Codice di Procedura Penale art. 648 - Irrevocabilità delle sentenze e dei decreti penali.

Enrico Campoli

Irrevocabilità delle sentenze e dei decreti penali.

1. Sono irrevocabili le sentenze pronunciate in giudizio contro le quali non è ammessa impugnazione diversa dalla revisione [629].

2. Se l'impugnazione è ammessa, la sentenza è irrevocabile quando è inutilmente decorso il termine [585] per proporla o quello per impugnare l'ordinanza che la dichiara inammissibile [591]. Se vi è stato ricorso per cassazione [606], la sentenza è irrevocabile dal giorno in cui è pronunciata l'ordinanza [611] o la sentenza [615] che dichiara inammissibile o rigetta il ricorso.

3. Il decreto penale di condanna [460] è irrevocabile quando è inutilmente decorso il termine per proporre opposizione o quello per impugnare l'ordinanza che la dichiara inammissibile [461].

Inquadramento

L’art. 648 disciplina il regime di irrevocabilità delle sentenze e dei decreti penali di condanna. Le sentenze ed i decreti penali di condanna sono dichiarati irrevocabili allorquando non è più ammessa, in relazione ad essi, alcuna impugnazione, fatta salva la possibilità di richiederne la revisione : quest’ultima, difatti, laddove sussistenti i presupposti di legge (artt. 629 e ss.), è “ammessa in ogni tempo”.

Nei casi in cui, invece, l’impugnazione è ammessa la sentenza acquisisce lo status di  “giudicato definitivo quando il decorso del termine per proporla è decorso ovvero quando è trascorso quello per impugnare l’ordinanza che l’ha dichiarata inammissibile, fatta salva anche qui l’eccezione della restituzione in termini (art. 175).

Anche per il decreto penale l’irrevocabilità è strettamente legata al decorso del termine per impugnarlo (a mezzo dell’opposizione) ovvero a quello che  è  trascorso invano per l’impugnazione dell’ordinanza che ne ha dichiarato l’inammissibilità.

Il regime di irrevocabilità, nei casi in cui è stato proposto ricorso di legittimità, è legato al momento in cui è pronunciata l’ordinanza ovvero la sentenza con cui lo stesso viene rigettato o dichiarato inammissibile. Può anche accadere che, all’esito del giudizio di cassazione, in forza di un parziale annullamento con rinvio subentri un giudicato definitivo solo in ordine ad alcune questioni, sempre salvo che quest’ultime non abbiano diretta ripercussione su altre rimandate a nuovo esame.  

Il percorso di irrevocabilità della sentenza

In dottrina (Catelani, 192) si sostiene che l’irrevocabilità della sentenza attiene all’acquisizione dello status di cosa giudicata formale. Quest’ultima può tanto trovare ragione nell’esclusione per essa di ogni impugnazione, diversa dalla revisione, quanto risiedere, - nei casi in cui, invece, l’impugnazione è ammessa -, nel decorso del tempo da valutare o relativamente al suo tempestivo svolgimento ovvero in riferimento all’ordinanza con cui se ne è dichiarata l’inammissibilità.

L’acquiescenza del soggetto interessato all’impugnazione – che può manifestarsi sia in forma tacita che espressamente a mezzo della rinuncia – determina l’irrevocabilità.

La rinuncia al ricorso per cassazione ha quale effetto immediato l’estinzione del rapporto processuale ed il contestuale passaggio in giudicato della sentenza al momento della dichiarazione di inammissibilità dell’impugnazione ad essa correlata – (Cass. S.U., n. 12602/2015).

Nei casi in cui l’impugnazione trova forma a mezzo del ricorso per cassazione l’autorità di giudizio definitivo è demandata al momento in cui la pronuncia di legittimità respinge il ricorso ovvero lo dichiara inammissibile.

Quando l’impugnazione è presentata tardivamente la sentenza acquisisce autorità di cosa giudicata immediatamente, e cioè indipendentemente dalla data in cui è pronunciata l’ordinanza di inammissibilità del gravame : da ciò consegue che l’esecuzione può essere immediatamente avviata (Cass. S.U., n. 47766/2015).

