Codice di Procedura Penale art. 716 - Arresto da parte della polizia giudiziaria.Arresto da parte della polizia giudiziaria. 1. Nei casi di urgenza, la polizia giudiziaria [57] può procedere all'arresto [13 Cost.] della persona nei confronti della quale sia stata presentata domanda di arresto provvisorio [715 1] se ricorrono le condizioni previste dall'articolo 715, comma 2. Essa provvede altresì al sequestro del corpo del reato e delle cose pertinenti al reato [253]. 2. L'autorità che ha proceduto all'arresto ne informa immediatamente il Ministro della giustizia e al più presto, e comunque non oltre quarantotto ore, pone l'arrestato a disposizione del presidente della corte di appello nel cui distretto l'arresto è avvenuto, mediante la trasmissione del relativo verbale [386 3] 1. 3. Quando non deve disporre la liberazione dell'arrestato, il presidente della corte di appello, entro le successive quarantotto ore, convalida l'arresto con ordinanza disponendo, se ne ricorrono i presupposti l'applicazione di una misura coercitiva. Dei provvedimenti dati informa immediatamente il Ministro della giustizia2. 4. La misura coercitiva è revocata [299, 718] se il Ministro della giustizia non ne chiede il mantenimento entro dieci giorni dalla convalida 3. 5. Si applicano le disposizioni dell'articolo 715, commi 5 e 6.
[1] L'art. 4, comma 1, lettera o), numero 1), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito le parole «Ministro della giustizia» alle parole «ministro di grazia e giustizia». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia». [2] Comma sostituito dall'art. 4, comma 1, lettera o), numero 2), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149. Il testo del comma era il seguente : «3. Quando non deve disporre la liberazione dell'arrestato [715 2], il presidente della corte di appello, entro novantasei ore dall'arresto, lo convalida con ordinanza disponendo l'applicazione di una misura coercitiva. Dei provvedimenti dati informa immediatamente il ministro di grazia e giustizia.». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia». [3] L'art. 4, comma 1, lettera o), numero 1), del d.lgs. 3 ottobre 2017, n. 149, ha sostituito le parole «Ministro della giustizia» alle parole «ministro di grazia e giustizia». Precedentemente, ai sensi del d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233, la denominazione «ministro di grazia e giustizia» era da intendersi «ministro della giustizia». Inquadramento
Per ragioni di particolare urgenza all'arresto della persona nei cui confronti sia stata presentata domanda di arresto provvisorio, nonché al sequestro del corpo del reato e delle cose ad esso pertinenti, può procedere autonomamente la polizia giudiziaria, ai sensi dell'art. 715, comma 2. I requisiti previsti dall'art. 715, comma 2, e cioè quelli dell'avvenuta emissione all'estero di un provvedimento restrittivo della libertà personale, dell'avvenuta descrizione dei fatti e del pericolo di fuga dell'estradando, devono essere congiuntamente presenti. La legittimità dell'arresto provvisorio ad iniziativa della polizia giudiziaria, in applicazione dell'art. 716 è subordinata (oltre che ad altri presupposti) all'urgenza dell'adempimento, che va misurata, anche se non esclusivamente, sul rischio di fuga, una volta accertato il quale la condizione dell'urgenza può dirsi integrata (Cass. VI, n. 3889/2011; Cass.VI, n. 46402/2019). Ai fini della convalida dell’arresto operato d’urgenza dalla polizia giudiziaria, sono requisiti sufficienti ad integrare le condizioni richieste dagli artt. 716 e 715, comma 2, la diffusione della ricerca per l’arresto provvisorio da parte dello Stato estero, con l’indicazione del provvedimento restrittivo della libertà personale emesso in relazione ad un dato titolo di reato, ed il pericolo di fuga. (In motivazione, la Corte ha affermato che la dedotta carenza del requisito della “doppia incriminazione” e l’intervenuta