pagamento delle spese sostenute dall'imputato (Cass. I, n. 11632/2011). In applicazione di tali principi è stato affermato che è emendabile con la procedura di correzione di errori materiali la sentenza emessa all'esito del giudizio d'appello in cui il giudice omette di condannare l'imputato alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile nel grado di giudizio (Cass. VI, n. 6360/2016).

Altro orientamento asserisce, tuttavia, che avendo la legge espressamente previsto la correzione dell'errore materiale esclusivamente per emendare la sentenza che non abbia pronunziato condanna al pagamento delle spese processuali anticipate dallo Stato, la volontà legislativa deve intendersi nel senso di escludere analogo provvedimento in relazione alla condanna delle spese sostenute dalla parte civile (Cass. I, n. 45238/2013; Cass. II, n. 28168/2010; Cass. VI, n. 7643/2009; Cass. I, n. 41571/2009; Cass. II, n. 29749/2003).

La procedibilità

Il rilievo della carenza o insufficienza di un requisito della sentenza è consentito anche di ufficio, e pertanto è doveroso, e deve procedervi il giudice del merito o il giudice dell'esecuzione.

La giurisprudenza ha opportunamente precisato che laddove ricorra il presupposto per procedere alla correzione dell'errore materiale, non è ammissibile il ricorso per cassazione in assenza di altri ammissibili motivi di doglianza (Cass. V, n. 16000/2015).

Casistica

L'omessa inflizione di una pena, nella specie pecuniaria, nel dispositivo non può essere corretta ai sensi dell'art. 130 perché costituisce un elemento essenziale del dispositivo (Cass. III, n. 19537/2015); altrettanto dicasi per quanto attiene all'omesso ordine di demolizione di un manufatto abusivo (Cass. III, n. 40861/2010); in senso contrario Cass. III, n. 10067/2008, secondo la quale il principio per cui le pene accessorie ed ogni altro effetto penale della condanna che consegua obbligatoriamente ad essa, se non inserito nel dispositivo deve esservi aggiunto mediante correzione materiale della sentenza (Cass. VI, n. 16034/2009).

La motivazione contenente un refuso può essere corretta materialmente (Cass. VI, n. 34493/2013), così come l'omessa trascrizione nella sentenza del dispositivo pubblicato mediante lettura (Cass. V, n. 13094/2011).

In tema di sentenza di applicazione della pena, il dispositivo in cui sia omessa la enunciazione del concordato beneficio della sospensione condizionale della pena, è suscettibile di rettificazione integrativa da parte della Corte di cassazione, trattandosi di una statuizione obbligatoria e conseguenziale alla pronuncia, che non implica l'esercizio di un potere discrezionale da parte del giudice (Cass. VI, n. 20819/2013).È legittimo il ricorso alla procedura di correzione dell'errore materiale per rimediare all'omessa quantificazione nel dispositivo della sentenza delle spese processuali, sostenute dall'imputato, a cui il querelante è stato condannato (Cass. I, n. 11632/2011).

Non determina nullità, ma un mero errore materiale correggibile, riferito a una diversità esteriore del documento, la sottoscrizione della sentenza collegiale da parte di un magistrato diverso da quello che ha partecipato al giudizio, ha concorso alla decisione e ha sottoscritto il dispositivo, riportato in maniera conforme nel testo finale (Cass. VI, n. 4945/2020).

Bibliografia

Siracusano, Il giudizio, in Siracusano-Galati-Tranchina-Zappalà, Diritto processuale penale, Milano, 2011.

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