Codice di Procedura Penale art. 592 - Condanna alle spese nei giudizi di impugnazione.

Raffaello Magi

Condanna alle spese nei giudizi di impugnazione.

1. Con il provvedimento che rigetta [605, 616] o dichiara inammissibile l'impugnazione [591], la parte privata che l'ha proposta è condannata alle spese del procedimento [535].

2. I coimputati che hanno partecipato al giudizio a norma dell'articolo 587 sono condannati alle spese [535] in solido con l'imputato che ha proposto l'impugnazione.

3. L'imputato che nel giudizio di impugnazione riporta condanna penale è condannato alle spese dei precedenti giudizi, anche se in questi sia stato prosciolto.

4. Nei giudizi di impugnazione per i soli interessi civili [573], la parte privata soccombente è condannata alle spese.

Inquadramento

L'art. 592 regolamenta la materia delle spese processuali nei giudizi di impugnazione ed è applicabile in tutti i casi in cui la fase eventuale - introdotta da una domanda di parte e tesa alla critica di una prima decisione - abbia natura di impugnazione (ad es. in tema di misure cautelari ed in tema di procedimento teso alla applicazione di una misura di prevenzione). La regola cui si ispira il legislatore è quella della soccombenza sostanziale (dichiarazione di inammissibilità o rigetto della domanda di modifica) e la condanna riguarda la sola parte privata proponente (e non anche il pubblico ministero). Per esservi condanna al pagamento delle spese è necessario che nessun punto della impugnazione sia stato accolto e, in caso di inammissibilità, la stessa non deve derivare da una carenza di interesse sopravvenuta per avvenuta emissione (lì dove possibile) di un provvedimento favorevole al soggetto impugnante. In caso di ricorso per cassazione oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali può essere aggiunto - lì dove il ricorrente non venga ritenuto incolpevole - l'ulteriore obbligo di versare una somma di denaro in favore della cassa delle ammende. La condanna al pagamento delle spese del procedimento riguarda anche i coimputati non impugnanti (art. 587) se ed in quanto siano stati citati nel giudizio di secondo grado, come previsto dall'art. 601, comma 1. Ove venga accolta la impugnazione del pubblico ministero avverso una sentenza di assoluzione, l'imputato è condannato al pagamento delle spese del precedente giudizio. La condanna alle spese riguarda anche quelle sostenute per l'esercizio dell'azione civile e per la difesa dell'imputato dall'azione civile e segue il criterio della soccombenza.

Si è ritenuta  emendabile, con il procedimento di cui all'art. 130 cod. proc. pen., l'omessa statuizione sulle spese sostenute dalla parte civile in sede di legittimità.

La condanna al pagamento delle spese di procedura

La norma in esame, che si applica anche alla materia cautelare (Cass. S.U., n. 22/1997), prevede la condanna della parte privata soccombente nel giudizio d'impugnazione al pagamento delle spese del procedimento anticipate dallo Stato (Cass. V, n. 44117/2011), ispirandosi così al principio di soccombenza (Tonini, 879), espressamente applicato, tuttavia, solo dal quarto comma (Cordero, 1110). La parte privata soccombente è altresì condannata al pagamento di tali spese processuali quando l'impugnazione abbia avuto ad oggetto esclusivamente gli interessi civili (Cass. I, n. 40315/2012). La condanna della parte privata impugnante è prevista anche nel caso in cui l'impugnazione respinta sia stata proposta anche dal pubblico ministero (Cass. S.U., n. 41476/2005; Cass. V, n. 5934/2012). Nel caso in cui l'impugnazione sia proposta dal pubblico ministero, quest'ultimo non può essere condannato alle spese nel caso in cui il gravame sia disatteso, mentre nel caso in cui sia accolto, deve essere condannata al pagamento delle spese di procedura la parte privata, anche non impugnante, la cui posizione sia peggiorata per effetto dell'accoglimento, anche parziale, dell'appello del pubblico ministero (Cass. V, n. 47612/2014; Cass. II, n. 4735/1999). L'accoglimento dell'impugnazione, peraltro, non corrisponde con l'accoglimento di alcuni motivi, ma con la pronunzia di un provvedimento che modifichi in meglio la posizione giuridica dell'impugnante, dovendo altrimenti ritenersi disattesa l'impugnazione (Cass. III, n. 3365/2005; Cass. III, n. 49701/2004), in applicazione del principio di soccombenza sostanziale (Spangher, 3161). La norma non si applica all'opposizione al decreto penale di condanna (Cass. IV, n. 21271/2009) né agli imputati minorenni (Cass. S.U., n. 15/2000; Cass. III, n. 5754/2014).

La condanna al rimborso delle spese sostenute dalla controparte a sèguito di impugnazione inammissibile

Pur non essendo espressamente prevista dalla norma, la giurisprudenza di legittimità, fondandosi sul generale principio di soccombenza, ha affermato che quando venga dichiarata inammissibile l'impugnazione, la parte privata proponente è tenuta altresì a rimborsare alla controparte che ne faccia richiesta le spese da questa sostenute per la difesa nel giudizio promosso dall'impugnazione inammissibile, e ciò sia se impugnante sia l'imputato (Cass. S.U., n. 5466/2004), sia che sia la parte civile o la persona offesa (Cass. VI, n. 8668/2014; Cass. VI, n. 29274/2010; Cass. VI, n. 20369/2009), sebbene altro orientamento affermi che siffatta condanna sia consentita esclusivamente quando l'impugnazione sia stata proposta per i soli effetti civili (Cass. I, n. 40315/2012). Va altresì evidenziato che la condanna di più imputati al pagamento delle spese in favore della parte civile deve ritenersi regolata dall'art. 97 c.p.c., per cui ciascuno dei soccombenti è condannato in proporzione al rispettivo interesse nella causa, applicandosi invece la solidarietà nel solo caso di interesse comune (Cass. VI n. 18615/2013). Principio generale è che la parte civile per ottenere il rimborso delle spese processuali deve avere interesse al diniego della impugnazione e deve avere diritto ad interloquire sulla domanda. Così non è nel caso di impugnazione dell'imputato che non pone in discussione l'an della responsabilità ma solo elementi circostanziali o di entità del trattamento sanzionatorio (Cass. II, n. 18265/2015).

