Codice di Procedura Penale art. 614 - Dibattimento 1 .

Aldo Aceto

Dibattimento1.

1. Le norme concernenti la pubblicità, la polizia e la disciplina delle udienze [470 s.] e la direzione della discussione [523-524] nei giudizi di primo e di secondo grado si osservano davanti alla corte di cassazione, in quanto siano applicabili.

2. Le parti private possono comparire per mezzo dei loro difensori [6131].

3. Nell'udienza stabilita, il presidente procede alla verifica della costituzione delle parti [484] e della regolarità degli avvisi, dandone atto a verbale; quindi, il presidente o un consigliere da lui delegato fa la relazione della causa.

4. Dopo la requisitoria del pubblico ministero, i difensori [96, 97, 100] della parte civile, del responsabile civile, della persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria e dell'imputato espongono nell'ordine le loro difese. Non sono ammesse repliche [5234; 171 att.].

[1] Per favorire l'esercizio dell'attività giurisdizionale nella vigenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, in particolare, per la decisione sui ricorsi proposti per la trattazione a norma del presente articolo, vedi l'art. 23, comma 8, del d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 176  ( in tema di modalità di assunzione delle deliberazioni dei giudizi penali di appello  v. anche quanto aveva disposto l'art. 23 d.l. 9 novembre 2020, n. 149,  successivamente il decreto n. 149/2020 cit. è stato  interamente abrogato dall'art. 1, comma 2 , della legge 18 dicembre 2020, n. 176. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto). Da ultimo,  v. art. 16 d.l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv., con modif. in l. 25 febbraio 2022, n. 15, dispone che «Le disposizioni di cui all'articolo 221, commi 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 10 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonché le disposizioni di cui all'articolo 23, commi 2,  6, 7, 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, 8-bis, primo, secondo, terzo e quarto periodo, 9, 9-bis e 10, e agli articoli 23-bis, commi 1, 2, 3, 4 e 7, e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020 n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, in materia di processo civile e penale, continuano ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre 2022»; in particolare, ai sensi dell'art. 16, comma 1-bis d.l. n. 228, cit., aggiunto in sede di conversione, l'art. 23, comma 4, del d.l. n. 137/2020 cit., in materia di processo penale, continua ad applicarsi fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19. V. anche art. 16, comma 2, d.l. n. 228, cit. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto  dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150.

Inquadramento

Il dibattimento in cassazione è confronto ragionato su opposte tesi, sul tavolo settorio c'è solo il provvedimento. È affare tecnico che esclude l'apporto ricostruttivo del vero protagonista del fatto. Non è più affar suo, se vuole può comparire, quel che conta è che sia avvertito, può presentare memorie, ma la parola non gli è concessa. Le uniche parole che contano sono quelle del provvedimento, unico ad esser soggetto ad esame autoptico.

Le peculiarità del dibattimento celebrato in Corte di Cassazione. L'imputato

La presenza delle parti private nel dibattimento celebrato in Corte di Cassazione è facoltativa. Esse “possono” comparire, recita il comma 2.

La partecipazione personale dell'imputato, in particolare, ed il suo diritto di essere sentito deve considerarsi costituzionalmente tutelato solo in quei procedimenti in cui viene trattato il merito dell'accusa penale, potendo, invece, in altri essere garantito il diritto di difesa e del contraddittorio attraverso la rappresentanza dei difensori (così Cass. VI, n. 22113/2013, che ha dichiarato la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale — in relazione agli artt. 3, 24, comma 2, 111, 117 Cost. e 6 CEDU — dell'art. 48 nella parte in cui non prevede, nel procedimento dinanzi la Corte di Cassazione, la partecipazione personale dell'interessato ed il diritto di essere sentito. Sul punto e sulla giurisprudenza della Corte Edu si veda anche il commento all'art. 611).