prescrizione del reato per il quale l’estradizione è stata richiesta, non rilevano in ordine alla verifica della legittimità della convalida, trattandosi di questioni inerenti al merito della domanda estradizionale) (Cass., VI, n. 46402/2019). L ''art. 716 richiede, per l'arresto provvisorio da parte della polizia giudiziaria, oltre le condizioni sopraspecificate, che il presidente della corte d'appello controlli la legittimità dell'arresto, convalidandolo (Cass. VI, n. 2416/1999, Tepes , con nota di Pierini, 2002),Non è escluso che analogo potere possa essere esercitato dalla Corte d'appello in composizione collegiale purchè non intercorra alcun significativo intervallo temporale tra l'intervenuta convalida e l'emissione di ordinanza cautelare, in quanto il provvedimento collegiale non arreca alcun vulnus ai diritti e alle guarentigie, anche temporali, dell'interessato, anzi maggiormente garantito da una decisione collegiale (Cass., II, n.3877/2020). L' omessa indicazione, nella domanda di arresto provvisorio a fini estradizionali da o verso gli Stati Uniti d'America, del tempo e del luogo del commesso reato, così come della pena massima edittale prevista per esso, non ne è causa di inammissibilità, purché il fatto sia stato sommariamente, ma chiaramente, descritto nelle sue circostanze essenziali, idonee a definirlo e a rendere edotta l'Autorità richiesta della specificità di esso e della sua attendibilità (Cass. VI, 15 aprile 1996). In dottrina Marchetti, 1994, 665). La valutazione della sussistenza del presupposto del pericolo di fuga dell'estradando, peraltro, è stata rimessa al giudice di merito ed è stata ritenuta incensurabile in sede di legittimità se sorretta da una motivazione corretta, completa e immune da vizi (Cass. I, 11 novembre 1991, Ozcelebi,; in dottrina Trevisson Lupacchini, 481). Contro i provvedimenti relativi a misure cautelari personali emessi nel corso della procedura di estradizione si applicano, per quanto riguarda il termine e le altre modalità di proposizione, le disposizioni di cui all'art. 311, commi 2, 3 e 4 (Cass. VI, n. 9737/2006). In tema di MAE, è stato ritenuto legittimo il verbale di arresto della polizia giudiziaria che faccia riferimento alla disciplina in materia di estradizione di cui all'art. 716, qualora ravvisi una situazione di urgenza legata alla esecuzione di un mandato di cattura internazionale, prima che il mandato di arresto europeo sia trasmesso dallo Stato richiedente in forza della normativa interna di recepimento della decisione quadro 2002/584/GAI (Cass. VI, n. 4953/2008) in dottrina, Aprile, 1534. Non costituisce di per sé una condizione ostativa alla convalida dell'arresto provvisorio di polizia giudiziaria il fatto che la relativa procedura abbia avuto inizio in base alla disciplina del MAE, anziché sulla base della normativa estradizionale applicabile ratione temporis (Cass. VI, n. 16478/2011). in dottrina v.De Amicis, , 124 e ss. La Corte di cassazione ha sottolineato come, nel caso in cui non venga in applicazione la normativa di cui alla l. n. 69/2005, la domanda di estradizione può essere correttamente individuata nella richiesta del MAE, qualora tale atto provenga dall'organo competente per proporre domanda di estradizione e siano presenti tutti i requisiti che devono accompagnare una domanda di estradizione (Cass. VI, n. 40526/2007, con osservazioni di Geraci, 2008, 2806). Ai fini della convalida dell'arresto provvisorio eseguito dalla polizia giudiziaria non è stato ritenuto necessario che dalla motivazione del provvedimento risulti la descrizione dei fatti da parte dello Stato estero , ma deve ritenersi sufficiente l'indicazione del titolo del reato, con l'attestazione, in riferimento al verbale di arresto, della presenza delle condizioni richieste dall'art. 715, comma 2 (Cass. VI, n. 44665/2019; Cass., VI, n. 46402/2019). Il presupposto costituito dalla domanda di arresto provvisorio da