Codice di Procedura Penale art. 672 - Applicazione dell'amnistia e dell'indulto.Applicazione dell'amnistia e dell'indulto. 1. Per l'applicazione dell'amnistia [151 c.p.] o dell'indulto [174 c.p.] il giudice dell'esecuzione [665] procede a norma dell'articolo 667, comma 4 (1). 2. Quando, in conseguenza dell'applicazione dell'amnistia o dell'indulto, occorre applicare o modificare una misura di sicurezza a norma dell'articolo 210 del codice penale, il giudice dell'esecuzione dispone la trasmissione degli atti al magistrato di sorveglianza [677]. 3. Il pubblico ministero che cura l'esecuzione della sentenza di condanna [655] può disporre provvisoriamente la liberazione del condannato detenuto ovvero la cessazione delle sanzioni sostitutive (2) e delle misure alternative (3), prima che essa sia definitivamente ordinata con il provvedimento che applica l'amnistia o l'indulto. 4. L'amnistia e l'indulto devono essere applicati, qualora il condannato ne faccia richiesta, anche se è terminata l'esecuzione della pena. 5. L'amnistia e l'indulto condizionati [151 4 e 174 3 c.p.] hanno per effetto di sospendere l'esecuzione della sentenza o del decreto penale fino alla scadenza del termine stabilito nel decreto di concessione o, se non fu stabilito termine, fino alla scadenza del quarto mese dal giorno della pubblicazione del decreto. L'amnistia e l'indulto condizionati si applicano definitivamente se, alla scadenza del termine, è dimostrato l'adempimento delle condizioni o degli obblighi ai quali la concessione del beneficio è subordinata. (1) Comma così sostituito dall'art. 29 d.lg. 14 gennaio 1991, n. 12. (2) V. gli artt. 53 s. l. 24 novembre 1981, n. 689. (3) V. artt. 47 s. l. 26 luglio 1975, n. 354. InquadramentoPer l’applicazione dell’amnistia e dell’indulto il giudice dell’esecuzione può adottare le forme semplificate dell’ordinanza de plano, fermo restando la possibilità dell’opposizione nei termini dati. Qualora, in forza dell’applicazione dell’amnistia e dell’indulto, si determinano conseguenze in merito alle misure di sicurezza, ex art. 210 c.p. il giudice dell’esecuzione ha il dovere di trasmettere gli atti al magistrato di sorveglianza attesa la sua competenza funzionale in merito ad esse. Attese le dirette ed immediate conseguenze che l’amnistia e l’indulto possono comportare in ordine alla libertà personale del condannato i provvedimenti possono essere adottati anche dal pubblico ministero che cura l’esecuzione della condanna, sempre fatta salva la trasmissione al giudice dell’esecuzione per la verifica della loro conformità ai presupposti di legge. L’interesse alla pronuncia sulle due diverse cause di estinzione, del reato (amnistia) e della pena (indulto) può sussistere nel condannato anche qualora lo stesso abbia già interamente scontato la pena. Viene, infine, presa in considerazione dall’art. 672 l’ipotesi dell’amnistia e dell’indulto condizionati con gli effetti ad essi conseguenti, della sospensione dell’esecuzione e dell’eventuale pronuncia definitiva di estinzione. Il vincolo della cognizioneIl giudice dell'esecuzione può revocare l'indulto concesso dal giudice della cognizione in presenza di cause ostative preesistenti esclusivamente se tali cause non erano note al giudice della cognizione e se questi non le abbia nemmeno implicitamente valutate (Cass. I, n. 33916/2015), sebbene si registrino alcuni orientamenti secondo i quali la revoca non potrebbe in ogni caso fondarsi su cause preesistenti al provvedimento di concessione (Cass. I, n. 5137/2012), e ciò in particolare nel caso in cui quest’ultimo sia stato emesso dal giudice dell'esecuzione (Cass. I, n. 40127/2011). Per converso, la dottrina ha osservato, in base al medesimo principio, che l'indulto denegato in fase di cognizione non possa essere concesso in fase di esecuzione (Catelani, 283), sebbene sussistano voci contrarie. Inoltre, se l'indulto sia stato, con più sentenze, applicato in misura superiore a quella prevista dalla legge, il giudice dell'esecuzione ha il