Sono dunque inapplicabili al dibattimento in cassazione le norme che riguardano l'assenza dell'imputato o suoi eventuali impedimenti (legittimi o meno che siano) (Cass. VI, n. 19012/2017). Nemmeno il suo stato detentivo rileva (così Cass. V, n. 29763/2010, in motivazione), né la sua incapacità di partecipare coscientemente al processo (Cass. I, n. 28219/2014; Cass. IV, n. 28559/2005).

La piena rappresentanza dell'imputato da parte del difensore, d'ufficio o di fiducia non ha importanza, comporta che il diritto del ricorrente a essere informato in modo dettagliato della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico deve ritenersi soddisfatto quando l'eventualità di una diversa qualificazione giuridica del fatto operata dal giudice ex officio sia stata rappresentata al difensore stesso, in modo che la parte abbia potuto beneficiare di un congruo termine per apprestare la propria difesa, ciò sul rilievo che l'art. 6, paragrafo 1, della C.E.D.U., così come interpretato dalla giurisprudenza della Corte Edu, può ritenersi rispettato con l'informazione al solo difensore, tenendo conto della natura tecnica del giudizio di legittimità (Cass. II, n. 37413/2013).

Il rito COVID-19

L'art. 83, comma 12-ter, d.l. 17/03/2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, ha introdotto modifiche rilevanti alle modalità di trattazione dei ricorsi in camera di consiglio e, soprattutto, in pubblica udienza. Si tratta di modifiche temporanee (fino al 31 luglio 2020), finalizzate a fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, che determinano la trasformazione dell'udienza pubblica in udienza camerale non partecipata, salvo diversa domanda delle parti. In particolare, la Corte di cassazione procede in camera di consiglio senza l'intervento del procuratore generale e dei difensori delle altre parti, salvo che una delle parti private o il procuratore generale faccia richiesta di discussione orale. Entro il quindicesimo giorno precedente l'udienza, il procuratore generale formula le sue richieste con atto spedito alla cancelleria della Corte a mezzo di posta elettronica certificata. La cancelleria provvede immediatamente a inviare, con lo stesso mezzo, l'atto contenente le richieste ai difensori delle altre parti che, entro il quinto giorno antecedente l'udienza, possono presentare con atto scritto, inviato alla cancelleria della corte a mezzo di posta elettronica certificata, le conclusioni. La richiesta di discussione orale deve essere formulata per iscritto dal procuratore generale o dal difensore abilitato a norma dell' articolo 613 (e, dunque non dalla parte personalmente) entro il termine perentorio di venticinque giorni liberi prima dell'udienza e presentata, a mezzo di posta elettronica certificata, alla cancelleria. Se la richiesta è formulata dal difensore del ricorrente, i termini di prescrizione e di custodia cautelare sono sospesi per il tempo in cui il procedimento è rinviato.

Per consentire l'esercizio della facoltà di trattazione pubblica dell'udienza, il legislatore ha disposto il rinvio delle udienze che sono già state fissate in data anteriore al venticinquesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge 24 aprile 2020.

Può essere utile segnalare che con protocollo di intesa, reperibile sul sito della Corte di cassazione al seguente indirizzo: http://www.cortedicassazione.it/cassazione-resources/resources/cms/documents/Protocollo_di_intesa_CSC_PG_CNF-format_invio_atti.pdf, sono state disciplinate le modalità di trasmissione degli atti e delle richieste alla Corte di cassazione.

Il persistere ed il riacutizzarsi dell'emergenza epidemiologica hanno indotto il legislatore a intervenire nuovamente reintroducendo la “cartolarizzazione” del giudizio di legittimità.

L'art. 23, comma 8, d.l. 28 ottobre 2020, n. 137 (cd. decreto Ristori, pubblicato sulla GU n. 269 del 28 ottobre), ha stabilito che «per la decisione sui ricorsi proposti per la trattazione a norma degli articoli 127 e 614 del codice di procedura penale la Corte di cassazione procede in Camera di consiglio senza l'intervento del procuratore generale e dei difensori delle altre parti, salvo che una delle parti private o il procuratore generale faccia richiesta di discussione orale».