parte dell'Autorità estera, previsto dall'art. 716 comma 1, è integrato dal mandato di cattura internazionale emesso da tale autorità, la cui finalità è appunto quella di comunicare alla comunità internazionale non solo l'esistenza di un provvedimento di cattura emesso da uno Stato estero, ma anche la richiesta di arresto provvisorio, da adottare ovunque si trovi la persona ricercata. Principio ribadito nel caso in cui ai fini della convalida dell'arresto operato d'urgenza dalla polizia giudiziaria, è sufficiente ad integrare la condizione richiesta dagli artt. 716 e 715, comma 2, lett. a), la diffusione della ricerca per l'arresto provvisorio da parte dello Stato estero, con l'indicazione del provvedimento restrittivo della libertà personale (Cass. VI, n. 35048/2005; Cass. VI, n. 46222/2009). L'arresto provvisorio da parte della polizia giudiziaria, ai sensi dell'art. 716, non richiede dunque l'avvenuta proposizione della domanda di estradizione da parte dello Stato estero, essendo sufficiente l'inoltro della domanda di arresto provvisorio e la sussistenza delle condizioni previste dall'art.715, comma 2, come la segnalazione all'Interpol da parte dello Stato richiedente ritenuta domanda volta all'adozione della misura precautelare, preordinata all'inoltro della domanda di estradizione. (Cass. VI, n. 44665/2019). Ai fini della valutazione del pericolo di fuga in tema di convalida dell'arresto a fini estradizionali è stata considerata irrilevante la posizione dell'estradando che si trovi in stato di detenzione nel territorio nazionale perché sottoposto a procedimento penale pendente dinanzi all'autorità giudiziaria italiana, sia perché opera il criterio generale secondo cui lo status detentionis non è ostativo all'emissione di un altro provvedimento cautelare che si fondi su una qualsiasi delle esigenze previste dall'art. 274, sia perché è sottratta alla disponibilità del giudice che adotta la misura la cessazione della detenzione ad altro titolo , la quale può essere determinata dalla richiesta dello stesso estradando alla cui eventuale dichiarazione di volontà in senso contrario non può essere attribuito alcun valore (Cass. VI, n. 1/2007; Cass., VI, n. 3889/2012). In tema di misure coercitive disposte nell'ambito di una procedura di estradizione passiva, il pericolo di fuga, che giustifica l'applicazione del provvedimento limitativo della libertà personale, può essere inteso come pericolo d'allontanamento dell'estradando dal territorio dello Stato richiesto, con conseguente rischio d'inosservanza dell'obbligo assunto a livello internazionale di assicurare la consegna al Paese richiedente, ma la sussistenza di tale pericolo deve essere motivatamente fondata su elementi concreti, specifici e rivelatori di una vera propensione e di una reale possibilità d'allontanamento clandestino da parte dell'estradando. (Cass., sez. VI, n. 23632/2024). È stato poi ritenuto possibile adottare una misura di fermo , in quanto l'arresto disposto ai sensi dell'art. 716 non esclude il pericolo di fuga, data la provvisorietà del titolo custodiale, con la possibilità che il soggetto venga scarcerato ad horas (Cass. I, n. 765/1996, Kouoni). In tema di estradizione per l'estero, non è stato ritenuto legittimo l'arresto eseguito a fini estradizionali per un reato punito nell'ordinamento dello Stato richiedente con la pena di morte né può essere applicata una misura cautelare coercitiva funzionale alla consegna. (In motivazione, si è precisato che la Corte di appello, investita della richiesta di convalida e della applicazione di misura provvisoria, non può limitarsi alla verifica formale dei presupposti dell'arresto a fini estradizionali, ma deve operare una valutazione prognostica, allo stato degli atti, sulla sussistenza delle condizioni per una sentenza favorevole alla estradizione ai sensi degli artt. 698 e 705, comma 2, c. p. p.). (Cass., VI, n. 22945/2024). In dottrina v. Diotallevi, 