Contratto di escrow e fallimento

Luca Jeantet
16 Maggio 2016

Secondo un precedente giurisprudenziale, la funzione segregativa del contratto di escrow consentirebbe di assimilare il diritto del beneficiario alla consegna dei beni vincolati in escrow al diritto di credito pignoratizio ex art. 2800 c.c., con conseguente riconoscimento del “privilegio” a favore del beneficiario dell'escrow per il caso di fallimento del conferente.

Secondo un precedente giurisprudenziale, la funzione segregativa del contratto di escrow consentirebbe di assimilare il diritto del beneficiario alla consegna dei beni vincolati in escrow al diritto di credito pignoratizio ex art. 2800 c.c., con conseguente riconoscimento del “privilegio” a favore del beneficiario dell'escrow per il caso di fallimento del conferente.

Il contratto di escrow è una particolare figura negoziale elaborata dalla prassi commerciale anglosassone, con cui le parti, di regola nel contesto di un'operazione di merge and acquisition, costituiscono un patrimonio separato rispetto ai loro patrimoni personali, nel quale vengono segregati specifici beni (quali, a titolo esemplificativo, documenti, azioni, somme di denaro, beni mobili o immobili), che vengono depositati presso un soggetto terzo ed indipendente, escrow agent, fino a quando non si avveri la condizione di rilascio pattuita a favore dell'una o dell'altra parte.

Occorre interrogarsi sulla sorte del contratto di escrow in caso di fallimento del conferente e dunque sulla possibilità del beneficiario di vedersi attribuire i beni segregati, qualora la dichiarazione di fallimento intervenga prima dell'avveramento della condizione di rilascio dei beni segregati; tutto ciò sull'assunto che il contratto di escrow sia pendente al momento dell'apertura del concorso, valido, efficace ed opponibile nella prospettiva segregativa.

Al riguardo, può escludersi che il contratto di escrow sia assimilabile ad un pegno irregolare e che attribuisca al beneficiario l'azione di rivendica, con conseguente diritto reale di restituzione sui beni costituiti in escrow (Cass. n. 26154/2006).

Questa interpretazione è condivisibile, poiché difettano, nel caso in esame, i presupposti giuridici in forza dei quali è possibile esperire un'azione di rivendica: i beni segregati sono in possesso di un soggetto terzo (i.e. escrow agent); ed il beneficiario non può disporre di questi beni prima dell'avveramento della condizione sospensiva di rilascio (Trib. Livorno, decr. 16 giugno 2015, inedita).

Sotto altro profilo, non può negarsi che, con il contratto di escrow, le parti abbiano voluto costituire un patrimonio riservato sottoposto a vincolo di destinazione, dal quale deriva il diritto a che i beni segregati, a seguito dell'avveramento della condizione di riferimento, vengano rilasciati dall'escrow agent a favore di chi ne sia beneficiario.

Guardando dunque alla volontà delle parti, emerge un diritto di credito del beneficiario a vedersi assegnare i beni segregati nell'escrow dal conferente.

Quanto al rango di questo credito, ad una tesi che gli riconosce il rango chirografario, se ne contrappone un'altra secondo cui il vincolo di destinazione originato dal contratto di escrow sarebbe assimilabile al vincolo derivante dal pegno su crediti ai sensi dell'art. 2800 c.c., con conseguente riconoscimento al beneficiario, in caso di fallimento del conferente, del diritto di insinuarsi al passivo del fallimento, chiedendo il riconoscimento del privilegio speciale sui beni in escrow, con conseguente assegnazione dei medesimi o del ricavato della loro liquidazione (Trib. Livorno, cit.).

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