La richiesta di discussione orale deve essere formulata per iscritto dal procuratore generale o dal difensore abilitato ai dell'articolo 613 entro il termine perentorio di venticinque giorni liberi prima dell'udienza e presentata, a mezzo di posta elettronica certificata, alla cancelleria. Per i procedimenti nei quali l'udienza ricade tra il sedicesimo e il trentesimo giorno dall'entrata in vigore del decreto (entrato in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e, dunque, 29 ottobre 2020) la richiesta di discussione orale deve essere formulata entro dieci giorni dall'entrata in vigore del decreto stesso. Sicché, per i procedimenti la cui udienza ricade tra il 14 ed il 28 novembre 2020 la richiesta di discussione orale deve essere formulata entro entro l'8 novembre.  Per i procedimenti nei quali l'udienza ricade entro il 13 novembre 2020 il dibattimento e la camera di consiglio continueranno ad essere trattati nelle forme consuete. Diversamente da quanto previsto dall'art. 83, comma 12-ter, d.l. 17/03/2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, la richiesta di discussione orale proposta dal difensore del ricorrente non determina la sospensione dei termini di prescrizione e di custodia cautelare. Ciò comporta la necessità di celebrare sempre l'udienza (pubblica o camerale che sia) in presenza delle parti quando il ricorrente sia detenuto in custodia cautelare (o agli arresti domiciliari) per il fatto per il quale si procede nei suoi confronti oppure quando siano prossimi a scadere i termini di prescrizione o di custodia. La richiesta di discussione orale non vincola la parte ad essere presente in udienza, restando sempre una sua facoltà quella di partecipare.

In assenza di richiesta di discussione orale, il procedimento viene definito sulla base delle richieste scritte delle parti. Si ripete il meccanismo già introdotto dall'art. 83, comma 12-ter, cit.: entro il quindicesimo giorno precedente l'udienza, il procuratore generale formula le sue richieste con atto spedito alla cancelleria della Corte a mezzo di posta elettronica certificata; la cancelleria provvede immediatamente a inviare, con lo stesso mezzo, l'atto contenente le richieste ai difensori delle altre parti che, entro il quinto giorno antecedente l'udienza, possono presentare con atto scritto, inviato alla cancelleria della corte a mezzo di posta elettronica certificata, le conclusioni.

In caso di “cartolarizzazione” dell'udienza (e solo in quel caso), la deliberazione collegiale viene assunta mediante collegamenti da remoto. A tal fine, il luogo da cui si collegano i magistrati è considerato Camera di consiglio a tutti gli effetti di legge. Dopo la deliberazione, il presidente del collegio o il componente del collegio da lui delegato sottoscrive il dispositivo della sentenza o l'ordinanza e il provvedimento è depositato in cancelleria ai fini dell'inserimento nel fascicolo il prima possibile. Non si dà luogo alla lettura del dispositivo. L'inserimento non immediato del dispositivo nel fascicolo si spiega, nell'ottica del legislatore, con la possibilità di tutti i componenti del collegio di collegarsi da remoto, escludendo, anche per il presidente, l'obbligo di essere presente in Corte. Tuttavia, con decreto del 5 novembre 2020 del Primo Presidente della Corte di cassazione (liberamente consultabile sul sito della Corte all'indirizzo https://www.cortedicassazione.it/cassazione-resources/resources/cms/documents/decreto_PP_144_del_2020_udienza_da_remoto_.pdf), si è opportunamente stabilito che almeno un componente del collegio garantisca la presenza fisica in sede quantomeno al fine di effettuare le verifiche del fascicolo rese necessarie dalle deduzioni delle parti.  