potere di ridimensionarlo, perché il giudicato investe il diritto al beneficio ma non le concrete modalità applicative di esso (Cass. I, n. 51089/2013), salvo il caso di scuola in cui risulti che il giudice abbia consapevolmente e deliberatamente violato il limite legale di concessione dell'indulto o che comunque sia accertato che disponeva di tutti gli elementi necessari per essere consapevole della violazione che stava commettendo (Cass. I, n. 1739/2004;). Il procedimentoSull'applicazione di amnistia e indulto il giudice decide de plano, senza formalità, ai sensi dell'art. 667, comma 4, il che esclude in generale la necessità di richiesta di parte (Cass. I, n. 43684/2007), così come ritenuto dalla dottrina (Cordero, 1240) sebbene non senza pareri difformi (Caprioli, 291). L'ordinanza è impugnabile esclusivamente con lo strumento dell'opposizione innanzi allo stesso giudice dell'esecuzione (Cass. I, n. 6290/2015), anche se erroneamente il giudice abbia proceduto in contraddittorio ai sensi dell'art. 666. In ogni caso se è proposto ricorso per cassazione questo va riqualificato come opposizione e trasmesso al giudice competente (Cass. I, n. 25226/2015), mentre se sia stato qualificato come ricorso per cassazione dal giudice dell'opposizione, tale ordinanza va annullata senza rinvio (Cass. I, n. 12594/2015). Tale regola vale tuttavia per la decisione circa la richiesta di applicazione dell'indulto, mentre nel caso in cui sia richiesta la revoca o il ridimensionamento del beneficio, il giudice dell'esecuzione è tenuto a procedere in contraddittorio ai sensi dell'art. 666 e se procede de plano la decisione è viziata da nullità assoluta (Cass. I, n. 46704/2013). La richiesta disattesa non può essere riproposta sulla base degli stessi motivi neanche se provenga da soggetto diverso (Cass. I, n. 32401/2014), sebbene si registrino orientamenti di segno opposto (Cass. I, n. 42283/2010). Costituisce tuttavia elemento di novità il mutamento di giurisprudenza adottato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Cass. S.U., n. 18288/2010; Cass. III, n. 27702/2014). La questione relativa all’applicazione dell’indulto può essere proposta nel giudizio di legittimità soltanto nel caso in cui il giudice di merito l’abbia presa in esame e risolta negativamente e non quando abbia omesso di pronunciarsi – (Cass., II, n. 6954/2020). L'indulto su pena espiataL'indulto può essere applicato a pena già espiata ma, trattandosi di provvedimento che collide con l'interesse del condannato a riservare la possibilità di fruire dell'indulto nella misura più ampia possibile, è necessaria la richiesta o il consenso del condannato, non essendo sufficiente la richiesta del pubblico ministero (Cass. I, n. 16927/2010), e solo se corrisponde ad un effettivo interesse, anche non immediato, del condannato (Cass. I, n. 41582/2009). Amnistia, indulto e ordine di demolizioneIn quanto causa di estinzione della pena e non delle sanzioni amministrative accessorie, l'indulto non estingue l'ordine di demolizione (Cass. III, n. 36384/2015), né lo estingue l'amnistia. CasisticaIl giudice dell’esecuzione ha il potere di ridurre entro i limiti di legge l’indulto applicato con più provvedimenti in misura eccedente quella prevista, senza necessità di revocare i condoni applicati in eccesso, ciò in quanto l’art. 174, comma 2, c.p. stabilisce che l’indulto si applica una sola volta in sede di cumulo (Cass. I, n. 6067/2018). In materia di reato continuato, spetta al giudice dell’esecuzione – quando il giudice della cognizione non abbia fornito indicazioni – il potere-dovere di interpretare il giudicato ed individuare il reato più grave ed accertarne l’epoca di consumazione al fine dell’applicazione dell’indulto – (Cass., I, n. 10285/2020). BibliografiaCaprioli, Funzioni, in Caprioli-Vicoli, Procedura penale dell'esecuzione, Torino, 2011; Catelani, Manuale dell'esecuzione penale, Milano, 2002; Cordero, Procedura penale, Milano, 2012; Lozzi, Lezioni di procedura penale, Torino, 2013. |