Fallimento in consecuzione e insinuazione fondata su decreto ingiuntivo

Antonio Granelli
18 Maggio 2016

Una società viene ammessa alla procedura di concordato preventivo a cui, in consecuzione, fa seguito la declaratoria di fallimento. Dopo l'ammissione della società al concordato un creditore appone sul decreto ingiuntivo ottenuto, medio tempore, il decreto di esecutorietà ex art. 647 c.p.c. Può il creditore insinuarsi al passivo sulla base del decreto ingiuntivo che è stato dotato di esecutorietà prima del fallimento ma dopo l'ammissione della società al concordato preventivo?

Una società viene ammessa alla procedura di concordato preventivo a cui, in consecuzione, fa seguito la declaratoria di fallimento. Dopo l'ammissione della società al concordato un creditore appone sul decreto ingiuntivo ottenuto, medio tempore, il decreto di esecutorietà ex art. 647 c.p.c. Può il creditore insinuarsi al passivo sulla base del decreto ingiuntivo che è stato dotato di esecutorietà prima del fallimento ma dopo l'ammissione della società al concordato preventivo?

In caso di domanda di ammissione al passivo di un creditore fondata su decreto ingiuntivo, munito del decreto di esecutorietà ex art. 647 c.p.c. dopo il deposito della domanda di concordato preventivo nel Registro delle Imprese ma prima della dichiarazione di fallimento, si pone il problema del se il decreto ingiuntivo sia opponibile al fallimento.

Anzitutto si ritiene necessario affrontare la questione da un punto di vista normativo-sistematico, circa le disposizioni che regolano l'ammissione dei crediti nel fallimento e nel concordato preventivo e le relative disposizioni applicabili all'una e all'atra procedura nel caso di consecuzione, per poi passare ad esaminare le conseguenze pratiche in punto di ammissione del credito fondato su decreto ingiuntivo munito di decreto di esecutorietà, prima della dichiarazione di fallimento ma dopo il deposito della domanda di concordato preventivo.

Orbene, come noto, per quanto riguarda il fallimento la Suprema Corte, con orientamento costante, ritiene che il decreto ingiuntivo non munito di decreto di esecutorietà ex art 647 c.p.c. non possa più acquisire autorità di cosa giudicata “poiché, intervenuto il fallimento, ogni credito, secondo quanto prescrive l'articolo 52 l. fall., deve essere accertato nel concorso dei creditori in sede di accertamento del passivo, secondo le regole stabilite dagli articoli 92 e seguenti l. fall.”

La Suprema Corte ritiene dunque che, una volta dichiarato il fallimento, l'accertamento dei crediti debba avvenire nel rispetto dell'art. 52 e seguenti l. fall. secondo le regole stabilite dall'art. 92 e seguenti.

La Suprema Corte e la giurisprudenza di merito ritengono, altresì, che il decreto ingiuntivo non munito del decreto di esecutorietà prima della dichiarazione di fallimento non possa più essere munito del decreto di esecutorietà stante la preclusione dettata dall'art. 45 l. fall. secondo cui “le formalità necessarie per rendere opponibili gli atti ai terzi, se compiute dopo la data della dichiarazione di fallimento, sono senza effetto rispetto ai creditori”.

Ebbene, l'art. 169 l. fall., pur non richiamando tra le disposizioni applicabili al concordato preventivo, come sopra illustrato, né l'art. 52 l. fall. né l'art. 92 e seguenti, richiama espressamente l'art. 45 l. fall., di talché si potrebbe ritenere che, dopo l'iscrizione della domanda di concordato nel Registro delle Imprese, il creditore che abbia ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti del debitore non possa chiedere l'apposizione del decreto di esecutività ex art 647 c.p.c. e, anche qualora apposto, in ogni caso sarebbe inopponibile agli altri creditori concorsuali.

Si ritiene dunque che, fermo restando il potere del Giudice di emettere il provvedimento ex art. 647 c.p.c., esso non sia però opponibile alla procedura per l'operare dell'art. 45 l. fall.

Per completezza di analisi si segnala però anche una sentenza del Tribunale di Torre Annunziata (di tenore contrario), che (con una pronuncia ad oggi rimasta isolata) ha stabilito che il decreto ingiuntivo divenuto definitivo pendente la procedura di concordato sia titolo opponibile al successivo fallimento in quanto l'art. 169 l. fall. non richiama né l'art. 52, né l'art. 98 né tantomeno l'art. 43 l. fall., non prendendo posizione, però, circa l'applicabilità, anche al concordato, dell'art. 45 l. fall.

Per quanto riguarda, poi, la questione relativa all'ammissione al passivo del credito fondato su decreto ingiuntivo dotato del decreto di esecutorietà prima della dichiarazione di fallimento, ma dopo l'iscrizione della domanda di concordato nel Registro delle Imprese, fermo restando quanto sopra esposto, si ritiene utile distinguere (i) il caso in cui il creditore abbia allegato anche altra documentazione a comprova dell'esistenza del suo diritto di credito, (ii) dall'ipotesi in cui il creditore si sia insinuato sulla base del solo decreto ingiuntivo.

Nella prima ipotesi, qualora si ritenesse appunto di aderire alla tesi dell'applicabilità dell'art. 45 l. fall. anche al concordato preventivo, si potrebbe procedere all'ammissione del credito sulla base della documentazione prodotta, con esclusione delle spese legali portate dal decreto ingiuntivo (non opponibilità del d.i.).

Nell'ipotesi in cui, invece, il creditore abbia presentato domanda di insinuazione al passivo solamente sulla base del decreto ingiuntivo, allora si potrebbe escludere il relativo credito, fermo restando che il creditore nel successivo giudizio di opposizione al passivo potrebbe comunque produrre tutta la documentazione che, a prescindere dall'opponibilità o meno del decreto ingiuntivo al fallimento, comprovi l'esistenza e l'effettività del credito oggetto di insinuazione al passivo.

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