La norma non prevede nulla in caso di presentazione di motivi nuovi e memorie. Il termine è quello di quindici giorni prima dell'udienza (art. 611); si corre il rischio che il procuratore generale formuli le sue richieste senza esserne a conoscenza. La necessità di garantire il contraddittorio comporta che della presentazione di motivi aggiunti e memorie la parte pubblica venga informata direttamente dalla cancelleria della Corte con le stesse modalità con le quali quest'ultima informa le parti delle richieste del PG, dovendo altrimenti il Collegio rinviare il processo per consentire l'interlocuzione anche (e quantomeno) sui motivi aggiunti.

L'art. 94, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, aveva stabilito che le disposizioni di cui all'art. 23, comma 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, d.l. n. 137/2020 (decreto Ristori) continuassero a trovare applicazione per i ricorsi proposti entro il 30 giugno 2023. Per i ricorsi presentati successivamente (a partire, cioè, dal 1° luglio 2023) avrebbe trovato applicazione l'art. 611 c.p.p. (al cui commento si rinvia). Nell'imminenza della scadenza del termine, il legislatore è intervenuto con d.l. 22 giugno 2023, n. 75, stabilendo (art. 75) che le disposizioni cui all'art. 23, comma 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, d.l. Ristori, continuano ad applicarsi fino al quindicesimo giorno successivo alla scadenza del termine del 31 dicembre 2023, di cui ai commi 1 e 3 dell'articolo 87 d.lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia). L'art. 87, comma 1, assegna al Ministro della Giustizia il compito di definire, con regolamento da adottare entro il 31 dicembre 2023, le regole tecniche riguardanti il deposito, la comunicazione e la notificazione con modalità telematiche degli atti del procedimento penale, così da rendere concretamente attuabili le norme in materia di presentazione telematica delle impugnazioni (artt. 111-bis e 582 c.p.p.). Sempre entro il 31 dicembre 2023, il Ministro della Giustizia deve individuare, con altro regolamento, gli uffici giudiziari e gli atti per i quali possono essere adottate anche modalità non telematiche di deposito, comunicazione o notificazione degli atti penali, nonché i termini transizione al nuovo regime telematico (art. 87, comma 3). Per effetto della novella, dunque, il rito COVID-19 continua ad applicarsi a tutti ricorsi per cassazione presentati prima della scadenza del quindicesimo successivo alla pubblicazione dei regolamenti che il Ministro della Giustizia deve emanare non oltre il 31 dicembre 2023.

Il difensore

Rilevano, invece, le norme sull'impedimento del difensore (Cass. I, n. 3490/1992; Cass. I, n. 1842/1996) il quale, pur non dovendo necessariamente comparire, può farsi sostituire ai sensi dell'art. 102 da un collega che sia anch'egli iscritto all'albo (Cass. VI, n. 3160/1992), ma quando ciò non sia possibile e intenda comunque presenziare può ottenere il rinvio dell'udienza negli stessi termini e alle stesse condizioni in cui potrebbe ottenere il rinvio nel dibattimento di merito, con conseguente sospensione del termine di prescrizione ai sensi dell'art. 161, c.p.

La Cass. IV, n. 22797/2018, ha però ribadito che nel giudizio di cassazione non è prevista la richiesta di nomina di un sostituto del difensore che sia impossibilitato a comparire all'udienza fissata per la discussione del ricorso (nello stesso senso Cass. n. 6124/1992).

Rileva altresì la sua scelta di aderire all'astensione proclamata dagli organismi rappresentativi della categoria (si veda, sul punto, il commento all'art. 611 e la giurisprudenza ivi richiamata).

