Codice di Procedura Penale art. 615 - Deliberazione e pubblicazione.Deliberazione e pubblicazione. 1. La corte di cassazione delibera la sentenza in camera di consiglio subito dopo terminata la pubblica udienza salvo che, per la molteplicità o per l'importanza delle questioni da decidere, il presidente ritenga indispensabile differire la deliberazione [525] ad altra udienza prossima. Si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni degli articoli 527 e 546. 2. Se non provvede a norma degli articoli 620, 622 e 623, la corte dichiara inammissibile [591, 6063] o rigetta il ricorso. 3. La sentenza è pubblicata in udienza subito dopo la deliberazione, mediante lettura del dispositivo fatta dal presidente o da un consigliere da lui delegato [545]1. 4. Prima della lettura, il dispositivo è sottoscritto [110] dal presidente. [1] Per favorire l'esercizio dell'attività giurisdizionale nella vigenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, in particolare, per la decisione sui ricorsi proposti per la trattazione a norma degli articoli 127 e 614 del codice di procedura penale, vedi l'art. 23, comma 8, del d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, conv., con modif., in l. 18 dicembre 2020, n. 176 ( in tema di modalità di assunzione delle deliberazioni dei giudizi penali di appello v. anche quanto aveva disposto l'art. 23 d.l. 9 novembre 2020, n. 149, successivamente il decreto n. 149/2020 cit. è stato interamente abrogato dall'art. 1, comma 2 , della legge 18 dicembre 2020, n. 176. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto). Da ultimo, v. art. 16 d.l. 30 dicembre 2021, n. 228, conv., con modif. in l. 25 febbraio 2022, n. 15, dispone che «Le disposizioni di cui all'articolo 221, commi 3, 4, 5, 6, 7, 8 e 10 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonché le disposizioni di cui all'articolo 23, commi 2, 6, 7, 8, primo, secondo, terzo, quarto e quinto periodo, 8-bis, primo, secondo, terzo e quarto periodo, 9, 9-bis e 10, e agli articoli 23-bis, commi 1, 2, 3, 4 e 7, e 24 del decreto-legge 28 ottobre 2020 n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, in materia di processo civile e penale, continuano ad applicarsi fino alla data del 31 dicembre 2022»; in particolare, ai sensi dell'art. 16, comma 1-bis d.l. n. 228, cit., aggiunto in sede di conversione, l'art. 23, comma 4, del d.l. n. 137/2020 cit., in materia di processo penale, continua ad applicarsi fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19. V. anche art. 16, comma 2, d.l. n. 228, cit. Per le disposizioni transitorie in materia di videoregistrazioni e di giudizi di impugnazione vedi quanto disposto dall'art. 94, comma 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dall' art. 5-duodecies, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199e, da ultimo, dall'art. 17, comma 1, d.l. 22 giugno 2023, n. 75, conv., con modif., in l. 10 agosto 2023, n. 112. InquadramentoIl capo del codice del 1988 dedicato alle sentenze della Cassazione ricalca strutturalmente quello del testo in precedenza vigente rimanendo invariate le modalità di deliberazione e di deposito dei provvedimenti. La disposizione in esame regola la deliberazione e pubblicazione della sentenza. A differenza che nei giudizi di merito (art. 525), la deliberazione della sentenza avviene dopo la trattazione di tutti i ricorsi fissati nell'udienza tramite lettura del dispositivo e sottoscrizione da parte del Presidente del collegio. Rimane la possibilità, in ragione della molteplicità o per l'importanza delle questioni da decidere, di differire la deliberazione di specifici procedimenti ad altra udienza. Le regole che sovrintendono la deliberazione collegiale e i requisiti della sentenza rimangono i medesimi nei limiti della compatibilità col rito. Come previsto letteralmente dalla norma, la sentenza è pubblicata in udienza subito dopo la deliberazione, mediante lettura del dispositivo fatta dal presidente o da un consigliere da lui delegato. Dei provvedimenti emessi dal giudice in camera di consiglio, che devono essere depositati entro il termine ordinatorio di cinque giorni in cancelleria, non è prevista alcuna pubblicità immediata attraverso la lettura successiva alla deliberazione, al contrario di quel che accade per i provvedimenti assunti all'esito della pubblica udienza (Cass. I, n. 4420/1997). Forma del provvedimentoNel procedimento che si svolge nelle forme della camera di consiglio ai sensi degli artt. 