Si è pertanto affermato che qualora dall'eventuale accoglimento del ricorso proposto dall'imputato non possa derivare alcun pregiudizio alla parte civile, quest'ultima, non avendo interesse a formulare proprie conclusioni nel giudizio, non ha titolo alla rifusione delle spese processuali in caso di rigetto o declaratoria di inammissibilità del gravame (Cass. II, n. 2693/2021).

L'omissione della condanna può essere sanata mediante il procedimento di correzione degli errori materiali (Cass. II, n. 17326/2013; Cass. II, n. 6809/2009).

La carenza sopravvenuta d'interesse

Per lo stesso principio, non è soccombente l'impugnante che abbia perso interesse all'impugnazione a causa di fatti sopravvenuti alla proposizione della stessa, sicché questi non può essere condannato al pagamento delle spese processuali (Cass. VI, n. 19209/2013; Cass. VI, n. 22747/2003), a meno che l'impugnazione fosse fin dall'origine manifestamente infondata (Cass. II, n. 31446/2003; Cass. II, n. 20722/2001).

Il giudizio di rinvio

Nel caso in cui la corte di cassazione abbia annullato con rinvio, il giudice del rinvio non può pronunziare condanna al pagamento delle spese processuali relative al giudizio di legittimità, poiché a tale giudice non è consentito valutare la soccombenza in relazione al giudizio di cassazione (Cass. III, n. 24862/2003).

L'impugnazione inammissibile accolta aliunde

In applicazione del principio di soccombenza, se l'impugnazione proposta dalla parte privata sia inammissibile, ma venga accolta impugnazione dello stesso contenuto proposta da altra parte, non si verifica soccombenza dell'impugnante che pertanto non può venire condannato al pagamento delle spese (Cass. I, n. 4667/1996).

La rescissione del giudicato

Quando sia dichiarato inammissibile o respinto il ricorso per rescissione del giudicato, che ha natura impugnatoria, la parte privata ricorrente va condannata al pagamento delle spese di procedura ed anche al versamento di un'ulteriore somma in favore della Cassa delle ammende (Cass. I, n. 23426/2015).

L'accoglimento parziale dell'impugnazione

La condanna al pagamento delle spese di procedura è prevista nel caso in cui l'impugnazione proposta dalla parte privata sia stata dichiarata inammissibile oppure respinta nel merito, sicché il parziale accoglimento di essa esclude la condanna alle spese (Cass. S.U., n. 6402/1997; Cass. II, n. 26243/2015), anche in sede di impugnazione cautelare (Cass. II n. 26243/2015) come raccomandato peraltro dalla dottrina più avvertita (Cordero, 1110).

L'impugnazione proposta da soggetto non legittimato

L'impugnazione proposta dopo la morte dell'imputato è inammissibile ma in tal caso non può essere pronunziata condanna alle spese né nei confronti dell'imputato, ormai deceduto e dunque non più parte del giudizio, né del difensore, che non assume la veste di parte in senso tecnico (Cass. II, n. 25738/2015; Cass. V, n. 42313/2010; Cass. VI, n. 14248/2007). Quando l'impugnazione sia proposta da difensore non legittimato, la parte sostanziale va condannata comunque al pagamento delle spese di procedura, salvo che risulti che non abbia in alcun modo aderito all'iniziativa del difensore, perché la soccombenza è sempre della parte sostanziale e mai del difensore tecnico (Cass. IV, 47928/2004; Cass. I, n. 2286/1997). 

Casistica

La inammissibilità del ricorso avverso una sentenza di assoluzione in grado di appello, proposto dalla parte civile, comporta la condanna di quest'ultima a rifondere all'imputato, che ne abbia fatto richiesta, le spese sostenute nel giudizio di legittimità (Cass. IV, n. 23529/2016).

In tema di liquidazione, nel giudizio di legittimità, delle spese sostenute dalla parte civile ammessa al patrocinio a spese dello Stato, compete alla Corte di cassazione, ai sensi degli artt. 541 c.p.p. e 110 del d.P.R. n. 115/2002, pronunciare condanna generica dell'imputato al pagamento di tali spese in favore dell'Erario, mentre è rimessa al giudice del rinvio, o a quello che ha pronunciato la sentenza passata in giudicato, la liquidazione delle stesse mediante l'emissione del decreto di pagamento ai sensi degli artt. 82 e 83 del citato d.P.R.  (Cass. S.U. n. 5464/2020). Nel giudizio di legittimità, in caso di soccombenza reciproca dell'imputato e della parte civile, entrambi devono essere condannati al pagamento delle spese processuali, ma l'imputato può essere condannato anche alla rifusione delle spese di assistenza legale sostenute dalla parte civile che, ricorrendone i presupposti, possono essere in tutto o in parte compensate (Cass. V, n. 40274/2021). 

Bibliografia

Spangher, Atti processuali penali, Milano, 2013; Tonini, Manuale di procedura penale, Milano, 2013; Cordero, Procedura penale, Milano, 2012.

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