1012). La convalida dell’arrestoL'arresto deve essere convalidato entro le quarantotto ore successive alla sua esecuzione ai sensi della modifica introdotta dall'art. 4, comma 1, lett. o), n. 2), d.lgs. n. 149/2017, e non più entro le originarie novantasei ore. Vige anche in tema di estradizione per l'estero il principio, desumibile dall'art. 302, secondo cui può procedersi alla reiterazione dei provvedimenti cautelari coercitivi allorché il primo provvedimento risulti « perento » per motivi formali, come il mancato tempestivo inoltro da parte dello Stato richiedente, della domanda di estradizione, sempre che permanga comunque il requisito dell'urgenza. L'arresto deve essere convalidato entro le quarantotto ore successive alla sua esecuzione, in considerazione del fatto che tali provvedimenti sono adottati indipendentemente dall'esistenza di una richiesta del ministro e senza una compiuta documentazione, subordinando poi l'efficacia nel tempo del provvedimento così adottato a una esplicita richiesta del ministro. La polizia giudiziaria, nel termine di quarantotto ore, pone l'arrestato a disposizione del presidente della Corte d'appello nel cui distretto si è verificato l'arresto, trasmettendo il relativo verbale, dovendosi applicare i residui criteri stabiliti dall'art. 701, comma 4 (residenza, dimora, domicilio dell'estradando), soltanto nell'ipotesi in cui la domanda di estradizione sia pervenuta prima dell'arresto a fini estradizionali. (Cass. VI, n. 15018/2013). L'Autorità giudiziaria quando ritenga che non sussistano i presupposti dell'arresto provvisorio, dispone immediatamente la liberazione dell'arrestato; in caso contrario convalida l'arresto con ordinanza, con la quale applica anche una misura coercitiva, ove ne ricorrano i presupposti. Ai fini della convalida dell'arresto provvisorio operato dalla polizia giudiziaria ai sensi dell'art. 716, non è richiesta la preventiva audizione dell'estradando, necessaria invece, nella fase successiva, qualora nei suoi confronti sia stata applicata una misura coercitiva. Ne consegue che in questa fase non è prevista la presenza del difensore, così come del pubblico ministero, essendo il rispetto dei diritti della difesa comunque assicurato dalla disposizione di cui all'art. 717 (Cass. VI, n. 3889/2011). La giurisprudenza più attenta riconosce all'estradando il contenuto minimo della tutela apprestata nei confronti dell'imputato innanzi al giudice italiano, con un richiamo all'art. 11 Cost. e al § 4 dell'art. 5 della C.E.D.U.; in realtà il presidente della Corte d'appello, nel cui distretto l'arresto è avvenuto, quando non deve disporre la liberazione dell'arrestato, adotta, con l'ordinanza di cui al comma 3 dell'art. 716, due provvedimenti tra loro strutturalmente e funzionalmente distinti: il primo con cui, verificata l'osservanza dei termini stabiliti dai commi 2 e 3 dello stesso articolo e la ricorrenza delle condizioni previste dal comma 1 dell'art. 716 e dal comma 2 dell'art. 715, convalida l'arresto; il secondo con cui, valutate le esigenze cautelari di cui all'art. 274 e, in particolare, l'esigenza prevista dall'art. 714 comma 2, ultima parte, e tenuto conto dei criteri di scelta delle misure cautelari personali stabiliti dall'art. 275, dispone l'applicazione di una misura coercitiva. L'uno e l'altro provvedimento debbono essere motivati a pena di nullità (Cass. I, 18 aprile 1990, Gonon). L'ordinanza pronunciata ex art. 716, comma 3, per entrambi i profili è ricorribile per cassazione (v. sub art. 719) (v. sin da Cass. S.U., 23 novembre 1988, Polo Castro). Pertanto il provvedimento di convalida emesso dal presidente della Corte d'appello a norma dell'art. 716, comma 3, rappresenta una delibazione sull'esistenza delle condizioni legittimanti l'arresto relativamente al fatto-reato contestato , al fondamento probatorio della richiesta ed all'esistenza del titolo custodiale emesso dallo Stato