La produzione di memorie e documenti

Fermo il diritto di presentare memorie e motivi nuovi negli stessi termini indicati dall'art. 611 (Cass. II, n. 47841/2019; Cass. II, n. 17235/2018Cass. III, n. 50200/2015; si rimanda al commento dell’art. 611), è incompatibile con la natura (e l'oggetto) del giudizio la produzione di nuovi documenti attinenti al merito della regiudicanda, ad eccezione di quelli che l'interessato non sia stato in condizione di esibire nei precedenti gradi di giudizio e dai quali può derivare l'applicazione dello ius superveniens, di cause estintive o di disposizioni più favorevoli, dal momento che la Corte di Cassazione non può mai procedere ad un esame degli atti, ma solo alla valutazione circa l'esistenza della motivazione e della sua logicità (Cass. S.U, n. 28910/2019, Cass. III, n. 27417/2014). Il principio è assolutamente consolidato e si salda con la possibilità per la Corte di allargare l'ambito della cognizione alle questioni rilevabili d'ufficio in ogni stato e grado del processo (si veda il commento all'art. 609). Secondo Cass. III, n. 50200/2015, i documenti, in quanto diversi dalle memorie, possono essere presentati anche in sede di discussione.

Non può invece tenersi conto delle osservazioni scritte che la parte civile produca in udienza contestualmente alle conclusioni, in quanto loro costituiscono memoria difensiva non prima comunicata alla difesa dell'imputato, in violazione del contraddittorio nonché delle modalità di presentazione in numero sufficiente per l'esame ad opera delle altre parti, essendo tenuta la parte civile ad illustrare e formulare oralmente le proprie conclusioni in udienza, pur potendo farle seguire da una sintesi scritta, ai sensi dell'art. 523, comma 2, in virtù del richiamo effettuato dall'art. 614, comma 1, dello stesso codice, alle norme che regolano lo svolgimento della discussione nei giudizi di primo e secondo grado (Cass. II, n. 3286/2016; cfr. altresì Cass. II, n. 37813/2014, che ha ulteriormente precisato che non può tenersi conto delle conclusioni inviate in cancelleria, a mezzo telefax, dal difensore della parte civile).

Di certo, non è legittimato a prendere parte ai gradi ulteriori del procedimento, e dunque nemmeno a presentare memorie, il soggetto che non abbia partecipato a quelli precedenti, non potendo il rapporto processuale includere soggetti nuovi nella sua evoluzione da un grado all'altro (Cass. S.U., n. 23271/2004).

La liquidazione delle spese in favore della parte civile

Cass. II, n. 40855/2017 ha ribadito il principio di diritto secondo il quale in tema di spese processuali, ha diritto ad ottenerne la liquidazione la parte civile che, nel giudizio di legittimità, pur dopo aver depositato memorie, non interviene alla discussione in pubblica udienza, in quanto, da un lato, la sua mancata presentazione non può essere qualificata come revoca tacita della costituzione e, dall'altro, l'art. 12 d.m. n. 55/2014, attribuisce rilievo alla partecipazione in sé alla fase decisionale, senza distinguere tra difese orali e scritte (nello stesso senso, Cass. V, n. 36085/2015; Cass. V, n. 6052/2015). L'indirizzo contrario sostiene, invece, che nel giudizio di legittimità l'imputato soccombente va condannato al pagamento delle spese processuali sostenute dalla parte civile a condizione che questa sia intervenuta all'udienza di discussione (così, da ultimo, Cass. II, n. 52800/2016).  