Il percorso di irrevocabilità del decreto penale di condanna

L’art. 460 sancisce che “se non è proposta opposizione o se questa è dichiarata inammissibile, il giudice che ha emesso il decreto di condanna ne ordina l’esecuzione”.

Il decreto penale di condanna diviene, pertanto,  irrevocabile quando non venga proposta tempestiva opposizione oppure quando, l'opposizione sia dichiarata inammissibile e siano scaduti i termini per impugnare la declaratoria di inammissibilità, oppure l'impugnazione sia stata proposta tempestivamente ma la Corte di Cassazione l'abbia dichiarata inammissibile o respinta, ed anche ove siano state erroneamente disposte statuizioni reali (Cass. III, n. 49477/2012; Cass. III, n. 7475/2008).

Nel caso in cui l’opposizione sia stata proposta solo da alcuni degli imputati raggiunti dal decreto penale di condanna per lo stesso reato – art. 463 -  “l’esecuzione...rimane sospesa nei confronti di coloro che non hanno proposto opposizione fino a quando il giudizio conseguente all’opposizione proposta da altri coimputati non sia definito con pronuncia irrevocabile”.

Tale principio non trova applicazione quando il reato per il quale è stata proposta opposizione non è lo stesso per tutti gli imputati mentre nel caso in cui quest’ultima è presentata dal solo imputato o dalla sola persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria gli effetti si estendono anche a quella che non l’aveva svolta (art. 463, comma 2).

All'esito (definitivo) del giudizio nei confronti nei confronti degli imputati che hanno presentato opposizione gli effetti (favorevoli) della sentenza di proscioglimento perché il fatto non sussiste, non è previsto dalla legge come reato o è stato commesso in presenza di una causa di giustificazione vengono estesi anche a coloro che erano rimasti inerti: il giudice, difatti, revoca il decreto penale di condanna.

Nella prassi, allorquando viene presentata opposizione solo da parte di alcuni imputati condannati con decreto penale per lo stesso reato il giudice per le indagini preliminari nel dar luogo al provvedimento di sospensione dell’esecuzione per coloro che non l’hanno proposta stralcia le loro posizioni in attesa della definizione del procedimento nei confronti dei primi : è per tale ragione, che è preferibile che anche tale stralcio sia rimesso al giudice del dibattimento in quanto è all’esito del suo giudicato – divenuto irrevocabile per ultimo – che è strettamente connessa sia l’eventuale revoca del decreto penale, in caso di pronuncia favorevole, sia la cessazione della sospensione dell’esecuzione. In molti uffici dei giudici per le indagini preliminari, invece, gli atti oggetto dello stralcio vengono trattenuti con evidenti problemi di comunicazione tra le due pronunce ed i loro variegati effetti.

Il giudicato “progressivo”

In sede di legittimità, fermo restando la irrevocabilità al momento in cui il ricorso per cassazione è rigettato ovvero dichiarato inammissibile, può accadere che la sentenza divenga solo parzialmente irrevocabile essendo altre questioni annullate e rimandate ad un “nuovo” giudizio di merito.

La parzialità del regime di irrevocabilità è, pertanto, strettamente correlata alla pronuncia intervenuta ed è in rapporto ad essa che occorre prendere in considerazione i singoli capi della sentenza e non i singoli punti di essa che possono essere oggetto solo di specifica preclusione in una successiva fase di merito : è per questo che può accadere che la pronuncia di condanna divenga definitiva a seguito dell’affermata statuizione di responsabilità ma non acquisti valore di cosa giudicata essendo rimesse, a successiva e diversa valutazione, altre questioni ad essa correlata (circostanze; quantificazione della pena; etc.).

E’ per tale ragione che la dottrina ritiene, comunemente, che il passaggio in giudicato della sentenza penale possa formarsi progressivamente, investendo differenti parti della decisione in diversi momenti, siano essi riferiti a imputati diversi o a diversi oggetti (Jannelli, 599). Pertanto è irrevocabile una sentenza di condanna per un reato quando sia annullata con riferimento ad altri reati attribuiti allo stesso imputato, mentre non è irrevocabile una sentenza di condanna laddove sia stata accertata la penale responsabilità dell'imputato ma sia stata annullata la pena inflitta o il riconoscimento di una circostanza.