richiedente, essendo sufficiente, ai fini della legalità del titolo, che risulti compiuto siffatto riscontro, senza la necessità di una motivazione specifica al riguardo, non investendo invece le condizioni per una sentenza favorevole all'estradizione, e segnatamente quelle di cui agli artt. 698 e 705, comma 2, che competono alla Corte di appello nella fase successiva del procedimento (Cass. VI, n. 4344/2004; in dottrina, Pierini 2000, 3072). È funzionalmente incompetente il tribunale del riesame a decidere sull'impugnazione avverso un provvedimento di convalida della corte d'appello, di un arresto eseguito dalla polizia giudiziaria. Infatti tutto il procedimento riceve un presidio giudiziario a livello più elevato rispetto agli altri procedimenti, dalla Corte d'appello in primo grado nonché dalla Cassazione, con competenza eccezionale anche nel merito, in caso di impugnazione, esplicitamente così prevista ed incompatibile con il riesame (Cass. VI, 27 aprile 1994, Giessanf). Ai fini della regolarità della procedura e a tutela delle garanzie della difesa, è però necessario che l'estradando sia specificamente informato dei fatti posti a fondamento della domanda di estradizione. Così è stata dichiarata l'invalidità degli atti compiuti nel procedimento, poiché l'informazione, ricevuta dall'estradando a seguito dell'arresto provvisorio, nelle forme previste dagli artt. 716 e 717, non aveva riguardato i fatti descritti nel titolo cautelare trasmesso a corredo dell'estradizione)(Cass. VI, n. 11548/2017). Anche, in tema di estradizione per l'estero di persona minorenne , richiesta in base alla Convenzione europea di estradizione, spetta al presidente della Corte d'appello la competenza funzionale alla convalida dell'arresto di polizia giudiziaria e all'adozione di misure coercitive a norma dell'art. 716, comma 3; è della sezione per i minori della medesima Corte la competenza a decidere sulla relativa richiesta di consegna e sull'eventuale applicazione di misure cautelari a norma dell'art. 714 (Cass. VI, n. 6996/2011). La competenza funzionale del presidente della corte di appello di emettere, in esito alla convalida dell’arresto eseguito dalla polizia giudiziaria, l’ordinanza applicativa della misura coercitiva, non esclude che analogo potere possa essere esercitato dalla corte di appello in composizione collegiale purché non intercorra alcun significativo intervallo temporale tra l’intervenuta convalida e l’emissione di ordinanza cautelare e ciò in quanto il provvedimento emesso dall’organo collegiale non arreca alcun “vulnus” ai diritti e alle guarentigie, anche temporali, dell’interessato e gli consente anzi di beneficiare delle potenziali maggiori garanzie offerte da una decisione collegiale. (Cass., II, n. 3877/2020). E' stata ritenuta inammissibile l'impugnazione avverso il provvedimento di convalida dell'arresto provvisorio in assenza di applicazione di misura cautelare, non ricorrendo alcuno dei casi previsti dall'artt. 714 e seg. poiché l'arresto dello stesso non aveva arrecato alcun concreto pregiudizio essendo egli detenuto sulla base di un diverso titolo definitivo (Cass. VI , n. 10602/2019). Per quanto riguarda il requisito dell'urgenza v. supra. In tema di MAE , l'ordinanza con la quale l'autorità giudiziaria italiana convalida l'arresto eseguito ad iniziativa della polizia giudiziaria deve essere motivata sia in ordine alla esigenza di garantire che la persona della quale è richiesta la consegna non si sottragga alla stessa, sia in relazione a quanto previsto dalle disposizioni del codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali con alcune tassative eccezioni. Poiché tra tali eccezioni non è inclusa la disposizione di cui all'art. 274, lett. b), sussiste l'obbligo di motivare la convalida in riferimento al pericolo di fuga (Cass. VI, n. 42803/2005). in dottrina Aprile, 2006, 2515. L' annullamento per difetto di motivazione sulla sussistenza del