610 e 611, la decisione di inammissibilità assume la forma dell’ordinanza anche in caso di trasferimento della cognizione e decisione del ricorso dalla sezione competente alle Sezioni unite, a nulla rilevando la circostanza che tale ordinanza, in quanto definisce il giudizio, abbia nella sostanza natura di sentenza. Infatti, il trasferimento della cognizione e decisione del ricorso dall’« apposita sezione » di cui all’art. 610, comma 1, alle sezioni Unite non altera in alcun modo la natura del procedimento camerale e non influisce, perciò, neppure sulla forma del provvedimento conclusivo che è quella dell’ordinanza. L’attribuzione di tale forma alla pronuncia dichiarativa dell’inammissibilità del ricorso con la connessa possibilità che la stessa sia sottoscritta dal solo presidente del Collegio giudicante in virtù della regola generale dettata dall’art. 134 c.p.c. non è giustificata soltanto dall’esigenza di creare un parallelismo con l’istituto introdotto per il giudizio civile di legittimità dall’art. 375 c.p.c., come sostituito dall’art. 1 l. n. 89/2001, ma, oltre che dalla disposizione di carattere generale dettata in materia d’inammissibilità dell’impugnazione dall’art. 591, comma 2, dal tenore letterale dell’art. 648 dello stesso codice, per il quale « se vi è stato ricorso per Cassazione, la sentenza è irrevocabile dal giorno in cui è pronunciata l’ordinanza o la sentenza, che dichiara inammissibile o rigetta il ricorso » (Cass. S.U., n. 5466/2004). Nessun dubbio invece in ordine al fatto che – in tutti gli altri casi – il provvedimento finale assuma la forma di sentenza. Casistica
Differimento della camera di consiglio e memorie Qualora vi sia stato differimento della camera di consiglio per complessità e rilevanza delle questioni, la Corte ha ritenuto inammissibile il deposito di ulteriori memorie difensive. Queste verrebbero infatti a porsi in palese violazione del principio del contraddittorio e del disposto dell'alt. 121, comma 1. Tale norma, nel prevedere il diritto delle parti e dei difensori di presentare al giudice memorie o richieste scritte in ogni stato e grado del procedimento, postula che sussista un procedimento in corso, nel quale vi sia spazio per il dibattito e il confronto paritario tra le parti. Rimane pertanto esclusa la fase della deliberazione della sentenza che segue, senza soluzione di continuità, la chiusura del dibattimento nei diversi gradi del giudizio (Cass. I, n. 49086/2012). Risultano invece inammissibili le memorie ex art. 121 c.p.p. depositate dopo la chiusura del dibattimento in quanto in palese violazione del principio del contraddittorio sancito dall'art. 111, comma 2, Cost. anche se si limitino a presentare una precisazione ed una diversa articolazione dei motivi già presentati (Cass. I, n. 49086/2012). Difformità tra ruolo di udienza e dispositivo Rispetto ai provvedimenti svoltisi in camera di consiglio, si è posta la questione dell'eventuale difformità tra decisione riportata sul ruolo e provvedimento depositato unitamente alla motivazione. La Corte — dopo un primo orientamento (espresso dalla già cit. Cass. ord., 4420/1997) che negava la rilevanza del l'indicazione della decisione riportata sul ruolo dell'udienza camerale, benché sottoscritta dal presidente, in quanto assimilabile a un appunto ovvero a una mera annotazione, ha affermato in tal caso doversi esperire la procedura di correzione degli errori materiali per rimediare alla difformità del dispositivo riportato nel provvedimento depositato da quello immediatamente compilato a margine del ruolo d'udienza e sottoscritto dal Presidente, da ritenersi prevalente (Cass. I, n. 10278/2010). È stata invece ritenuta ammissibile la procedura di correzione dell'errore materiale di rimediare all'omissione, nel dispositivo della Corte di Cassazione riportato sul ruolo delle cause e sottoscritto dal Presidente del collegio, circa la specificazione che la sentenza impugnata è stata annullata con rinvio, e circa la indicazione del giudice all'uopo designato (Cass. IV, n. 3625/2008) BibliografiaDell'Anno, artt. 615-617, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, diretta da Lattanzi - Lupo, VII, Milano, 1997, 589; Liguori, Le Sezioni unite sul tema della mancata firma della sentenza: vizi e conseguenze, in Cass. pen. 2013, 2948-2955; Spangher, Voce Suprema Corte di Cassazione (ricorso per), in Dig. d. Pen., Torino, 1999; Valentini, Voce Ricorso per Cassazione, in Dig. d. Pen., Torino, 2011. |