Nell’ipotesi di continuazione tra reati già coperti dal giudicato irrevocabile ed altri “sub iudice” la valutazione di maggiore gravità va svolta confrontando la pena irrogata per i fatti già giudicati con quella irroganda a differenza di quanto accade allorquando le diverse fattispecie di reato sono tutte rimesse, in punto di valutazione, al giudice la cui valutazione sulla violazione più grave va compiuta in astratto in base alla pena edittale (Cass. II, n. 935/2015).

Il principio secondo cui la sentenza di condanna per la parte divenuta irrevocabile deve essere posta in esecuzione anche in caso di rinvio parziale disposto dalla Corte di cassazione per ipotesi di reato in continuazione con quelle non attinte dall’annullamento, ricollegabile alla regola della formazione progressiva del giudicato, trova applicazione solo se la pena minima da espiare sia stata indicata in modo specifico dalla sentenza di merito divenuta parzialmente irrevocabile, non essendo sufficiente che detta pena sia solo determinabile – (Cass., I, n. 6189/2020).

Il giudicato interno

Il concetto, tutto giurisprudenziale, di giudicato interno trova fondamento nella stretta correlazione ed interdipendenza che sussiste fra le varie parti della decisione.

Così come può accadere che in caso di impugnazione della dichiarazione di penale responsabilità, pur in mancanza di specifica impugnazione da parte dell’interessato, non può assumere la valenza di giudicato interno la sussistenza di un’aggravante l’eventuale pronunciamento confermativo in sede di legittimità sulla responsabilità non comporta il giudicato definitivo essendo deputato ad un altro giudizio la valutazione in merito ad essa.

Nell'ipotesi in cui le statuizioni di una sentenza non siano state specificamente impugnate, si consolida il giudicato interno, sicché non è ammessa ulteriore censura riguardo alle stesse (Cass. III, n. 7676/2012), ad eccezione del caso in cui l'impugnazione si sia rivolta nei confronti di statuizioni logicamente o giuridicamente fondanti quelle non impugnate(Cass. V, n. 46513/2014).

La dottrina ha precisato, ancora, che nel caso in cui, all'interno di un capo della decisione, un punto oggetto di censura non sia stato inciso dalla sentenza di annullamento pronunziata dal giudice di legittimità, su tali punti non si forma il giudicato interno (come ritenuto da Lozzi, 750), ma una mera preclusione, non ostativa all'esercizio di poteri ufficiosi da parte del giudice dell'impugnazione e del rinvio (Cordero, 1163).

La restituzione in termini

Il regime di irrevocabilità trova ulteriore eccezione non solo nella revisione ma anche nell’istituto della restituzione in termini.

Non può non evidenziarsi, difatti, che la sentenza non più impugnabile (o il decreto penale di condanna non più opponibile) possono essere travolti nella loro irrevocabilità dalla possibilità che il giudice conceda, laddove sussistenti i presupposti legittimanti di cui all’art. 175, la restituzione in termini per impugnarle.

La restituzione in termini concessa dal giudice per impugnare la sentenza contumaciale, disposta ai sensi dell’art. 175, comma 2, previgente alla l. n. 67/2014, consente all’imputato di richiedere anche la definizione con rito alternativo (Cass., S.U., n. 52274/2016).

Casistica

In tema di cosa giudicata, la formazione del giudicato coincide con l’eseguibilità del titolo, costituendo la prima il pero presupposto della seconda; pertanto, l’annullamento con rinvio di una sentenza di condanna composta di un unico capo in relazione al solo trattamento sanzionatorio non comporta automaticamente, in applicazione del principio della formazione progressiva del giudicato, l’immediata eseguibilità di detta sentenza, che può ricorrere soltanto qualora la pena sia definita con certezza nel “quantum” minimo inderogabile (Cass., I, n. 12904/2017). 

Bibliografia

Catelani, Manuale dell'esecuzione penale, Milano, 2002: Jannelli, La cosa giudicata, in Aimonetto, Le impugnazioni, in Giurisprudenza sistematica di diritto processuale penale, Torino, 2005; Cordero, Procedura penale, Milano, 2012; Lozzi, Lezioni di procedura penale, Torino, 2013.

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