pericolo di fuga dell'ordinanza con la quale il presidente della corte d'appello ha convalidato l'arresto provvisorio a fini estradizionali ed ha applicato all'estradando la misura cautelare della custodia in carcere, deve essere disposto con rinvio per consentire una nuova deliberazione , diretta a correggere i vizi del provvedimento annullato, con ricostituzione, se del caso, di un titolo restrittivo valido ed operativo. Tuttavia, l'intervento rescindente della corte di cassazione toglie al provvedimento annullato la possibilità di essere posto a base di una restrizione della libertà personale, con la conseguente immediata liberazione della persona detenuta (Cass. VI, n. 620/2013; Cass.VI, n.31373/2015); per un annullamento senza rinvio, salvo il potere di rivalutare la vicenda cautelare e intervenire nuovamente sullo status libertatis dell'estradando (Cass. VI, n. 25986/2010). E' stata annullata con rinvio, per violazione del principio della doppia incriminabilità, l'ordinanza della corte di appello che convalidi l'arresto a fini estradizionali e disponga la misura cautelare della custodia in carcere in relazione ad una domanda di arresto provvisorio avente ad oggetto l'acquisto di merci pagate con assegni privi di copertura , qualora tale condotta sia ritenuta sussumibile nel reato di truffa, senza evidenziare la presenza di artifici e raggiri (Cass. VI, n. 34624/2008). Il sequestro del corpo del reato e delle cose pertinenti al reato, eseguito in via d'urgenza dalla polizia giudiziaria in danno delle persone nei confronti delle quali sia stata presentata domanda di arresto provvisorio, non è soggetto a convalida. Ciò non implica il venir meno del valore probatorio del relativo verbale in relazione ai fatti in esso attestati. Rimane, infatti, sempre valida per il P.m. o per l'Autorità giudiziaria competente la possibilità di disporre in ogni tempo, autonomamente, il sequestro delle stesse cose già sequestrate dalla polizia giudiziaria, indipendentemente dalla circostanza che tali cose siano state o meno nel frattempo restituite all'interessato (Cass. VI, 7 giugno 1995, Monya ) In dottrina, Diotallevi, 2001, 203). La decisione sulla richiesta di revoca o sostituzione della misura cautelare va adottata dalla Corte di appello in composizione collegiale, previa fissazione di udienza in camera di consiglio (Cass. VI, n. 16830/2010; Cass. VI, n. 4292/2013). Il ricorso per cassazione avverso i provvedimenti in tema di revoca o sostituzione delle misure cautelari strumentali all'estradizione è consentito per violazione di legge e non anche per vizio di motivazione. (Cass., sez. VI, n. 40298/2021). La fase ministerialeIl presidente della Corte d'appello, una volta provveduto in merito alla convalida dell'arresto operato dalla polizia giudiziaria, provvede immediatamente a darne comunicazione al ministro della giustizia, sia che abbia convalidato l'arresto, applicando una misura coercitiva, sia che abbia disposto la liberazione dell'arrestato. Qualora il ministro, che abbia ricevuto in modo tempestivo l'informazione relativa ai provvedimenti adottati dall'Autorità giudiziaria, non chieda entro dieci giorni dalla convalida il mantenimento della misura coercitiva, la misura stessa deve essere revocata. Il dies a quo ai fini della caducazione del provvedimento limitativo della libertà personale (art. 715, comma 6) è quello dell'applicazione della misura coercitiva disposta, all'esito della convalida dell'arresto operato in via d'urgenza dalla polizia giudiziaria, dal presidente della Corte d'appello (art. 716, comma 3), a nulla rilevando la circostanza che il Ministero della giustizia italiano abbia omesso di dare comunicazione alle Autorità straniere dell'adozione della misura coercitiva e si sia limitato a dare notizia dell'arresto (Cass. VI, n. 48435/2004). La richiesta di mantenimento della misura cautelare applicata all'estradando ai sensi dell'art. 716, comma 4, può