Spiega Cass. II, n. 40855/2017, cit., che «ai sensi dell'art. 523 c.p.p. (norma generale dettata in tema di dibattimento), il difensore della parte civile, al pari dei difensori delle altre parti, è tenuto a "formulare e ed illustrare" le proprie conclusioni (comma 1) e solo successivamente «presenta conclusioni scritte» (comma 2). Peraltro, ai sensi dell'art. 614 (norma speciale), davanti alla Corte di cassazione si osservano, in quanto applicabili, tra le altre, le norme concernenti la direzione della discussione (artt. 523 e 524): dopo aver fatto rinvio (per quello che in questa sede interessa) all'art. 523 - ma soltanto nella parte in cui detta disposizioni concernenti la direzione della discussione, non anche nella parte in cui prevede che la parte civile depositi conclusioni scritte dopo averle formulate ed illustrate oralmente - l'art. 614 prevede per la pena pecuniaria e dell'imputato espongono nell'ordine le loro difese. Non sono ammesse repliche» (comma 4)], senza riprodurre quanto stabilito dall'art. 523, comma 2, in ordine alla necessità del deposito, solo successivamente alla discussione orale, delle conclusioni scritte. La previsione di questa disciplina speciale trova una evidente giustificazione nel rilievo che solo nel giudizio di legittimità, non anche in quelli di merito, la partecipazione all'udienza della difesa (anche) della parte civile è facoltativa, non obbligatoria: ai sensi dell'art. 614, comma 2, infatti, le parti private «possono», non «devono», comparire per mezzo dei loro difensori. L'art. 168 disp. att. dispone l'applicazione, nel giudizio di cassazione, delle «disposizioni di attuazione relative al giudizio di primo grado» (così, testualmente ed inequivocabilmente, l'art. 168 disp. att.): in virtù di tale rinvio, deve ritenersi senz'altro richiamato anche l'art. 153 disp. att., a norma del quale, «agli effetti dell''art. 541, comma 1, del codice, le spese sono liquidate dal giudice sulla base della nota che la parte civile presenta al più tardi insieme alle conclusioni»: al più tardi insieme alle conclusioni, ma quindi, di necessità, anche prima (ove si ritenga il contrario, la disposizione resterebbe priva di concreto dei danni - un obbligo generale di condanna dell'imputato alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile svincolato da qualsiasi riferimento alla discussione in pubblica udienza.  D'altro canto, nel giudizio di legittimità la mancata partecipazione della parte civile alla discussione in pubblica udienza non può certamente essere qualificata come revoca tacita della costituzione ex art. 82, comma 2, poiché la c.d. “immanenza” della costituzione di parte civile viene meno soltanto in presenza della revoca espressa, ovvero nei casi di revoca implicita previsti dall'art. 82, comma 2, peraltro applicabile soltanto al giudizio di primo grado (Cass. VI, n. 48397/2008, Cass.VI, n. 25012/2013, Cass. V, n. 39471/2013); inoltre, il già citato art. 153 disp. att. non prevede alcuna sanzione in caso di violazioni della disciplina dettata (Cass. II, n. 18269/2013) (…) deve ancora rilevarsi che, sia pur con riferimento al procedimento celebrato dinanzi alla VII Sezione ai sensi degli artt. 610 e 611, ma con affermazione di principio senz'altro valida anche nel caso in esame, questa Corte ha anche ritenuto che l'effettiva liquidazione delle spese di parte civile postula che quest'ultima abbia effettivamente esplicato, nei modi e nei limiti consentiti, un'attività diretta a contrastare l'avversa pretesa a tutela dei propri interessi di natura civile risarcitoria (Cass. VII, ord. n. 44280/2016: nella specie, è stata esclusa la condanna del ricorrente alla rifusione delle spese processuali sostenute nel grado dalla parte civile che aveva prodotto una memoria contenente l'indicazione di elementi di contrasto ultronei rispetto alla valutazione preliminare di inammissibilità operata dal collegio secondo i presupposti e le peculiari finalità del meccanismo di cui all'artt. 610, comma 1; Cass. VII, ord. n. 7425/2016: nella specie, è stata esclusa la condanna del ricorrente alla rifusione delle spese processuali sostenute nel grado dalla parte civile, che si era limitata a sollecitare, con una memoria, la declaratoria di inammissibilità del ricorso e la condanna alle spese in proprio favore, senza contrastare specificamente i motivi di impugnazione proposti)». 

Bibliografia

Galati, sub art. 614, in Codice di procedura penale, a cura di Canzio e Tranchina, Milano, 2012, II, 5532 ss.; Bigiarini, Il caso Drassich dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 113 del 2011, in Dir. pen. e proc., 2014, 7, 845.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario