Codice di Procedura Penale art. 684 - Rinvio dell'esecuzione.

Enrico Campoli

Rinvio dell'esecuzione.

1. Il tribunale di sorveglianza [677] provvede in ordine al differimento dell'esecuzione delle pene detentive [18 c.p.] e delle sanzioni sostitutive della semidetenzione e della libertà controllata nei casi previsti dagli articoli 146 e 147 del codice penale, salvo quello previsto dall'articolo 147, comma 1, numero 1, del codice penale, nel quale provvede il ministro di grazia e giustizia. Il tribunale ordina, quando occorre, la liberazione del detenuto e adotta gli altri provvedimenti conseguenti12.

2. Quando vi è fondato motivo per ritenere che sussistono i presupposti perché il tribunale disponga il rinvio, il magistrato di sorveglianza può ordinare il differimento dell'esecuzione o, se la protrazione della detenzione può cagionare grave pregiudizio al condannato, la liberazione del detenuto. Il provvedimento conserva effetto fino alla decisione del tribunale, al quale il magistrato di sorveglianza trasmette immediatamente gli atti.

 

[1] La Corte cost., con sentenza 31 maggio 1990, n. 274, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente articolo nella parte in cui «attribuisce al ministro di grazia e giustizia e non al tribunale di sorveglianza di provvedere al differimento della pena ai sensi dell'art. 147, primo comma, n. 1, del codice penale».

[2] Ora ministro della giustizia ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233.

Inquadramento

Nei casi previsti dagli artt. 146 e 147 c.p. il tribunale di sorveglianza ha il potere di differire l’esecuzione delle pene detentive, della semidetenzione e della libertà controllata secondo le regole applicative dettate dall’art. 684.

E’ sancito sia il rinvio obbligatorio, che quello facoltativo, dell’esecuzione della pena non pecuniaria e le due diverse situazioni fattuali trovano minuziosa, e differenziata, regolamentazione.

Nei casi in cui si renda necessario il tribunale di sorveglianza, nelle more della decisione, può provvedere alla liberazione del detenuto adottando tutti i provvedimenti per essa necessari.

Prima ancora dell’intervento del tribunale di sorveglianza, laddove ritiene che vi siano elementi congrui affinché quest’ultimo provveda al differimento dell’esecuzione, è consentito anche al giudice di sorveglianza di intervenire con urgenza al fine di impedire che la protrazione della detenzione arrechi ulteriore pregiudizio al detenuto, fermo restando la successiva trasmissione degli atti al giudice funzionalmente competente che dovrà provvedere in merito.

Il differimento per infermità fisica grave

Quando il differimento sia richiesto per grave infermità fisica del condannato, devono ricorrere congiuntamente sia il presupposto della ricorrenza di serio pericolo per la vita del condannato o di altre rilevanti conseguenze dannose, sia a possibilità di apprestare, in ambiente extracarcerario, cure concretamente e significativamente più efficaci (Cass. I, n. 32716/2014), e non già cure meramente equivalenti (Cass. I, n. 5732/2013).

Il provvedimento di rigetto non è sufficientemente motivato quando, a fronte di una evidente e grave infermità palesemente peggiorata dalla detenzione, non specifichi le ragioni per le quali non si rilevi, nel caso di specie, una grave violazione del diritto alla salute ed un trattamento non  inumano (Cass. I, n. 22373/2009;)  e ciò anche se l'istituto di detenzione sia in grado di adottare  terapie sanitarie (Cass. I, n. 32882/2014). 

 Il tribunale di sorveglianza è titolare di poteri istruttori ufficiosi, sicché l'istanza non può essere respinta per carenza di prove che il giudice avrebbe potuto assumere (Cass. I, n. 3092/2015), salvo che l'istruttoria sia impossibile senza il contributo, carente, dell'istante (Cass. III, n. 25832/2013). In ogni caso, una volta disposto il differimento dell'esecuzione, non possono essere imposti al condannato obblighi aggiuntivi).

L’efficacia dei provvedimenti provvisori

In attesa della decisione del tribunale di sorveglianza, quando l'istanza, ad un esame sommario, appare fondata il magistrato di sorveglianza può differire l'esecuzione o, se la protrazione della detenzione può cagionare grave pregiudizio al condannato, ordinarne la liberazione, con provvedimenti provvisori che restano efficaci fino alla decisione del tribunale di sorveglianza.

Tali provvedimenti provvisori, proprio in ragione della loro natura, non sono impugnabili nemmeno per cassazione, né se positivi né se negativi (Cass. I, n. 46232/2004): essi sono immediatamente esecutivi e sono adottati senza formalità (Caprioli, 307).

 Il magistrato di sorveglianza che ha assunto provvedimenti provvisori può comporre il collegio del tribunale di sorveglianza chiamato a decidere sulla medesima istanza (Cass. I, n. 28429/2002) :in ogni caso, la sussistenza di cause di incompatibilità del giudice non determina la nullità del provvedimento, potendo fondare esclusivamente istanza di ricusazione (Cass. S.U., n. 5/1996; Cass. VI, n. 39174/2015).

Casistica

Il giudice chiamato a decidere sul differimento dell’esecuzione della pena o, in subordine, sull'applicazione della detenzione domiciliare per motivi di salute deve effettuare un bilanciamento tra le istanze sociali correlate alla pericolosità del detenuto e le condizioni complessive di salute di quest’ultimo con riguardo sia all'astratta idoneità dei presidi sanitari e terapeutici disponibili, sia alla concreta adeguatezza della possibilità di cura ed assistenza che nella situazione specifica è possibile assicurare al predetto valutando anche le possibili ripercussioni del mantenimento del regime carcerario in termini di aggravamento del quadro clinico (Cass. I, n. 37062/2018).

Bibliografia

Caprioli, La magistratura di sorveglianza, in Caprioli-Vicoli, Procedura penale dell'esecuzione, Torino, 2011; Filippi-Spangher, Manuale di diritto penitenziario, Milano, 2011.

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