essere delegata dal Ministro della giustizia ai funzionari dell'articolazione ministeriale competente ad occuparsi della materia estradizionale (Cass. VI, n. 45988/2011), come pure la richiesta di applicazione di misura cautelare della custodia in carcere a carico dell'estradando, disposta ai sensi dell'art. 704, comma 3, può essere sottoscritta da un direttore generale del ministero della giustizia, anche in virtù di una delega di carattere generale conferita dal Ministro (Cass. VI, n. 2657/2013). La richiesta ministeriale di mantenimento della misura coercitiva disposta dal presidente della corte d'appello può validamente essere formulata a mezzo di telefax (v. Cass. I, 4 novembre 1991, Rados). In dottrina, Marchetti, 1994, 662,). Il ministro ha l'obbligo di informare senza ritardo lo Stato straniero dell'applicazione della misura, perché possa presentare la domanda di estradizione e i documenti, entro il termine di cui all'art. 715, comma 6. La richiesta di mantenimento della misura coercitiva provvisoria, nei confronti dell'arrestato per il quale sia stata presentata domanda di arresto provvisorio, equivale alla richiesta del Ministro, avanzata nel corso del procedimento di estradizione per l'applicazione nei confronti dell'estradando di misure coercitive, e pertanto, produce gli effetti di quest'ultima richiesta (Cass. II, n. 203/2006). Per la legittimità della misura cautelare preceduta da un arresto operato nei casi di urgenza, ex art. 716, non è prevista una richiesta motivata del Ministro della giustizia, che è invece contemplata dall'art. 715, comma 1, nella diversa ipotesi in cui non sia stato operato l'arresto di polizia giudiziaria (Cass. VI, n. 3889/2011). Il termine per la domanda di estradizione e le convenzioni internazionaliAi sensi dell’art. XII, comma 4, del Trattato Italia-USA, la perenzione dell’arresto provvisorio si verifica anche quando la parte richiesta abbia ricevuto nel termine di quarantacinque giorni dall’arresto dell’estradando, la prescritta documentazione ai sensi dell’art. 10 dello stesso Trattato, nella lingua della parte richiedente, ma non anche nella propria lingua. In tema di estradizione per l’estero vale il principio, ex art. 302, per cui può procedersi alla reiterazione dei provvedimenti cautelari coercitivi quando il primo provvedimento risulti « perento » per motivi formali (Cass. VI, n. 2416/2000 Tepes Z,). BibliografiaAprile, Note a margine delle prime pronunce della Cassazione in tema di mandato di arresto europeo: dubbi esegetici e tentativi di interpretazione logico sistematica della materia, in Cass. pen. 2006, 2515; Aprile, Sui rapporti tra la disciplina della l. n. 69 del 2005 in materia di M.A.E. e quella codicistica sull’estradizione, in Cass. pen. 2010, 1534; De Amicis, in Cooperazione giudiziaria penale, a cura di Marandola, p. 124 e ss; Diotallevi , sub art. 716, in Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e dottrina, diretta da Lattanzi-Lupo, Milano, Aggiornamento,V, 2020, 1009; Diotallevi, La particolare disciplina del sequestro probatorio eseguito in via d’urgenza dalla polizia giudiziaria nel procedimento di estradizione, in Cass. pen. 1997, 854; Esposito, voce Estradizione, in Enc. giur. Treccani, vol. XIII, 1989, 6; Geraci, Osservazioni a Cass., sez. VI, 24 ottobre 2007, n. 40526, in Cass. pen. 2008, 2810; Marchetti, Questioni varie in tema di arresto provvisorio dell’estradando, in Cass. pen. 1994, 665; Pierini Iscrizioni della richiesta di arresto provvisorio ai fini estradizionali nel SIS, valutazioni dell’urgenza e reiterazione dell’arresto ad opera della polizia giudiziaria, in Cass. pen. 2000, 3072; Trevisson Lupacchini, Riflessioni sulle resistenze del legislatore ordinario e della prassi ad adeguarsi ai principi fondamentali in materia di estradizione, in Giur. it. 1990, II, 45; Trevisson Lupacchini, Sull’«arresto provvisorio » dell’estradando, in Giur. it. 1992, II, 481. |